giovedì 23 febbraio 2017

DARK ROOM

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C'è una "dark room" che nessuna iena sarà mai capace di scoprire. Nessuno scoop, nessuna soffiata, perché è così nascosta che nessuna telecamera può riprendere. E' il cuore dell'uomo, "un abisso" sconosciuto: “Il cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, ed insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” (Ger 17,9). Per la Scrittura il cuore non è principalmente il luogo degli affetti e delle emozioni, ma rappresenta soprattutto l’insieme della personalità dell’uomo, che comprende mente, coscienza e volontà. E' il luogo dove ogni uomo è davvero libero, e può decidere senza condizionamenti il bene o il male. E spesso sceglie il male, facendo del cuore una "dark room" dalla quale escono" le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo" (Mc 7, 21-23). Nella "dark room" in cui ha accolto la menzogna del demonio l'uomo concepisce l'intenzione di distruggere se stesso e gli altri vivendo contro la propria natura a immagine e somiglianza di Dio. E' doveroso e necessario denunciare il furto di denaro pubblico impiegato per attività abominevoli ben diverse da quelle per cui è stato elargito (ammesso che non si sapesse dell'uso che se ne sarebbe fatto). Personalmente non mi stupisco del fatto che uno Stato che lucra sulla morte (vendita di armi, aborti e selezione eugenetica ad esempio) possa elargire denaro pubblico ad associazioni che come scopo hanno quello di proteggere dall'emarginazione un abomino che attacca direttamente il cuore dell'uomo. Ma mi chiedo: chi, oggi, al di là dell'indignazione e delle proteste, è realmente preoccupato per i tantissimi giovani e meno giovani che restano irretiti dalla menzogna che illude di riempire il vuoto abissale del loro cuore? A loro chi ci pensa? Potrebbero essere ingannati anche i nostri figli, e forse lo sono, dagli stessi cattivi maestri che pretendono di guidare un'ipocrita battaglia anti discriminazioni razziali, e vorrebbero affermare, ad esempio, il diritto a drogarsi. Ci pensa la Chiesa che annuncia Cristo, l'unico che conosce quello che si nasconde nella "dark room" di ogni uomo. L'unico che è disceso nell'abisso infernale di solitudine dove lo ha gettato l'inganno del demonio per prenderlo per mano e tirarlo fuori. Per questo l'unica risposta a questo ennesimo sfregio alla dignità dell'uomo è l'annuncio dell'amore infinito di Dio che freme di compassione e gelosia per tutti noi, quando ci ritroviamo chiusi come carcerati nella nostra "dark room". L'annuncio della morte di Cristo, della sua discesa agli inferi, anche in quelli portati alla luce dall'inchiesta delle iene, e la sua vittoria sulla morte e il peccato. Lui può strapparci dalla paura e dalla solitudine, con il perdono e il dono del suo Spirito, l'alito di vita divina che può trasformare una "dark room" in un paradiso risplendente della stessa luce che è sul volto di Cristo. Non possiamo privare di questo annuncio coloro ai quali la tenebra ha spento il cuore, se davvero abbiamo la certezza fondata sull'esperienza che nelle sue viscere materne la Chiesa ha il potere di sciogliere l'uomo dalla schiavitù al demonio e condurlo fuori da ogni "dark room".
Iapicca
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L'INFERNO E' SOLITUDINE. ECCO L'ABISSO DELL'UOMO". JOSEPH RATZINGER
Se un bambino deve camminare da solo attraverso la foresta nella notte buia, ha paura, anche se gli si è dimostrato in maniera convincente che non vi è nulla da temere. Nel momento in cui è solo nell'oscurità e sente la solitudine in maniera così radicale, sorge la paura, la vera paura dell'uomo, che non è paura di qualcosa, bensì paura in sé. L'uomo, quando finisce nella solitudine definitiva, non ha paura di qualcosa di determinato, che si potrebbe mostrare lontano; egli prova piuttosto la paura della solitudine, dell'inquietudine e della sospensione della propria essenza, che non può essere superata razionalmente. Ma come può essere superata una tale paura, se la prova dell'infondatezza cade nel vuoto? Ora, il bambino perderà la sua paura nel momento in cui vi sarà lì una mano che lo prende e lo conduce. In questo superamento della paura si svela nel contempo ancora una volta la sua essenza: che essa è la paura della solitudine, la paura di un essere che può vivere soltanto nell'essere in comunione. Se esistesse una solitudine nella quale nessuna parola di un altro potesse più arrivare e avere effetto trasformante; se sopraggiungesse una sospensione dell'esistenza tanto grave che in quel luogo non potrebbe più giungere alcun tu, allora sarebbe data quella vera e totale solitudine e terribilità che il teologo chiama «inferno». Cosa significhi questa parola possiamo definirlo precisamente in base a ciò: essa indica una solitudine nella quale non penetra più la parola dell'amore e significa quindi la vera sospensione dell'esistenza. Nessuno perciò può giungere alla vera profondità dell'altro; ogni incontro, per quanto possa sembrare bello, in fin dei conti non fa altro che narcotizzare l'insanabile ferita della solitudine. Nell'intimo più profondo dell'esistenza di noi tutti abiterebbe quindi l'inferno, la disperazione - la solitudine, che è tanto indefinibile quanto terribile. Sartre ha notoriamente costruito la sua antropologia su quest'idea. Infatti, una cosa è certa: c'è una notte nel cui abbandono non arriva alcuna voce; vi è una porta attraverso la quale noi possiamo passare solamente in solitudine: la porta della morte. Tutta la paura del mondo è in ultima analisi paura di questa solitudine. Da questo si può capire perché l'Antico Testamento abbia solo una parola per l' inferno e la morte, il termine sheol: in fin dei conti le due cose sono identiche. La morte è la solitudine per antonomasia. Ma quella solitudine nella quale l' amore non può più penetrare è l'inferno. Cristo ha attraversato la porta della nostra ultima solitudine, che egli nella sua passione è entrato in questo abisso del nostro essere abbandonati. Dove nessuna voce può raggiungerci, egli è lì. In questo modo l' inferno è superato, o meglio: la morte, che prima era l' inferno, non lo è più. Entrambe le cose non sono più le stesse, poiché nel cuore della morte c' è la vita, poiché l' amore abita nel cuore di essa. L' inferno è ora solo una chiusura volontaria di sé o, come afferma la Bibbia, la seconda morte.
Tratto dal libro di Joseph Ratzinger "Perché siamo ancora nella Chiesa"