mercoledì 27 gennaio 2016

Avranno mica paura del Family Day?


Ma anche Mauri? E copia la Littizzetto?
La propaganda intensifica gli sforzi per imporre il ddl Cirinnà. Questa si chiama paura...

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Riporto da www.corrispondenzaromana.it/
Non vi è dubbio alcuno che l’eventuale approvazione dell’iniquo ddl Cirinnà sulle unioni (in) civili, rappresenterebbe una tappa molto importante nel processo rivoluzionario di distruzione della famiglia e dell’ordine naturale, che passa necessariamente attraverso la legittimazione giuridica dell’immoralità.
La legge che disciplinerebbe le convivenze e le unioni omosessuali costituirebbe infatti il coronamento di un lento ma inesorabile cambiamento culturale che ha portato la società a ritenere normali o quantomeno accettabili i comportamenti contro natura. Pertanto, non desta sorpresa il fatto che in vista del raggiungimento dell’obiettivo le forze anticristiane profondano il massimo sforzo per condizionare l’opinione pubblica e costringere la politica a legiferare nel senso da esse auspicato. E’ in quest’ottica che vanno inquadrati gli “spot” pro gay curati dalla propaganda di regime, che mira a stabilire il controllo totale dell’informazione e della cultura, come in ogni dittatura che si rispetti.
Tale finalità è stata resa particolarmente evidente all’interno di due trasmissioni televisive,Presa Diretta e Che tempo che fa, entrambe andate in onda il 24 gennaio scorso su Rai Tre, l’emittente televisiva nazionale che più di tutte funge da cassa di risonanza dell’establishment politico e culturale: le telecamere di Presa Diretta sono andate fino in California, a Palm Springs, una delle 10 città degli Stati Uniti con la più alta concentrazione di coppie omosessuali, dove è stata raccontata la storia e raccolta la testimonianza di Kirin Manson, già mamma di tre bambini, la quale si è prestata a fare la madre surrogata di due bambini da destinare ad altrettante coppie di omosessuali italiani.
Nella stessa trasmissione sono state anche raccolte le testimonianze di coppie omosessuali che si sono sentite discriminate, di imprenditori che hanno deciso di estendere ai propri dipendenti omosessuali le stesse tutele degli altri lavoratori, dell’ex presidente del tribunale dei Minori Melita Cavallo e quelle dei politici coinvolti nel dibattito di questi giorni. Il tutto confezionato in modo da veicolare il consueto messaggio demagogico secondo cui i gay sarebbero oggetto di ingiuste discriminazioni e che concedere loro alcuni diritti non toglierebbe nulla agli altri e alla società nel suo complesso.
Nella puntata preserale del 24 gennaio di Che tempo che fa, la comica di sinistra Luciana Littizzetto, spalleggiata dal noto conduttore televisivo Fabio Fazio, ha invece inscenato una sorta di presa in giro della religione e del Family Day del 30 gennaio, definito “un ritrovo di preti e di politici divorziati che vanno a prostitute”, chiedendosi in maniera ironica di cosa si abbia paura, se per esempio si teme che le coppie omosessuali possano contagiare il resto della popolazione.
Oggi più che mai è necessario resistere agli attacchi pianificati delle forze anticristiane che possono contare sull’appoggio pressoché totale degli organi di informazione. Tuttavia, si avverte un certo nervosismo legato alla manifestazione del 30 gennaio, che sembra evocare il fantasma del 2007, anno in cui il Family Day riuscì a bloccare i Dico, una bozza di legge simile a quella attuale. Il timore degli estensori del ddl Cirinnà, e soprattutto di chi li manovra, è che anche stavolta l’obiettivo di giungere ad una qualche legittimazione giuridica delle unioni omosessuali sfumi proprio all’ultimo; cosa che, naturalmente, ci auguriamo possa puntualmente accadere. (A. D. M.)
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Family Day e il popolo cattolico


(di Lupo Glori) Il Family Dayche si terrà a Roma il prossimo sabato 30 gennaio, per protestare contro il ddl Cirinnà, che giovedì 28 gennaio approderà in Aula al Senato per la decisiva discussione generale, sta raccogliendo un numero di adesioni superiore alle aspettative da parte di tutto il mondo, non solo cattolico, schierato a difesa della famiglia.
Nella grande area del Circo Massimo si raduneranno migliaia di associazioni, di gruppi e di famiglie, provenienti da tutta Italia per manifestare la propria ferma opposizione alle unioni civili e all’istituto della cosiddetta stepchild adoption, previsti dal disegno di legge n. 2081, Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze. La straordinaria mobilitazione nazionale di questi giorni contro il ddl Cirinnà ha fatto sorgere spontaneo l’inevitabile paragone con il Family Day del 2007, indetto per affossare i cosiddetti DICO e dare una spallata decisiva all’allora governo Prodi.
Tuttavia, le differenze tra ieri ed oggi sono profonde e la manifestazione del prossimo 30 gennaio non sarà una fotocopia di quella del 12 maggio 2007. A distanza di quasi dieci anni i rapporti di forza in campo sembrano infatti essersi clamorosamente capovolti, così che, se nel 2007 era stata la Chiesa, attraverso le sue più autorevoli istituzioni, a chiamare a raccolta il popolo cattolico per scendere in piazza contro un disegno di legge inaccettabile, oggi, i ruoli si sono paradossalmente rovesciati e, dopo le prove generali di piazza San Giovanni del 20 giugno, è lo stesso popolo cattolico a rivolgere un accorato “non possumus” alle gerarchie ecclesiastiche, invitandole a scendere in piazza a loro fianco.
Un evidente e brusco cambio di rotta messo in evidenza da Agostino Giovagnoli suLa Repubblica, il quale ha sottolineato tale inedito movimento dal basso, scrivendo: «Nel 2007, mentre era papa Benedetto XVI, la regia del Family day fu di Camillo Ruini, Presidente della Cei; alle associazioni del laicato cattolico fu imposto di partecipare; oratore di quella giornata fu Savino Pezzotta che era stato relatore ufficiale al Convegno nazionale della Chiesa italiana l’anno prima; l’obiettivo era affossare i Dico. La Chiesa italiana, insomma, scese in campo, serrando le fila, in nome di valori morali non negoziabili ma combattendo una battaglia politica. La manifestazione del prossimo 30 gennaio, invece, non è voluta dalla Cei e su di essa i vescovi hanno espresso opinioni diverse. Le associazioni cattoliche non sono obbligate a partecipare e infatti solo alcune saranno presenti. Realtà ecclesiali come il Movimento dei Focolari hanno espresso perplessità e Comunione e Liberazione non ha preso posizione. L’Associazione Scienza e Vita non aderisce ma alcuni suoi rappresentanti saranno presenti».
Per una giornata, che si preannuncia storica, diverse associazioni metteranno da parte le loro discordanti visioni “strategiche”, circa la linea d’azione da seguire per contrastare l’apparentemente inarrestabile processo rivoluzionario, e scenderanno unite in piazza per far sentire forte la propria voce e affermare il valore fondamentale dell’istituto famigliare naturale fondato sul matrimonio indissolubile tra un uomo ed una donna, nucleo primario di formazione dell’uomo e cellula vitale di ogni società.
Tra coloro che hanno espresso la loro adesione critica al Family Day, segnaliamo alcune associazioni che da sempre si contraddistinguono, nella battaglia culturale in atto, per una difesa ferma ed integrale della verità: l’Associazione Famiglia DomaniIl Cammino dei Tre Sentieri, il Comitato Verità e Vita.
L’ Associazione Famiglia Domani, nel suo comunicato stampa, ha dichiarato la sua adesione al Family Day del 30 gennaio, specificando però come essa non possa prescindere da un NO totale al ddl Cirinnà: «in primo luogo NO alle unioni civili di qualsiasi forma e in secondo luogo NO alla “stepchild adoption”». L’associazione, che ha il suo storico fondatore nel marchese Luigi Coda Nunziante (1930-2015), ha inoltre espresso le proprie perplessità riguardo l’eccessiva concentrazione del dibattito sul ddl Cirinnà attorno al «pur giusto diritto del bambino ad aver una madre ed un padre, oggi minacciato dall’adozione dei minori all’interno delle coppie dello stesso sesso e da istituti differenti quali la stepchild adoption, l’affido “rafforzato” e l’utero in affitto». Una posizione di lotta alquanto discutibile, che «rischia di tacere sull’inaccettabile approvazione delle unioni civili, in qualsiasi modo esse vengano declinate, sia appellandosi ai presunti diritti delle persone omosessuali in quanto tali, sia al falso principio della non-discriminazione». Per queste ragioni, Famiglia Domani «rifiuta in toto il disegno di legge Cirinnà ed afferma con forza come la salvaguardia della famiglia sia inscindibile da una difesa totale ed integrale della verità e dell’ordine naturale e cristiano».
Anche il Cammino dei Tre Sentieri, diretto dal prof. Corrado Gnerre, fornisce alcune doverose indicazioni ai propri amici che si apprestano a recarsi a Roma, precisando come «alcuni noti esponenti del Family Day (tra cui lo stesso portavoce, Massimo Gandolfini) si sono espressi come non contrari ad un disegno di legge che riconosca legalmente le unioni omosessuali, purché non presentino alcuna equiparazione al matrimonio». Una posizione prosegue il testo, «ovviamente non condivisibile né sul piano morale né su quello più specificamente “strategico” ˗ dal momento che ˗riconosciute le cosiddette “unioni civili”, il passo verso il diritto alla filiazione da parte delle coppie omosessuali sarà quanto mai breve e del tutto consequenziale». Tuttavia, tale dissenso “strategico” non compromette l’adesione dell’associazione alla manifestazione in quanto scopo principale del Family Day, secondo le dichiarazioni degli organizzatori, è il rifiuto totale del “ddl “Cirinnà” ed inoltre esso rappresenta «l’unica possibilità concreta per esprimere in maniera chiara e con adeguata risonanza mediatica il proprio dissenso nei confronti del DDL».
Un’altra valorosa associazione, il Comitato Verità e Vita, fondato dal compianto Mario Palmaro (1968-2014) ed oggi diretto dal dott. Angelo Francesco Filardo, aderisce al Family Day, ribadendo il «valore fondamentale della famiglia nata dal matrimonio di un uomo e di una donna». Il Comitato lancia un vero e proprio appello al mondo politico affinché ogni singolo senatore e deputato «respinga in toto il ddl Cirinnà con ogni sua probabile eventuale modifica ed ogni ddl sulle unioni civili che anche implicitamente (con velato rimando a norme che regolano il matrimonio) possa equiparare od offrire ai giudici creativi la possibilità di equiparare le unioni civili al matrimonio, votando NO anche ad un eventuale voto di fiducia posto dal Governo».
Rivolgendosi a tutti i parlamentari cattolici, Verità e Vita, sottolinea come sia preferibile una crisi di governo all’introduzione nel nostro ordinamento di una legge che porterebbe alla distruzione della famiglia, cellula primaria della società: «Riteniamo, meno disastroso per l’Italia, per l’Europa e per tutto il genere umano far cadere il Governo che contribuire con il proprio voto o con la propria non partecipazione al voto alla distruzione della famiglia, cellula fondamentale ed insostituibile di ogni società in ogni tempo e luogo!».
Il filo conduttore che accomuna le posizioni espresse nei tre comunicati è il netto rifiuto di qualsiasi compromesso con i nemici dell’ordine naturale e cristiano. Una visione per la quale, un’efficace opposizione alla deriva nichilista contemporanea non può, in alcun modo, prescindere da una difesa della verità che sia totale ed integrale. Per questa ragione, le tre associazioni invitano tutti i propri amici e sostenitori a recarsi a Roma il prossimo 30 gennaio per affermare, senza cedimenti e senza compromessi, il proprio NO assoluto all’iniquo disegno di legge Cirinnà. (Lupo Glori)