martedì 22 marzo 2016

Da Idomeni a Bruxelles



Dal campo di Idomeni, il cordoglio di un piccolo profugo.

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Lo ha capito perfino lui... No, non il piccolo profugo, che ha tutta l'aria di avere le idee chiare. Ma il segretario della CEI, che pure (almeno quando parla) è fumato alla grande...
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Galantino: guerra a pezzi si argina con l'integrazione

La Chiesa italiana si unisce al coro di condanna del nuovo, efferato episodio di violenza terroristica di Bruxelles. Mons. Nunzio Galantino ribadisce: la violenza si combatte con politiche di integrazione, non di respingimento.

R. – Vorrei esprimere la vicinanza, la solidarietà alle famiglie, il dolore per le vittime ed è chiaro che anche un evento di questo genere non possa che richiedere una condanna chiara, perché questi attentati contribuiscono ad accrescere il clima di insicurezza, il clima di paura a tutti i livelli.
 D. – Mons. Galantino, si punta a rendere difficile la convivenza umana?
 R. – Sì, direi ancora di più. Perché ancora una volta viene rilanciato un messaggio forte da queste persone: non ci sono posti sicuri, non ci sono posti al riparo dal fanatismo, di qualsiasi matrice questo fanatismo sia.
 D. – Come si può vincere questa sfida?
 R. – Penso che in questi momenti si riproponga per tutti, e non solo per chi ha responsabilità di governo, la domanda su cosa fare, su come reagire, su come difendersi. Certo, vanno confermati tutti gli sforzi e le misure di sicurezza già in atto. Mi chiedo, però, se e quanto da sole, queste misure contribuiscano a risolvere ragionevolmente ed efficacemente il problema che sta assumendo sempre di più i toni del dramma. Mi chiedo, cioè, fino a che punto le politiche di chiusura, i muri, i fili spinati possano avviare soluzioni ragionevoli ed efficaci. Lei mi chiede cosa si possa fare, dove ci si può muovere … Capisco quanto sia difficile da accettare, in questo momento, ma penso che tutti dobbiamo riflettere e ipotizzare strade nuove, e tra queste penso a quella dell’ integrazione sociale e culturale, almeno per coloro che si rendono disponibili a questo. Ritengo – e lo ripeto anche in questo momento – che questa sia la sfida che ci attende da ora, e penso che debba partire la reazione di tutti: quella dell’integrazione.
 D. – Serve anche una risposta politica comune di tutta l’Europa, cosa che non c’è…
 R. – Questo senza dubbio: lo stiamo dicendo come Chiesa da tantissimo tempo! L’ha detto il presidente della Cei Bagnasco, lo sta dicendo il Papa continuamente. Ormai dobbiamo metterci in testa, se non l’avessimo ancora capito, che questo problema non riguarda Bruxelles, non riguarda il Belgio, non riguarda la Francia, non riguarda solo la Turchia, ma riguarda veramente direi l’Europa. Ma non so se sia sufficiente, perché qui stiamo dimenticando anche quello che sta succedendo in Africa, quello che sta succedendo in Yemen … Il Papa ha ragione: qui si sta combattendo una guerra a pezzi, ma non è soltanto quella che si combatte in posti che conosciamo, ma questa guerra sta diventando uno stile, un clima, un modo di essere per cui se non si è uniti, seriamente uniti, sentendosi tutti coinvolti, penso che si faccia il gioco di chi, purtroppo, ha questi progetti drammatici, questi progetti che non hanno niente a che fare con la religione, non hanno niente a che fare con l’affermazione dell’umanità.
 D. – Le religioni possono contribuire a fermare questa deriva?
 R. – Sono convinto di sì. Nella misura in cui, veramente, si fa riferimento a un Dio che è misericordia, che significa che c’è un Dio che vuole che tutti gli uomini stiano insieme, stiano bene insieme, si aiutino reciprocamente a capire qual è la strada da percorrere tutti insieme. Le religioni non sono nate per mettere gli uni contro gli altri, o gli uomini in contrasto tra di loro: sono nate invece per metterli insieme.
 D. – E’ a rischio la democrazia dei Paesi occidentali?
 R. – Ma … è una domanda troppo grossa per avere una mia risposta. Spero, e lo spero veramente, che si arrivi in tempo a fermare l’arroganza, la voglia senza limiti di queste persone di imporre certi modi di fare,  di pensare, certi modi di agire. RV