mercoledì 2 agosto 2017

Mercoledì della XVII settimana del Tempo Ordinario. Commento al Vangelo



Le parabole di oggi ci parlano della gioia di chi ha incontrato l’Amato che aspettava da sempre, che per primo ha ritrovato il suo tesoro e la sua perla che siamo ciascuno di noi. Solo Lui infatti ha saputo vedere il valore inestimabile in noi seppelliti nella terra, sperduti forse nel negozio di un rigattiere di chissà quale paesello, in mezzo a roba vecchia e arrugginita. E per comprare il campo della nostra storia con tutti i peccati e gli errori dove è la tomba delle nostre speranze, ha dato tutto se stesso. Per comprare la perla ha versato il suo sangue. Per strapparci al mare della morte e della menzogna ha gettato dalla Croce la rete della sua carne sulla quale ha pescato i detriti dei nostri fallimenti. L'averci trovato come il Buon Pastore che ha trovato e salvato la pecora perduta, è la sua gioia, quella provata nel rivedere i suoi apostoli la sera di Pasqua. Questa stessa gioia è diventata la loro nel rivedere, vittorioso e splendente, il volto del Maestro; le sue piaghe gloriose erano il segno del Pastore che li aveva ritrovati e perdonati dopo il tradimento. Per questa gioia che sperimentiamo nella Chiesa, possiamo discernere tutto ciò che, nella nostra vita, cerca di strapparcela. Per chi l'ha sperimentata non c'è paragone tra Cristo e gli idoli del mondo. Con Lui torniamo ad essere il tesoro creato da Dio, dal quale risplende la vita eterna che dà valore al campo che è la nostra storia, passata, presente e futura. Allora, mossi dalla gioia, possiamo vendere tutta la zavorra che appesantisce il nostro cammino e ci impedisce di entrare già oggi nel Regno, e sperimentare così che esso è davvero dentro di noi, nella beatitudine dei poveri spogliati di ogni vanagloria umana, ai quali il Regno appartiene. Perché sulla Croce piantata nel campo della nostra vita di ogni giorno risplende la Gloria di Cristo risorto che dà valore infinito a ogni suo frammento.