giovedì 28 aprile 2016

Caterina contro (questa) Europa



Ah, se oggi quello stesso Spirito che la animava fosse presente nelle nostre comunità... La patrona d'Italia ha tante cose da dire OGGI al nostro "vecchio" continente..
admin


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Il messaggio di santa Caterina si dimostra ancora una volta attuale in un momento in cui l’Italia e l’Europa «sono di nuovo attraversate da venti gelidi di decadenza morale, crisi spirituale e frammentazione politica». Così il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, in occasione della festa della santa senese, celebrata a Siena domenica 24 aprile. Il fenomeno delle migrazioni, ha proseguito il porporato, sta mettendo alla prova l’Europa, «sfida la sua tenuta economica e politica e la sua statura morale» dinanzi alle sofferenze di intere popolazioni che «si muovono per la loro sopravvivenza e le migliaia di persone che si perdono o muoiono durante il cammino».
Un vero esodo, ha sottolineato il cardinale, «non più emergente», che Papa Francesco a Lesbo — insieme al patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo Hierònymos — «ha voluto segnalare con forza affinché si giunga a scelte coraggiose e si incoraggino iniziative che rispettino la dignità delle persone». Santa Caterina, ha fatto notare il porporato, fu una donna che «seppe dai più alti livelli della Chiesa e della società ai più umili, portare e testimoniare l’alto messaggio dell’amore di Dio e del prossimo». Instancabile, infatti, fu la sua attività di aiuto «ai poveri, agli ammalati, ai carcerati». Nella sua scelta di amore radicale «suscitò ammirazione, sequela, interesse a tutti i livelli: non solo fondò le terziarie domenicane», ma la gente comune del tempo «si raccolse attorno a lei e con lei visse la carità sincera, che non fu meno contagiosa delle malattie: carità, vera cura del corpo e dello spirito». A distanza di quasi sette secoli, infatti, Caterina «si erge dinanzi a noi come grande testimone dell’amore e ci invita a vincere la nefasta globalizzazione dell’indifferenza», che «anestetizza di fronte al dolore altrui e impedisce di vivere la novità del comandamento dell’amore». Nella sua radicale e rivoluzionaria novità dell’amore, «emerge risplendente e possente la figura» della santa. Una donna «straordinaria, gigantesca, nella Siena del Trecento, che ha segnato la storia in Italia e in Europa». Proclamata patrona d’Italia e compatrona d’Europa, Caterina ancora oggi «parla eloquentemente al nostro continente», a un’Europa che, come dice Francesco, «rassomiglia ad una nonna sterile, piegata su se stessa, impaurita». Per il Papa è «giunta l’ora, in cui costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana», come raccomandò al Parlamento europeo il 25 novembre 2014. Commentando la pagina conclusiva dell’Apocalisse, il cardinale ha fatto notare come il cielo e la terra «si trasformeranno in un nuovo cielo e in una nuova terra, nei quali sarà superata ogni separazione tra il Creatore e gli uomini». Un mondo dove non ci sarà più sofferenza né morte, ma solo luce, gioia e pace. «Anche in questo caso — ha detto — la figura di santa Caterina da Siena ha molto da insegnarci». Infatti, chiamata a Roma da Urbano VI «per promuovere l’unità della Chiesa minacciata dallo scisma», trascorre nella preghiera «l’ultima fase della sua vita, continuando a ricevere e a consigliare i suoi figli spirituali». E il 29 aprile 1380, a soli 33 anni, «sentendo l’ora vicina della morte, pronuncia parole che richiamano quelle di Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio”». Per Caterina, «la morte non significa la fine, ma l’inizio, l’ora dell’incontro con Cristo», il momento in cui «cessare di lavorare sulla terra per iniziare a lavorare dal cielo, in un’opera di intercessione destinata a non interrompersi mai più». Il cardinale ha infine affidato alla santa l’arcidiocesi e l’intera città di Siena, «con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce, e anche il mondo intero con le sue immense necessità e tragedie».


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Europa ferma al Brennero, Ban Ki-moon ribadisce l’obbligo dell’accoglienza di chi fugge dalla guerra

Una recinzione al Brennero, lunga 370 metri e alta quattro metri, potrebbe essere il nuovo muro in Europa, voluto dall’Austria. Mobilitati 250 poliziotti austriaci, ma previsti anche soldati. Il tutto potrebbe essere avviato già dal primo giugno. Sul versante austriaco non ci sarà nessun centro di accoglienza. I richiedenti asilo saranno immediatamente identificati, registrati e portati ad Innsbruck, mentre l’Italia dovrà farsi carico dell’assistenza degli altri. 
C’è da dire che il giorno dopo l’annuncio, proprio al Parlamento austriaco è intervenuto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha parlato di «restrizioni crescenti ai flussi migratori» per sottolinearne «l’impatto negativo rispetto agli impegni sanciti dalla legge internazionale». Ban Ki-moon ha ribadito chiaramente «l’obbligo morale e legale di aiutare coloro che fuggono dalla guerra, dagli abusi dei diritti umani e dalle persecuzioni». Ban Ki-moon ha parlato nel giorno in cui alla Camera bassa del Parlamento austriaco si vota la legge che inasprisce le norme per il diritto di asilo. Da parte sua, Vienna cerca di fissare le sue condizioni all’Europa e all’Italia. Se Roma non consentirà ai suoi poliziotti di salire sui treni già in Italia, per fare controlli, la frontiera sarà blindata. Il capo della polizia della regione del Tirolo, Tomac, sostiene che «non ci sarà muro o filo spinato», ma una non meglio definita recinzione. Immediata la reazione dell’Italia. Il presidente del Consiglio, Renzi, parla apertamente di «ipotesi sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, la logica e il futuro». Tomac ha presentato alla stampa, al valico, il Grenzmanagement, la gestione di confine, spiegando che, nell’area di 300 metri in cui passano autostrada, statale e ferrovia, ci saranno «controlli a vista». I mezzi dovranno transitare al massimo a 30 chilometri all’ora. Al Brennero in realtà i migranti arrivano quasi esclusivamente in treno. Le autorità austriache chiedono perciò di poter effettuare controlli sui treni già sul territorio italiano, altrimenti ci sarà uno stop forzato per tutti i treni provenienti da sud a Steinach, subito dopo il confine. Il nodo dei controlli austriaci in Italia è rimandato all’incontro tra i ministri degli Interni, Angelino Alfano e Wolfgang Sobotka, fissato a Roma il giorno dopo la conferenza stampa al Brennero. Della questione parlerà con Matteo Renzi il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che fa sapere che giovedì sarà a Roma. È già intervenuto il commissario europeo per l’Immigrazione, Avramopoulos, chiedendo ponti e non muri e soprattutto chiedendo spiegazioni a Vienna. In generale, l’Austria ha stabilito per il 2016 un tetto di 37.500 richieste di asilo e ha stabilito che in caso di «stato d’emergenza», i confini potranno essere completamente chiusi a migranti e profughi. In tema di arrivi umanitari, restano diversi i fronti aperti. Guardando a Lesbo, isola greca simbolo di alcuni snodi della rotta balcanica, si trova la sempre critica situazione nel campo profughi di Moria. Ci sono proteste, con momenti di alta tensione, contro la durata e le difficili condizioni della detenzione. L’organizzazione umanitaria Save the children denuncia l’uso di gas lacrimogeni da parte della polizia e l’inaccettabile coinvolgimento dei bambini. Almeno 33 sembra abbiano avuto disturbi da soffocamento. C’è poi il canale sempre aperto degli sbarchi sulle coste italiane. Sono arrivati a Lampedusa i 237 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia su due gommoni alla deriva. E tra tante operazioni di salvataggio di vite umane, c’è l’impegno al largo per il recupero del natante carico di migranti che un anno fa ha fatto naufragio in quelle acque causando oltre 700 vittime, per quella che è considerata la più grande tragedia nel Mediterraneo fra i viaggi della speranza. Sono coinvolte navi della Marina militare italiana in collaborazione con altre istituzioni e associazioni. Nel barcone si stima ci siano non meno di 400 corpi, forse 500. Il peschereccio è a 370 metri di profondità e, una volta portato a galla, sarà “congelato” con azoto liquido, messo su una chiatta e trasferito nel pontile Nato di Augusta. L’arrivo è stimato per la prossima settimana, tra il 3 e il 4 di maggio, a seconda delle condizioni meteo.
L'Osservatore Romano