domenica 10 gennaio 2016

Il nome di Dio è Misericordia




E il Papa mi disse: “Dio perdona con una carezza non con un decreto”
Vatican Insider
(Andrea Tornielli) Esce il libro-intervista con Francesco del vaticanista de La Stampa. Il 13 marzo 2015, mentre ascoltavo l’omelia della liturgia penitenziale al termine della quale Papa Francesco stava per annunciare l’Anno Santo straordinario, ho pensato: sarebbe bello potergli porgere alcune domande incentrate sui temi della misericordia e del perdono, per approfondire ciò che quelle parole avevano significato per lui, come uomo e come sacerdote. Senza la preoccupazione di ottenere qualche frase a effetto che entrasse nel dibattito mediatico attorno al sinodo sulla famiglia, spesso ridotto a un derby fra opposte tifoserie.  (...)

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Vatican Insider

Anticipiamo quattro stralci del libro-intervista «Il nome di Dio è Misericordia» (Piemme, pagg. 120, 15 euro), in libreria da martedì 12 gennaio. Tempo di misericordia  - Posso leggere la mia vita attraverso il capitolo 16 del Libro del profeta Ezechiele. Leggo quelle pagine e dico: ma tutto questo sembra scritto per me! Il profeta parla della vergogna, e la vergogna è una grazia: quando uno sente la misericordia di Dio, ha una grande vergogna di se stesso, del proprio peccato. C’è un bel saggio di un grande studioso della spiritualità, padre Gaston Fessard, dedicato alla vergogna, nel suo libro La Dialectique des “Exercises spirituels” de S. Ignace de Loyola. La vergogna è una delle grazie che sant’Ignazio fa chiedere nella confessione dei peccati davanti al Cristo crocifisso.  (...)

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Anticipazione. Sarà disponibile da martedì 12 gennaio, anche in versione ebook, il libro intervista di papa Francesco Il nome di Dio è misericordia (Edizioni Piemme; pagine 120; euro 15) frutto di una conversazione con il vaticanista del quotidiano “La Stampa”, Andrea Tornielli. Volume di cui pubblichiamo un’anticipazione. Si tratta del passaggio in cui il Papa spiega che cos’è per lui la misericordia, quale posto ha nel suo cuore. In particolare rispondendo alle domande di Tornielli, Francesco ricorda il capitolo 16 del Libro di Ezechiele in cui si paragona Israele a una bambina «gettata via». (...) 


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Dal fedifrago devoto alla prostituta per forza: aneddoti di misericordia

La Repubblica

(Vito Mancuso) Non si deve chiedere quello che non può dare a questo libro-intervista di Papa Francesco con Andrea Tornielli, delle cui 120 pagine a stampa più di un terzo sono bianche o di strumenti redazionali. Quello che il libro può dare e dà effettivamente è la saggezza vissuta di un uomo di Dio che crede profondamente nel Vangelo e nella sua capacità di rinnovare la vita. Dalla sua lunga esperienza il papa trae una serie di aneddoti, uno più fresco dell' altro, raccontati sempre con grazia e delicatezza. 
C'è la vecchietta argentina che dice che Dio perdona sempre perché altrimenti il mondo non esisterebbe, la donna sola che per mantenere i figli si prostituisce e che ringrazia di essere chiamata comunque "signora", l' uomo devoto che non perde una messa e ha una relazione con la cameriera e si giustifica dicendo che le cameriere ci sono anche per questo, la donna che non si confessa da quando aveva 13 anni perché allora il prete le chiese dove teneva le mani mentre dormiva, la signora cui vengono richiesti per prima cosa 5.000 dollari per la causa di nullità matrimoniale, la ragazza che nel postribolo incontra l' uomo che forse la sposerà e che per questo si reca in pellegrinaggio, e altri vividi esempi di concretissima umanità. Tutto il procedere del libro è segnato dall' esperienza del peccato, cui il papa attribuisce un' importanza decisiva, rendendola quasi una condizione indispensabile dell' esperienza spirituale: se il nome di Dio infatti è misericordia, solo chi ha bisogno di misericordia, cioè il peccatore, lo può incontrare. Il peccato, a partire dal peccato originale ritenuto "qualcosa di realmente accaduto alle origini dell' umanità" (p. 58), funziona quindi come un paradossale pre-sacramento. Per questo coloro che non ne hanno il rimorso sono il vero bersaglio polemico, cui il Papa giunge persino ad augurare di peccare: "Ad alcune persone tanto rigide farebbe bene una scivolata, perché così, riconoscendosi peccatori, incontrerebbero Gesù" (p. 82). L' altro aspetto su cui il libro si sofferma a lungo è il sacramento della confessione, che per il Papa è il luogo concreto per incontrare la misericordia di Dio e al cui riguardo non mancano consigli ai confessori. Il libro è un campione esemplare della spiritualità di Bergoglio: la vita è una guerra, vi sono molti feriti, la Chiesa è un ospedale da campo, i suoi ministri devono operare come medici e infermieri. La misericordia di cui parla il Papa si configura quindi come un' operazione strettamente ecclesiastica. Anche il suo Dio è quello della più tradizionale dottrina cattolica basata sul nesso tra peccato originale e redenzione tramite il sacrificio: "Il Padre ha sacrificato suo Figlio". Che cosa invece non si deve chiedere al libro perché non lo dà? Non si deve chiedere la trattazione, anche solo come accenno, delle capitali questioni filosofiche e teologiche sottese all' argomento trattato. Per quanto riguarda la dimensione filosofica, la questione del peccato e del suo perdono rimanda al rapporto tra coscienza, libertà e giudizio morale. E le domande che sorgono dal contesto contemporaneo sono: esiste realmente la coscienza? Siamo veramente liberi e quindi responsabili del bene e del male commessi? Il bene e il male esistono come qualcosa di oggettivo o si tratta di convenzioni culturali che l' uomo più evoluto può superare andando "al di là del bene e del male"? Per quanto riguarda la teologia, la questione principale concerne il rapporto tra grazia e libertà: la misericordia di Dio si dà del tutto gratuitamente o per renderla efficace è necessario un primo passo dell' uomo? La dottrina ecclesiastica condannò come eretica (definendola per la precisione semipelagiana) la prospettiva secondo cui la misericordia divina dipende da un primo piccolo passo dell' uomo. Eppure questa è esattamente la tesi sostenuta più volte dal papa (a pp. 15, 50 e 72), in linea con la tradizione della teologia gesuita che tra la fine del 500 e l' inizio del 600 scatenò una violenta e non conclusa polemica con i più tradizionali domenicani detta "controversia de auxiliis". Vi è poi la questione della vita futura: se la misericordia è veramente il nome di Dio, come giustificare la dannazione eterna dell' inferno? Fosse anche solo per pochi, o anche solo per l' angelo decaduto diventato il Diavolo, l' esistenza dell' inferno eterno rende aporetica l' affermazione della misericordia quale nome di Dio. Se la tesi del papa, come io ritengo, è vera, essa impone logicamente la dottrina detta "apocatastasi", cioè il perdono finale per tutti. Essa lungo la storia fu sostenuta da grandi teologi, ma purtroppo è eretica per la dottrina ufficiale della Chiesa. Tali questioni non le si deve chiedere a questa pubblicazione d' occasione, ma al papa e alla sua sapienza ritengo di sì.


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Una Chiesa materna che alla condanna preferisce il perdono
Corriere della Sera

(Gian Guido Vecchi) Accetti l' elezione? « Peccator sum, sed super misericordia et infinita patientia Domini nostri Iesu Christi confidus et in spiritu penitentiae accepto ». Cappella Sistina, 13 marzo 2013, alle 18.50 Bergoglio supera il quorum e nella risposta al Decano del Conclave lo dice come premessa alla formula di accettazione: «Sono un peccatore». Una consapevolezza che ciascuno dovrebbe chiedere al Signore come una «grazia», spiega Francesco nella conversazione con Andrea Tornielli raccolta nel libro Il nome di Dio è Misericordia , in uscita in 86 Paesi. Perché Dio ci attende a braccia aperte come il padre del Figliol prodigo, «aspetta che gli concediamo soltanto quel minimo spiraglio per potere agire in noi col suo perdono». Il Papa, che alla misericordia ha dedicato un Giubileo, riassume: «Dobbiamo tornare al Vangelo». Perché «la Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l' incontro con quell' amore viscerale che è la misericordia di Dio». Un amore materno (nel greco dei Vangeli, il verbo che indica la compassione di Gesù è splanchnízomai e viene da splánchna , l'«utero» o le «viscere» della madre) come materna deve essere la Chiesa: «Bisogna entrare nella notte che attraversano tanti nostri fratelli». La nostra epoca è «un kairós di misericordia», un «tempo opportuno» per l' umanità ferita del presente. Francesco ricorda una madre sola che si prostituiva per mantenere i figli e lo ringraziava perché la chiamava sempre «signora». Con buona pace dei cristiani che, come i «dottori della legge», hanno perduto «lo stupore di fronte alla salvezza che ci è stata donata», si credono puri e sono ipocriti: Bergoglio racconta di un neonato morto e lasciato sulla soglia della chiesa da un parroco perché non ancora battezzato. L' ipocrisia è anche la corruzione, distinta dal peccato: «Il corrotto è colui che pecca e non si pente e finge di essere cristiano. Che si lamenta per la scarsa sicurezza nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse...». Misericordia o verità? «La misericordia è vera, è il primo attributo di Dio. Poi si possono fare delle riflessioni teologiche su dottrina e misericordia, ma senza dimenticare che la misericordia è dottrina. Io amo piuttosto dire: la misericordia è vera». Francesco ripete che i confessionali «non devono mai essere stanze di tortura». E racconta: «Io ho una nipote che ha sposato civilmente un uomo prima che lui potesse avere il processo di nullità matrimoniale. Volevano sposarsi, si amavano, volevano dei figli, ne hanno avuti tre. Il giudice civile aveva assegnato a lui anche la custodia dei figli avuti nel primo matrimonio. Quest' uomo era tanto religioso che andava al confessionale e diceva al sacerdote: "Io so che lei non mi può assolvere, ma ho peccato, mi dia una benedizione". Questo è un uomo religiosamente formato». Esemplare il passaggio sugli omosessuali. È rimasta storica una frase di Francesco: «Chi sono io per giudicare?». Ora spiega: «Innanzitutto mi piace che si parli di "persone omosessuali": prima c' è la persona, nella sua interezza e dignità. E la persona non è definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore. Io preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà, indicare la strada, accompagnarle».

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"Giubileo della Misericordia, istruzioni per l’uso”. In un libro l’intervista di Tornielli al Papa 
 Faro di Roma 
L’Anno Santo Straordinario che stiamo vivendo contribuirà ad abbattere le troppe “dogane pastorali” che impediscono alle persone, in particolare alle più piccole e deboli, di ottenere la grazia dei sacramenti della quale la Chiesa è custode e non certo padrona. Papa Francesco affida questa speranza alla lunga intervista concessa al vaticanista Andrea Tornielli, che la pubblica in un libro intitolato “Il nome di Dio è Misericordia”, (...) 

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Francis lays out case for mercy in 1st book as pope 
 AP 
(Nicole Winfield) Pope Francis lays out his case for emphasizing the merciful face of the Catholic Church in his first book as pontiff, saying God never tires of forgiving and actually prefers the sinners who repent over self-righteous moralizers who don't. "The Name of God Is Mercy," a 100-page conversation with Italian journalist Andrea Tornielli, is being published this week in 86 countries to help kick-start Francis' Holy Year of Mercy. A copy was provided in advance to The Associated Press on Sunday. (...) 
Pope Francis: ‘Why we all need mercy’  (John Bingham and Peter Stanford, The Telegraph)