giovedì 24 marzo 2016

Giovedì Santo 2016



Cristo si è innamorato di una prostituta! E cosa fa? 
Non potendo essa salire in alto, lui è disceso in basso. 
Entrato nella casa di lei, la vede ubriaca. 
Come è entrato? Non nella sua nuda condizione divina, 
ma in quella della prostituta, 
perché vedendolo essa non fosse presa da timore, 
né sfuggisse via. 
La trova coperta di ferite, diventata selvatica, in balia dei demoni. 
E cosa fa? La prende, sí la prende in moglie. 
E cosa le dà? Un anello! L'anello del­lo Spirito Santo ... 
Lei però dice: "Ma sono peccatrice, sono sporca". 
"Non temere, sono un medico!"... 
L'amante che follemente ama non si arresta alla forma, 
perché l'amore folle non vede difformità. 
Per questo è amore folle, perché spesso ama anche ciò che è difforme. 
Cosí fa Cristo: la vede difforme, la ama follemen­te 
e la fa creatura nuova... 
Come un pastore la pasce, 
come uno sposo la prende in moglie, 
come un altare le fa grazia, 
come un agnello si sacrifica per lei. 
O Sposo che rendi bella la difformità della sposa! 

San Giovanni Crisostomo, Omelia seconda su Eutropio, II


***

Ti sei donato a me senza riserve,
pieno di soavità hai fatto piccola la tua grandezza;
così che non tremassi nel vederti,
nell'aspetto pure come me perchè potessi riceverti


Ode VII di Salomone

***

Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».

***

Oggi Dio si inchina dinanzi ai nostri piedi. Basterebbe questo per rimanere schiantati. Gesù sa che anche oggi è "la sua ora" nella quale farci "passare con Lui da questo mondo al Padre" che abbiamo rinnegato. Gesù sa che per farsi accogliere da noi come il nostro unico Signore e Maestro deve scendere "sino alla fine" del nostro cuore, sin dove è nascosta la menzogna con la quale il falso maestro ci ha sedotti per farsi signore della nostra vita. La superbia che ci ha fatto assomigliare al demonio si può infrangere solo su quest'amore inimmaginabile. L'amore sino alla fine.

Gesù, infatti, è l'unico che va con noi sino in fondo. Lui non lascia le cose a metà, il suo amore non si spegne, non si raffredda, non sfugge il pericolo, non rinuncia per la vergogna, non muta per opportunismo, non esige cambiamenti e attitudini particolari, sa pazientare e attendere, non si aspetta contraccambio ma guarda tutto di noi con speranza invincibile. Se ti prende per mano e ti promette di amarti sino alla fine, sarà esattamente così.

Un amore che ama sino alla fine di noi stessi, sino agli angoli bui e irrisolti delle situazioni che ci tolgono pace e gioia. Sino alla fine di ogni nostro fallimento. Sino alla fine del peggior lato del nostro carattere. Sino all'ultima nostra debolezza. Sino alla fine dell'ultimo peccato inanellato. Un amore che brucia e cancella, che salva tutto quanto sembra perduto, che ricrea tutto quanto sembra morto e imputridito.

Perché l’amore di Gesù è incastonato nella dinamica dell'esodo; è un amore pasquale che lo conduce sino a inginocchiarsi dinanzi ai nostri delitti. In quante pozzanghere piene del fango del giudizio, dell’invidia, della maldicenza, dell’avarizia abbiamo posato i nostri piedi. 

Quanta polvere abbiamo calpestato, secca come l’amore per la moglie o per il marito. Quanti chilometri abbiamo percorso per allontanarci da Lui e dai fratelli. Quante piaghe sotto i nostri piedi, quante sofferenze che non abbiamo potuto lenire, quante relazioni che non siamo stati capaci di ricostruire.

Fratelli, oggi Gesù è in ginocchio umiliandosi dinanzi a noi per lavare nel suo sangue ogni macchia, liberarci dalla schiavitù, e accompagnarci in un autentico esodo che dimentichi e lasci dietro le spalle i peccati antichi. Lui è oggi prostrato davanti a noi, per lavare i nostri piedi affinché essi ci facciano entrare nella Pasqua.
Ma "per avere parte con Lui" alla resurrezione è necessario consegnare la nostra carne incapace di servire ai gesti umili di Cristo. Fissarlo con uno sguardo di compunzione mentre rinuncia alla sua dignità spogliandosi delle sue vesti di splendore per restare nudo come noi, dopo aver mangiato il frutto che ci era stato proibito. Contemplarlo mentre si cinge con la Verità per fare giustizia della menzogna. Umiliare i nostri schemi mentre si inginocchia dinanzi ai nostri piedi, testimoni sporchi, feriti, stanchi della nostra vita fuggita lontano dalla volontà di Dio. Per offrire, con il cuore contrito, i nostri peccati alle acque rigeneratrici della sua misericordia. Perché Lui è oggi prostrato davanti a noi, per lavare i nostri piedi affinché essi ci facciano entrare nella Pasqua.

E’ in ginocchio sottomesso a te come un servo, più piccolo di te perché di fronte a questo amore si dissolva il tuo orgoglio e, così tu possa ricevere con l'Amen del mendicante il nostro Signore e Maestro che desidera ardentemente mangiare con noi la sua Pasqua. Che ci unisce a Lui perché possiamo "fare come Lui" e "seguire il suo esempio", che significa "annunciare la sua morte" che dà la morte al nostro uomo vecchio in ogni pensiero, parola e gesto; "nell'attesa che Egli venga" in ogni istante a fare di essi la testimonianza dell'uomo nuovo ricreato in Cristo. L'Eucarestia, infatti, è il suo Mistero Pasquale che, celebrato nell'assemblea cristiana, si compie nella vita quotidiana di ogni cristiano.

Coraggio, con la Chiesa, che attende il ritorno del Signore, anche noi potremo inginocchiarci dinanzi al fratello nell'attesa che Cristo venga a trasformare quel gesto in riconciliazione e salvezza per entrambi. L’attesa della Notte delle notti che raggiunge e illumina ogni nostra notte di egoismo per deporvi l'amore di Dio rivelato in Cristo Gesù che ci spinge ad uscire per andare a cercare i nostri fratelli e lavare i loro piedi.


Per questo vi invito a celebrare innanzitutto in casa il memoriale di questo amore. Prendiamoci del tempo prezioso, prima di partecipare alla celebrazione in Chiesa e raduniamoci in famiglia, o tra i membri della stessa comunità religiosa, o tra i preti in servizio nella stessa parrocchia. Proclamiamo il Vangelo e laviamoci i piedi gli uni gli altri, chiedendoci sinceramente perdono. Il padre alla madre e ai figli, la madre al padre e ai figli, i figli ai genitori e ai fratelli. Sarà il segno della vittoria del Servo, l’unico da offrire al mondo perché veda l’amore di Dio e creda in Lui.