mercoledì 25 novembre 2015

Santa Messa nel Campus dell’Università di Nairobi. Omelia di Papa Francesco



Santa Messa nel Campus dell’Università di Nairobi. Omelia di Papa Francesco: "I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della Parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana"
[Text: Italiano, English, Español, Français, Portoghese]
Sala stampa della Santa Sede
"La salute di qualsiasi società dipende sempre dalla salute delle famiglie." "Siamo anche chiamati ad opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anaizani,  e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati." 
Dopo l’incontro ecumenico e interreligioso nella Nunziatura Apostolica, questa mattina Papa Francesco si reca in auto all’Università di Nairobi per la celebrazione della Santa Messa.
Nei pressi dell’Università il Santo Padre compie un giro in auto scoperta tra i fedeli radunati nel Central Park che seguiranno la Messa sui megaschermi installati anche nel vicino Uhuru Park. La Celebrazione Eucaristica per l’evangelizzazione dei popoli, che il Papa presiede nel Campus dell’Università, inizia alle 10.15. Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

Omelia del Santo Padre
La parola di Dio parla alle profondità del nostro cuore. Oggi Dio ci dice che gli apparteniamo. Egli ci ha fatti, noi siamo la sua famiglia e per noi Lui sarà sempre presente. “Non temete – Egli ci dice –: io vi ho scelti e prometto di darvi la mia benedizione” (cfr Is 44,2-3).
Abbiamo ascoltato questa promessa nella prima Lettura. Il Signore ci dice che farà sgorgare acqua nel deserto, in una terra assetata; Egli farà sì che i figli del suo popolo fioriscano come erba e come salici lussureggianti. Sappiamo che questa profezia si è adempiuta con l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Ma vediamo anche che essa si compie dovunque il Vangelo è predicato e nuovi popoli diventano membra della famiglia di Dio, la Chiesa. Oggi ci rallegriamo perché si è realizzata in questa terra. Mediante la predicazione del Vangelo, anche voi siete diventati partecipi della grande famiglia cristiana.
La profezia di Isaia ci invita a guardare alle nostre famiglie e a renderci conto di quanto siano importanti nel piano di Dio. La società del Kenya è stata a lungo benedetta con una solida vita familiare, con un profondo rispetto per la saggezza degli anziani e con l’amore verso i bambini. La salute di qualsiasi società dipendesempre dalla salute delle famiglie. Per il bene loro e della comunità, la fede nella Parola di Dio ci chiama a sostenere le famiglie nella loro missione all’interno della società, ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna, poiché tutti noi siamo fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana.
In obbedienza alla Parola di Dio, siamo anche chiamati ad opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anaizani,  e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati. Siamo chiamati a rispettarci e incoraggiarci a vicenda e a raggiungere tutti coloro che si trovano nel bisogno. Le famiglie cristiane hanno questa missione speciale: irradiare l’amore di Dio e riversare l’acqua vivificante del suo Spirito. Questo è particolarmente importante oggi, perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura del materialismo e dell’indifferenza verso gli altri. 
(Paragrafi non letti nella versione ufficiale italiana)
Qui, nel cuore di questa Università, dove le menti e i cuori delle nuove generazioni vengono formati, faccio appello in modo speciale ai giovani della nazione. I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della Parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana. Vi stiano sempre a cuore le necessità dei poveri; rigettate tutto ciò che conduce al pregiudizio e alla discriminazione, perché queste cose – lo sappiamo – non sono di Dio.
Tutti conosciamo bene la parabola di Gesù a proposito dell’uomo che costruì la sua casa sulla sabbia invece che sulla roccia. Quando soffiarono i venti, essa cadde e la sua rovina fu grande (cfr Mt 7,24-27). Dio è la roccia sulla quale siamo chiamati a costruire. Egli ce lo dice nella prima Lettura e ci chiede: «C’è forse un dio fuori di me?» (Is 44,8).
Quando Gesù Risorto afferma, nel Vangelo di oggi: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Mt 28,18), ci dice che Lui stesso, il Figlio di Dio, è la roccia. Non c’è nessuno oltre a Lui. Unico Salvatore dell’umanità, desidera attirare uomini e donne di ogni epoca e luogo a Sé, così da poterli portare al Padre. Egli vuole che tutti noi costruiamo la nostra vita sul saldo fondamento della sua parola.
(Paragrafo non letto nella versione ufficiale italiana)
Questo è il compito che il Signore assegna a ciascuno di noi. Ci chiede di essere discepoli missionari, uomini e donne che irradino la verità, la bellezza e la potenza del Vangelo che trasforma la vita. Uomini e donne che siano canali della grazia di Dio, che permettano alla sua misericordia, benevolenza e verità di diventare gli elementi per costruire una casa che rimanga salda. Una casa che sia un focolare, dove fratelli e sorelle vivano finalmente in armonia e reciproco rispetto, in obbedienza alla volontà del vero Dio, che ci ha mostrato, in Gesù, la via verso quella libertà e quella pace a cui tutti i cuori aspirano.
Gesù, il Buon Pastore, la roccia sulla quale costruiamo le nostre vite, guidi voi e le vostre famiglie sulla via del bene e della misericordia per tutti i giorni della vostra vita. Egli benedica tutti gli abitanti del Kenya con la sua pace.
«Siate forti nella fede! Non abbiate paura!». Perchè voi appartenete al Signore.
Mungu awabariki! [Dio vi benedica!]
Mungu abariki Kenya! [Dio benedica il Kenya!]
Inglese
Traduzione in lingua inglese God’s word speaks to us in the depths of our heart. Today God tells us that we belong to him. He made us, we are his family, and he will always be there for us. “Fear not”, he says to us, “I have chosen you and I promise to give you my blessing” (cf. Is 44:2).
We hear this promise in today’s first reading. The Lord tells us that in the desert he will pour forth water on the thirsty land; he will cause the children of his people to flourish like grass and luxuriant willows. We know that this prophecy was fulfilled in the outpouring of the Holy Spirit at Pentecost. But we also see it fulfilled wherever the Gospel is preached and new peoples become members of God’s family, the Church. Today we rejoice that it was fulfilled in this land. Through the preaching of the Gospel, you too became part of the great Christian family.
Isaiah’s prophecy invites us to look to our own families, and to realize how important they are in God’s plan. Kenyan society has long been blessed with strong family life, a deep respect for the wisdom of the elderly and love for children. The health of any society depends on the health of its families. For their sake, and for the good of society, our faith in God’s word calls us to support families in their mission in society, to accept children as a blessing for our world, and to defend the dignity of each man and woman, for all of us are brothers and sisters in the one human family.
In obedience to God’s word, we are also called to resist practices which foster arrogance in men, hurt or demean women, and threaten the life of the innocent unborn. We are called to respect and encourage one another, and to reach out to all those in need. Christian families have this special mission: to radiate God’s love, and to spread the life-giving waters of his Spirit. This is especially important today, for we are seeing the growth of new deserts created by a culture of materialism and indifference to others.
The Lord makes us another promise in today’s readings. As the Good Shepherd who guides us on the paths of life, he promises to make us dwell in his own house for days unending (cf. Ps
23:6). Here too, we see his promise fulfilled in the life of the Church. In Baptism, he leads us beside restful waters and revives our soul; in Confirmation he anoints us with the oil of spiritual joy and strength; and in the Eucharist, he prepares a table for us, the table of his own body and blood, for the salvation of the world.
We need these gifts of grace! Our world needs these gifts! Kenya needs these gifts! They strengthen us in fidelity amid adversity, when we seem to be walking “in the valley of the shadow of death”. But they also change our hearts. They make us more faithful disciples of the divine Master, vessels of mercy and loving kindness in a world wounded by selfishness, sin and division. These are the gifts which God, in his providence, enables you, as men and women of faith, to contribute to the building up of your country in civil concord and fraternal solidarity. In a particular way, they are gifts which must be shared with the young, who here, as elsewhere on this great continent, are the future of society.
Here, in the heart of this University, where the minds and hearts of new generations are being shaped, I appeal in a special way to the young people of the nation. Let the great values of Africa’s traditions, the wisdom and truth of God’s word, and the generous idealism of your youth guide you in working to shape a society which is ever more just, inclusive and respectful of human dignity. May you always be concerned for the needs of the poor, and reject everything that leads to prejudice and discrimination, for these things, we know, are not of God.
All of us are familiar with Jesus’ parable about the man who built his house on sand, rather than rock. When the winds came, it fell with a mighty crash (cf. Mt 7:24-27). God is the rock on which we are called to build. He tells us this in the first reading, and he asks us: “Is there a God besides me?” (cf. Is 44:8).
When the Risen Jesus says, in today’s Gospel, “All authority in heaven and on earth has been given to me” (Mt 28:18), he is telling us that he, the Son of God, is himself the rock. There is none besides him. As the one Saviour of mankind, he wishes to draw men and women of every time and place to himself, so that he can bring them to the Father. He wants all of us to build our lives on the firm foundation of his word.
That is why, after his resurrection and at the moment of his return to the Father, Jesus gave his apostles the great missionary mandate which we heard in today’s Gospel: “Go therefore and make disciples of all nations, baptizing them in the name of the Father, and of the Son, and of the Holy Spirit, and teaching them to observe all that I have commanded you”.
And that is the charge which the Lord gives to each of us. He asks us to be missionary disciples, men and women who radiate the truth, beauty and life-changing power of the Gospel. Men and women who are channels of God’s grace, who enable his mercy, kindness and truth to become the building blocks of a house that stands firm. A house which is a home, where brothers and sisters at last live in harmony and mutual respect, in obedience to the will of the true God, who has shown us, in Jesus, the way to that freedom and peace for which all hearts long.
May Jesus, the Good Shepherd, the rock on whom we build our lives, guide you and your families in the way of goodness and mercy all the days of your lives. May he bless all Kenyans with his peace.
“Stand strong in faith! Do not be afraid!” For you belong to the Lord.
Mungu awabariki! [God bless you!]
Francese
La parole de Dieu parle au plus fond de notre coeur. Aujourd’hui Dieu nous dit que nous lui appartenons. Il nous a faits, nous sommes sa famille, et il sera toujours présents pour nous. “Ne
craignez pas – nous dit-il – : je vous ai choisis et je vous promets de vous donner ma bénédiction’’ (cf. Is 44, 2-3).
Nous avons entendu cette promesse dans la première lecture. Le Seigneur nous dit qu’il fera jaillir de l’eau dans le désert, dans une terre assoiffée ; il fera en sorte que les enfants de son peuple fleurissent comme de l’herbe, comme des saules luxuriants. Nous savons que cette prophétie s’est accomplie par l’effusion du Saint Esprit à la Pentecôte. Mais nous voyons aussi qu’elle s’accomplit partout où l’Évangile est prêché et où de nouveaux peuples deviennent membres de la famille de Dieu, l’Église. Aujourd’hui nous nous réjouissons parce qu’elle s’est accomplie sur cette terre. Par la prédication de l’Évangile, vous aussi vous êtes devenus participants de la grande famille chrétienne.
La prophétie d’Isaïe nous invite à regarder nos familles et à nous rendre compte combien elles sont importantes dans le plan de Dieu. La société du Kenya a longtemps été bénie par une solide vie familiale, par un profond respect de la sagesse des personnes âgées et par l’amour envers les enfants. La santé de toute société dépend de la santé des familles. Pour leur bien et celui de la communauté, la foi dans la parole de Dieu nous appelle à soutenir les familles dans leur mission à l’intérieur de la société, à accueillir les enfants comme une bénédiction pour notre monde, et à défendre la dignité de tout homme et de toute femme, puisque nous sommes tous frères et soeurs dans l’unique famille humaine.
Par obéissance à la Parole de Dieu, nous sommes aussi appelés à résister aux pratiques qui favorisent l’arrogance chez les hommes, qui blessent ou méprisent les femmes, et qui menacent la vie des innocents qui ne sont pas encore nés. Nous sommes appelés à nous respecter, à nous encourager mutuellement, et à rejoindre tous ceux qui sont dans le besoin. Les familles chrétiennes ont cette mission spéciale : rayonner l’amour de Dieu et répandre l’eau vivifiante de son Esprit. Ceci est particulièrement important aujourd’hui, parce que nous assistons à l’avancée de nouveaux déserts créés par une culture du matérialisme et de l’indifférence envers les autres.
Le Seigneur nous fait une autre promesse dans les lectures de ce jour. Comme le Bon Pasteur qui nous guide sur les sentiers de la vie, il nous promet de nous faire habiter dans sa maison pour la suite des jours (cf. Ps 23, 6). Ici aussi, nous voyons sa promesse accomplie dans la vie de l’Église. Dans le Baptême, il nous conduit vers des eaux tranquilles et fait revivre notre âme ; dans la confirmation il nous oint de l’huile de joie spirituelle et de force ; et dans l’Eucharistie, il nous prépare une table, la table de son Corps et de son Sang, pour le salut du monde.
Nous avons besoin de ces dons de grâce ! Le monde a besoin de ces dons ! Le Kenya a besoin de ces dons ! Ils nous raffermissent dans la fidélité au milieu de l’adversité, quand nous semblons marcher « dans la vallée de l’ombre de la mort » (cf. Ps 23, 4). Mais ils changent aussi nos coeurs. Ils nous rendent plus fidèles disciples du Maître divin, vases de miséricorde et de gentillesse aimante dans un monde blessé par l’égoïsme, le péché et la division. Voilà les dons par lesquels Dieu, dans sa providence, nous rend capables, tels des hommes et des femmes de foi, de contribuer à la construction de votre pays dans la concorde civile et dans la solidarité fraternelle. De manière particulière, ce sont des dons qui doivent être partagés avec les jeunes, qui, ici comme ailleurs sur ce grand continent, sont l’avenir de la société.
Ici, au coeur de cette Université, où les esprits et les coeurs des nouvelles générations sont formés, je lance un appel particulier aux jeunes de la nation. Que les grandes valeurs de la tradition africaine, la sagesse et la vérité de la Parole de Dieu, ainsi que le généreux idéalisme de votre jeunesse, vous guident dans l’engagement à former une société qui soit toujours plus juste, inclusive et respectueuse de la dignité humaine. Que les besoins des pauvres vous soient toujours à coeur ; rejetez tout ce qui conduit au préjugé et à la discrimination, parce que ces choses – nous le savons – ne sont pas de Dieu.
Tous nous connaissons bien la parabole de Jésus sur l’homme qui a construit sa maison sur le sable plutôt que sur le roc. Quand les vents ont soufflé, elle est tombée et sa ruine a été grande
(cf. Mt 7, 24-27). Dieu est le rocher sur lequel nous sommes appelés à construire. Il nous le dit dans la première lecture, et il nous demande : « Y a-t-il un Dieu en dehors de moi ? » (Is 44, 8).
Quand Jésus ressuscité affirme dans l’Évangile de ce jour : « Tout pouvoir m’a été donné au ciel et sur la terre » (Mt 28, 18) il nous dit que lui-même, le Fils de Dieu, est le rocher. Il n’y en a pas d’autre que lui. Unique Sauveur de l’humanité, il désire attirer à lui les hommes et les femmes de toute époque et de tout lieu, afin de pouvoir les conduire au Père. Il veut que tous nous construisions notre vie sur le fondement solide de sa Parole.
Voilà pourquoi, après sa résurrection et au moment de retourner au Père, Jésus a confié à ses Apôtres la grande tâche missionnaire que nous avons entendue dans l’Évangile de ce jour : « Allez ! de toutes les nations faites des disciples : baptisez-les au nom du Père, et du fils et du Saint Esprit, apprenez-leur à observer tout ce que je vous ai commandé » (Mt 28, 19-20).
Cela c’est la tâche que le Seigneur attribue à chacun de nous. Il nous demande d’être des disciples missionnaires, des hommes et des femmes qui rayonnent la vérité, la beauté et la puissance de l’Évangile qui transforme la vie. Des hommes et des femmes qui soient des canaux de la grâce de Dieu, qui permettent à sa miséricorde, à sa bienveillance et à sa vérité de devenir les éléments pour construire une maison qui demeure solide. Une maison qui soit un foyer où les frères et soeurs vivent enfin en harmonie et dans le respect réciproque, dans l’obéissance à la volonté du vrai Dieu, qui nous a montré, en Jésus, la voie vers cette liberté et cette paix auxquelles tous les coeurs aspirent.
Que Jésus, le Bon Pasteur, le rocher sur lequel nous construisons nos vies, vous guide ainsi que vos familles sur la voie du bien et de la miséricorde, tous les jours de votre vie. Qu’il bénisse de sa paix tous les habitants du Kenya.
«Soyez forts dans la foi! N’ayez pas peur!». Car vous appartenez au Seigneur.
Mungu awabariki! [Que Dieu vous bénisse! ]
Mungu abariki Kenya! [Que Dieu bénisse le Kenya! ]
Spagnolo 
La Palabra de Dios nos habla en lo más profundo de nuestro corazón. Dios nos dice hoy que le pertenecemos. Él nos hizo, somos su familia, y Él siempre estará presente para nosotros. «No temas», nos dice: «Yo los he elegido y les prometo darles mi bendición» (cf. Is 44,2-3).
Hemos escuchado esta promesa en la primera lectura de hoy. El Señor nos dice que hará brotar agua en el desierto, en una tierra sedienta; hará que los hijos de su pueblo prosperen como la hierba y los sauces frondosos. Sabemos que esta profecía se cumplió con la efusión del Espíritu Santo en Pentecostés. Pero también la vemos cumplirse dondequiera que el Evangelio es predicado y nuevos pueblos se convierten en miembros de la familia de Dios, la Iglesia. Hoy nos regocijamos porque se ha cumplido en esta tierra. Gracias a la predicación del Evangelio, también ustedes han entrado a formar parte de la gran familia cristiana.
La profecía de Isaías nos invita a mirar a nuestras propias familias, y a darnos cuenta de su importancia en el plan de Dios. La sociedad keniata ha sido abundantemente bendecida con una sólida vida familiar, con un profundo respeto por la sabiduría de los ancianos y con un gran amor por los niños. La salud de cualquier sociedad depende de la salud de sus familias. Por su bien, y por el bien de la sociedad, nuestra fe en la Palabra de Dios nos llama a sostener a las familias en su misión en la sociedad, a recibir a los niños como una bendición para nuestro mundo, y a defender la dignidad de cada hombre y mujer, porque todos somos hermanos y hermanas en la única familia humana.
En obediencia a la Palabra de Dios, también estamos llamados a oponernos a las prácticas que fomentan la arrogancia de los hombres, que hieren o degradan a las mujeres, y ponen en peligro
la vida de los inocentes aún no nacidos. Estamos llamados a respetarnos y apoyarnos mutuamente, y a estar cerca de todos los que pasan necesidad. Las familias cristianas tienen esta misión especial: irradiar el amor de Dios y difundir las aguas vivificantes de su Espíritu. Esto tiene hoy una importancia especial, cuando vemos el avance de nuevos desiertos creados por la cultura del materialismo y de la indiferencia hacia los demás.
El Señor nos hace otra promesa en las lecturas de hoy. Como Buen Pastor, que nos guía por los caminos de la vida, Él nos promete habitar en su casa por años sin término (cf. Sal 23,6). También en este caso vemos cumplida su promesa en la vida de la Iglesia. En el Bautismo, Él nos conduce hacia fuentes tranquilas y reaviva nuestra alma. En la Confirmación nos unge con el óleo de la alegría espiritual y de la fortaleza. Y en la Eucaristía nos prepara una mesa, la mesa de su propio cuerpo y sangre, para la salvación del mundo.
Necesitamos estos dones de gracia. Nuestro mundo tiene necesidad de ellos. Kenia necesita estos dones. Ellos fortalecen nuestra fidelidad en medio de las adversidades, cuando parece que estamos caminando «por el valle de las sombras de la muerte». Pero también cambian nuestros corazones. Nos hacen más fieles discípulos del divino Maestro, vasos de misericordia y de amorosa ternura en un mundo lacerado por el egoísmo, el pecado y la división. Estos son los dones que Dios en su providencia les concede para que contribuyan, como hombres y mujeres de fe, en la construcción de su país, con la concordia civil y la solidaridad fraterna. De manera particular, son dones que hay que compartir con los jóvenes, que aquí, como en otras partes de este gran continente, son el futuro de la sociedad.
Aquí, en el corazón de esta Universidad, donde se forman las mentes y los corazones de las nuevas generaciones, hago un llamado especial a los jóvenes de la nación. Que los grandes valores de la tradición africana, la sabiduría y la verdad de la Palabra de Dios, y el generoso idealismo de su juventud, los guíen en su esfuerzo por construir una sociedad que sea cada vez más justa, inclusiva y respetuosa de la dignidad humana. Preocúpense de las necesidades de los pobres, rechacen todo prejuicio y discriminación, porque –lo sabemos– todas estas cosas no son de Dios.
Todos conocemos bien la parábola de Jesús sobre aquel hombre que edificó su casa sobre arena, en vez de hacerlo sobre roca. Cuando soplaron los vientos, se derrumbó, y su ruina fue grande (cf. Mt 7,24-27). Dios es la roca sobre la que estamos llamados a construir. Él nos lo dice en la primera lectura y nos pregunta: «¿Hay un dios fuera de mí?» (Is 44,8).
Cuando Jesús resucitado afirma en el Evangelio de hoy: «Se me ha dado todo poder en el cielo y en la tierra» (Mt 28,18), nos está asegurando que Él, el Hijo de Dios, es la roca. No hay otro fuera de Él. Como único Salvador de la humanidad, quiere atraer hacia sí a los hombres y mujeres de todos los tiempos y lugares, para poder llevarlos al Padre. Él quiere que todos nosotros construyamos nuestra vida sobre el cimiento firme de su palabra.
Por eso, después de su resurrección y en el momento de regresar al Padre, Jesús dio a sus apóstoles el gran mandato misionero, que hemos escuchado en el evangelio de hoy: «Id, pues, y haced discípulos a todos los pueblos, bautizándolos en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo; enseñándoles a guardar todo lo que os he mandado» (Mt 28,19-20).
Este es el encargo que el Señor nos da a cada uno de nosotros. Nos pide que seamos discípulos misioneros, hombres y mujeres que irradien la verdad, la belleza y el poder del Evangelio, que transforma la vida. Hombres y mujeres que sean canales de la gracia de Dios, que permitan que la misericordia, la bondad y la verdad divinas sean los elementos para construir una casa sólida. Una casa que sea hogar, en la que los hermanos y hermanas puedan, por fin, vivir en armonía y respeto mutuo, en obediencia a la voluntad del verdadero Dios, que nos ha mostrado en Jesús el camino hacia la libertad y la paz que todo corazón ansía.
Que Jesús, el Buen Pastor, la roca sobre la que construimos nuestras vidas, los guie a ustedes y a sus familias por el camino de la bondad y la misericordia, todos los días de sus vidas. Que él bendiga a todos los habitantes de Kenia con su paz.
«Estén firmes en la fe. No tengan miedo». «Porque ustedes pertenecen al Señor».
Mungu awabariki! [Que Dios los bendiga]
Mungu abariki Kenya! [Que Dios bendiga a Kenia]
Portoghese 
A palavra de Deus toca-nos no mais íntimo do coração. Hoje, Deus diz-nos que Lhe pertencemos. Foi Ele quem nos fez, somos a sua família, e Ele estará sempre ao nosso dispor. Não temais – diz-nos Ele! Eu vos escolhi e prometo dar-vos a minha bênção (cf. Is 44, 2).
Escutámos esta promessa na primeira Leitura de hoje. O Senhor diz-nos que fará jorrar água no deserto, numa terra sequiosa; fará com que os filhos do seu povo floresçam como a erva e como salgueiros exuberantes. Sabemos que esta profecia se cumpriu com a efusão do Espírito Santo no Pentecostes. Mas vemos que se cumpre também onde quer que o Evangelho é pregado, quando novos povos se tornam membros da família de Deus, a Igreja. Hoje alegramo-nos, porque se
cumpriu nesta terra. Através da pregação do Evangelho, tornastes-vos também participantes da grande família cristã.
A profecia de Isaías convida-nos a olhar para as nossas famílias, dando-nos conta de como são importantes no plano de Deus. A sociedade do Quénia tem sido longamente abençoada com uma vida familiar sólida, um respeito profundo pela sabedoria dos idosos e o amor pelas crianças. A saúde de qualquer sociedade depende da saúde das famílias. Para nosso próprio bem e para bem da sociedade, a nossa fé na Palavra de Deus chama-nos a sustentar a missão das famílias na sociedade, a acolher as crianças como uma bênção para o nosso mundo, e a defender a dignidade de cada homem e mulher, pois somos todos irmãos e irmãs na única família humana.
Obedecendo à Palavra de Deus, somos chamados também a resistir a práticas que favorecem a arrogância nos homens, ferem ou desprezam as mulheres e ameaçam a vida dos inocentes nascituros. Somos chamados a respeitar-nos e encorajar-nos uns aos outros, e a aproximar-nos de todos os necessitados. As famílias cristãs têm esta missão especial: irradiar o amor de Deus e difundir a água vivificante do seu Espírito. Isto é particularmente importante hoje, porque assistimos ao crescimento de novos desertos criados por uma cultura de materialismo e indiferença para com os outros.
O Senhor faz-nos outra promessa, nas Leituras de hoje. Como Bom Pastor que guia pelas sendas da vida, promete fazer-nos habitar na sua casa para todo o sempre (cf. Sal 23/22, 6). Também neste caso, vemos realizada a sua promessa na vida da Igreja. No Baptismo, conduz-nos a águas tranquilas e faz reviver a nossa alma; na Confirmação, unge-nos com óleo de alegria espiritual e de força; e, na Eucaristia, prepara-nos uma mesa, a mesa do seu Corpo e do seu Sangue, para a salvação do mundo.
Precisamos destes dons de graça! O mundo precisa destes dons! O Quénia precisa destes dons! Fortalecem-nos na fidelidade, quando estamos no meio da adversidade e nos parece caminhar por «vales tenebrosos» (Sal 23/22, 4). Mas tais dons mudam também os nossos corações. Tornam-nos discípulos mais fiéis do Mestre divino, vasos de misericórdia e amorosa gentileza num mundo ferido pelo egoísmo, o pecado e a divisão. Tais são os dons com que Deus, na sua providência, vos torna capazes, enquanto homens e mulheres de fé, de contribuir para a construção do vosso país na concórdia civil e na solidariedade fraterna. E, de modo particular, são dons que devem ser partilhados com os jovens, que aqui, como noutras partes deste grande continente, são o futuro da sociedade.
Aqui no coração desta Universidade, onde se formam as mentes e os corações das novas gerações, faço apelo de modo especial aos jovens da nação. Os grandes valores da tradição africana, a sabedoria e a verdade da Palavra de Deus e o idealismo generoso da vossa juventude vos guiem no compromisso de formar uma sociedade que seja cada vez mais justa, inclusiva e respeitadora da dignidade humana. Tende sempre a peito as necessidades dos pobres e rejeitai tudo aquilo que leva ao preconceito e à discriminação, porque estas coisas – como sabemos – não são de Deus.
Todos conhecemos bem a parábola de Jesus que fala do homem que construiu a sua casa sobre a areia, em vez de o fazer sobre a rocha. Quando sopraram os ventos, a casa desmoronou-se e a sua ruína foi grande (cf. Mt 7, 24-27). Deus é a rocha sobre a qual somos chamados a construir. Assim no-lo diz Ele na primeira Leitura, perguntando: «Acaso há outro Deus além de Mim?» (Is 44,8).
E também quando Jesus ressuscitado afirma, no Evangelho de hoje, «foi-Me dado todo o poder no Céu e na Terra» (Mt 28, 18), pretende dizer-nos que Ele mesmo, o Filho de Deus, é a rocha. Não há mais nenhuma além d’Ele. Como único Salvador da humanidade, deseja atrair a Si homens e mulheres de todos os tempos e lugares, para poder levá-los ao Pai. Quer que todos construamos a nossa vida sobre o alicerce firme da sua palavra.
Por isso mesmo, depois da sua ressurreição, na hora de regressar ao Pai, Jesus conferiu aos seus Apóstolos o grande mandato missionário que escutámos no Evangelho de hoje: «Ide, pois,
fazei discípulos de todos os povos, baptizando-os em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo, ensinando-os a cumprir tudo quanto vos tenho mandado» (Mt 28, 19-20).
E esta é a tarefa que o Senhor dá a cada um de nós. Pede-nos para sermos discípulos missionários, homens e mulheres que irradiem a verdade, a beleza e a força do Evangelho que transforma a vida. Homens e mulheres que sejam canais da graça de Deus, que permitam à sua misericórdia, benevolência e verdade tornar-se os elementos de construção duma casa que quer permanecer firme. Uma casa que é um lar, onde irmãos e irmãs vivem, finalmente, em harmonia e respeito mútuo, obedecendo à vontade do verdadeiro Deus, que nos mostrou, em Jesus, o caminho para a liberdade e a paz a que aspiram todos os corações.
Que Jesus, o Bom Pastor, a rocha sobre a qual construímos as nossas vidas, vos guie, a vós e às vossas famílias, pelo caminho do bem e da misericórdia durante todos os dias da vossa vida. Ele abençoe todos os habitantes do Quénia com a sua paz.
«Sede fortes na fé! Não tenhais medo», porque pertenceis ao Senhor.
Mungu awabariki! [Deus vos abençoe!]
Mungu abariki Kenya! [Deus abençoe o Quénia!]
- A conclusione della Santa Messa, dopo l’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Nairobi, Card. John Njue e la benedizione finale, il Papa rientra alla Nunziatura Apostolica.