giovedì 11 agosto 2016

11 Agosto. Santa Chiara Vergine



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Richiamo all’essenziale 

(Jean-Baptiste Sourou) Santa Chiara «è un richiamo permanente per la Chiesa perché ritorni all’essenzialità e alla radicalità del Vangelo». Lo ha detto il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, durante la messa presieduta nella basilica della santa, ad Assisi, giovedì mattina, 11 agosto. La solenne concelebrazione eucaristica è stata il momento centrale della festa liturgica in onore della santa, apertasi la sera di mercoledì con la veglia di preghiera nel santuario di San Damiano.
Intorno all’altare, oltre al vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, c’erano una quarantina di sacerdoti, molti delle famiglie francescane e del clero locale.
Di fronte a una grande assemblea di fedeli e pellegrini, il porporato ha ricordato che la forza di Chiara risiedeva nell’ascolto della voce di Cristo, nella sequela gioiosa e nella testimonianza dell’amore. Sviluppando questo trinomio lungo l’intera omelia, il cardinale Stella ha sottolineato che «ascoltare la chiamata di Cristo è il fondamento di ogni vita cristiana. Dio non agisce con violenza verso di noi», ha ribadito, ma «si fa povero e umile, quasi a mendicare uno spazio nel nostro cuore, come uno sposo bussa alle porte della sua amata».
«Abbiamo bisogno — ha proseguito il porporato — di lasciarci condurre nel deserto, di creare in noi, per così dire, “uno spazio vuoto”, perché quando il cuore è sgombro da ogni rumore, allora può accogliere la parola di Dio, che libera, trasforma e guarisce». E di questo atteggiamento, ha ancora sottolineato il celebrante, «c’è molto bisogno non solo nella nostra vita personale, ma anche nella Chiesa, che deve superare la tentazione dell’attivismo e della mondanità, per lasciare che Dio la conduca alla presenza del Signore nel silenzio e nell’adorazione».
Solo così, sull’esempio di santa Chiara, contemplando Cristo, il credente troverà la radice della sua gioia. Perché, ha ricordato il cardinale Stella, «non ci vantiamo con vanità e superficialità di noi stessi o delle nostre forze, né cerchiamo la gioia della nostra vita nei falsi idoli, ma confidiamo che Dio è dalla nostra parte, rimane fedele anche quando noi cadiamo, e ci apre al dono di una vita e di un incontro senza fine».
E tale gioia è contagiosa perché «rimaniamo nell’amore del Signore per portare frutto nel mondo». Si tratta di una «chiamata del Signore a condividere la sua gioia, ad andare verso gli altri e a spendere la nostra vita nell’amore», ha spiegato ancora il cardinale. E citando Papa Francesco, ha evidenziato che si tratta «di una gioia nell’esercizio della carità missionaria, che intende raggiungere tutti. Questo anelito missionario si realizza se diventiamo testimoni credibili dell’amore di Dio».
In conclusione, il prefetto della Congregazione per il clero ha invitato tutti a «condividere il progetto liberante del regno di Dio: prediamoci un po’ di tempo quotidiano per il Signore, assaporiamo la gioia di appartenere a lui diffondendola nel mondo, e impegniamoci a offrire la nostra vita nell’amore, nel servizio e nella carità solidaria, soprattutto nella cura dei poveri».
Al termine della messa, le autorità comunali, oltre al tradizionale dono del fiore e del cero, hanno offerto alle clarisse un aiuto destinato all’Istituto serafico dei ragazzi pluriminorati di Assisi. 

L'Osservatore Romano