venerdì 26 agosto 2016

La bandiera di Lepanto non abita più qui



Per la Chiesa non c'è guerra di religione: La bandiera di Lepanto non abita più in Vaticano 
Sette - Andrea Riccardi 
(Andrea Riccardi) Un dossier del magazine "Sette" del Corriere della Sera sul rapporto tra la Chiesa di papa Francesco e l'Islam. Nel suo contributo, Andrea Riccardi spiega che quando dice che non c`è guerra di religione, il pontefice si rifà a una scelta ormai assodata della Chiesa, quella dello "spirito di Assisi"


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La questione degli imam in Europa. Musulmani nei principi 
L'Osservatore Romano 
Gli imam nati in Europa non danno una garanzia totale contro la crescita del radicalismo islamico nel vecchio continente: a sostenerlo è il ministro degli Affari islamici marocchino, Ahmed Tawfiq, che in un’intervista all’agenzia Efe ammette che ci sono imam nativi dei Paesi musulmani che si recano in Europa con una scarsa conoscenza della lingua della nazione che li ospita, anche se, a suo avviso, «il problema non sta solo nella consapevolezza di una realtà, ma nell’interpretazione dei principi».
Per il ministro, c’è ormai quasi una corsa in alcuni Paesi europei a che gli imam delle moschee vengano scelti fra coloro che sono nati o formati in Europa. Tuttavia ciò, nel caso succeda, «non garantirà nulla né cambierà nulla».
Il Marocco, come l’Algeria e la Turchia, ha sempre cercato di avere un certo controllo sulle moschee nei quartieri delle città europee dove è presente una nutrita comunità marocchina, ma molti analisti ritengono che ciò che manca è l’esatto opposto: ovvero un «islam europeo» in grado di rispondere ai problemi dei musulmani che vivono nel continente.
Per Tawfiq tuttavia «non esistono cose come un islam di Francia o un islam di Spagna», sottolineando che «l’imam deve rispettare sia le leggi sia le istituzioni di Spagna, Francia e Marocco, incluse le regole del gioco politico. La sua missione è quella di difendere i principi generali che definiscono l’islam». Il ministro ritiene inoltre che i dibattiti sul burqini o sull’hijab distolgano l’attenzione da cose più importanti. Sono «accessori», semplici espressioni di una polemica che, chiamando in causa la religione, in realtà la danneggia.
Tawfiq riconosce che l’islam è spesso sulla difensiva «a causa del ritardo economico e scientifico dei musulmani», ma questo non deve portare a un discorso offensivo nei loro confronti. L’islam deve essere presentato come qualcosa di «alternativo, attraente, convincente». Purtroppo molti giovani musulmani, soprattutto in Europa, «sono andati a cercarsi questo modello dal cosiddetto Stato islamico, che presenta il suo “califfato” come il luogo dove si possono incontrare le aspirazioni dei musulmani». Tuttavia — aggiunge — l’islam mette in guardia da tre grandi pericoli: l’ignoranza, l’inganno e l’estremismo, tre difetti attribuibili a coloro che oggi parlano a nome dell’islam radicale.
Per quanto riguarda invece la crescente islamofobia in Europa e nel nord America, il ministro marocchino ha ricordato che ci sono grandi conoscitori dell’islam antico e attuale nel mondo accademico occidentale che, purtroppo, non hanno voce in capitolo o influenza pubblica. Questi studiosi, se avessero una maggiore influenza, potrebbero «aiutare i mezzi di comunicazione, che spesso reagiscono troppo in fretta», a produrre «un discorso rassicurante e un’analisi critica» sull’islam.
Ahmed Tawfiq è considerato uno dei principali ideologi dell’islam marocchino e crede che questo modello abbia «una legittimità politica che il terrorismo cerca di usurpare», per cui è necessario insistere, dentro e fuori il Marocco, sull’importanza dell’istituzione del «Comandante dei credenti», riferendosi all’autorità religiosa del re. Le basi di questa istituzione, che il ministro non esita a definire un «modello», sono la garanzia per il cittadino di vari pilastri fondamentali: la sicurezza e l’ordine pubblico, la giustizia, il rispetto della proprietà privata, la dignità della persona.

L'Osservatore Romano