lunedì 2 ottobre 2017

2 Ottobre. Santi Angeli custodi



Gli angeli hanno cura della nostra salvezza 
e la procurano con diligenza,
ma senza ansia, apprensione e fretta;
la cura e la diligenza sono espressione della loro carità,
mentre l'ansia, l'apprensione e la fretta
sarebbero contrarie al loro stato di beatitudine;
poichè la cura e la diligenza possono essere compagne della serenità 
e della pace dello spirito;
non così l'ansia, la preoccupazione, e ancor di meno,
l'angustia precipitosa.

San Francesco di Sales, Filotea, III, X

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Dal Vangelo secondo Matteo 

 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»

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La Festa degli Angeli Custodi che celebriamo oggi, come sale versato su una ferita, fa risuonare in noi questa domanda: chi ti ha “disprezzato”? Chi ha “pensato contro” di te? Chi cioè, ti ha guardato, giudicato, pesato, per stabilire che non vali, che sei fuori mercato, senza prezzo? Perché, nel fondo, pensi così di te stesso, o no? Che magari sei fuori catalogo, il tuo modo di parlare è datato, non lo capisce più nessuno; il tuo fisico è impossibile da vestire, viste le taglie degli abiti che ormai si vendono nei negozi. Per i tuoi figli sei solo di inciampo, per i tuoi genitori di sicuro sei il figlio venuto male. Per gli amici il tonto di turno, mai all’altezza delle aspettative del marito, neanche una volta al tempo con i desideri e i bisogni della moglie. Anche se sempre in tiro per non deludere il fidanzato o la fidanzata, alla fine ti ritrovi con quel complesso di inferiorità che ti pesa come un macigno e ti scaraventa nell’ansia di perdere l’altro. Per favore prenditi un momento, siediti, se puoi vai in una chiesa, mettiti in ginocchio davanti al Santissimo, e lascia che questa domanda scenda nel profondo del tuo cuore: chi mi ha disprezzato al punto di farmi credere che valgo pochissimo o nulla? Sono persuaso che il Signore, proprio per mezzo dei suoi Angeli inviati per proteggerti, vuole condurti oggi nel fondo di te stesso, dove satana - l’accusatore, il pubblico ministero del processo contro Dio e le sue creature molto buone – ha seminato la menzogna con cui ti ha fatto credere di non valere. Ma come ha fatto a ingannarti? Mentendoti su Dio, quando, in una difficoltà, nella sofferenza e nella debolezza, ti ha insinuato che non ti amava, perché permetteva quella situazione, e ti aveva creato così fragile e impotente. Ma se accettiamo che Dio non ci ama perdiamo immediatamente il valore della nostra vita, che ci viene appunto dal suo amore. Ogni uomo, infatti, vale in relazione a un tu che lo costituisce come io. Non possiamo darci da soli l’identità, men che meno il valore. Come diceva l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Arguello alla manifestazione in favore della famiglia dello scorso 20 giugno, per essere persona abbiamo bisogno di un “Regista” che ci dia un’identità che è il ruolo - missione da interpretare sulla scena del mondo; altrimenti restiamo come uno dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, magari il figlio che verso la fine afferma al capocomico: “le par possibile che si viva davanti a uno specchio che, per di più, non contento d'agghiacciarci con l'immagine della nostra stessa espressione, ce la ridà come una smorfia irriconoscibile di noi stessi?”. Così Pirandello presentava la sua opera: «Ho voluto rappresentare sei personaggi che cercano un autore. Il dramma non riesce a rappresentarsi appunto perché manca l’autore che essi cercano; e si rappresenta invece la commedia di questo loro vano tentativo, con tutto quello che essa ha di tragico per il fatto che questi sei personaggi sono stati rifiutati». Questa opera teatrale - che vi invito a leggere e a guardare (vi lascio gli strumenti…) - rappresenta molto bene il dramma della nostra vita; come per i sei personaggi infatti, anche la nostra storia autentica ci sembra scritta ma mai rappresentata, perché, come afferma uno dei sei, il padre, “l’autore che ci creò, vivi, non volle, poi, o non poté materialmente metterci al mondo dell’arte. E fu un vero delitto […] perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo può ridersi anche della morte. Non muore più!». E’ proprio quello che il demonio è riuscito a farci credere: non valiamo nulla perché Dio ci ha abbandonato dopo averci creati; orfani dell’amore che ci darebbe la vita, siamo condannati a morte come dei personaggi incompiuti e obbligati a cercare in se stessi un ruolo “grande” per sfuggire all’oblio. Il fallimento di ogni tentativo di darci un’identità ha aperto le porte del nostro cuore al disprezzo del demonio, che trova accoglienza nel risentimento e nella frustrazione, al punto di indurci al suicidio, come avviene nell’opera di Pirandello. Perché il disprezzo è un veleno che uccide goccia a goccia, impedendo che la nostra vita si compia nell’amore.

Ma oggi, al fondo del disprezzo che tiene schiavo il nostro cuore, giungono gli Angeli inviati da Dio per “custodirci” dal demonio con l’annuncio del suo amore infinito. Il Vangelo, infatti, è la “spada dello Spirito Santo” con cui possiamo combattere contro il nemico, perché in esso risplende la Verità: il Padre non ha abbandonato la sua creatura, anzi, la ha amata sempre, anche quando, sedotta dal serpente, ha abbandonato il suo Creatore. Fratelli, se ci sentiamo ancora strangolati dal disprezzo, significa che abbiamo smesso da molto tempo di ascoltare gli angeli che ci predicano la Buona Notizia. Non solo quelli in carne ed ossa che Dio manda ogni giorno alla nostra vita: pastori, catechisti, genitori, fratelli. Dobbiamo confessare che forse non pensiamo mai agli Angeli Custodi, i "ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione" (Benedetto XVI). Hai pregato oggi il tuo angelo custode? Hai pregato quello di tuo marito o di tua moglie, dei tuoi figli? E’ da quando eravamo bambini che non lo facciamo, vero? Allora pregavamo come ci aveva insegnato la mamma: "angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla Pietà Celeste. Amen". Che profondità questa preghiera! Ci rivolgiamo a colui che ci può “custodire”, capite? Significa che siamo preziosi, perché si “custodisce” solo ciò che vale, l’immagine e la somiglianza con Dio che ci dà un’identità unica e meravigliosa. Siamo tanto preziosi che Dio manda per ciascuno di noi una speciale e invincibile “guardia del corpo” che, oltre a proteggere i nostri passi dai pericoli per l'incolumità fisica, ci è accanto per “illuminarci” con il Vangelo che ha il potere di polverizzare la menzogna del demonio e così, alla sua luce, possiamo discernere passo dopo passo la volontà di Dio, che è l’incarnazione del suo amore infinito per noi; per “reggere” il nostro corpo e il nostro spirito affinché non si pieghino sotto le insidie del maligno; per “governare” il nostro cuore affinché ci consegni senza riserve al nostro Sposo. Sì fratelli, perché gli Angeli Custodi sono per noi come le damigelle d’onore che accompagnavano e scortavano la Sposa nel corteo nuziale. Ai tempi di Gesù, l’ultima parte delle nozze, si chiamava “nishu'in”, che deriva dal verbo “nasha'”, che significa “elevare” o “alzarsi”. La sposa, infatti, anticamente era condotta alla cerimonia su un seggio sollevato da aste di legno. Come ogni promesso Sposo in Israele, Gesù è uscito dalla casa del Padre e, dopo aver pagato per noi il prezzo della sua vita, è venuto a “rapirci” di notte per “farci sua Sposa per sempre nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, e fidanzarci nella fedeltà” (Cfr. Os 2, 21-22). Come suggerisce il verbo ebraico usato unicamente per una ragazza vergine, Dio distrugge nel suo amore ogni peccato che ci ha fatto vergognare e disprezzare. Nella Chiesa, infatti, ci ha promessi a un unico Sposo come vergine casta e senza ruga né macchia, avendo lavato ogni nostra sozzura nel sangue dell’Agnello. Siamo preziosi perché non è possibile fissare il prezzo della vita di Cristo che ci ha riscattati dal peccato. Rinati nel grembo della Chiesa, la nostra vita è un cammino che Cristo ci chiama a fare accanto a Lui verso il compimento delle nozze nel Cielo. Lui con i suoi amici, gli apostoli, ci ha “rapiti” dalle mani del demonio, e ora possiamo camminare in una vita nuova, scortati dalle damigelle d’onore che sono gli Angeli che il Padre invia perché non cadiamo allontanandoci dallo Sposo. Essi ci “illuminano” proprio come facevano le amiche della Sposa con le torce senza le quali, a quel tempo, di notte non si poteva andare da nessuna parte. Fratelli, siamo noi i “piccoli che credono in Cristo”, la Sposa meravigliosa che cammina “appoggiata (questo significa “fede”) al suo Diletto”, nessuno può “disprezzarci” perché i nostri angeli che ci scortano “vedono sempre la faccia del Padre che è nei Cieli”; ci vedono cioè già in paradiso, come riflessi attraverso di loro perché, salendo e scendendo sulla scala che unisce la terra al Cielo, ci illuminano con il riverbero del volto di Dio che non smettono di contemplare, ma riflettono la nostra immagine in Cielo, nel cuore del Padre, come aveva scoperto Dante. Per questo possono accompagnarci lungo il cammino verso la stanza nuziale dove ci uniremo allo Sposo per l’eternità. Ci “custodiscono” e “reggono” perché restiamo con Lui sulla “Lettiga del Re Salomone” (cfr Ct. 3,5) ovvero il letto d’amore dove Gesù ci crocifigge con Lui per condurci al Cielo. Su di essa Gesù “trasfigura il nostro piccolo, misero, tapino corpo dell’umiliazione per farne un corpo di gloria” (cfr. Fil. 3,20)! Al colmo del disprezzo del mondo, quando cioè sembra che tutto stia fallendo miseramente, la Croce distrugge ogni presunta “grandezza” e ci fa “piccoli” per accogliere il valore, la bellezza, la pienezza, la Gloria con cui Dio ha colmato il suo Figlio. Sulla Lettiga, infatti, “un baldacchino si è fatto il re Salomone, con il legno del Libano”, il cui “centro è un ricamo d’amore delle fanciulle di Gerusalemme”: proprio al centro della Croce Gesù ha “acceso” (secondo l’ebraico originale tradotto con “ricamo”) il suo amore, unendoci alla sua bellezza nella trama della storia. E’ allora necessario “custodire” questo “ricamo” dal demonio che appare sempre sotto la Croce per indurci a scendere: per questo “sessanta prodi le stanno intorno, tra i più valorosi di Israele. Tutti sanno maneggiare la spada, sono esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro i pericoli della notte”. Questi prodi sono gli Angeli Custodi che con la “spada” della Parola di Dio ci proteggono nelle notte delle tentazioni. Possiamo stare tranquilli fratelli, perché gli angeli custodi "non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo" (San Bernardo).