mercoledì 27 gennaio 2016

IL DDL DEI 5 IMBROGLI

Una risposta per tutti: lo so! Abbiamo contattato Porta a Porta e protestato duramente per il mancato invito di rappresentanti del Comitato promotore del Family Day. È assurdo che non facciano parlare persone che da DUE ANNI sviscerano il ddl Cirinnà da cima a fondo, focalizzando perfettamente tutti i punti critici, persone che da DUE ANNI preparano questa manifestazione epocale, tramite lo snodo fondamentale del 20 giugno! È la prima volta che la Cirinnà non esce rivoltata come un calzino, purtroppo. Dal programma si sono impegnati a invitare Gandolfini alla prossima puntata sulla manifestazione. Coraggio! ‪#‎VadoAlMassimo‬!
Filippo Savarese

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Due ore di diretta a Matrix, Canale 5, proverò a difendere il diritto civile dei bimbi ad avere una mamma e un papà e a non essere mai considerati oggetti di compravendita. Sarà partita dura, ovviamente tutti contro. Pregate perché riesca a dire cose sensate. È tardi e sono molto stanco (Adinolfi)

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di Mario Adinolfi
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Dopo tre anni in cui non è riuscito neanche a superare lo scoglio di una discussione in commissione, arriva in aula il ddl Cirinnà, alla sua quarta riscrittura. Violando platealmente l'articolo 72 della Costituzione, che prevede che tutti i provvedimenti normativi debbano essere preliminarmente discussi in commissione, questo testo va direttamente all'esame dell'assemblea di Palazzo Madama. I senatori dovranno prima di tutto vagliarne i requisiti di costituzionalità, che non ci sono: il ddl viola l'articolo 29 della Costituzione, come interpretato e ribadito dalla sentenza 138 del 2010 della Corte costituzionale, oltre che l'articolo 3 della stessa. Ma poiché la discussione sarà tutta e solo ideologica e di convenienza politica, nessuno valuterà davvero nel merito la costituzionalità del provvedimento, che verrà riconosciuta per partito preso da una strana maggioranza composta da Pd, grillini, Sel e amici di Denis Verdini. Dalla settimana prossima poi, dopo il decisivo appuntamento del Circo Massimo sabato 30 gennaio in cui il popolo italiano avrà l'ultima occasione per far sentire la propria voce, il Senato voterà uno per uno i 23 articoli di cui è composto il provvedimento e verso metà mese ci sarà il voto finale. Poi il ddl passerà alla Camera (visto che ancora per un paio d'anni vivremo in un sistema di bicameralismo perfetto), dove Matteo Renzi ha promesso di farlo approvare con lo stesso testo uscito dal Senato, dunque in tempi rapidi. Infine la legge eventualmente partorita dalla Camere dovrà andare al Quirinale, dove quella di Sergio Mattarella non sarà una controfirma rituale: dovesse riscontrare palesi elementi di incostituzionalità, potrebbe rispedire il testo al Parlamento. Se le Camere dovessero approvarlo di nuovo, però, il Capo dello Stato sarebbe obbligato a controfirmarlo. Due settimane dopo la firma del presidente della Repubblica, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il ddl Cirinnà sarebbe a quel punto legge dello Stato.

Ho ritenuto necessario spiegare tutti i passaggi procedurali per far comprendere che, come sempre, quel che giornali e televisioni raccontano è completamente falso: non sarà una battaglia di uno o due giorni, non sono possibili blitz, sarà una lunga e logorante e faticosa campagna che durerà mesi che vedrà vincere uno dei due contendenti: o prevarrà chi sostiene una visione antropologica individualista che trasforma le persone in cose, i bambini in oggetti di compravendita, le donne in fattori della produzione e persino l'intimità della maternità in un bene di consumo commerciabile; oppure prevarrà chi difende la Costituzione così come scritta dai padri costituenti, chi si schiera con il diritto dei più deboli, la visione antropologica solidale di chi ritiene che le persone mai e poi mai possano essere ridotte a cose, in cui i figli sono un dono e non un diritto, in cui i diritti civili sono quelli dei bambini ad avere una mamma e un papà e a non essere mai considerati oggetti di una transazione mercantile finanziaria.
Mi piace, dal punto di visto filosofico, rifarmi a Parmenide e al suo pensiero semplice, sempre evidente nella sua verità dopo migliaia e migliaia di anni: l'essere è, il non essere non è. Un bambino nasce da una mamma e da un papà: questo è, questo è vero. Un bambino nasce da due papà: questo non è, questo non è vero. Una legge che voglia trasformare ciò che è falso in ciò che è vero, è una legge che inganna il popolo. E la storia del ddl Cirinnà è una storia di inganni. La chiamerò la legge dei cinque imbrogli.
1. IL DDL CIRINNA' TUTELA IL DIRITTO ALL'AMORE: OGNUNO DEVE POTERSI AMARE A PRESCINDERE LA PROPRIO ORIENTAMENTO SESSUALE. Totalmente falso. Il diritto all'amore non è violato né violabile, chiunque può amare chi vuole, ovviamente a prescindere da qualsiasi legge, come è giusto che sia. Chi si oppone al ddl Cirinnà non si oppone all'amore omosessuale, ma si oppone a una legge incostituzionale e ingiusta.
2. IL DDL CIRINNA' ESTENDE I DIRITTI: FINALMENTE UN GAY POTRA' ANDARE IN OSPEDALE O IN CARCERE A VISITARE IL COMPAGNO. Totalmente falso, basta leggere la legge. Non c'è neanche mezza riga del ddl Cirinnà che riguardi le visite in ospedale o in carcere. Perché? Semplice. Perché sono diritti già garantiti dall'ordinamento, la legge già c'è. Per la precisione per quanto riguarda le visite in ospedale c'è la legge 91/1999 che estende ai "conviventi more uxorio" tutti i diritti dei coniugi e nel caso la norma non fosse chiara una sentenza nel 2012 ha precisato che per conviventi more uxorio si intendono anche i partner omosessuali. Sulla visita ai carcerati addirittura già la legge del 1975 prevedeva l'estensione dei diritti dei coniugi anche ai conviventi. Come se non bastasse, esistono i Contratti di convivenza che dal dicembre 2013 possono essere stipulati per garantirsi anche dal punto di vista patrimoniale, anch'essi per nulla affrontati dal ddl Cirinnà. Che si occupa solo di due questioni: i figli con la stepchild adoption e la pensione di reversibilità.
3. IL DDL CIRINNA' NON LEGITTIMA L'UTERO IN AFFITTO, CHE RIMANE VIETATO. Totalmente falso. Ovviamente la discussione in atto sui giornali e tra gli schieramenti politici, anche all'interno degli stessi partiti, dimostra già in maniera plastica come sia questo il punto del contendere. Gli articoli 3 e 5 del ddl Cirinnà citando la legge 184 sulle adozioni e estendendola ai contraenti unione civile omosessuale attraverso l'ormai arcinota espressione anglofona della stepchild adoption legittimano la pratica dell'utero in affitto. Basta chiedere a un senatore firmatario della legge, che ha svolto una pratica di utero in affitto all'estero: senza il ddl Cirinnà non può andare in anagrafe e dichiarare che esiste un figlio di due papà e di nessuna mamma; utilizzando l'articolo 5 e la stepchild adoption potrà centrare questo "traguardo". L'effetto è ovviamente la legittimazione plateale della pratica di utero in affitto, basta svolgerla all'estero. Su questo punto nella maggioranza e anche nel Pd gli oppositori sono stati, a parole, feroci. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha definito "orrendo mercimonio" l'utero in affitto, mentre dei senatori Pd hanno presentato un emendamento che prevede pene fino a 12 anni di carcere per chi sfrutta questa pratica, anche all'estero. Possono costoro, dopo tali atti pubblici, non utilizzare tutti i mezzi per impedire l'approvazione di una legge che legittima un orrore del genere? Hanno le armi per fermare davvero la legge. Se non lo faranno, sarà chiaro il perché.
4. IL DDL CIRINNA' CREA UNA DIFFERENZIAZIONE TRA UNIONI CIVILI E MATRIMONIO. Totalmente falso. O meglio: a parole, è vero. Nei fatti, è totalmente falso. Basta leggere il testo che verrà sottoposto all'analisi dei senatori. Tutti i riferimenti al codice civile sono tratti dagli articoli riguardanti il matrimonio, c'è persino il cognome unico e la reversibilità della pensione è un istituto immaginato per sostentare le vedove che avevano passato la vita ad allevare i figli senza poter andare a lavorare, al decesso del marito. Tutto l'impianto della legge serve a costruire un simil-matrimonio. Confliggendo clamorosamente con il dettato costituzionale e con la sentenza 138 del 2010 che ne ribadisce l'essenza. Le unioni civili del ddl Cirinnà sono il matrimonio omosessuale con un altro nome (come ebbe a dichiarare con prepotente sincerità il sottosegretario alle riforme, Ivan Scalfarotto).
5. IL DDL CIRINNA' E' UNA NECESSITA' CHE CI VIENE RICHIESTA DALL'EUROPA E NON TOGLIE NULLA ALLA "FAMIGLIA TRADIZIONALE". Totalmente falso. Tutti i trattati europei prevedono che in materia di diritto di famiglia la competenza esclusiva è dello Stato nazionale, che può orientarsi come ritiene. In molti paesi europei, sia interni all'Ue che esterni, non esistono leggi a sostegno delle unioni civili omosessuali. Il ddl Cirinnà poi non è a costo zero: sono calcolate necessità per oltre tre miliardi di euro da subito per arrivare a circa 40 miliardi di euro a regime dal 2025 (stima del presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi). Cifre che avrebbero potuto essere meglio impiegate a sostegno della natalità, delle famiglie numerosi, delle giovani coppie che vogliono andare verso il matrimonio e mettere al mondo dei figli.
La maggioranza del Senato potrà anche votare a favore di questa legge ingannatrice, ma sappia che la stragrande maggioranza del popolo italiano è ormai a conoscenza dei cinque imbrogli. E chi si farà promotore dell'approvazione del ddl Cirinnà perderà per sempre la fiducia del popolo delle famiglie italiane.

* La Cirinnà causerà nuove discriminazioni

di Giorgio Carbone


Fatta l’abituale avvertenza – e cioè che tu sappia che già oggi in Italia le persone conviventi dello stesso sesso hanno i diritti che invocano – tenterò di illustrare un altro effetto del ddl Cirinnà. Giudicherai tu se è un effetto equo o iniquo. Il disegno di legge della senatrice Cirinnà – così come è stato ripetutamente detto dalla stessa senatrice e da altri parlamentari – si propone di dare tutela a delle nuove «specifiche formazioni sociali» (come recita l’art. 1), così sono chiamate le unioni civili, cioè le unioni tra persone dello stesso sesso che si autodichiarano davanti all’ufficiale di stato civile (cf. art. 2). L’intenzione dichiarata dai promotori del disegno di legge è riconoscere l’amore, l’affetto e la solidarietà presenti in queste formazioni sociali.
Ma ci sono degli esclusi. All’art. 2, comma 3 si dice che: «Sono cause impeditive per la costituzionedell’unione civile tra persone dello stesso sesso: [...] c) la sussistenza tra le parti dei rapporti di cui all'articolo 87, primo comma, del codice civile; non possono altresì contrarre unione civile tra persone dello stesso sesso lo zio e il nipote e la zia e la nipote». L’art. 87 del codice civile, comma 1 dice: «Non possono contrarre matrimonio: 1) gli ascendenti e i discendenti in linea retta, legittimi o naturali; 2) i fratelli e le sorelle germani consangunei o uterini; 3) lo zio e la nipote, la zia e il nipote; 4) gli affini in linea retta...; 5) gli affini in linea collaterale fino al secondo grado». I legami di consanguineità e di parentela che impediscono il matrimonio impediscono anche la costituzione dell’unione civile.
Faccio degli esempi: Giuseppe e Carlo sono rispettivamente nonno e nipote, vivono insieme da anni, Giuseppe oramai è molto debilitato e non sempre è autosufficiente, Carlo con grande dedizione si prende cura del nonno. Giuseppe è ascendente in linea retta di Carlo, e Carlo è discendente in linea retta di Giuseppe, perciò sono esclusi dal poter costituire l’unione civile. Marina e Monica sono due sorelle, da sempre vivono insieme, non hanno mai lasciato la casa dei loro genitori. Anche loro si aiutano vicendevolmente e si vogliono bene. Ma anche la loro “formazione sociale” è esclusa dal disegno di legge Cirinnà. Mentre Sergio e Andrea non hanno alcun legame di parentela, ma hanno attrazione l’uno per l’altro. Essendo maggiorenni e dello stesso sesso, possono costituire l’unione civile mediante dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni, così come prevede l’art. 2.
Viene naturale la domanda: quali sono i presupposti dell’unione civile? E perché le prime due coppie sono escluse, mentre la seconda può accedere all’istituto dell’unione civile? Abbiamo visto che quando la Costituzione dice: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» (art. 29) riconosce il matrimonio e la famiglia come realtà che precedono lo Stato e l’ordinamento giuridico e riconosce anche che matrimonio e famiglia comportano dei presupposti pre-giuridici, cioè antropologici e sociali, tra cui la volontà libera di amarsi, la dualità complementare fondata sull’identità sessuale. Ora, dal fatto che le prime due coppie sono escluse, mentre la terza è ammessa all’unione civile, sembra che presupposto dell’unione civile sia non tanto il fatto che le due parti siano dello stesso sesso, ma che tra le due parti ci sia attrazione e condotta sessuale. Il che sembra confermato dall’art. 3, comma 1 del ddl Cirinnà quando dice: «Dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione».
Gli esempi adotti mostrano che il ddl Cirinnà dichiara a parole di tutelare nuove formazioni socialiin ragione della solidarietà e dell’amore che si vive in esse. Ma ne esclude esplicitamente alcune: nelle prime due coppie c’è l’amore e la solidarietà, sono tra l’altro molto più diffuse di quelle tra persone omosessuali, se stiamo ai dati del censimento del 2011, pubblicati dall’Istat nel 2012, ma non c’è alcuna attrazione e condotta sessuale. Si producono così nuove forme di discriminazione, che penalizzano sempre i legami fondati sulla famiglia. Nuove discriminazioni che invece sembrano invitare all’autodichiarazione di condotta omosessuale davanti all’ufficiale di stato civile. O sembrano costruire una nuova presunzione giuridica, quella di attrazione o condotta omosessuale, che consentirebbe accesso all’unione civile. È arrivata una nuova forma di Stato etico, ma completamente alla rovescia.