martedì 26 gennaio 2016

Virtù private e omissioni pubbliche


di Gianluca Veneziani
Certo che sono veramente spassosi i ministri EnneCiddì di questo governo, che vorrebbero proprio andare al Family Day ma non possono, che vorrebbero tanto esserci ma sono impegnati, hanno già prenotato un volo quel giorno, ci hanno altre robe da fare, oppure non vogliono essere fraintesi ed equivocati, e perciò rimangono a casa.
I due ministri Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin, le due particelle di sodio residuali della componente di Nuovo Centrodestra negli ultimi governi (erano cinque i ministri con Letta, si sono ridotti a due), dovrebbero rappresentare l’anima cattolica, moderata, di centrodestra, comunque pro-family e pro-life di questo esecutivo. Se non altro per questo, cioè per opportunismo politico, per rimarcare la propria differenza rispetto al Pd che pure sostengono, dovrebbero partecipare al Family Day di sabato prossimo. E invece abdicano, s’inventano scuse, preferiscono rinunciare. Alfano, che pure assicura che lui sarà in piazza «con la mente e con il cuore», avverte che non potrà esserci anche con il corpo «perché sono ministro dell’Interno» e ho «il compito di supervisionare che la manifestazione si svolga in un clima sereno e ordinato». In pratica Angelino guarderà la manifestazione dall’alto, dovrà tenere a freno il suo istinto irrefrenabile di scendere in piazza, e dire che aveva già preparato tutto, striscioni, slogan e cori, voleva tanto essere là, in testa al corteo, ma superiori impegni glielo impediscono, lui deve garantire la sicurezza del nostro Paese e anche l’ordine pubblico della manifestazione, mica chiacchiere. Lui proprio, in prima persona, mica poteva delegare la cosa ad altri collaboratori o funzionari. No, starà lui in cabina di regia, alla Questura. Davvero bello sapere che ogni tanto Alfano si ricordi di essere un ministro dell’Interno… Ma non lo dice Alfano che le vere ragioni per cui non metterà le sue lunghe leve nella piazza del Family Day è che in questo modo andrebbe contro Renzi, che invece sostiene alla grande questa legge; e che comunque vadano le cose in Parlamento, lui rischierebbe di fare una figuraccia. Se il ddl non passa, allora Alfano andando in piazza aiuterebbe a dare una spallata al governo di cui fa parte (rischio che non vuole affatto correre, perché così salterebbe la sua poltrona). Se invece il ddl passa, allora Alfano andando in piazza dimostrerebbe di essere stato dalla parte (numerica) sbagliata e quindi di essere minoranza irrilevante all’interno dell’esecutivo, perdendo ancora di più peso specifico (non che adesso sia alto…).
Quanto invece alla sua collega di governo, la Lorenzin, lei non può esserci per due ragioni cogenti. Innanzitutto aveva già programmato da tempo un viaggio in Cina, che non si poteva proprio spostare, lei ci aveva pure provato non appena aveva saputo del Family Day, stava lì lì per strappare il biglietto e disdire la prenotazione, ma poi devono averle detto che spostando il volo perdeva un sacco di soldi, e la Cina non è proprio vicina e il ddl Cina non è meno importante del ddl Cirinnà… E poi, soprattutto, ci tiene a dire a La Stampa, lei che pure è straconvinta che «un bambino ha il diritto di nascere e crescere con una mamma e un papà», non va in piazza «per evitare sterili strumentalizzazioni», perché lei è «ministro di tutti gli italiani» e, andando in una piazza, rischierebbe di fare sembrare che è ministro solo di una piazza e questo non sta bene. Come dire che in privato la Lorenzin la pensa in un modo, ma in pubblico evita di esporsi per non essere «strumentalizzata» e accusata di pensarla in un modo (ché è un reato, oggi in Italia, pensarla in qualche modo e pensare in generale). Virtù private e omissioni pubbliche, insomma. L’esatto opposto di quello che servirebbe a un buon rappresentante di governo. Ma evidentemente né la Lorenzin né Alfano lo sono…
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