lunedì 21 marzo 2016

Perché ci piace parlare di sesso?



La scorsa settimana uno dei ragazzi che preparo al matrimonio mi ha posto, un po’ infastidito questa domanda: “perché la Chiesa parla sempre di sesso?”
La domanda sembra legittima: non è forse il sesso la cosa più privata ed intima che ci sia? E allora perché dovrei aver bisogno di un prete che venga a spiegarmi come devo comportarmi sotto le lenzuola? A parte il fatto che se fai sesso con un’altro e non con la tua mano destra già non è più una questione privata, perché riguarda almeno due persone, tanto è che c’è una schiera di maestri in fila per spiegarti come comportarti sotto le lenzuola: psicologi, filosofi, medici, sessuologi, pornostar… perfino i giornalisti… insomma tutti, ma proprio tutti, sembrano autorizzati ad insegnare alla gente come far l’amore tranne noi, ma, a parte questo, è proprio l’assunto di base che è sbagliato: non c’è niente di meno privato del sesso in realtà!
Nell’articolo che citavo Sabato Pasolini faceva un’affermazione sorprendente, ma vera se la si comprende nella maniera giusta: il sesso è politica. Pasolini ha ragione se si dà al sesso una nozione appena un po’ più larga del puro e semplice unirsi delle carni. Hadjadi nel suo brillantissimo “Mistica della carne”forza un po’ la logica del discorso, ma non di molto, quando dice che il rapporto sessuale comincia con il corteggiamento e finisce quando il figlio va all’università.
La provocazione del simpatico e bravo filosofo franco-armeno ha il merito di porre il sesso nella sua giusta cornice: non è cioè semplicemente un incontro di carni, ma un incontro di persone. Se riduciamo il sesso al coito allora ci condanniamo a non capirne nulla, a dover talmente mortificare la realtà dell’incontro umano che, dopo averla dissezionata, non saremo più capaci di rimetterla insieme.
Allora certo che il sesso diventa politica, perché riguarda il complesso di tutto l’agire umano e se è politica allora a fortiori riguarda la morale ed è quindi un argomento su cui anche noi preti possiamo e dobbiamo intervenire. Del resto non c’è religione al mondo che non abbia sviluppato una sua etica sessuale, cioè un codice di comportamento tra le lenzuola.
Quando un uomo e una donna si aprono l’un l’altro offrendosi la propria intimità e la propria profondità la posta in gioco è troppo alta per non immaginare dei meccanismi di tutela della parte più debole, che non è necessariamente la donna. Il puro e semplice arbitrio sessuale, il fare ciò che si vuole, non solo non è umano, ma non è nemmeno naturale. Solo gli uomini nella loro barbarie peggiore possono immaginare un sesso senza regole, in natura le cose non vanno affatto così, osservate i complicati riti di corteggiamento a cui tutte le specie si sottopongono se volete capire. Il cosiddetto sesso selvaggio di selvaggio non ha proprio nulla ed è lontanissimo dal mondo degli animali, quando Eugenio Finardi (che peraltro è una bravissima persona e un papà innamorato), dice che vuole far l’amore come un animale evidentemente non ha mai visto nemmeno un documentario di Quark.
Senza il controllo esercitato dalla morale il sesso diventa inevitabilmente un esercizio di sopraffazione e potere e l’amore si rovescia nel suo contrario, cioè nel soddisfacimento del desiderio. Non per nulla la metafora del mangiare è una delle più usate per descrivere l’atto sessuale, come se questo si potesse davvero compiere nel consumare il partner per soddisfare se stessi.
Per imparare un po’ di disciplina a letto tuttavia non c’è bisogno del prete, basterebbe amare sinceramente il proprio compagno/a e ascoltarlo con amore, basterebbero in effetti un po’ di buon senso e di affetto reciproco. Solo che al mercato queste merci non si trovano e di questi tempi anzi i fornitori alternativi alla Chiesa sono quasi tutti chiusi o in fallimento.
Non so se sia vero l’aneddoto che racconta che la posizione cosiddetta “del missionario” si chiama così perché sono stati i missionari cristiani ad insegnarla alle tribù indigene che evangelizzavano, ma se fosse vero mi sembrerebbe una cosa bellissima. Infatti credo che se una coppia non ha mai fatto l’amore guardandosi negli occhi, insegnargli a farlo sia un oggettivo e grande passo avanti nella loro promozione umana.
Spero che non siamo arrivati al punto di doverci mettere ad insegnare ai nostri ragazzi anche le giuste posizioni nell’accoppiamento, ma non ci scommetterei, vista la dilagante disumanità. Comunque certamente dobbiamo ricominciare ad insegnare tenerezza e buon senso molto prima di poter anche soltanto parlare di castità prematrimoniale, o meglio non possiamo parlare di castità senza parlare anche di tenerezza e buon senso.
A parte tutto questo, dicevo, appare sempre più evidente che il tentativo di restituire al sesso una dignità morale non è l’obbiettivo primario della battaglia culturale che stiamo combattendo, la posta in gioco in realtà è molto più alta. La reale posta in gioco è la definizione di uomo. Quale idea di uomo abbiamo in mente? Per che cosa ci battiamo? Per cosa sacrifichiamo tempo energie e risorse?
I nostri padri hanno lottato per la libertà di esprimere la propria opinione, di lavorare con un salario dignitoso, di educare i propri figli, per ideali concreti e nobili al tempo stesso. Oggi tutto questo è diventato la libertà di scopare come e quando vogliamo (chiedo scusa per il francesismo, ma quanno ce vo’ ce vo’), di drogarci, di vendere, comprare e buttar via bambini come se fossero pezzi di ricambio.
Non vi viene almeno il sospetto che qualcosa è successo nel frattempo? Che la libertà di cui parlavamo cent’anni fa non è la stessa di cui parliamo oggi?
E se la libertà non è più la stessa non sarà perché l’uomo è cambiato?
O forse l’uomo non c’è più. Annegato, distrutto dal consumo, trasformato in un sensore, sensibilizzato ad ogni più piccolo mutamento dell’umore, condannato a seguire i suoi stimoli primari come un cane di Pavlov. Siamo già saturi di stimoli fino all’overdose e ne vorreste ancora di più?
Ma non vi accorgete che il mercato (e la politica che ne è la serva obbediente) usa la stessa logica dello spacciatore di eroina che crea apposta la dipendenza per legarti a sé?
Tutte le culture di tutti i tempi hanno sempre saputo che la mollezza, l’indulgere nella ricerca ossessiva del piacere, è un segno di decadenza, ma almeno fino adesso questa disgrazia è stata riservata alle elites di governo, oggi ci troviamo di fronte al paradosso di un elitarismo svenduto sul mercato, di una trasgressione un tanto al chilo, che ovviamente di trasgressivo non ha più niente, se non lo slogan pubblicitario (che suona peraltro sempre più frusto, sempre più vuoto). Aveva ragione Pasolini, il sesso ormai è il migliore strumento del mercato. Il suo uso immorale ha prodotto una generazione di consumatori obbedienti, privi di senso critico.
Eppure forse non è ancora troppo tardi, vedo all’orizzonte segnali di risveglio, non solo e non soltanto nel milione di coraggiosi che la Manif pour tous ha portato in piazza in Francia. Non solo
nella testimonianza delle Sentinelle in piedi, ma in tanti ragazzi che conosco che riscoprono il valore della castità, nello sguardo grato e stupito che vedo negli occhi di molte coppie di fidanzati quando li invito ad astenersi fino al matrimonio.
Nonostante tutto io credo che nulla possa strappare dal cuore umano l’aspirazione alla bellezza e il disgusto della volgarità. Ciò che dobbiamo fare allora è restituire bellezza al sesso per restituire dignità all’amore e credo che la guerra non sia ancora persa. Perderemo forse alcune battaglie, ad esempio sono quasi certo che la legge Scalfarotto sarà approvata, ma già vedo iniziare la rivoluzione della castità, credo infatti che la generazione veramente perduta sia la mia, quella che oggi ha 50 anni e che purtroppo è al potere, quelli che vengono dietro hanno mediamente un pizzico di buon senso e di buon gusto in più. Sarà che sono saturi, ma mi sembra che si stiano risvegliando da questa sbornia colossale che abbiamo patito. Hanno però bisogno di una direzione, di qualcuno che indichi la via ed allora prendo coraggio e se a trent’anni non avevo il coraggio di dirlo oggi lo grido forte: l’insegnamento della Chiesa sul sesso è il più umano che ci sia. Non è questione di fede, se ce la fate restate pure atei (non so come fate, ma è un problema vostro), ma vi prego nell’intimità siate uomini e donne che si amano, cioè persone, e non delegate al vostro apparato riproduttivo la volontà e il pensiero.
Quindi caro amico, per rispondere alla domanda che mi hai fatto e che ha provocato questo articolo: a me non piace affatto parlare di sesso. Preferirei parlare di unione mistica con Dio, di spiritualità, della Parola di Dio, di tante altre cose che potrei insegnarti anche sul matrimonio e sul tuo amore per la tua fidanzata, ma non posso farlo, così come non posso tenere una lezione sulla metafisica di Talete, che vedeva nell’acqua il principio primo, ad un uomo che sta annegando