domenica 10 gennaio 2016

Il nome di Dio è Misericordia (3)



Martedì a Roma Benigni presenta il libro-intervista di Tornielli al Papa

Ci sarà Roberto Benigni a presentare il libro-intervista «Il nome di Dio è Misericordia», martedì prossimo all’Augustianum di Roma, insieme al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e Zhang Agostino Jianqing, ospite del carcere di Padova. La presentazione sarà trasmessa in diretta da Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre) a partire dalle 10.45 e sarà visibile anche sul sito web del nostro quotidiano (lastampa.it). 

Il 31 dicembre 2014, nell’omelia per la celebrazione dei vespri per il Te Deum di fine anno, Francesco aveva evocato una espressione di Benigni. Il Papa parlava del peccato che rende schiavi e allontana dalla condizione di figli di Dio, con la debolezza dell’essere umano che finisce per renderci più disposti alla schiavitù per paura della libertà. «Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano - aveva spiegato Bergoglio - che per il Signore fu più facile togliere gli Israeliti dall’Egitto che togliere l’Egitto dal cuore degli Israeliti. Erano stati, sì, liberati “materialmente” dalla schiavitù, ma durante la marcia nel deserto con le varie difficoltà e con la fame cominciarono allora a provare nostalgia per l’Egitto e ricordavano quando “mangiavano ... cipolle e aglio” (cfr. Libro dei Numeri 11,5); ma si dimenticavano però che ne mangiavano al tavolo della schiavitù». 

Quel «grande artista italiano» era l’attore e regista toscano, che pochi giorni prima era stato protagonista di due puntate su RaiUno dedicate ai Dieci Comandamenti e nella parte iniziale del programma aveva usato quell’immagine. Parole che evidentemente avevano colpito Francesco, il quale aveva visto la prima puntata, e nei giorni successivi aveva telefonato a Benigni. La rilettura dei Dieci Comandamenti è stata replicata in prima serata lo scorso 25 dicembre, risultando il programma più visto. 

Il libro-intervista da oggi in libreria per le edizioni Piemme, esce in contemporanea in 86 Paesi: tra gli editori ci sono Penguin Random House US, Commonwealth Bluebird, Kösel-Verlag e Planeta. 
http://www.lastampa.it/
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Il nome di Dio è Misericordia”. E’ il titolo del libro-intervista di Papa Francesco con il vaticanista Andrea Tornielli. Il volume - edito dalla Piemme - verrà pubblicato martedì 12 gennaio con un lancio mondiale in 86 Paesi. Oggi su quattro giornali italiani: La StampaCorriere della SeraRepubblicaed Avvenire sono stati pubblicati quattro differenti estratti del volume.


“Il Papa è un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio”. Papa Francesco lo confida nella conversazione con Andrea Tornielli da cui è scaturito il libro “Il nome di Dio è misericordia”. Il Pontefice torna a ribadire il suo “rapporto speciale” con i carcerati. “Ogni volta che varco la porta di un carcere per una celebrazione o per una visita – spiega al vaticanista deLa Stampa – mi viene sempre questo pensiero: perché loro e non io”, “le loro cadute avrebbero potuto essere le mie, non mi sento migliore di chi ho di fronte”.
Come Pietro, anche i suoi Successori sono peccatori
“Può scandalizzare questo – ammette – ma mi consolo con Pietro: aveva rinnegato Gesù e nonostante questo è stato scelto”. Il Papa rammenta di essere stato colpito nel leggere alcuni testi di Paolo VI e Giovanni Paolo I – Albino Luciani definiva se stesso “la polvere” – sul senso dei propri limiti, delle proprie incapacità che sono colmate dalla misericordia di Dio. San Pietro, riprende, ha tradito Gesù. “E se i Vangeli ci descrivono il suo peccato, il suo rinnegamento – annota – e se nonostante tutto ciò Gesù gli ha detto: Pasci le mie pecorelle, non credo che ci si debba meravigliare se anche i suoi Successori descrivono se stessi come peccatori”. In un altro passaggio del volume, Francesco afferma dunque che può “leggere” la sua vita attraverso il capitolo 16 del Libro di Ezechiele laddove il profeta “parla della vergogna”.
Vergogna è grazia che ci fa sentire la misericordia di Dio
La vergogna, sottolinea il Papa, è una “grazia: quando uno sente la misericordia di Dio, ha una grande vergogna di se stesso, del proprio peccato”. La vergogna, evidenzia, “è una delle grazie che Sant’Ignazio fa chiedere nella confessione dei peccati davanti al Cristo crocifisso”. Quel testo di Ezechiele, confida, “insegna a vergognarti”, ma “con tutta la tua storia di miseria e di peccato, Dio ti rimane fedele e ti innalza”. Francesco rammenta padre Carlos Duarte Ibarra, il confessore che incontrò nella sua parrocchia il 21 settembre 1953, giorno in cui la Chiesa celebra San Matteo: “Mi sentii accolto dalla misericordia di Dio confessandomi da lui”. Un’esperienza così forte che, anni dopo, la vocazione di San Matteo descritta nelle omelie di San Beda il Venerabile sarebbe diventata il suo motto episcopale: miserando atque eligendo.
Chiesa esiste per permettere l’incontro con la misericordia di Dio
Francesco approfondisce dunque la missione della Chiesa nel mondo. Innanzitutto, evidenzia che la “Chiesa condanna il peccato perché deve dire la verità”. Al tempo stesso, però, “abbraccia il peccatore che si riconosce tale, lo avvicina, gli parla della misericordia infinita di Dio”. Gesù, evidenzia Francesco, “ha perdonato persino quelli che lo hanno messo in croce e lo hanno disprezzato”. Il Papa richiama la parabola del Padre misericordioso e del figlio prodigo. “Seguendo il Signore – è la sua riflessione – la Chiesa è chiamata a effondere la sua misericordia su tutti coloro che si riconoscono peccatori, responsabili del male compiuto, che si sentono bisognosi di perdono”. “La Chiesa – avverte ancora Francesco – non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio”.
Giubileo faccia emergere sempre più volto di una Chiesa materna
Per annunciare la misericordia di Dio, soggiunge il Papa, “è necessario uscire”. “Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono e dove sperano”. Torna dunque all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” e annota che la “Chiesa in uscita ha la caratteristica di sorgere là dove si combatte: non è la struttura solida, dotata di tutto, dove ci si va a curare per le piccole e grandi infermità”: “vi si pratica la medicina d’urgenza, non si fanno i check-up specialistici”. Quindi, auspica che “il Giubileo straordinario faccia emergere sempre di più il volto di una Chiesa che riscopre le viscere materne della misericordia e che va incontro ai tanti feriti bisognosi di ascolto, compassione, perdono, amore”.
Peccatori sì, ma non accettare lo stato di corruzione
Francesco torna poi a riflettere sulla distinzione tra peccato e corruzione. Quest’ultima, osserva, “è il peccato che invece di essere riconosciuto come tale e di renderci umili, viene elevato a sistema, diventa un abito mentale, un modo di vivere”. “Il peccatore pentito, che poi cade e ricade nel peccato a motivo della sua debolezza – ribadisce – trova nuovamente perdono, se si riconosce bisognoso di misericordia. Il corrotto, invece, è colui che pecca e non si pente, colui che pecca e finge di essere cristiano, e con la sua doppia vita dà scandalo”. “Non bisogna accettare lo stato di corruzione come se fosse soltanto un peccato in più – è il monito del Pontefice – anche se spesso si identifica la corruzione con il peccato, in realtà si tratta di due realtà distinte seppur legate tra loro”. “Uno – constata – può essere un grande peccatore e ciononostante può non essere caduto nella corruzione”. Francesco fa l’esempio di alcune figure come Zaccheo, Matteo, la Samaritana, Nicodemo e il buon ladrone. “Nel loro cuore peccatore – afferma – tutti avevano qualcosa che li salvava dalla corruzione. Erano aperti al perdono, il loro cuore avvertiva la propria debolezza, e questo è stato lo spiraglio che ha fatto entrare la forza di Dio”. RV
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Fatto Quotidiano
(Francesco Grana) “Io preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà, indicare la strada, accompagnarle”. È il messaggio che Papa Francesco affida al suo primo libro intervista intitolato “Il nome di Dio è Misericordia” scritto insieme al vaticanista Andrea Tornielli, coordinatore di Vatican Insider, e coedito da Piemme e dalla Libreria Editrice Vaticana. (...)

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La Nación
Este martes, saldrá a la venta en más de 80 países el primer libro-entrevista sobre el papa Francisco . El autor del volumen es el vaticanista Andrea Tornielli pasó varias horas junto al Sumo Pontífice y a partir de allí armó "El nombre de Dios es misericordia", un libro que se mete de lleno en los temas más actuales y polémicos de la Iglesia católica actual: el divorcio, los homosexuales, la corrupción. Respecto de los homosexuales, Bergoglio  (...)

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Under Pope Francis, the Catholic church seems poised belatedly to embrace the 21st century. Since his surprise election in March 2013, the former Cardinal Jorge Bergoglio of Buenos Aires has singlehandedly transformed the backward-looking image of this multinational of 1.3 billion souls by dint of his winning personality, his personal asceticism and his outspoken commitment to those on the margins. (...)