martedì 25 ottobre 2016

Oltre la Riforma...




... per  riscoprire l’essenziale
 Avvenire

(Stefania Falasca) «La preminenza della grazia è una verità fondamentale necessaria per la vita cristiana, per la vita stessa della Chiesa. Tornare all’essenziale delle cose è la salvezza della Chiesa». Il cammino ecumenico è un cammino di conversione di ciascuna Chiesa e può avanzare proprio nell’approfondimento, nel ritornare all’essenziale per riscoprire la natura di ciò che unisce. Per monsignor Brian Farrell, segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, la commemorazione ecumenica congiunta a Lund, in Svezia, dei cinquecento anni della Riforma, vuole sottolineare il balzo in avanti nel superamento del conflitto e delle rivalità che ha reso possibile un atteggiamento diverso nel modo di guardare alla storia. Ma segna anche cinquant’anni di costante dialogo ecumenico tra cattolici e luterani e i doni di questa collaborazione.
Eccellenza, il 31 ottobre di cinquecento anni fa Lutero fece conoscere le sue critiche e le sue proteste alla Chiesa sulla questione delle indulgenze. È la prima volta che cattolici e luterani vogliono commemorare insieme questa storia non polemicamente, gli uni contro gli altri. Come è diventato possibile questo evento storico? 
È diventato possibile per due motivi principali: il primo è che la storiografia, approfondendo l’esame della vita e delle intenzioni di Lutero nel contesto storico in cui questi ha lavorato e scritto, ha riconosciuto che andava rivalutata la sua persona e la sua opera. Molte delle critiche e delle proposte avanzate da Lutero erano necessarie, in quanto la Chiesa si trovava in uno stato tale che richiedeva una riforma. Lutero ebbe un ruolo sempre più attivo nel tentativo di contribuire a una riforma di pratiche e dottrine che sembravano essere basate sulla sola autorità umana ed essere in tensione o addirittura in contraddizione con le Scritture. Egli non aveva inizialmente alcuna intenzione di fondare una nuova Chiesa, era espressione di un ampio e sfaccettato desiderio di riforma che appariva necessaria. 
Il secondo motivo?
È che cinquant’anni di dialogo ecumenico tra cattolici e luterani ha reso possibile un atteggiamento diverso nel modo di guardare alla storia. Siamo capaci adesso di avere una visione comune dei pregi e dei mali da entrambi le parti e una coscienza che ciò che ci unisce è più importante di ciò che ci divide. Non possiamo cambiare la storia, ma possiamo cambiare l’atteggiamento con cui la guardiamo e questo è il presupposto del documento comune Dal conflitto alla comunione frutto del lavoro della Commissione Internazionale di dialogo cattolico-luterano, affermato ufficialmente nel 2013 dalla Federazione luterana mondiale e dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e che è alla base di questa commemorazione per il cinquecentesimo anniversario della Riforma. 
Il comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale e del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani parla anche dei “doni” della Riforma, che forse però saranno difficili da comprendere per quanti ancora vedono in essa solo un periodo di conflitto e divisioni…
Pensiamo ancora all’inizio: Lutero fu costantemente assillato dalla domanda: «Come posso avere un Dio misericordioso?». E trovò quel Dio misericordioso nel Vangelo di Gesù Cristo. Che cosa voleva Lutero? Voleva che venissero corretti gli abusi che - dobbiamo accettarlo - erano presenti nella vita della Chiesa. Voleva purificarla. Purtroppo le cose sono andate diversamente e c’è stata la rottura, la divisione. Però quel cercare una Chiesa più santa, più vitale, più aderente al Vangelo di Cristo è una spinta positiva che col tempo, attraverso il Concilio di Trento e poi nella vita degli ultimi secoli ed in particolare negli ultimi anni sotto l’impulso della grazia del Vaticano II, ha reso molti dei richiami di Lutero parte della vita della Chiesa stessa e oggi i cattolici sono in grado di comprendere le preoccupazioni riformatrici di Martin Lutero. Noi cristiani non siamo certo stati sempre fedeli al Vangelo; troppo spesso ci siamo conformati alla mentalità e ai comportamenti del mondo che ci circonda. Ripetute volte abbiamo ostacolato la buona notizia della misericordia di Dio. Come è scritto nel documento «sia come individui sia come comunità di credenti, tutti noi abbiamo incessantemente bisogno di penitenza e di riforma, sotto l’incoraggiamento e la guida dello Spirito Santo».
Perché questa storica commemorazione si svolge in Svezia e non in Germania?
Perché la Federazione mondiale voleva distinguere questa commemorazione dalle altre che ci saranno nelle diverse Chiese luterane dei diversi Land della Germania. Ma soprattutto perché è proprio a Lund in Svezia che è iniziato il dialogo luterano-cattolico. Il 2017 non segna solo il quinto centenario dell’inizio della Riforma ma anche cinquant’anni che la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale hanno iniziato il loro dialogo teologico internazionale. L’evento svedese è stato voluto per mettere in luce i cinquant’anni di costante dialogo ecumenico tra cattolici e  luterani e i doni di questa collaborazione. Il dialogo ufficiale tra il Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani (allora ancora Segretariato) e la Federazione luterana mondiale ebbe inizio due anni dopo la fine del Concilio, nel 1967. Si trattava della prima commissione bilaterale di dialogo nella quale si implicava ufficialmente la Chiesa di Roma. Dopo qualche decennio, si sarebbe anche rivelato uno dei dialoghi più intensi e fecondi.
Qual’è stato secondo lei l’aspetto più importante di questo iter?
Togliere le incrostazioni che hanno fatto il male delle divisioni per ritornare all’essenziale, questo è stato il lavoro di questi cinquant’anni. 
In questo graduale iter del dialogo luterano-cattolico può considerarsi una pietra miliare la Dichiarazione sulla giustificazione firmata ad Augusta nel 1999, anche nel senso della rivalutazione di Lutero… 
Si è trattato di una comune sottoscrizione su un aspetto essenziale, fondamentale della fede. Noi, luterani e cattolici, abbiamo potuto affermare ufficialmente il consenso sulle verità fondamentali della dottrina della giustificazione. La dichiarazione congiunta afferma al paragrafo 15: «Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere buone opere». Tale consenso ci ha permesso allo stesso tempo di dichiarare che le reciproche condanne del XVI secolo relative alla giustificazione non si applicano più. Così, ora non siamo più distanti, la nostra comunione è diventata più profonda e reale, anche se incompleta. Ma questo importante accordo raggiunto, che è stato un salto avanti enorme nei rapporti reciproci, mette in luce anche il valore autentico del cammino ecumenico.
In che senso?
È il frutto di un cammino che ha aperto la porta al riconoscimento di quanto rimane in loro e in noi della comune comprensione della fede. Il cammino ecumenico è un cammino di conversione di ciascuna Chiesa, per le singole Chiese verso l’essenziale della fede, un cammino di purificazione dalle proprie incrostazioni, di approfondimento e quindi di risalita alle sorgenti. Il cammino ecumenico può avanzare proprio nell’approfondimento, nel ritornare all’essenziale per riscoprire la natura di ciò che unisce. La preminenza della grazia è una verità fondamentale necessaria per la vita cristiana, per la vita stessa della Chiesa, perché senza la fiducia nella grazia di Cristo non possiamo costruire la Chiesa. Non si può neanche progredire ecumenicamente. Il ritorno all’essenziale può garantire un futuro. Senza questo ritorno non può esserci uno sviluppo. La grazia è essenziale anche per noi cattolici, ma possiamo sempre correre il rischio di mettere in ombra questo aspetto essenziale ed è un pericolo per la Chiesa cattolica perdere, dimenticare questa dinamica. Per questo il cammino ecumenico compiuto per il consenso raggiunto con i luterani sulla giustificazione è un bene prima di tutto per noi. Questo tornare all’essenziale delle cose è la salvezza della Chiesa.
Si può dire che si rende attuale anche dall’insistenza di papa Francesco sulla misericordia, come esplicitazione di questa valorizzazione della verità fondamentale della nostra fede… 
Papa Francesco ha sempre presentato l’amore di Dio come grazia che sgorga e ci viene dal cuore misericordioso di Dio. Che non sono le opere che fanno la misericordia ma la misericordia che fa le opere. Al tempo stesso ha contribuito a far percepire a tutti la ferita della divisione tra cristiani.
Ma tutto l’importo di questo documento era stato immediatamente valutato?
Ci sono voluti anni perché fosse diffuso e recepito nella teologia e nella vita delle Chiese il significato importantissimo di questo documento, attuale anche in vista della prossima commemorazione e dobbiamo riconoscere che la dichiarazione sulla giustificazione è stata recepita positivamente da altre Chiese protestanti, suscitando una grandissima riflessione. Ha comportato che le Chiese luterane non vedono più la Chiesa cattolica come ostile e nemica ma avendo una dottrina comune sulla essenza della salvezza possono avere un rapporto di fiducia e di collaborazione. Papa Francesco ha immediatamente accettato di andare per sottolineare questo balzo in avanti nel superamento del conflitto e delle rivalità del passato. La sua presenza sarà un consolidamento del nuovo rapporto riconciliato fra cattolici e luterani e con altre Chiese protestanti.
Quindi in che modo l’evento di Lund può contribuire al proseguimento del cammino ecumenico?  
L’evento a Lund è efficace in quanto chiarisce e afferma a tutti le nuove possibilità di lavorare insieme per la predicazione del Vangelo al servizio dell’umanità. Ci sarà per questo il momento dedicato alla preghiera insieme e al lavoro comune del World Service e della Caritas. Parte essenziale di questa commemorazione sarà il rivolgere i nostri sguardi verso il futuro, in vista di una testimonianza cristiana comune al mondo di oggi. Noi non sappiamo come e quando saranno risolte le questioni che ancora ci separano dalla piena unità, ma nel frattempo ci riconosciamo uniti nella fede in Cristo e nella missione di diffondere il Vangelo, nella solidarietà, servendo l’umanità sofferente.