giovedì 20 luglio 2017

Giovedì della XV settimana del Tempo Ordinario.



Tutti siamo stati creati nella Parola d'amore di Dio. Per questo, il compimento della nostra vita che significa il riposo dell'anima è frutto dell'obbedienza alla Parola nell'amore. Ma,  ingannati dal demonio, abbiamo rifiutato di prendere il giogo della Legge e di seguire la volontà di Dio. Per questo siamo stanchi e oppressi dai nostri fallimenti che la stessa Parola ci illumina, ricordandoci che non siamo stati creati per seguire le concupiscenze. Se non amiamo il nostro cuore non può riposare, perché nella frustrazione del nostro essere più intimo c'è solo agitazione e ira. Ma Gesù ci conosce e ci chiama anche oggi nella Chiesa, per imparare la mitezza e l'umiltà, le qualità del suo cuore. L'umiltà del condannato con Gesù alla stessa infamante morte di Croce che implora il suo perdono. In quel momento l'ultimo della terra ha incontrato Colui che per lui si era fatto ultimo, prendendo su di sé la stessa condanna, la nostra, che ci preclude gioia e riposo. Disma, il ladrone pentito, accetta i suoi peccati e quella Croce che lo fa piccolo inchiodandolo alle conseguenze delle sue scelte. E, crocifisso sulla stessa Croce di Cristo, ne implora la misericordia che vede fatta carne in quell'uomo che riconosce come Signore, perché era l'unico che, caricando l'ingiustizia della sua stessa giusta condanna, si offriva a lui. Così, prendendo il giogo di Gesù, trova il riposo del Regno. In quell' "oggi" in cui morirà crocifisso, sperimenterà il perdono e la morte del suo uomo vecchio e l'ingresso con Cristo nel riposo della volontà del Padre, il Paradiso della vita nuova nell'amore. Accettata, anche la nostra croce diviene un giogo leggero perché su di essa Cristo rende leggero il carico delle nostre colpe nel suo perdono. Nella Chiesa, illuminati dalla Parola creatrice, possiamo riconoscerci peccatori e, accogliendo la Buona Notizia della risurrezione e del perdono, accettare il giogo della storia che ci umilia, e così, attraverso i sacramenti, sperimentare che Cristo lo ha preso prima di noi per salvarci e farci entrare con Lui nel riposo dei figli di Dio. Essi imparano da Lui seguendolo nella vita nuova che porta il giogo della Torah entrando ogni giorno negli eventi da cui vorremmo sfuggire, per gustare in essi la presenza e l'amore dello Sposo, primizie del riposo celeste preparato per noi. Perché è solo crocifissi con Lui, quando cioè gli eventi e le relazioni ci superano, che possiamo riposare dalle nostre opere e lasciare operare il Signore, che trasforma la nostra debolezza nel tabernacolo della sua potenza.