venerdì 2 marzo 2018

Morte e Vita a confronto...


Intervista a Federico Iadicicco: «Le ragioni della vita e del bene comune contro il nichilismo e la cultura della morte»


Lei è piemontese, lui è romano. Lei ha alle spalle decenni di battaglie radicali, lui è un padre di famiglia 40enne cattolico con una storia di militanza prima in Azione Giovani, poi in Alleanza Nazionale e oggi in Fratelli d’Italia. Lei è un volto conosciuto, sostenuta dai poteri forti, lui conta sul sostegno del popolo del suo territorio. Entrambi sono candidati al Senato nel Collegio uninominale Roma 1, lei nel centrosinistra e lui nel centrodestra. Emma Bonino e Federico Iadicicco sono l’espressione di due mondi agli antipodi che ingaggeranno una accesa disputa elettorale domenica prossima, 4 marzo. In Terris ha intervistato Iadicicco per parlare di politiche pro-vita e pro-famiglia, di immigrazione, di impegno per il bene sociale.
La piattaforma Avaaz, legata al magnate Soros, ha identificato in Lei l’avversario da sconfiggere, l’ultimo ostacolo che potrebbe impedire l’elezione di Emma Bonino al Senato. Davide contro Golia, una sfida impossibile?
“Tutte le rilevazioni degli istituti demoscopici parlano di un testa a testa tra me e Emma Bonino in questo Collegio. Non è affatto una sfida impossibile ma è indubbiamente molto affascinante, la più paradigmatica tra i confronti dei collegi uninominali di Roma. Da un lato c’è chi come me è la naturale espressione di questo territorio, nel quale svolgo da sempre la mia attività politica, prima come semplice militante, poi Presidente di Azione Giovani a Roma, consigliere provinciale e infine negli ultimi anni dirigente nazionale di Fratelli d’Italia. Dall’altro lato Emma Bonino è stata catapultata in questo collegio dal Pd ma nelle ultime settimane non l’ha vista nessuno sul territorio, perché è impegnata a far conoscere la sua lista +Europa in televisione e in giro per l’Italia. Qualche giorno fa ha dichiarato in tv di non ricordarsi neanche in quale collegio del Senato fosse stata candidata: un fatto gravissimo e indicativo dell’idea di rappresentanza che ha in mente la sinistra. È evidente che proveniamo da due mondi completamente agli antipodi: lei rappresenta certi ambienti della finanza internazionale e rivendica orgogliosamente la sua lunga amicizia con Soros, io sono il Presidente nazionale di un’associazione di imprenditori, ho a che fare ogni giorno con i problemi concreti delle piccole e medie imprese italiane e conosco meglio le dinamiche dell’economia reale rispetto a quelle della finanza speculativa”.
In questa sfida si può vedere quella che Giovanni Paolo II chiamava “una lotta tra la cultura della vita e la cultura della morte”. Chi sostiene la Bonino vi legge invece una lotta tra chi guarda al futuro e chi – riferendosi ai cattolici pro vita e ai conservatori – vuole “fermare le lancette dell’orologio”. Cosa c’è veramente in gioco a Roma il 4 marzo in vista dei prossimi anni? 
“Un grande pensatore americano come Richard Weaver definiva il conservatore ‘un realista che crede che esista una struttura della realtà indipendente dalla sua volontà e dal suo desiderio’. Penso sia la migliore definizione per segnare la distanza tra un conservatore realista come me e il progressismo radicale e ideologico di Emma Bonino. È assolutamente ragionevole, del resto, considerare la maternità surrogata una pratica abominevole e una intollerabile violenza sul corpo della donna mentre è radicalismo ideologico confondere il desiderio con il diritto e introdurre forzatamente nel nostro ordinamento un presunto diritto alla genitorialità sulla pelle di migliaia di donne povere, costrette per ragioni economiche ad ‘affittare’ il loro utero. Per questo il 4 marzo il voto al centrodestra rappresenta l’unico argine possibile per fermare questa assurda deriva nichilista e distruttiva che si nasconde dietro la retorica dei diritti civili”.
La Bonino ha più volte sostenuto la necessità di un costante flusso migratorio per sostenere l’economia e la scuola italiana. Afferma che gli immigrati “raccolgono i pomodori” e “riempiono le classi” svuotate dalla crisi demografica dando lavoro a migliaia di nostri insegnanti. Cosa ne pensa?
“Questo è uno dei punti centrali del nostro programma elettorale e marca una differenza profonda tra me e la Bonino. Noi siamo convinti che la crisi demografica, che di questo passo porterà gli italiani all’estinzione, non si affronti con una politica fondata sull’accoglienza indiscriminata e con la logica delle frontiere aperte a prescindere bensì con un piano strutturale di sostegno alla natalità. Per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione, ritengo che non sia vero che la cittadinanza favorisca l’integrazione, semmai è vero il contrario. Una politica di integrazione prudente e sostenibile può portare ad un riconoscimento della cittadinanza, che segua però criteri di gradualità attestando l’avvenuta integrazione e ponendo quindi la questione su un piano culturale e non su un piano ideologico come fa la sinistra”.
Dello Ius soli che ne pensa?
“Il dibattito sullo Ius soli è strumentale perché la nostra Costituzione riconosce piena tutela allo straniero e il Testo Unico sull’immigrazione del 1998 garantisce l’esercizio del diritto all’assistenza sanitaria, all’assistenza sociale, all’istruzione. Gli unici diritti che gli stranieri non hanno sono quelli politici, di elettorato attivo e passivo, tuttavia i bambini nati in Italia possono acquisire la cittadinanza al compimento dei 18 anni e dunque esercitare i diritti politici esattamente come tutti gli altri cittadini italiani. Pertanto lo Ius soli  è prima di tutto una bandiera ideologica, che non favorisce l’integrazione ma anzi rischia di aumentare i conflitti sociali, ed in secondo luogo una pedina necessaria al business dell’immigrazione. Tra maternità surrogata e tratta degli esseri umani, i progressisti rischiano di promuovere nuove forme di schiavitù ripristinando  una pratica ormai lontana nella storia”.
Come responsabile nazionale del dipartimento Vita e Famiglia di Fratelli d’Italia Lei mette al centro della sua campagna la famiglia e in piano “imponente” a favore della natalità”. Dall’altra parte ci sono le campagne progressiste per liberalizzare l’aborto, il divorzio, l’eutanasia e la fecondazione artificiale… Dov’è realmente il bene della persona e della comunità?
“Secondo i radicali, esiste l’individuo sradicato da ogni suo legame originario, libero nella sua alienazione e i ‘diritti dei singoli’ sono funzionali a riempire il vuoto esistenziale di questi individui. Dal nostro punto di vista, invece, la persona si realizza a pieno solo entrando in relazione con il prossimo, in una dimensione comunitaria che riconosca il valore insostituibile di tutti i corpi sociali intermedi, in primis la famiglia. Si tratta di due visioni antropologiche contrapposte e inconciliabili. Io rappresento la seconda opzione e ritengo pertanto la natalità e il lavoro nell’impresa due temi chiave per il rilancio dell’Italia”.
Quanto conta la fede personale per un politico?
“Non amo strumentalizzare la fede per fini politici. Sul piano politico, infatti, mi definisco da sempre un conservatore popolare che ha come baluardi la centralità della persona e la difesa della vita dal concepimento al fine naturale. Mi ispiro certamente alla dottrina sociale della Chiesa e la fede cristiana è la linfa vitale di ogni aspetto della mia vita. Non voglio tuttavia correre il rischio di trasformare il cattolicesimo in un’ideologia, in un manifesto di principi e valori, e pertanto sono contrario al partito dei cattolici, un ‘ghetto santo’ autoreferenziale e incapace di contaminare la società nella quale agisce. Il cristiano è sale della terra e luce del mondo, questo dovrebbe segnare la sua presenza nella vita pubblica così come stabilito straordinariamente dalla Chiesa Cattolica”.
Cosa sente di dire a un giovane che ritiene che contribuire al bene della società sia una battaglia persa?
“Sin da quando ero Presidente romano di Azione Giovani, l’allora movimento giovanile di An, mi sono sempre occupato della formazione culturale e politica dei giovani, organizzando centinaia di incontri e convegni e vari corsi di formazione. Nel 2016 ho fondato con altri amici il Centro studi Minas Tirith, un laboratorio culturale di ispirazione conservatrice, popolare e identitaria. L’anno scorso abbiamo organizzato un ciclo di incontri incentrato sulla difesa dell’umanesimo integrale da una visione nichilista e nemica dell’umano. Attualmente è in corso di svolgimento il secondo ciclo di incontri, che abbiamo intitolato ‘Tutta un’altra storia’, per rivisitare alcune pagine importanti della storia europea liberate dai falsi ideologici. Credo che investire nella formazione dei giovani sia indispensabile se si vuole costruire una èlite di popolo in grado di contrapporsi alla èlite dominante dei grandi gruppi di potere, delle oligarchie finanziarie. Non è una battaglia persa perché, come ci insegna Tolkien, il bene dimora nel cuore di ogni uomo e anche dinanzi ad un’umanità che sembra sempre più sull’orlo del precipizio può bastare un sussulto di speranza, una piccola dose di buon senso per far prevalere le ragioni della vita e del bene comune sul nichilismo e la cultura della morte”.
Intervista pubblicata su In Terris