domenica 24 gennaio 2016

Effetto Bagnasco



Mai tanti vescovi con il Family day
di Lorenzo Bertocchi

La prolusione del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente dei vescovi italiani di oggi pomeriggio affronterà certamente il tema caldo delle unioni civili e, più o meno direttamente, farà cenno al Family day di sabato 30. Intanto, ha già preso una certa fisionomia la geografia ecclesiale che si è espressa rispetto all’incontro del Circo Massimo di Roma. Dopo le prime dichiarazioni favorevoli del cardinale Bagnasco, e il recente discorso del Papa alla Rota romana, l’argine si è rotto producendo il classico effetto valanga. 
L’ultima in ordine di tempo è la netta e collegiale presa di posizione della Conferenza episcopale del Triveneto. Con un comunicato molto chiaro i vescovi hanno citato papa Francesco per dire che non può esserci confusione tra «la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo» e «ogni altro tipo di unione». Pertanto, prosegue il comunicato, «una sapiente e chiara regolamentazione dei diritti e dei doveri sia perseguita e realizzata all’interno di un dialogo franco, leale e senza pregiudizi di sorta. In questa materia non sono possibili compromessi al ribasso; si tratta, piuttosto, di fare riferimento alla legge morale naturale». Le parole dei vescovi del Triveneto, pur non indicando espressamente il Family day di sabato 30, sono una chiarissima indicazione di simpatia alla manifestazione promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”. 
Con altrettanta parresia si erano espressi i presuli della Liguria, la regione ecclesiale del cardinaleBagnasco. «Le organizzazioni laicali che si adoperano per l'affermazione della famiglia, meritano l'attenzione di ogni persona di buona volontà», si legge nella loro comunicazione. Inoltre, «l'ordinamento civile già riconosce in modo ampio i diritti individuali per i componenti di altre forme di convivenza» e quindi non c’è bisogno di forzature che «contraddicano la specificità e l’unità della famiglia».
I vescovi umbri hanno manifestato la loro adesione al Family day, specialmente con le parole delcardinale Bassetti che ha perfino letto ai fedeli l’appello del Comitato organizzatore invitandoli a «farne tesoro perché il bene della famiglia ci sta tanto a cuore». In modo simile si è espresso anche il vescovo di Torino, monsignor Nosiglia, che ha detto: «Per salvaguardare e promuovere questi valori fondamentali anche dal punto di vista legislativo, raccomandiamo anche noi calorosamente un’ampia partecipazione al Family day». Altri vescovi si sono fatti sentire esprimendo la loro condivisione alla manifestazione, come ad esempio monsignor Crepaldi (Trieste), monsignor Milito (Oppido-Palmi) e monsignor Negri (Ferrara).
Adesione alle dichiarazioni di Bagnasco sono arrivate anche da due presuli molto vicini a papaFrancesco, Matteo Maria Zuppi, neo arcivescovo di Bologna, e monsignor Bregantini, vescovo di Campobasso, hanno dichiarato la loro condivisione alla indicazione del presidente Cei. In particolare monsignor Zuppi ha detto che «sulle unioni civili penso abbia ragione il cardinale Bagnasco. E non lo dico solo perché è il presidente della Cei, lo direi comunque».
 Infine si registrano le dichiarazioni di monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia,che incontrando i giornalisti sabato scorso ha specificato di essere «convinto che la prima e fondamentale forma di sostegno alla vita della famiglia sono la testimonianza e il racconto della bellezza della vita familiare, di cui conosciamo certamente anche i drammi e le fatiche. Riconosco nello stesso tempo l’importanza di vivere questa testimonianza anche pubblicamente, come avverrà per esempio il prossimo 30 gennaio a Roma».
La valanga di prese di posizione ha battuto in breccia le indicazioni precedentemente espresse dalsegretario Cei, mons. Nunzio Galantino, che, come sappiamo, teneva toni decisamente sfumati sull’argomento e soprattutto sulla possibilità di organizzare la piazza. Una posizione talmente liquida che piaceva soprattutto ai sostenitori del ddl Cirinnà.
Qualcosa è cambiato e a farlo cambiare hanno contribuito soprattutto quei laici che da mesi, primasul gender, poi sulle unioni civili, sono andati avanti a denunciare quella che si ritiene una vera e propria rivoluzione antropologica giocata soprattutto sulla pelle dei bambini. Il fatto nuovo all’interno del mondo ecclesiale è questo, qualcosa che supera ogni previsione e ogni aspettativa. Una forma di partecipazione dal basso che non vuole “vescovi-pilota”, un gregge docile, ma capace di alzarsi in piedi.