martedì 10 maggio 2016

La Chiesa bella

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di Costanza Miriano
La cosa bella di andare in giro per l’Italia è che incontro persone che vivono vite nascoste e sante, davvero, vite di sofferenza, di fatica economica, di dolore e malattia, o di gioia e ricchezza, comunque persone che, si capisce, hanno incontrato il Signore veramente, e veramente credono. Persone che, magari, non hanno avuto i soldi per venire a Roma al Family day, ma hanno sempre qualcosa da darmi. Persone colpite dalla sofferenza in modo misterioso, ma tese verso il Signore con una docilità commovente. Persone che con il loro volersi bene sono prova dell’esistenza di Dio.
È la Chiesa, e io ho la grazia di conoscerla a piccoli pezzi, in tutta Italia, da Nuoro a Gerenzano, da Villanuova a Montepulciano: ogni volta il Signore mi stupisce facendomi incontrare persone che camminano verso di lui con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. L’uomo che rimane fedele a una moglie che se ne è andata, la donna che continua a benedire Dio nella malattia, la mamma che continua a sperare per i suoi figli malati, contro ogni speranza, la moglie che continua ad aspettare che lui si converta. Persone che mettono tutto quello che hanno, e meno hanno più sono generose, verso di me e i fratelli. Sacerdoti, soprattutto, che servono la loro Sposa, la Chiesa, con un amore incredibile, lontani dalle gerarchie, lontanissimi dalla possibilità di fare carriera.
Mamma mia, riguardo le pagine appena passate dell’agenda, e rivedo i volti dei fratelli nella fede… solo negli ultimi tempi Gigi e Lara e don Ugo a san Giovanni in Persiceto, gli amici delle Stimmate di Verona, Leslie e la sua truppa brianzola, i modenesi (quando vi trasferite a Roma?) con don Francesco Pio, e poi a Jesolo don Fabio  e gli altri, don Marco a Lugano, Giovanni a Fabriano, Saimir e Luciana e Carlo a Todi e Marsciano, Riccardo a Cinisello Balsamo ed Emanuele a Bienno. Poi, va be’, tiro giù il carico, a Crema Nicola e Giovanni e un sacco di bella gente, per non parlare delle amiche viareggine e pisane – Eleonora Barbara e Monica & co. – e Paolo e Giovanni a Milano, e Federico a Nova Feltria e Luisa e Sarah a Città di Castello e nella mia Perugia, e Massimo e la moglie, avamposto nel deserto rosso toscano, e il prete più efficiente d’Europa, don Claudio a Gerenzano e un team da produzione hollywoodiana a Villanuova (grazie Alessandro e Matteo, come ha detto la Paola pareva il prequel di Armageddon), fino alle truppe delle mogli di Gudbrando oltremare, a Nuoro, fondate grazie a Luca e alla moglie, e al meraviglioso don Piero.
A Vicomoscano (diocesi di Crema) don Ottorino mi ha rapito il cuore: un prete. Basta, un prete vero. Senza aggettivi (come ha detto il mio amico Giacinto, sarà che le terre di Don Camillo sono proprio da quelle parti). Tradizionalista? Non so, a sentirlo parlare avresti detto di sì, ma al posto della talare aveva la maglietta DIO ESISTE (ma non sei tu. Rilassati). Un prete che è cresciuto negli scout e che continua a proporre ai suoi ragazzi quella proposta educativa, ma rinforzata di catechismo rigoroso, quello fatto proprio come si deve. Un prete che ha la casa e anche la chiesa piena di gente, che fa catechismo seriamente, non solo per intrattenere i ragazzi, perché sa che l’importante non è che i ragazzi rimangano nei dintorni dell’oratorio, purché sia. Un prete che, come diciamo tra amici intimi per capirci, “crede in Dio”, la qual cosa non è affatto scontata.
La Chiesa sta vivendo un momento difficile, non lo neghiamo. Tanti, tantissimi sacerdoti che amano la Chiesa in modo filiale, che non si permettono di dire mezza parola contro il Papa stanno però facendo fatica su alcuni punti poco chiari, sono disorientati, si stanno chiedendo chi sono e non sempre trovano chi risponda. Non entro nei dettagli perché il discorso è troppo complesso, e troppo serio per essere esaurito in un post, ma i lettori di questo blog sanno di che stiamo parlando. 
Non mi permetto però neanche di bollare questa sofferenza come semplice chiusura del cuore, come fanno gli entusiasti del nuovo corso, anche perché al contrario ho visto con quanta generosità e dedizione tanti sacerdoti spendono la vita per il loro gregge, e con quanta obbedienza silenziosa. Non credo che sia giusto chiudere gli occhi di fronte a questo disorientamento. Io vorrei dire solo una cosa: vedo tanta, tanta bellezza nella nostra madre Chiesa, nel popolo che le dà corpo e mani e braccia. Vedo vite di santi intrecciarsi in una rete di amore concreto e fattivo, vite continuare ad andare avanti con umiltà e in silenzio. Amo questo popolo, amo i suoi pastori che continuano a dare la vita per noi, e sono certa che proprio grazie a questa obbedienza il loro ministero sarà sempre più fecondo.