venerdì 14 aprile 2017

Pasqua di preghiera



Per la comunità copta ortodossa in Egitto. 

«Il terrorismo non riuscirà mai a dividere le fila degli egiziani e ad attentare alla loro unità e stabilità». È quanto ha detto — riferisce l’agenzia Mena — il patriarca copto ortodosso Teodoro II, ricevendo ieri nella cattedrale di Abbasiya al Cairo la visita del presidente Abdel Fattah Al Sisi, il quale ha voluto porgere personalmente le condoglianze per le vittime degli attentati della domenica delle Palme alle chiese di San Giorgio a Tanta e di San Marco ad Alessandria. Al capo dello stato, che ha ribadito che non verrà risparmiato alcuno sforzo per assicurare alla giustizia gli autori delle stragi, il primate copto ha risposto che «l’amicizia e l’unità sono l’unico mezzo per mantenere la stabilità del paese».
Quella che si appresta a vivere la comunità copta ortodossa in Egitto sarà comunque una Pasqua scandita esclusivamente dalla preghiera e dal raccoglimento in ricordo delle vittime di domenica scorsa. Non sono previsti quindi momenti pubblici di festa e nemmeno i tradizionali incontri con i rappresentanti di istituzioni statali, sociali e religiose. Una decisione, riferisce l’agenzia Fides, comunicata da Anba Raphael, segretario del santo sinodo copto ortodosso, dopo che erano state avviate anche raccolte di firme per chiedere appunto al patriarcato di accantonare i consueti ricevimenti organizzati per accogliere l’omaggio e le felicitazioni delle autorità civili e religiose locali in occasione delle grandi festività cristiane. Non si tratta di una decisione marginale, perché la questione degli auguri da rivolgere ai cristiani, in occasione della Pasqua come del Natale, è stata al centro di ricorrenti polemiche fomentate da alcuni gruppi fondamentalisti anche in risposta alle iniziative messe in atto dalle istituzioni ufficiali dell’islam sunnita egiziano — a partire dall’Università di al Azhar — per contrastare la diffusione di dottrine estremiste e di strumentalizzazioni del Corano in chiave jihadista. Polemiche che, in occasione dell’ultimo Natale, hanno richiesto l’intervento della «Casa della fatwa», l’organismo presieduto dal gran mufti d'Egitto e incaricato di diffondere pronunciamenti orientativi e sciogliere dubbi e controversie riguardo all’applicazione dei precetti coranici. Proprio in quella circostanza, è stato ribadito che un musulmano non deve avere nessuna esitazione a porgere le proprie felicitazioni ad amici e conoscenti cristiani in occasione delle loro feste e solennità liturgiche, sottolineando che tale comportamento contribuisce ad alimentare la convivenza pacifica tra le diverse componenti della società. Nel gennaio di due anni fa, proprio il presidente Al Sisi era stato il primo leader egiziano dal 1968 a partecipare a una messa del Natale copto al Cairo.
L'Osservatore Romano

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Radio Vaticana
"I copti si chiedono cosa succederà in questi giorni, ci sono i riti della Settimana Santa. Sto confessando tanti ragazzi delle scuole e tutti dicono: ‘abbiamo paura, ma andiamo avanti’. La nostra residenza è vicina a una chiesa, c’è molta sicurezza, per entrare ci controllano tutto. E’ normale, dopo ciò che è successo. Eppure la gente è pronta a non cedere. Registro una reazione molto determinata e positiva dopo gli attentati, sia da parte del governo che da parte del popolo". P. Oliver Borg, gesuita di origini maltesi, insegna Teologia Spirituale all'Istituto Superiore di Studi Religiosi al Cairo ed è padre spirituale al Seminario Copto Cattolico. (...)