giovedì 5 ottobre 2017

Discepoli permanenti



Formazione e discernimento nella vita del sacerdote. 

Il cardinale prefetto della Congregazione per il clero ha aperto giovedì mattina, 5 ottobre, al centro congressi Mariapoli di Castel Gandolfo, i lavori del convegno internazionale sulla «Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis». Di seguito pubblichiamo ampi stralci del suo intervento. 

(Beniamino Stella) Lungi dall’essere un contenitore di idee astratte, la Ratio è stata pensata e scritta per la vita reale dei sacerdoti, e per le domande, le difficoltà, le sfide e le speranze del loro ministero. Perciò, per la stesura del documento, abbiamo lavorato in équipe, partendo dallo scambio di esperienze di vita sacerdotale; abbiamo poi cercato di accogliere le istanze e le prassi delle Chiese locali sparse per il mondo; e, infine, abbiamo coinvolto esperti e membri della Congregazione prima e, successivamente, di altri dicasteri della Curia romana, al fine di essere arricchiti dai vari suggerimenti e di arrivare a un testo progettato in modo collegiale e il più possibile condiviso.
Era ormai necessario redigere un nuovo documento sulla formazione dei sacerdoti. Com’è noto, infatti, l’ultima Ratio fundamentalis risale al 1970, sebbene essa sia stata aggiornata, in alcuni aspetti, nel 1985. I cambiamenti avvenuti nel frattempo — sia in ambito ecclesiale che socio-culturale — insieme agli approfondimenti magisteriali e in particolare al contributo di Pastores dabo vobis, esigevano un nuovo sguardo sulla figura del prete. 
Il desiderio che ci ha animati è stato quello di offrire uno strumento aggiornato sulla formazione sacerdotale e, in generale, di mettere a disposizione dei preti un profilo sacerdotale ben delineato, capace di offrire un identikit di prete idoneo per le sfide odierne del ministero e per la visione di Chiesa “in uscita missionaria” a cui ci esorta Papa Francesco. Abbiamo cercato di tratteggiare la ricchezza, la profondità e le implicazioni personali e pastorali della spiritualità presbiterale, cercando di fare emergere un certo profilo di sacerdote e di individuare i percorsi formativi adatti a forgiarlo. 
Quali sono, dunque, le note caratterizzanti la nuova Ratio, le parole-chiave che ne illustrano i contenuti e, in generale, la visione di fondo in cui è stata redatta? Certamente le relazioni che ascolteremo in questi giorni e lo scambio che riusciremo a vivere aiuteranno a entrare nello spirito del documento; da parte mia, vorrei solo richiamare, brevemente, quattro punti fondamentali del testo: le caratteristiche della formazione: unica, integrale, comunitaria e missionaria; il discepolato; la configurazione a Cristo Buon Pastore; il discernimento spirituale e pastorale.
Il testo della Ratio, riprendendo e rielaborando quanto concepito negli ultimi anni sulla formazione sacerdotale, in particolare attraverso Pastores dabo vobis, propone un percorso formativo integrale; la formazione del prete, cioè, deve essere unica, integrale, comunitaria e missionaria. Unica, perché si tratta di un percorso solo, unico e permanente, cioè che dura tutta la vita e abbraccia sia la fase iniziale che quella permanente; integrale, perché unisce in sé la dimensione umana, quella spirituale, quella intellettuale e quella pastorale; comunitaria, perché la vocazione nasce nella Chiesa ed è al servizio di essa, cioè si tratta di una chiamata che sorge all’interno della comunità ecclesiale ed è orientata al servizio del popolo di Dio; infine, missionaria, poiché prepara i candidati a partecipare, in quanto pastori, alla missione evangelizzatrice di Cristo affidata alla Chiesa. Tale percorso — che come già detto dura per tutta la vita — inizia nel seminario, una comunità che deve formare “discepoli innamorati del Signore”, tenendo conto dell’importanza di offrire a ciascuno una proposta educativa mirata e graduale, nonché un accompagnamento spirituale personale. Si tratta di un cammino che inizia con il tempo propedeutico, una tappa che la nuova Ratio ha ritenuto di dover proporre come indispensabile e obbligatoria, in considerazione degli esiti positivi maturati nel corso degli ultimi decenni in molti paesi. Si tratta, infatti, di un primo momento fondamentale nel quale la scelta sacerdotale, che esige una solida maturità umano-spirituale di buon profilo, viene vagliata in un serio cammino di discernimento spirituale, attraverso l’iniziazione alla vita comunitaria, ai ritmi della preghiera e della vita spirituale e alla dottrina della Chiesa. 
Un’idea di fondo che attraversa l’intero documento è quella del discepolato, Al di là delle diverse tappe del percorso, pensate per favorire pedagogicamente il processo formativo, il discepolato è la nota distintiva dell’identità presbiterale, che la Ratio vuole comunicare come itinerario di tutta una vita. Il prete, cioè, è un chiamato che si mette in cammino sulle orme del Maestro, restando aperto alla sua Parola, configurandosi al suo cuore e rendendosi così disponibile a condividere la sua missione nella Chiesa e nel mondo; lungi dal vedere in questa scelta una conquista personale, frutto dei propri sforzi, o l’esercizio di un ufficio amministrativo e burocratico, il sacerdote è un discepolo permanentemente in cammino alla scuola del Maestro, costituito pastore e guida del popolo solo in quanto, egli per primo, percorre la stessa strada del suo Signore. Questo cammino discepolare, orientato al sacramento dell’ordine, vuole configurare il candidato a Cristo buon pastore, che condivide il cammino del gregge, lo cerca mentre si è perduto, lo cura con tenerezza quando è ferito e lo riconduce ai pascoli della vita eterna. In tale direzione, la Ratio afferma l’importanza che il cammino formativo tenda alla configurazione a Cristo e, quindi, propone una tappa denominata configuratrice, corrispondente generalmente a quella degli studi teologici. Ai sacerdoti è richiesto il talento e l’arte del discernimento. Accanto a “discepolato” e “pastore”, questa è un’altra importante parola-chiave della nuova Ratio. Infatti, vincendo il rischio dell’autoreferenzialità e del narcisismo, il sacerdote-pastore è chiamato a esercitare un discernimento spirituale su se stesso e un discernimento pastorale, per accompagnare amorevolmente il popolo di Dio.

L'Osservatore Romano