mercoledì 28 dicembre 2016

Morale gender: o ti adegui o ti adegui.

 Protestare contro l'aborto: partono gli arresti
di Andrea Zambrano
Arrestare i manifestanti è una chiara forma di coercizione delle opinioni tipica delle dittature. E in Spagna è avvenuto nella mattinata di ieri, quando la Chiesa ricordava la memoria dei Santi Innocenti. E’ in quell’occasione che, come già accaduto in passato, il dottor Jesus Poveda, uno degli attivisti pro life in terra iberica più noti e battaglieri, si è recato con alcuni militanti anti aborto, davanti al portone di ingresso della clinica Dator di Madrid, il più grande abortificio di Spagna.
Una protesta in forma di testimonianza attiva per segnare con un atto dimostrativo forte l’importanza della battaglia. Poveda si è seduto con un drappello di manifestanti, tra loro anche bambini e ha iniziato la sua protesta. Impensabile sperare che la cosa finisse lì configurandosi di fatto il reato di interruzione di servizio pubblico. Infatti dopo pochi minuti hanno fatto capolino alcuni agenti di Polizia, chiamati dal portavoce della stessa clinica, che hanno raggiunto il medico e dopo averlo fatto cadere a terra lo hanno arrestato e portato in commissariato in manette.
Poveda non è nuovo a iniziative di questo tenore. Le stesse che vedono dall’altra parte dell’oceano protagonista Mary Wagner, anche lei incarcerata per protestare contro l’aborto e convincere le donne a non uccidere i loro figli. La protesta di quest’anno aveva un preambolo di quelli da far tremare i polsi. Come dimostra la storia raccontata anche dalla Nuova BQ di Manuela, una donna alla quale era stata diagnosticata una malformazione del bimbo che portava in pancia proprio alla clinica Dator, che l’aveva così convinta ad abortire.
La donna era stata “intercettata” dall’equipe di Poveda che l’aveva convinta ad effettuare una ecografia presso una struttura diversa. Il risultato era stato sorprendente: il bambino non solo non era malformato, ma erano due gemelli sanissimi. Manuela ha scodellato i due bimbi poco prima di Natale e la sua storia è stata la molla che è servita a Poveda per lanciare le sue accuse alla Dator, colpevole, a suo dire, di presentare ecografie fasulle per indurre le donne ad abortire e fare così cassa.

Poveda ha spiegato al quotidiano Actuall la natura della sua iniziativa: “Durante l’anno diamo assistenza alle donne che vengono ad abortire mentre per un solo giorno all’anno, in occasione dei Santi Innocenti, invece di assistenza, facciamo resistenza affinché non entrino dentro lo stabile”. Ora, la prima osservazione che viene è che in fondo Poveda se la sia cercata. D’altra parte se ti metti a ostacolare un’attività resa lecita da una legge dello Stato, devi accettarne anche le conseguenze.
Vero, ma è altrettanto vero che l’aborto è l’uccisione di un innocente e in coscienza si dovrebbe fare tutto per fermare il male. Anche usare la forza pur se in forma pacifica? Annoso dilemma, ma il male è male. Fermarlo o accettarlo? Agli uomini di buona volontà e coraggio l’ardua sentenza senza dimenticare che quella dell’aborto è una legge dello Stato mentre quella di salvare una vita umana è una legge che viene prima di esso. In fondo anche Antigone, decidendo di dare sepoltura al fratello, sapeva di contravvenire ad una legge dello Stato. Ma l’ha fatto comunque per affermare una legge naturale superiore alle direttive mondane.
La protesta si è sviluppata in forma pacifica anche se “invasiva” da parte dei volontari mentre alcuni dipendenti dell’abortificio sono usciti fuori per minacciare gli attivisti. Poi l’arrivo della Polizia che lo ha portato, ammanettato, al commissariato madrileño di Tetuán.
Succede in una democrazia europea come la Spagna che sforna numeri da capogiro. Nel solo 2015 sono stati 100mila i bambini abortiti, un numero pari agli abitanti della città di Segovia. Una città scomparsa per sempre ogni anno che passa.
***Multata la scuola che si opponeva al gender
di Tommaso Scandroglio

Ne avevamo parlato a fine settembre. Il preside Juan Carlos Corvera del collegio “Giovanni Paolo II” ad Alcorcón, nella comunità autonoma di Madrid, scrisse una lettera ai genitori degli studenti lamentandosi che i politici si occupavano poco della famiglia e molto più della teoria del gender. Il rimando era alla legge Cifuentes, dal nome della sua prima firmataria, la quale tutela in più modi le rivendicazioni della comunità LGBT. Inoltre il preside aggiunse nella missiva indirizzata alle famiglie che “tanto lo jihadismo quanto il gender sono macchinazioni ideologiche che pretendono di costruire un altro tipo di uomo, ma che sono destinate alla dissoluzione e al fallimento”.
Tanto gli bastò per meritarsi un esposto in procura. Cristina Cifuentes, governatrice dell’Assemblea di Madrid e madrina della legge di cui sopra, così commentò le parole del preside: “Bisogna vedere fin dove arriva la libertà di espressione di questa persona. Libertà che senza dubbio ha, tuttavia bisogna anche considerare se tra i compiti di un direttore di un collegio rientri anche quello di fare pressioni sugli alunni e sui genitori”.
Ora si apprende che la scuola è stata condannata ad una multa di mille euro. Forse cifra insignificante sul versante economico, ma assai significativa su quello simbolico-culturale. Il preside ha fatto sapere che non intende pagare la multa. "Faremo appello – ha dichiarato Corvera nel programma TV “Il gatto e l’acqua” - crediamo che sia importante a motivo dell’affronto alla libertà di espressione da noi subito”. Poi ha aggiunto: “Non siamo di fronte ad un problema di discriminazione collettiva nei confronti delle persone LGBTI, siamo di fronte ad un problema di negazione del diritto alla libertà di espressione, di pensare diversamente e di criticare una legge con cui non siamo d'accordo. E’ una legge che mette la museruola alle persone che la pensano in modo diverso, che hanno una differente concezione della sessualità umana”.
L’attacco subito dall’istituto Giovanni Paolo II ha provocato la reazione di decine di associazioni le quali si sono riunite in una piattaforma a sostegno della battaglia legale intrapresa dal collegio denominataPiattaforma per le Libertà. La piattaforma in un comunicato stampa ha parlato di "flagrante violazione della libertà di espressione” e ha ricordato che la multa è stata applicata “nonostante il parere contrario delle autorità fiscali ed educative della Comunità di Madrid”.
Ciò che accade a Madrid non è un caso isolato in Spagna. Recentemente il Ministro dell’Istruzione per la comunità di Valencia ha disciplinato una serie di direttive per imporre la teoria del gender nelle scuole. Nelblog GWN giusto ieri davamo notizia che le direttive ministeriali prevedono “l’acquisizione di materiale didattico a favore della teoria del gender, il cambiamento della modulistica amministrativa (se lui si sente “lei” ad esempio anche le pagelle dovranno registrare questa diversa percezione dello studente), la facoltà di accedere alle toilette e spogliatoi maschili o femminili secondo il proprio piacere, l’uso di un linguaggio inclusivo da parte dei docenti, la spiegazione che esiste anche il sesso anale. Se poi la famiglia dello studente non accetta che il figlio voglia diventare un transgender è prevista anche una sorta di unità di cura che si recherà dalla famiglia stessa per farle cambiare idea. Se i genitori rimangono sulle loro posizioni possono essere anche querelati per abuso su minori”.
La morale gender è sempre quella: o ti adegui o ti adegui.
Lanuovabq