mercoledì 15 febbraio 2017

Quella sporca faccenda...


Matteo Carletti

Joseph Ratzinger e quella meditazione sulla “sporcizia” nella Chiesa (correva l’anno 2005…..)


Sono passati dodici anni dalla via Crucis al Colosseo nella quale Giovanni Paolo II affidò, a l’allor cardinal Ratzinger, le meditazioni sulle stazioni. Le parole del, di li a poco, futuro papa Benedetto colpirono per la profondità e la schiettezza di linguaggio. In particolare fecero molto discutere le frasi pronunciate durante la nona stazione (la terza caduta di Gesù sotto la croce), nella quale l’ex Prefetto del Culto Divino denunciò la “sporcizia” presente nella Chiesa. L’interpretazione data dai media fu all’unanimità: Ratzinger, con quelle parole, faceva riferimento alla presenza della pedofilia nella chiesa. Come è noto, pochi, pochissimi sono andati poi (come spesso accade) a leggere l’interezza del paragrafo, preferendo soffermarsi sul mea culpa della Chiesa. Erano gli anni della “bomba” della pedofilia che, dopo l’elezione di Benedetto, sarebbe scoppiata violenta contro la Chiesa e il Papa stesso. Addirittura qualcuno avanzò l’ipotesi che il cardinal Ratzinger, con quelle meditazioni, si fosse definitivamente giocato l’elezione al trono di Pietro. Ma la storia andò differentemente! A rileggere oggi però quelle parole nella loro integrità scopriamo che, più che di pedofilia, Ratzinger aveva in mente anche e soprattutto altro. Andiamo a rileggerle: “Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!” Ratzinger fa esplicito riferimento all’”abuso del sacramento” dell’Eucarestia, in una chiesa troppo autoreferenziale e antropocentrica dove il centro non sembra più essere Gesù ma l’uomo; di quanto la sua Parola venga corrotta, “distorta e abusata” da tante teorie e parole vuote portate avanti, non di rado, proprio dai pastori stessi. Ed è qui che il futuro Pontefice fa riferimento alla “sporcizia” nella Chiesa, legandola direttamente alla superbia e all’autosufficienza di tanti cristiani, in primis dei suoi sacerdoti. È chiaro che tra il male che si annida dentro il mondo ecclesiale si può immaginare che Ratzinger metta pure il vergognoso reato della pedofilia, anche se non viene mai espressamente citato, al contrario delle altre ben precise accuse. Nella preghiera alla nona meditazione si sofferma, dunque, sull’immagine della chiesa come di una barca che sembra stia affondando, proprio per causa nostra. “La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli!” Ma la vera speranza di ogni fedele è credere che, “nonostante la debolezza dell’uomo, le difficoltà e le prove, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e il Signore mai le farà mancare il suo aiuto per sostenerla nel suo cammino” (Udienza Generale 30 maggio 2012). L’implorazione alla preghiera è, dunque in se drammatica ma piena di quella vera Speranza nella potenza misericordiosa di Dio. “Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa”. Queste non sono parole profetiche di un anziano uomo di chiesa, ma rappresentano l’analisi lucida di un Pastore che conosce le sue pecore, che sa leggere con sapienza il suo tempo, un Pastore che vede nella superbia umana, intenta in ogni modo a estromettere Dio e la Sua Legge dal cuore dell’uomo, il vero male. Certo il peccato, qualsiasi peccato è presente nella Chiesa, ma è realistico affermare che la pedofilia, per quanto crimine indicibile e vergognoso, non ne rappresenti certamente il più diffuso. Le parole del futuro Papa, in quel che sembra ormai un lontanissimo 2005, cercano di mettere in guardia l’uomo, e in particolare l’uomo di chiesa, dal peccato di sempre, quello di colui che vuole mettersi al posto di Dio, tradire la Sua Parola e seminare zizzania nel Suo campo.