martedì 6 giugno 2017

LA FORMAZIONE LITURGICA NEI SEMINARI

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Sacra Liturgia Milan 2017, an international conference on liturgical formation in ... Sacra Liturgiaorganizza il quarto convegno internazionale a Milano (Italia) ... al convegno per lo svolgimento delleconferenze e delle celebrazioni liturgiche.”

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da Catholic World Report

Dal 6 al 9 giugno Sacra Liturgia terrà la sua quarta conferenza internazionale a Milano, continuando il lavoro iniziato a Roma (2013), New York (2015) e Londra (2016). Nell'elenco dei relatori figurano tra gli altri i cardinali Raymond Burke e Robert Sarah (la conferenza, all'Università Cattolica, sarà in italiano e in inglese, con traduzione simultanea di tutti gli interventi). Catholic World Report ha parlato di questo appuntamento con il coordinatore internazionale di Sacra Liturgiadom Alcuin Reid.

Si tratta del primo convegno Sacra Liturgia a Milano? Perché a Milano? C'è un tema o ci sono dei temi in particolare su cui si focalizzerà il convegno?
Sì, si tratta del secondo convegno in Italia - il primo è stato quello inaugurale a Roma nel 2013 - ma è il nostro primo convegno a Milano. Abbiamo voluto venire a Milano per attingere al suo ricco retaggio liturgico e culturale e per dare l'opportunità ai delegati non soltanto di trascorrere quattro giornate pregando e studiando la liturgia assieme ad altre persone provenienti da ogni parte del mondo, ma anche la possibilità di sperimentare un poco della vita dell’antica Chiesa di Milano, di sant’Ambrogio, di san Carlo Borromeo, del beato Ildefonso Schuster, etc. Inoltre, sin dal principio, sua eminenza il card. Scola, i membri della Curia, e le autorità della Università Cattolica del Sacro Cuore sono stati estremamente accoglienti e generosi nel loro sostegno. Milano ha così tanto da offrire sotto il profilo culturale e liturgico - in particolar modo il suo venerabile rito proprio (il rito ambrosiano) - che i partecipanti ne usciranno, ne siamo certi, profondamente arricchirti.

Dunque Sacra Liturgia - Milano prevederà delle celebrazioni in rito ambrosiano?
Sì, come nel corso di tutti gli altri nostri convegni la celebrazione della liturgia è il cuore di tutto, e, trovandoci a Milano, le funzioni, naturalmente, si svolgeranno in rito ambrosiano. I Vespri solenni di apertura saranno celebrati nella storica Basilica di Sant'Ambrogio; sua eminenza il card. Tettamanzi ha cortesemente acconsentito a celebrarli per noi. Inoltre, sempre a Sant’Ambrogio, una delle Messe del convegno sarà celebrata nel rito ambrosiano moderno da parte di sua ecc.za mons. Erminio De Scalzi, che è stato molto accogliente con noi. Il card. Scola ci ha concesso l'uso della magnifica chiesa di Sant'Alessandro per la celebrazione della Santa Messa nel rito ambrosiano antico, e il convegno si concluderà presso la Cattedrale metropolitana con Vespri solenni, benedizione del Santissimo Sacramento e una stazione all'altare del beato Ildefonso Schuster, il famoso liturgista e arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954. L'arciprete del Duomo, che è stato anch’egli molto accogliente, celebrerà i Vespri per noi.

Quale sarà l'offerta culturale del convegno?
Trascorrendo a Milano alcuni giorni non si può non essere permeati dalla sua cultura. Tuttavia, siamo consapevoli che i delegati al nostro convegno avranno bisogno di un po’ di tempo per approfondirla, dunque abbiamo lasciato un pomeriggio libero per alcune visite culturali. Stiamo organizzando visite guidate alla splendida Biblioteca Ambrosiana, fondata dal card. Federico Borromeo, oltre che al Duomo. Raccomandiamo anche di visitare il  monastero di San Maurizio - anche noto come “la Cappella Sistina di Milano” - che si trova molto vicina all’Università Cattolica, dove si terranno le relazioni del convegno. In verità, le opportunità di approfondimento culturale sono così numerose, che raccomandiamo ai delegati di trascorrere qualche altro giorno in città prima e dopo il convegno.

L’intervento inaugurale sarà tenuto ancora una volta dal card. Sarah: su quali temi si soffermerà? Il suo discorso toccherà anche alcuni argomenti discussi nel suo libro Il potere del Silenzio?
Sua eminenza parlerà del tema «La Sacra Liturgia - Il nostro incontro con Dio: una prospettiva cristologica ed ecclesiologica». Non posso immaginare che parli del nostro incontro con l’Onnipotente senza riflettere sulla necessità di un fecondo silenzio e capacità di ascolto da parte della Chiesa e di ciascuno di noi nel contemplare l'azione salvifica di Dio  nella liturgia. Vedremo però cosa vorrà aggiungere sua eminenza. Certamente la questione liturgica ed ecclesiologica sono di grande importanza e sono state oggetto di un vivace dibattito negli ultimi anni.

Una relazione sarà tenuta anche da un altro porporato molto noto, il card. Raymond Leo Burke. Su quali argomenti si soffermerà?
Il card. Burke parlerà, dieci anni dopo la sua promulgazione, del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, e presenterà un bilancio di questi dieci anni, ed una prospettiva sul futuro dell’usus antiquior, la forma cioè più antica del rito romano. Questo si prospetta come un intervento importante sia per l’analisi di quanto trascorso sia per la prospettiva dei dieci anni a venire.

Può illustrarci alcuni degli altri relatori e gli argomenti su cui si terranno relazioni e discussioni?
Trovandoci a Milano, abbiamo invitato diversi esperti di liturgia ambrosiana ad intervenire al convegno, in particolar modo mons. Inos Biffi, cui è stato recentemente attribuito il Premio Ratzinger. Mons. Timothy Verdon terrà una relazione su «La liturgia e l'arte sacra». Padre Vincenzo Nuara  parlerà de «La liturgia e i giovani». La professoressa Jennifer Donelson del Seminario di Dunwoodie a New York parlerà del rinnovamento della musica sacra cinquant'anni dopo la Musicam sacram. L’abate Christopher Zielinski terrà una relazione su «La formazione liturgica della persona - Il risveglio dell’anima nell’uomo contemporaneo». Padre Uwe Michael Lang ed io presenteremo una relazione su tematiche storiche e ci sarà una relazione di un giovaneesperto di Milano su «La partecipazione dei laici alla Liturgia». La lista completa dei relatori e degli argomenti è disponibile sul sito web del Convegno. Speriamo che sia un programma interessante e appagante che possa avere la sua parte nell’avanzamento del movimento liturgico dei nostri tempi.

Quale riscontro hanno avuto i convegni Sacra Liturgia dalla loro nascita? L’interesse è cresciuto? Quali i frutti di questi incontri?
L’interesse è senza dubbio cresciuto - ed è proprio questa la ragione che ci ha spinti a convocare un quarto convegno. Ciò è vero in particolare fra i giovani, uomini e donne, e fra i giovani preti e religiosi. C’è sete di formazione liturgica, accademica e pratica, che talvolta manca nelle diocesi, nelle parrocchie o nei seminari, e negli altri centri di formazione. C’è anche desiderio di essere in contatto con l'apostolato o il movimento liturgico del ventunesimo secolo in una dimensione più ampia, e i nostri convegni agevolano questo aspetto mettendo in contatto persone di molti paesi diversi: per Milano vi sono già iscrizioni da più di dieci paesi. Quanto ai frutti, speriamo che Sacra Liturgia abbia fatto qualcosa, qualcosa di importante, per sviluppare quello che in termini generali rientra nella denominazione di “nuovo movimento liturgico”, quel movimento «verso la maniera corretta di celebrare la liturgia, interiormente e esteriormente», al quale papa Benedetto ha fatto appello da cardinale. Speriamo che abbia fornito una parte della formazione necessaria per la sana pratica liturgica e che la pubblicazione dei suoi atti (il terzo volume, dalla conferenza di Londra del 2015, dovrebbe essere pronto a Milano) abbia contribuito sensibilmente allo studio accademico della liturgia, sia sotto il profilo storico sia in rapporto ai temi della contemporaneità.

Nel suo intervento a Sacra Liturgia - Londra la scorsa estate il card. Sarah ha suggerito ai cattolici il ritorno alla preghiera verso oriente. Complessivamente, in retrospettiva, che riscontro ha avuto questo invito? Che indicazioni danno questi riscontri a lei, che ha dedicato molti anni allo studio della riforma liturgica?Come sappiamo, i riscontri sono stati diversi e di vario tipo. Alcuni - e fra questi mi riferisco anche a quelli provenienti da alcune autorità - hanno stupito per superficialità e scarsa comprensione di cosa il cardinale avesse realmente detto e persino delle norme ecclesiastiche pertinenti. Tuttavia il suo messaggio non è stato soffocato dal chiasso provocato da queste critiche male informate. Ha raggiunto le orecchie di coloro che erano realmente preparati ad ascoltare. Sono a conoscenza del fatto che il Cardinale ha ricevuto innumerevoli messaggi di sostegno da ogni parte del mondo, ed essi superano di gran lunga in numero le critiche ricevute. Si sente di un numero sempre crescente di sacerdoti e parrocchie che hanno adottato la sua proposta di celebrare la sacra liturgia verso Oriente; ho visto riportata la notizia di sacerdoti che hanno iniziato a farlo all'inizio della Quaresima poiché hanno giudicato che fosse necessario un periodo più lungo per fornire la catechesi necessaria nelle loro parrocchie. Questo approccio è saggio e prudente. Malgrado la “dittatura del rumore” che tenta a volte di dominare il dibattito liturgico, il messaggio pacato e ponderato di sua eminenza ha in realtà raggiunto molti che stavano lentamente portando avanti il lavoro di arricchimento della vita liturgica della Chiesa secondo l'ermeneutica della continuità e non della rottura. Il suo «lieve sussurro» (cfr. 1Re 19,12) suona veritiero nei cuori e nelle anime di molti, e col tempo porterà nuovi frutti. Le varie reazioni allo sfaccettato discorso del card. Sarah (ed esso andrebbe letto e studiato - contiene molti punti da considerare attentamente!) indicano insomma, a parer mio, che esistono ancora persone appartenenti ad una certa generazione e mentalità per cui qualunque, dico qualunque riforma o arricchimento dei riti moderni è del tutto inconcepibile. Non si può non notare, con una certa ironia, la presenza di una rigidità a fronte del cambiamento, o persino dell’idolatria verso le stesse forme liturgiche moderne, di cui queste persone hanno talvolta accusato gli altri. In realtà, costoro dovrebbero essere più aperti al legittimo processo di sviluppo liturgico che il vero bene della Chiesa richiede oggi (cfr. Sacrosanctum Concilium, 23)

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"Quale formazione liturgica hanno i seminaristi?"
di Luisella Scrosati
Dal 6 al 9 giugno prossimi, l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano ospiterà la Quarta Conferenza Internazionale Sacra Liturgia, dopo Roma (2013), New York (2015), Londra (2016).
Il discorso inaugurale sarà tenuto da sua Em.za Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; un altro Cardinale, S. E. Raymond Leo Burke aprirà la giornata di giovedì, facendo il punto della situazione a dieci anni dal Motu Proprio Summorum Pontificum (lo stesso tema è l’oggetto del dossier dal titolo La Messa è iniziata del numero di giugno del Timone).
Quest’anno, grazie alla sede che ospita il convegno, grande spazio sarà dato al venerabile Rito ambrosiano. Una sintesi della storia del Rito ambrosiano sarà offerta da Mons. Marco Navoni, che è tra l’altro consultore della Congregazione per il Culto; interventi più specifici riguarderanno la musica nel Rito ambrosiano (prof. Angelo Rusconi), la riforma del Lezionario Ambrosiano (Mons. Claudio Magnoli), la musica nel Rito Ambrosiano (Prof. Angelo Rusconi), la riforma del Messale Ambrosiano (Mons. Inos Biffi) ed infine un focus sulla splendida figura del beato Ildefonso Schuster (Mons. Ennio Apeciti).
Interverrano anche P. Michael Lang C.O., Dom Alcuin Reid, la Prof.sa Jennifer Donelson, P. Vincenzo Nuara O.P., l’Abate Christopher Zielinski O.S.B. Oliv. e Mons. Timoty Verdon. (Per il programma completo vedere qui)
La Nuova BQ ha intervistato in vista di questo importante appuntamento uno dei relatori, Padre Christopher Zielinski, abate di Lendinara e consultore presso la Congregazione per il culto divino. 
Rev.do p. Zielinski, il suo intervento di venerdì mattina porta il titolo La formazione liturgica della persona umana: il risveglio dell’anima nell’uomo contemporaneo. Lei ha una formazione psicanalitica: può indicarci sinteticamente, dal suo punto di vista, qual è il legame tra liturgia e “salute” della persona nelle sue dimensioni più profonde?
E’ chiaro che la liturgia è orientata all’adorazione di Dio ed alla santificazione dell’uomo. Non si può affermare quindi che il fine della liturgia sia l’equilibrio psicologico della persona. Eppure proprio per il fatto che la liturgia, nel suo concreto rituale, nell’architettura e nella musica sacre, apre a Dio, facendo uscire l’uomo da se stesso, proprio per questa fedeltà alla sua natura adorante, essa scioglie molte problematiche psicologiche. L’uomo, oggi più che mai, è fortemente incentrato su se stesso; i Padri dicevano che il problema attorno al quale ruotano tutte le problematiche dell’uomo è la filautia, che rende l’uomo, secondo una icastica espressione di san Massimo il Confessore, «amante di sé contro se stesso». La filautia, da un punto di vista psicologico, significa che l’uomo mortifica quella dimensione essenziale della sua persona, che indica che la sua realizzazione non è in sé, ma in Altro da sé. L’uomo narcisista, e perciò sempre più disperato, del nostro tempo ha seriamente bisogno di liturgie che lo aiutino a liberarsi da questa chiusura, da questo ripiegamento che lo soffoca inesorabilmente. In quest’occasione vorrei menzionare un’opera dello junghiano Edward F. Edinger, Ego and archetype, che, a mio avviso, può illuminare tante questioni a riguardo della relazione tra i riti e la psiche umana e come l’uomo possa ritrovare se stesso e il senso della vita attraverso la liturgia.
C. G. Jung aveva dedicato uno scritto al simbolismo della Messa, analizzandone i riti dal punto di vista della psicologia del profondo. Uno psicologo dalle forti tinte gnostiche aveva prestato un’attenzione al rituale che oggi non troviamo più in molti sacerdoti cattolici. Cosa pensa al riguardo?
Jung era stato a riguardo molto attento ed aveva soprattutto indicato l’estrema importanza degli elementi rituali che sottolineano la dimensione sacrificale del rito. La realizzazione dell’offerta e del sacrificio di sé, mediata dai segni liturgici, esprime, dal punto di vista della psicologia del profondo, l’immolazione dell’io che decide di dare spazio al Sé, uscendo perciò dal proprio guscio. Quella dimensione sacrificale che oggi viene in ogni modo obliata, è invece, secondo Jung, la condizione per la realizzazione della persona e non la sua mortificazione. È proprio caso di citare un detto spirituale che Jung stesso ha usato più volte nei suoi studi, riguardante l’esperienza religiosa: ad lucem per crucem.
In effetti, mi sono reso sempre più conto che sono pochissimi i sacerdoti ad avere letto l’Institutio Generalis del Messale Romano, come anche quelle parti “in rosso”, che indicano la gestualità, il modo di parlare, i silenzi, etc., e che sono ritenute come parti non importanti. Con una battuta, si può dire che le parti in rosso vengono semplicemente considerate le parti che non vanno lette… Questo dato esperienziale spiega in parte la situazione di totale soggettivismo liturgico che viviamo da tempo nella Chiesa. Ognuno fa quello che vuole o, peggio, quello che desiderano gli altri, quello che gli sembra meglio o che in quel momento si sente ispirato a fare, ed in questo modo si privano i fedeli del diritto di avere una liturgia come la Chiesa vuole, che permetta loro di fare l’esperienza di Dio.
Questa esperienza richiede però la stabilità e l’osservanza del rito.
E’ chiaro. Infatti, secondo Jung il rito ha il compito di purificare le intenzioni, affinché non si affoghi in una serie di trappole soggettivistiche, emotive e sentimentali che ridurrebbero la visione a un semplice guardare e, in questo caso, guardare se stessi. Secondo Jung è fondamentale, da un punto di vista psicologico, che nella liturgia l’Io faccia esperienza dell’azione di Dio. Mi viene in mente un monaco ceramista che mentre stavo commentando un brano dalla Regola di San Benedetto a riguardo del lavoro e degli oggetti del monastero e della loro sacralità, perché vanno trattati come oggetti dell’altare, lui sottolineava l’aspetto liturgico di tutta la vita del monaco, che si esprime attraverso l’atteggiamento della devozione e delle riverenza. Il monaco viveva il lavoro del ceramista come un vero atto liturgico, in quanto per lui era un modo di consacrare la materia e donarle una forma ispirata da Dio. Egli assumeva la sua attività di ceramista in un atto di rispetto per la materia e di obbedienza verso la realizzazione delle forme. Diceva che nell’atto rituale del ceramista bisogna evitare ogni eccesso e invenzione soggettivo-personalistica. In tutti i riti c’è una struttura inerente che non permette sentimentalismi, emotività e spontaneità che creano sempre esclusioni e hanno la vista corta…  
Molte celebrazioni liturgiche sembrano in effetti afflitte dal protagonismo…
All’interno della liturgia occorre essere prevalentemente recettivi; Jung parlava di «un miracolo che non è a disposizione dell’uomo». Il protagonismo, da parte di chiunque, è veramente deleterio e blocca la possibilità di fare una vera esperienza interiore di Dio. Ogni gesto, e perciò ogni pensiero, è guidato da una profondità di desiderio che solo la devozione e la riverenza sono capaci di accogliere, lasciandosi così guidare. A questo punto credo che bisognerebbe aprire una discussione molto più approfondita, che riesca a toccare anche le questioni non solo canoniche ma anche etiche, e ce ne sono. Basta con le lotte interne, con il loro sapore fratricida, che hanno solo a cuore rivincite narcisistiche e portano il popolo di Dio verso una deriva puramente umana, troppo umana.
Lei ha sottolineato la dimensione vitale della liturgia. I futuri sacerdoti, durante la loro formazione, frequentano corsi accademici sulla teologia liturgica. Ma qual è, secondo la sua esperienza, lo stato della liturgia realmente vissuta negli anni del seminario?
Sicuramente occorrerebbe prestare più attenzione alla formazione liturgica dei futuri sacerdoti. I seminaristi dovrebbero vivere in un ambiente permeato e scandito dalla liturgia, celebrata con riverenza e attenzione. La realtà è che il più delle volte le Messe “ordinarie” nei seminari non sono curate, sono spesso frettolose; la Liturgia delle Ore raramente è cantata; il canto sacro, con la preminenza del canto gregoriano, come ribadito anche dal Concilio Vaticano II, è pressoché sconosciuto, sostituito da canti che di liturgico hanno ben poco. Possiamo con tutta sincerità dire che nei luoghi di formazione religiosa e nei nostri seminari la liturgia è fonte e culmine delle loro vite? È chiaro che la mancanza di una vita permeata dalla liturgia non può essere supplita dai corsi accademici, pur importanti; i quali però, a loro volta, non sempre aiutano… P. Paul Doncoeur, S.J. diceva che “la liturgia è la migliore introduzione all’intelligenza della liturgia”, che è come dire che non si può spiegare il profumo di una rosa…