venerdì 29 aprile 2016

Gli Esercizi Spirituali ai tempi di Wikipedia.



Il restauro. Pubblichiamo l’intervento del segretario della Compagnia di Gesù durante la presentazione del restauro del più antico manoscritto degli "Esercizi spirituali" di sant’Ignazio. L’incontro si svolgerà a Roma oggi pomeriggio 29 aprile, presso la Pontificia università Gregoriana.
(Ignacio Echarte, 
Segretario della Compagnia di Gesù) Oggi ci siamo incontrati per riflettere e venire a conoscere la situazione di alcuni fogli, scritti verso la metà del secolo XVI. Si potrebbe dire, chiedendo venia, che il nostro è “un incontro originale”. Parleremo del manoscritto degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Fra di noi, che ci incontriamo oggi in questa aula magna dell’Università Gregoriana, vi sono interessi molto diversi. Lasciamo che ciascuno li tenga presenti per se stesso e speriamo che, al termine della nostra sessione, questi interessi abbiano avuto una risposta soddisfacente.
Se qualcuno ci avesse visti entrare nell’università e ci avesse domandato qual era l’oggetto della nostra riunione, la risposta sarebbe stata «Andiamo a parlare degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola». Se l’interlocutore non ha mai sentito parlare di questo tema e non sa di che cosa parliamo, per evitare di mostrare la propria ignoranza, la prima cosa che farebbe, sicuramente, sarebbe di andare su internet. Facciamolo anche noi. Usiamo il motore di Google e scriviamo le parole Spiritual Exercices e Ignatius of Loyola: troviamo 180 mila risultati! Per informarci sul tema, è un po’ troppo e non abbiamo tempo. Se indichiamo le parole spagnole Ejercicios Espirituales e Ignacio de Loyola, vengono fuori 107 mila risultati: un po’ di meno, ma sempre troppi per la nostra ricerca. Scriviamo le stesse parole in italiano e otteniamo 1.120 risultati: ci stiamo avvicinando a una cifra più “umana”, ma ancora eccessiva per comprendere e fare ricerche su che cosa siano questi Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola.
Continuiamo la nostra ardua ricerca e andiamo avanti con Wikipedia, che in certe occasioni può essere fonte di disperazione per bibliotecari e professori, e nella sua versione italiana troviamo un testo di 499 parole. Sono sufficienti per soddisfare il nostro ardore investigativo, la nostra curiosità, e credere che, dopo aver letto questo articolo, sappiamo ormai tutto sugli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio. L’articolo inizia dicendo che «Gli Esercizi Spirituali (titolo originale Exercitia spiritualia) sono un’opera di Ignazio di Loyola. Costituiscono il metodo di spiritualità proprio della Compagnia di Gesù».
In questo articolo di Wikipedia ci sono diverse informazioni, ma tra queste, poiché siamo ricercatori attenti e rigorosi, ci soffermiamo sulla citazione che viene fatta del testo stesso degli Esercizi: «Con Esercizi spirituali si intende ogni modo di esaminare la coscienza, meditare, contemplare, pregare vocalmente e mentalmente e altre operazioni spirituali. Come, infatti, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi spirituali tutti i modi di disporre l’anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita per la salvezza dell’anima».
Dalla ricerca wikipediana veniamo a sapere che il libro è stato scritto in varie fasi, pubblicato anzitutto in latino nel 1548, in spagnolo nel 1615, in italiano nel 1911. E approvato dal Papa Paolo III il 31 luglio 1548.
Tuttavia, dal momento che ci troviamo in un’università della Compagnia di Gesù, che io sono gesuita e che abbiamo in mano “il” libro degli Esercizi, credo che sia utile accompagnare la ricerca wikipediana con altri dati e riferimenti, che ci aiutino a conoscere il documento nella sua duplice dimensione di contenuto e di forma. L’oggetto del nostro studio odierno, infatti, è “il” manoscritto degliEsercizi Spirituali di sant’Ignazio. Un classico tra i libri spirituali. A differenza di altri libri di questo tipo, nei quali gli autori presentano le proprie esperienze spirituali, la dinamica interna del proprio itinerario personale, questo libricino è un libro pratico, un manuale di uso.
Scritto in spagnolo (attenzione, Wikipedia sbaglia quando dice che il titolo originale è Exercitia spiritualia), fu copiato diverse volte e tradotto in latino, e di questi testi ci sono arrivate diverse versioni.
Il testo spagnolo non è stato stampato fino all’anno 1615, 59 anni dopo la morte dell’autore. Le edizioni in altre lingue si diffonderanno soprattutto nel secolo ventesimo.
Il suo carattere di manuale, o di testo pratico, fa sì che il testo sia sempre un testo vivo. Il testo deve essere considerato come uno spartito musicale: lo si deve praticare per ascoltare il suono che vi è contenuto. Nel testo, dobbiamo riconoscere tre protagonisti, tre melodie che si intrecciano in modo armonico. In quanto libro spirituale, si riscontra per primo il linguaggio della divinità. In secondo luogo, il testo contiene indicazioni per la persona che fa gli esercizi e vive un’esperienza personale intensa. La terza melodia la esegue chi la accompagna nel processo, che non è direttore, ma accompagnatore, osservatore attento di un’esperienza altrui. Si tratta quindi di un duetto tra Dio e chi si esercita, osservati da una terza persona. Alla fine del processo, la persona che pratica gli esercizi prende una decisione di vita, dopo aver dialogato durante un certo tempo, esercitandosi secondo un metodo, un modo e una maniera particolari.
La praticità del testo è riconoscibile anche dal modo in cui furono generate le sue diverse parti: Ignazio cercò di plasmare le sue esperienze personali di ricerca della volontà di Dio su se stesso, perché riteneva che potessero essere di aiuto per altre persone. Lo stesso Ignazio in diverse occasioni disse che la cosa migliore che poteva lasciare agli altri erano questi appunti pratici.
Il testo è breve, appena 25 mila parole, 370 paragrafi (secondo la numerazione a margine attualmente in uso). Ma non sarebbe facile segnalare tutta la letteratura che questo libricino ha scatenato dal lontano 1548 e che continua a suscitare oggi: rilettura filosofica, filologica, teologica, antropologica, psicologica. Ma più che la produzione letteraria, importa riconoscerlo come un testo che aiuta le persone a trovare una via. Per questo è un classico della spiritualità cristiana: perché aiuta le persone.
L’importanza del contenuto è quindi riconosciuta, e vale la pena che ne facciamo oggetto oggi del nostro incontro. Ma non siamo qui, unicamente, per saperne di più sul contenuto e sulla struttura del testo. Ci siamo trovati per avere un approccio diverso al testo.
Il testo è stato oggetto della pubblicazione critica nell’anno 1969, come numero 100 della Collezione Monumenta Historica Societatis Iesu, dell’Istituto Storico della Compagnia di Gesù. L’autore di questa pubblicazione è il compianto padre Cándido Dalmases, che aggiorna e completa la pubblicazione precedente del padre José Calveras. Sono loro debitore. Questa pubblicazione è stata importante per permettere l’accesso all’originale, al suo contenuto, al suo processo redazionale.
Credo di poter dire che, nella maggioranza degli studi o approcci al testo, non è stato possibile un contatto materiale con il testo originale. E, nel dire “contatto materiale”, mi riferisco proprio ai fogli conservati nell’Archivio, che ci sono pervenuti fino a oggi e che abbiamo il dovere di trasmettere ai posteri.
Certamente, non si può pretendere che questi fogli siano messi a disposizione di chi singolarmente vuole conoscere gli Esercizi. Per la maggioranza degli studiosi o degli interessati, o per le persone che vogliono avvicinarsi alla dinamica del testo, non è necessario toccare i fogli, annusarli, guardarli in controluce, come solitamente fa una restauratrice o un addetto alla manutenzione dei manoscritti.
Ignazio è morto nel 1556, e quello che è arrivato a noi è un manoscritto con una data non fissata: sono 63 fogli, che sin dall’inizio della Compagnia di Gesù sono stati riconosciuti come “l’autografo”. Il testo, di mano di uno o vari amanuensi, contiene le correzioni o aggiunte di Ignazio in 32 punti. Per questo lo riconosciamo come “autografo”. È troppo poco per essere considerato “autografo”? È quello che abbiamo, e ci è sufficiente per sapere che questo è “il” libro degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola.
Questo manoscritto è un materiale vivo, che nella sua fisicità porta le conseguenze degli anni passati. L’uso del materiale, la qualità delle carte, le caratteristiche degli inchiostri, i diversi restauri operati in passato, hanno lasciato la loro traccia nel manoscritto, che è diventato un materiale fragile, malato, e richiedeva per lo meno un’indagine ed eventualmente un restauro protettivo. Ascolteremo tra poco il processo seguito, e il suo risultato, che ci permette oggi di dare stabilità ai fogli che contengono questo testo vivo.
Prima di finire questa mia presentazione voglio esprimere, a nome del padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù, un vivo ringraziamento alla Fundación Gondra-Barandiarán, di Guecho (Biscaglia, nel Paese Basco della Spagna) per aver assunto generosamente gli oneri di questo lavoro. Nel suo desiderio di collaborare con la Compagnia di Gesù in diversi progetti di aiuto, hanno desiderato aprire una porta a una collaborazione scientifica e culturale. Il ringraziamento si estende anche ai professori e tecnici che con dedizione e cura hanno accolto questa sfida non indifferente. Posso annunciare con gioia che questo lavoro, che presentiamo, è il primo di una serie di altri lavori di restauro, previsti per preservare un patrimonio conservato per il servizio degli altri. A voi tutti, presenti e assenti, grazie.
Se gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola contengono una melodia armonica nel suo contenuto, spero che tutti noi qui presenti possiamo riconoscere alla fine di questo pomeriggio che anche i “fogli” restaurati offrono una melodia, nuova e armonica, che può essere eseguita e applicata su tanti altri “spartiti”, custoditi nei nostri archivi e biblioteche, e che meritano una cura particolare.

L'Osservatore Romano