venerdì 26 agosto 2016

La mia amica Madre Teresa



di Cristina Uguccioni per Vatican Insider

Domenica 4 settembre, a Roma, sarà canonizzata madre Teresa, fondatrice della congregazione delle Missionarie della Carità, nata a Skopje, in Albania, il 27 agosto 1910 e morta a Calcutta, in India, il 5 settembre 1997.  
La sua vita racconta di una dedizione operosa, paziente e tenace ai poveri: uomini, donne, bambini che sono stati curati, protetti, riscattati dalla miseria, dalla solitudine, dagli avvilimenti, dalle umiliazioni e restituiti a una vita buona, nel nome di Gesù. Madre Teresa sapeva che nelle molte forme della custodia, dell’accudimento, della dedizione affidabile si accende qualcosa di immenso che trasmette il calore della presenza di Dio. Sapeva che le cose dell’amore rammendano il mondo, lo migliorano, lo abbelliscono rendendolo una casa in cui è bello per tutti abitare.  

Nell’imminenza della canonizzazione abbiamo rivolto alcune domande al cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la città del Vaticano e arciprete della basilica di san Pietro, che fu legato a madre Teresa da grande amicizia, e che di recente ha pubblicato il volume “Ho conosciuto una santa” (Edizioni San Paolo). 

Eminenza, quale ricordo personale di madre Teresa conserva come più caro?  
«Il ricordo più caro e più commovente è l’ultimo incontro: risale al 22 maggio 1997. La mia mamma era morta alcuni giorni prima, il 5 maggio, e io confidai alla madre il mio dolore. Lei mi prese le mani e, quasi per trasmettermi la sua pace, disse: “La tua mamma ora ti è sempre vicina, perché il Paradiso non allontana ma avvicina. Anch’io andrò presto in Paradiso e ti sarò sempre vicina insieme alla tua mamma”. Queste parole sono per me come un forte abbraccio che mi fa superare ogni difficoltà».  

Quale spazio e quale significato aveva la preghiera per madre Teresa?  
«La Provvidenza volle che madre Teresa arrivasse a parlare all’Assemblea Generale dell’ONU. Il segretario generale Javier Pérez de Cuéllar volle invitarla a un atto pubblico che ebbe luogo il 26 ottobre 1985. Egli presentò madre Teresa a tutti i partecipanti alla cerimonia con queste parole: “Ci troviamo in un’aula di discorsi. Nel corso degli anni sono sfilati su questo podio gli uomini ritenuti più potenti. Oggi ci è offerta l’opportunità di dare il benvenuto alla donna realmente più potente della terra. Non credo che ci sia bisogno di presentarla, perché lei non ha bisogno di parole. Madre Teresa chiede fatti. Sono convinto che il meglio che si possa fare è renderle omaggio e dirle che lei è molto più importante di me e di tutti noi. Lei è le Nazioni Unite! Lei è la pace del mondo!”. 
Madre Teresa, di fronte a queste parole altisonanti, si fece ancora più piccola, ma la sua fede era grande e il suo coraggio era altrettanto grande. Mostrò l’immancabile corona del Rosario e disse: “Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino”.  
Fece un momento di silenzio, poi aggiunse: “Pregate anche voi! Pregate e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case c’è chi aspetta il vostro amore. Pregate e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore”. La preghiera era il fondamento della vita di madre Teresa». 

Nella notte del 10 settembre 1946 madre Teresa, mentre era in treno, sentì «la chiamata a rinunciare a tutto e seguire Gesù negli slum per servirlo tra i più poveri dei poveri». Nel corso dei decenni successivi, insieme alle sue Missionarie della Carità, aprì decine case in tutto il mondo: quali erano per lei le più gravi forme di povertà delle ricche società occidentali?  
«Madre Teresa affermava spesso che l’egoismo è la più grande sventura di una persona. E aggiungeva: “Sfido chiunque: non potrete mai trovare un egoista felice”. Nelle società del benessere l’egoismo è molto diffuso e per questa ragione, purtroppo, sono diffuse scontentezza, inquietudine, violenza. La radice dell’egoismo, così come di tutti i mali che ci affliggono, è la mancanza di preghiera. La dedizione ai poveri, fondata sulla preghiera, è l’unica medicina per vincere l’egoismo e trovare la gioia». 

Come risponderebbe madre Teresa a chi fosse tentato di scoraggiarsi sino a pensare che non serve a nulla spendere generosamente le proprie qualità migliori per gli altri perché comunque il mondo non cambia?  
«Ricordo che nel 1979, tornando da Oslo dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, madre Teresa fece tappa a Roma. Diversi giornalisti si accalcarono nel cortile esterno della povera dimora delle Missionarie della Carità, sul monte Celio. Madre Teresa non si sottrasse ai giornalisti, li accolse come figli mettendo nella mano di ciascuno una piccola medaglia dell’Immacolata. Uno di loro le disse: “Madre, lei ha settant’anni! Quando lei morirà il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica? Madre Teresa, si riposi! Non vale la pena fare tanta fatica”. Lei sorrise e rispose: “Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita nella quale potesse riflettersi l’amore di Dio. Le pare poco?”. Il giornalista non riuscì a rispondere, mentre intorno alla madre scese il silenzio. Madre Teresa riprese la parola e, rivolgendosi al giornalista, affermò: “Cerchi di essere anche lei una goccia di acqua pulita e così saremo in due. È sposato?”. “Sì, madre”. “Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?”. “Tre figli, madre”. “Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei”.  
Madre Teresa disse chiaramente che ognuno di noi ha in mano un piccolo, ma indispensabile capitale d’amore; è questo personale capitale d’amore che dobbiamo preoccuparci d’investire. Cerchiamo dunque di riempire l’unica valigia che porteremo con noi oltre la morte: la valigia della carità. Madre Teresa non si stancava di ripetere: “Riempitela, finché siete in tempo. Tutto il resto è fumo che svanisce velocemente”.» 

Qual era per madre Teresa il ruolo dell’uomo e della donna nel piano di Dio? E quale ritiene sia stato il contributo più significativo da lei offerto alla riflessione sulla donna?  
«Vorrei richiamare un episodio: nel 1995 si svolse a Pechino la quarta conferenza convocata dall’Onu sulla condizione della donna. Vi presero parte, insieme ai paesi membri dell’Unione Europea, altri 174 paesi. Obiettivo dell’incontro era quello di riaffermare l’uguaglianza tra l’uomo e la donna. La Santa Sede, per esporre il suo punto di vista, ricorse a madre Teresa.  
Il timore che le proprie riflessioni non coincidessero con quelle della maggioranza non trattenne la piccola suora dall’esprimere con umile coraggio il suo pensiero. Lei non aveva paura di dire la verità: il conformismo le era totalmente sconosciuto. Il messaggio fu il seguente: “Spero che questa conferenza possa aiutare ciascuna di noi a riconoscere, apprezzare e rispettare il posto speciale della donna nel piano di Dio, in modo che tutte le donne riescano a realizzare questo disegno nella loro vita. Non riesco a capire perché alcuni affermino che donne e uomini sono perfettamente uguali, negando la bella diversità tra uomini e donne. Tutti i doni di Dio sono buoni, ma non sono tutti uguali. Rispondo spesso alle persone che dicono che piacerebbe loro servire i poveri come li servo io: «Quello che faccio io non lo puoi fare tu e io non posso fare quello che fai tu. Ma insieme possiamo fare qualcosa di bello per Dio». La diversità tra uomini e donne si colloca in questa linea. Dio ha creato ciascuno di noi, ogni essere umano, per qualcosa di molto importante: per amare ed essere amati. Però, perché Dio ci ha creati uomini e donne? Perché l’amore della donna è un’immagine dell’amore di Dio e l’amore dell’uomo è un’altra immagine dell’amore di Dio. Entrambi sono stati creati per amare, ma ciascuno ama in modo diverso. Donna e uomo si completano reciprocamente e, insieme, costituiscono una prova dell’amore di Dio in modo più completo di come potrebbe farlo ciascuno separatamente. Questa speciale capacità propria della donna si manifesta in maniera più completa quando diventa madre. La maternità è il dono di Dio alla donna”. Queste limpide parole non hanno bisogno di commento». 
Che cosa insegna il tenace perseverare di madre Teresa nella preghiera e della dedizione ai poveri durante i lunghi anni da lei trascorsi in quella esperienza nota come “notte della fede”?  
«Ritengo – è il mio umile parere – che la “notte della fede” sia stato un dono di Dio per difendere madre Teresa dalla tentazione dell’orgoglio. Mi spiego. Madre Teresa raggiunse una celebrità forse superiore a quella dello stesso Papa: e il Papa era Giovanni Paolo II! Madre Teresa era cercata da tutti. Ricevette il Nobel per la pace: fatto unico e quasi impossibile per una suora cattolica. Venne invitata a parlare all’assemblea generale dell’ONU: anche questo fatto rasenta l’inimmaginabile. E potrei continuare. Per lei poteva essere facile cadere nel laccio dell’orgoglio e dell’autocompiacimento. Ma Dio l’ha impedito mettendo nell’anima di madre Teresa la “notte della fede”, che è una forma di povertà radicale, una situazione in cui si sperimenta dolorosamente la lontananza da Dio e la propria costituiva pochezza. Come ha reagito madre Teresa? Ha reagito intensificando la preghiera e moltiplicando le opere di carità. Pregando, lottava contro il buio; e moltiplicando la carità si trovava tra le braccia di Dio, che è amore. Questa è la risposta dei santi: l’obbedienza fiduciosa alla volontà del Signore».