giovedì 29 dicembre 2016

Incontro al mondo...



Intervista del priore di Taizé. 

Sono solidarietà, dialogo, fiducia le parole giuste. Solidarietà con i siriani in fuga da Aleppo, con gli ortodossi copti feriti giorni fa da un terribile attentato al Cairo, con le vittime della follia al mercatino di Natale a Berlino. Dialogo tra i giovani ucraini e russi: parlarsi, mettersi all’ascolto gli uni degli altri vale più di mille atti di diplomazia. Fiducia, come quella portata dalle migliaia di partecipanti all’incontro europeo cominciato ieri a Riga, in Lettonia.
In un’intervista al Sir, fratel Alois, priore della comunità di Taizé, affronta le principali questioni che stanno scuotendo il mondo. «La nostra impotenza è terribile», afferma parlando della guerra in Siria. «Ho recentemente telefonato ai francescani che abitano ad Aleppo ovest. Ciò che descrivono: quanta sofferenza. Eppure ci sono persone che non mollano e fanno tutto quello che possono, soprattutto per i bambini. La loro presenza permette a noi di non cadere nello scoraggiamento. Ma è essenziale sostenere queste persone con la nostra preghiera e aiutare il loro lavoro facendo dei doni. Ci sono persone simili anche in altri luoghi come a Mosul», in Iraq.
Per questo a Riga fratel Alois farà un appello affinché attraverso la colletta di Taizé, chiamata “operazione speranza”, si possa esprimere solidarietà alle persone che vivono ad Aleppo e a Mosul. Ma «la nostra solidarietà con la Siria e l’Iraq non ci deve far dimenticare altri Paesi in difficoltà. Vediamo che la violenza aumenta in Europa. Lo abbiamo sperimentato solo pochi giorni fa a Berlino. Per quanto riguarda l’Ucraina, non si vedono soluzioni all’orizzonte. È allora fondamentale che i giovani di Ucraina e di Russia si parlino, si mettano all’ascolto gli uni degli altri. La diplomazia sarà impotente senza simili incontri personali. Abbiamo potuto vedere a Taizé, in questi ultimi due anni, quanto incontri di questo tipo, spesso difficili all’inizio, permettano ai giovani di intraprendere un cammino», spiega il priore, che annuncia un altro appuntamento, per il 2017: «Il prossimo settembre, con alcuni fratelli e con giovani di diversi Paesi, faremo un pellegrinaggio in Egitto e faremo visita in particolare alla comunità copta ortodossa. Il vescovo Thomas, uno dei responsabili di questa Chiesa, è stato a Taizé nell’estate del 2015. Ci ha detto quanto queste visite siano importanti per sostenere i cristiani. L’aumento della violenza ci obbliga a stare insieme. Sono i martiri del nostro tempo, così numerosi, a implorarcelo».
Le nuove generazioni vanno educate alla pace, alla speranza, «dando loro fiducia, dando loro delle responsabilità. Gli incontri di giovani che facciamo a Taizé o in altre parti del mondo sono sostenuti da loro. C’è una grande generosità nei giovani che non chiede altro che di concretizzarsi», dice fratel Alois, sottolineando l’importanza di «aiutarli anche ad approfondire la loro fede, la loro fiducia esistenziale in Dio. Per resistere all’instabilità angosciante della nostra epoca, occorre avere radici profonde e queste radici hanno bisogno di tempo per svilupparsi a poco a poco».
Per l’ottantesimo compleanno di Papa Francesco, il priore gli ha scritto: «Vorrei darle testimonianza di quanto vediamo a Taizé. Moltissime persone, giovani in particolare, e non solo cattolici, ma anche protestanti, ortodossi o appartenenti ad altre religioni, a volte anche non credenti, sono sensibili al suo cuore di padre, alla sua generosità, all’apertura che lei manifesta verso tutti gli uomini. Lei rende il Vangelo trasparente ai loro occhi. Chiediamo a Dio di darle salute per ancora molti anni permettendole così di proseguire in questo ministero pesante».

L'Osservatore Romano