mercoledì 31 agosto 2016

Fertility day 2016


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http://www.fertilityday2016.it/

Il 22 Settembre c’è il Fertility Day. Un giorno dedicato alla fertilità organizzato dal Ministero della salute.
Lo scopo è quello di mettere in evidenza, prima che sia tardi“la bellezza della maternità e paternità”, “il pericolo della denatalità”, il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori”
Ho appena scoperto di questo grande evento istituzionale e butto giù quelle che sono state le mie reazioni immediate alla lettura del materiale presente nel sito.
Prima cosa ansia. Istintiva, irrazionale. Ma quel martellamento sul “prima che sia tardi”, ripetuto ossessivamente, mi ha automaticamente portata a considerare le mie ovaie e il mio utero come vecchi e decrepiti.
La seconda sensazione è stata quella di essere stata catapultata in un passato non troppo remoto in cui fare figli era un obbligo istituzionale per le donne e venivano premiate con medaglie quelle più prolifiche. Oppure di essere approdata in un surreale futuro distopico, simile a quello del film The Lobster, in cui essere in coppia è un dovere e chi vi si sottrae viene trasformato in un animale a scelta.
Poi c’è la grafica, infantilizzata, giovane e accattivante. Almeno queste sembrerebbero le intenzioni, il risultato è fatidioso e amplificatore della surrealità del tutto.
C’è il fertility Game in cui puoi scegliere di essere un ovulo o uno spermatozoo e schivare i nemici della fertilità, quali fumo, alcol, infezioni, età che avanza. Non dichiarato esplicitamente ma tra questi c’è sicuramente anche l’omosessualità.
Ci sono le cartoline.
Si va da quelle minacciose e un po’ sessiste, con tanto di clessidra a simboleggiare il tempo che passa e a colpevolizzare le donne che lo fanno passare.

A quelle in cui la fertilità viene definita un “bene comune”.
Quindi con il tuo corpo non puoi farci quello che ti pare, perchè non appartiene a te, ma è un bene comune.
Quindi se rimani incinta e non vuoi portare avanti la gravidanza chiunque può opporsi a questa tua scelta, perchè il tuo utero, e quello che eventualmente ci sta dentro, sono un bene comune.

A quella in cui si invita ad accoppiarsi da giovani, magari in posizioni “classiche”, perchè c’è più creatività.
E poi c’è il piano nazionale della fertilità del Ministero della Salute: ” Difendi la tua fertilità, prepara una culla per il tuo futuro”, in cui possiamo leggere cose del genere:
E’ utile ricordare che la “sessualità” non è  un accessorio del nostro comportamento avulso ed enucleabile dalla funzione riproduttiva, a cui biologicamente è destinata. Anche quando non esiste un’esplicita volontà di procreare, la sessualità è una elevatissima forma di comunicazione umana che coinvolge l’interezza dell’essere. Spesso, inconsapevolmente, è tesa proprio alla trasmissione della vita. Siamo spinti dagli stessi ormoni che guidano le cosiddette specie inferiori come una sorta di trappola riproduttiva; ne siamo più o meno consapevoli, ma le nostre pulsioni sessuali, l’attrazione e la tensione tra i sessi, non sono, da un punto di vista biologico,un comportamento che si esaurisce in se stesso.
In un documento istituzionale la sessualità viene definita biologicamente destinata alla procreazione. Affermazione che delegittima qualsiasi rapporto non finalizzato a questo scopo, qualsiasi pratica sessuale che non abbia come obiettivo la trasmissione della vita. Affermazione che sostanzialmente parla di eterosessualità obbligatoria e di maternità/paternità non come scelte ma come obblighi sociali.
Leggo poi che questa campagna ad alto contenuto d’ansia sulla procreazione coercitiva bisogna portarla nei consultori.
Nei consultori?! Nei luoghi che erano un tempo femministi, in quelli voluti dalle donne per esercitare liberamente la propria sessualità, in quelli già invasi dai movimenti prolife, dovremmo aggiungere la retorica di Stato sul fare i figli come l’obbligo più bello del mondo?
E nelle scuole. Vogliono portare la campagna sulla fertilità anche nelle aule scolastiche, sin dalla scuola dell’infanzia perchè si guardi alla bambina già come a una potenziale mamma, perchè sia preservata la sua salute riproduttiva come bene di Stato.
Con buona pace di tutte le pratiche dal basso sull’educazione sessuale e all’affettività portate avanti in questi anni nelle scuole e ostacolate in tutti i modi.
Da insegnante penso a quello che potrei fare perchè tutto questo non entri nelle scuole, da femminista penso alla riappropriazione degli spazi, dai consultori ai centri antiviolenza, ai nostri corpi.
Pensiamo insieme a un modo per fermare tutto questo.
http://narrazionidifferenti.altervista.org/