giovedì 13 aprile 2017

La strada di casa



Newman e la parabola del figlio prodigo. 

(Hermann Geissler) Benedetto XVI parla della parabola dei due fratelli e del padre buono come «forse la più bella parabola di Gesù». E Papa Francesco accenna spesso a tale parabola per richiamare «la misericordia infinita di Dio». Oggi molti conoscono questa parabola, ma non sempre percepiscono il suo vero contenuto. John Henry Newman (1801-1890) da giovane pastore anglicano tenne due sermoni in cui spiegò l’atteggiamento interiore dei due fratelli.
In questa meditazione cerchiamo di cogliere il messaggio del primo di questi sermoni, intitolato Il pentimento cristiano, pronunciato il 20 novembre 1831. Nello stile dei padri della Chiesa, Newman descrive il cammino del figlio prodigo come il cammino di tutto il genere umano: ciascuno di noi è caduto, ciascuno di noi si è allontanato dal Padre, ciascuno di noi è chiamato a riaprirsi all’amore misericordioso del Padre.
Questo cammino di ritorno, tuttavia, non accade senza la collaborazione umana e non si realizza sempre, come nella parabola, in un momento determinato. Newman caratterizza il ritorno al Padre come un cammino di pentimento, un impegno che non è mai terminato: «Il pentimento è un’operazione che si sviluppa in tempi diversi, soltanto gradualmente, e arriva a perfezione con molti capovolgimenti; è un’operazione che non è mai completa; il più perfetto tra i cristiani è, per se stesso, soltanto un principiante, un figlio prodigo della penitenza che ha sperperato i doni di Dio».
Newman cerca poi di delineare la natura del vero pentimento. Mette al centro la parola del figlio prodigo: «Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni» (Luca, 15, 18-19). Un garzone può essere paragonato a un servo chiamato a compiere il suo dovere. Quando un uomo comincia ad accorgersi della propria peccaminosità e decide di prendere la strada di una vita nuova, si domanda: che cosa devo fare? A un tale uomo occorre consigliare tra l’altro, dice Newman, «di andare in chiesa regolarmente, di dire le sue preghiere al mattino e alla sera e di leggere con sicura determinazione le sacre Scritture». Dato che era abituato a fare quel che gli piaceva e a vivere lontano da Dio, quest’uomo percepisce questi doveri all’inizio come un peso: «Tale è lo stato di coloro i quali sono all’inizio dell’obbedienza religiosa. Ma il fare tutto questo implica che ci sia davvero la fede».
Il figlio pentito non sperimentò grandi emozioni sul cammino di ritorno, ma pregò il Padre di essere accettato come uno dei suoi garzoni. Newman commenta: «Noi dobbiamo cominciare a vivere la nostra religione con ciò che sembra essere una formalità. Il nostro errore sarà, non nel cominciarla come se si trattasse di una formalità, ma nel continuare a esercitarla come tale. Perché il nostro dovere è cercare con tutte le nostre forze e pregare per entrare nel vero spirito del nostro servizio e, in proporzione a quanto comprendiamo di esso e lo amiamo, esso cesserà di essere una forma e un dovere, e diventerà la vera espressione del nostro spirito. In tal modo saremo mutati man mano nel cuore dalla condizione di servi a quella di figli di Dio». Il pentimento è quindi legato alla disponibilità a obbedire come un garzone, una disponibilità, certo, che è avvolta dalla misericordia del Padre e introduce nel fascino della nuova vita dei figli di Dio.
Nella seconda parte del sermone Newman cerca di comprendere i motivi che hanno spinto il figlio prodigo a ritornare al Padre. Accenna al fatto che l’antica alleanza conosceva numerosi sacrifici per espiare i peccati del popolo. I profeti e i salmi, poi, invitavano i credenti a offrire a Dio «uno spirito contrito», «un cuore affranto e umiliato» (Salmi, 51, 19). Secondo lo spirito di Gesù, «il più nobile dei pentimenti è una resa incondizionata di se stesso a Dio. È questa quella maniera perfetta di pentirsi dalla quale la nostra natura si ritrae, ma che il nostro Signore accetta con gioia nella parabola: la resa», l’affidamento incondizionato al Padre.
Newman sostiene che questo affidamento costituisce il nucleo del pentimento cristiano: «Per prima cosa, dobbiamo metter da parte l’idea di andare a trovare un rimedio per il nostro peccato, e poi, pur sentendo in cuor nostro il peso della colpa, dobbiamo, nonostante ciò, avviarci con passo sicuro verso Dio. Egli, in verità, ci verrà incontro sul nostro cammino con i segni del suo favore, ed è così che egli sostiene la fede dell’uomo, la quale, altrimenti, sprofonderebbe nella grande apprensione di dover andare incontro all’eccelso Dio. Però, per essere veri cristiani nel nostro pentimento, in esso ci deve essere quella generosa disposizione d’animo che è la spontanea resa, il riconoscimento che siamo indegni di essere chiamati ancora suoi figli, l’astensione da ogni ambizione che potremo sedere alla sua destra o alla sua sinistra».
In conclusione, Newman si domanda se questo tipo di pentimento non sia troppo esigente per noi e soprattutto per coloro che sono all’inizio del cammino di fede. «La parabola — così dice Newman — ci insegna qual è il carattere del vero penitente, non come l’uomo per la prima volta si accosta a Dio. Quanto più a lungo restiamo in vita, tanto più possiamo sperare di raggiungere questa più alta specie di pentimento». Il pentimento deve permeare tutta la vita del cristiano: «È solo quando il cristiano ha lottato per lungo tempo il buon combattimento della fede che egli può ammettere con tacito consenso l’affermazione che noi siamo accettati per mezzo della fede nei meriti del nostro Signore e salvatore». Newman trova il vero stimolo per affidarsi al Signore nell’auto-donazione di Gesù stesso, riassunto nelle parole di san Paolo: «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io» (1 Timoteo, 1, 15). Lo sguardo verso il Signore crocifisso suscita in noi il vero pentimento e ci invita costantemente ad abbandonarci a lui con grande fiducia. Egli è il salvatore che può mutare noi peccatori in figli di Dio.
L'Osservatore Romano