sabato 17 dicembre 2016

Il popolo lasciato all'onnipotenza dei politici

Allegoria del cattivo governo - Ambrogio Lorenzetti

Dal Pd ai grillini, dal governo agli Enti locali...
di Stefano Fontana
Siamo in presenza di politici che si sentono onnipotenti. Credono di poter fare quello che vogliono, lo fanno sfacciatamente e prendono addirittura in giro i cittadini. Una strafottenza tanto più colpevole quanto travestita da rottamazione degli strafottenti di ieri e di ieri l’altro.
Il neo-ministro Valeria Fedeli scrive cose false sul suo curriculum. Afferma di essere laureata in scienze sociali, poi si scopre che non è vero e che addirittura non ha fatto nemmeno la maturità ma solo i tre anni di Scuola magistrale. Lei prima si difende, poi protesta per gli attacchi eccessivi e ingiustificati, senza minimamente porre mente al posto in cui è stata messa, ossia il Ministero della Pubblica Istruzione. E dall’alto della sua cultura acquisita in anni e anni di studio si permetterà – presumibilmente – di introdurre l’obbligatorietà dell’educazione  gender nella scuola italiana.
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha ricevuto un avviso di garanzia per un appalto. Sembrerebbe che avesse retrodatato la nomina di alcuni componenti di una commissione. E lui che fa? Si autosospende. Ma l’istituto dell’autosospensione non esiste in nessuna seppur recondita piega dell’ordinamento italiano. Però lui si autosospende lo stesso, e tutti a togliersi il cappello per l’onestà del suo atto. Onnipotenza della politica: non posso autosospendermi, ma mi autosospendo lo stesso.
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha detto che Raffaele Marra, ora arrestato, è solo uno dei 23 mila dipendenti dal Comune di Roma. Era stato figura eminente nelle amministrazioni precedenti, sia comunali che regionali, era molto vicino a lei che ne aveva difeso la nomina anche contro il suo capo Beppe Grillo, ed ora dice che è solo uno dei 23 mila dipendenti del Comune, come un vigile urbano o un usciere. Noncuranza, strafottenza, presa in giro, senso di onnipotenza. Si possono dire al popolo le bugie più ovvie senza provare vergogna.
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi avevano dichiarato più volte che in caso di vittoria del No al referendum costituzionale non solo si sarebbero dimessi dal governo ma che avrebbero anche lasciato la politica. In rete sta ancora girando il video delle dichiarazioni della Boschi alla trasmissione “Mezzora” di Lucia Annunziata. Parole inequivocabili, dette a tutti gli italiani. Ma Maria Elena è ancora lì e per di più con un ruolo politico centrale, essendo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, diciamo pure quello che fa andare avanti le cose nel governo. Onnipotenza.
Matteo Renzi, che doveva abbandonare la politica, ha concordato con Mattarella tutti i minimi particolari della gestione della crisi. In pratica si è avuto un presidente dimissionario che ha governato la fase delle consultazioni e le successive decisioni, imponendo il suo stesso governo. Tutto questo in barba agli italiani e per la gioia della satira di Crozza. 
Il vicesegretario del Partito Democratico e presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha pianto in Consiglio regionale dicendosi attaccata anche sul piano personale. Non c’è dubbio, però, che anche lei ha forse creduto di essere almeno un po’ onnipotente. Ha pensato di poter fare la presidente della Regione standosene parecchi giorni della settimana a Roma a fare la vicesegretaria del partito. Unica regione in Italia, ha anche dichiarato morte le province sostituite dalle Unioni territoriali intercomunali (UTI). Queste hanno trovato resistenza e sono state imposte a fatica. Si tratta di unioni territoriali che, a differenza delle province, non hanno una storia alle spalle, sono disegnate a tavolino dal governo centrale regionale. Tutto ciò in vista della vittoria del Sì, nel qual caso le province sarebbero state definitivamente tolte dalla Costituzione. Ma questo non è avvenuto. Che ne sarà ora delle province che la legge Delrio aveva congelato e, soprattutto, che ne sarà delle UTI in Friuli Venezia Giulia? Una regione, quest’ultima, che ha voluto cambiare la Costituzione prima del referendum costituzionale ed ora si trova in forte disagio. Non sono anche questi sintomi di desideri di onnipotenza?
Il popolo italiano mai era stato così abbandonato a se stesso e, soprattutto, mai lo era stato in modo così spudorato. Questa degenerazione non si vincerà solo con nuove elezioni, interventi della magistratura, cambiamento delle regole. E’ segno di un guasto profondo nelle anime delle persone, nelle relazioni, nelle virtù civiche che assomiglia molto ad un crollo dell’intero sistema morale di riferimento. La politica diventa onnipotente quando intorno a sé ha il nulla e tende a creare il nulla attorno a sé per poter essere onnipotente.

Da quando il concetto di bene comune ha perso così di spessore da potersi credere che anche le unioni omosessuali possano concorrervi; da quando l’educazione passa da una scuola sottratta ai genitori e data in mano a ministri come la Giannini o la Fedeli; da quando gli uomini politici vanno a messa a Pontassieve e poi dicono di non aver giurato sul Vangelo ma sulla Costituzione, che vogliono però cambiare con ogni mezzo possibile; da quando nella vita sociale e politica non siamo più capaci di guardare in alto, ma solo in orizzontale, finendo così per guardare sempre più in basso … la tentazione dell’onnipotenza si fa sempre più convincente e i politici cadono nelle sue spire e nei suoi tranelli.