venerdì 25 settembre 2015

Pornosaturazione

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di Francesco Natale  –   spaccavetri
Apro il mio browser. Pagina predefinita “msn.it”, il portale Microsoft Network. Uno spaccato di “mondo” davvero niente male.
Le ultime “news” su Sabrina Misseri, la gravidanza di Jennifer Aniston, il podio Ferrari sono affiancate in maniera efficacemente rettilea ed insinuante da “Festa hot per i 31 anni di Belén”, “Melissa Satta (o chi per lei: elementi sempre fungibili): lato B da urlo a Miami”, link pseudoscientifico a Focus del tipo “Università di Latveria: scoperto il gene dell’orgasmo femminile”.
Immancabili gli ipertesti che rinviano puntualmente a “leggo.it”, uno dei siti più infami aperti al pubblico, nel quale non mancano mai, mai, neppure una volta titoli tipo “Bro-Job: la nuova frontiera del sesso tra amici maschi etero”, “Cannabis: ecco come aiuta a raggiungere il piacere”, “Sesso anale: 7 donne su 10 lo hanno provato”.
In questo mare magnum di letame infecondo quasi passano inosservati i link a Men’s Health, il periodico dell’onanista d’assalto secondo solo a Cosmopolitan per scempiaggine, meno subliminale di quest’ultimo e più nerboruto nei titoli: “Come farla impazzire a letto in dieci mosse” (solo dieci?), “I preliminari? Partono dalla testa” (non buttatevi come bufali sulle parti intime, quindi), “I sette segreti dell’orgasmo femminile” (aridaje! Di anno in anno aumentano…)
Troppi sarebbero da elencare qui i siti “normali” che riportano stralci di video e messaggi aventi per protagonisti l’insegnante spagnola che spedisce mms “hot” all’alunno del cuore, della segretaria comunale che tresca col sindaco, del pompiere che concupisce l’arrotina.
Attenzione: non stiamo parlando di siti web apertamente pornografici o anche solo “erotici”, ma di roba “normale”, alla quale accedono quotidianamente milioni e milioni di utenti.
Ora, provate per un istante a simulare completa ignoranza telematica, a fingere di essere, quindi, parte di quel 70% abbondante di popolazione mondiale che non ha dimestichezza alcuna col web, col suo specifico codice linguistico, con la sua radicale alterità rispetto ad un mezzo di informazione cartaceo o televisivo canonico, ovvero “canali tematici” a parte.
Fingetevi pastore errante, insomma: se dell’Asia, della Barbagia, della Sila, dell’Appennino tosco-emiliano non importa fate voi.
Avete una moglie (o un marito), un congruo numero di figli, un gregge, una casa, dei pascoli, un alpeggio.
La vostra vita si svolge secondo i ritmi naturali dettati da lavoro, famiglia, comunità.
Amate, ovviamente, la vostra controparte e, con ogni evidenza poiché avete prolificato, ci avete fatto e ci fate quello che dai tempi di Madre Eva l’Uomo fa con la Donna e viceversa.
Non avete avuto necessità alcuna di manuali, lezioni private, quick-reference card, professionisti specializzati in sessuologia, seminari televisivi presieduti da Camila Raznovich o Victoria Cabelo.
Il sesso è e resta un fatto privato, riguardante solo la coppia, vissuto e ricercato (ovviamente!) con passione, discrezione, intimità, complicità, desiderio. A certune lordure nemmeno pensate, poiché non le ricercate attivamente, magari non sapete nemmeno che esistono. Forse siete ingenuamente semplici, forse qualcosa sapete ma, non essendo fatti di pastafrolla, liquidate ogni forma di allusività estrema (che è cosa diversa dal nudo di un’opera d’arte, da certe pagine infuocate e straordinarie di letteratura, dall’apprezzare, giustamente, una bella ragazza in bikini) come ininteressante, se non abominevole tout court.
In questo secondo caso siete a posto (o quasi…). Ma…qualora siate beatamente e semplicemente ingenui?
Il problema si pone, e non è di piccolo cabotaggio. Perché oltre a Moglie, Figli e gregge possedete pure un computer, un tablet, uno smartphone. E, ovviamente, una televisione. Fino al “momento X” non avete neppure avuto idea di cosa fosse un “lato B”, pur consci alla perfezione del fatto che vostra Moglie possedesse un fondoschiena.
Se vedete la pubblicità di un gel lubrificante pensate che si tratti di una sorta di gelatina alimentare: del resto lo fanno pure al kiwi&tamarindo e ai frutti di bosco…
La vostra scarsa dimestichezza con la lingua inglese vi preserva dal comprendere, pur vagamente, cosa sia un “glory hole”. Cosa ci sia di segreto nell’orgasmo femminile faticate a comprenderlo: figuriamoci se detto “segreto” si articola in ben sette punti, manco fosse una rivelazione mistica.
Sapete, questo si, cosa sia un preservativo. Non li avete mai usati, tuttavia: primo perché la sola idea dà fastidio ad entrambi, secondo perché non volete in alcun modo subire la saputa strizzatina d’occhio da parte del tabaccaio o del farmacista al momento dell’acquisto. E non confidate nei distributori automatici, perennemente sorvegliati in guisa di Gargoyle da qualche vecchia comare d’ordinanza.
“Gangbang” per voi è sinonimico di tamponamento a catena sull’Autosole. Fate da sempre “cose” che vanno al di là e/o sono collaterali alla penetrazione: che si chiamino “preliminari” o “Giacomino” poco ve ne cale. Istinto e complicità vi hanno fornito tutte le linee guida necessarie: non serve dar loro un nome. Ma, ripeto, siete un tantino ingenui. Poco scafati. Aggredibili. Vulnerabili in una parola.
Perché, in re ipsa, il sesso genera comunque e sempre curiosità. Talvolta repressa, talvolta manifesta, ma sempre curiosità, Naturale all’inizio, resta.
Da questa Naturale curiosità ad arrivare a consumarsi su youporn, tuttavia, ce ne corre. A migliaia di chilometri. La strategia della pornosaturazione, infatti, perché di strategia si tratta, viaggia per gradi. In escalation.
Il primo, primissimo passo consiste nel mostrare l’inevitabilità, la “naturalezza”, l’accettabilità e praticabilità sociale di certuni comportamenti, specie se riguardanti persone importanti, famose, universalmente conosciute.
Se Sting o Naike Rivelli praticano sesso tantrico e della cosa se ne parla a “Domenica In” o su “Donna Moderna” è facile, facilissimo anzi, che vi sentiate incuriositi. E che, a fronte delle millanterie vantate in riferimento a Chakra, Kundalini, Yoni e Lingam vi si instillino germi potenzialmente pericolosi nella mente. La visibilità mediatica dei soggetti in questione, tuttavia, funge da potente narcotico: se ne parlano durante una trasmissione ove poco prima è stato invitato a parlare Don Mazzi la cosa sarà evidentemente legittima.
Se un sito “normale”, forte della predisposizione al gossip del nostro popolo, descrive con minuzia di dettagli le esperienze saudite della Arcuri o mostra nel suo “splendore” plastificato il seno di una soubrette per lanciare un assist alla chirurgia estetica potrei dedurre che, tutto sommato, tutto ciò è così normale da essere legittimo e, per contrasto, a domandarmi se la mia vita (ormai già precedente senza che me ne sia reso conto) di pastore errante non fosse in realtà una “simulazione” di vita, segnata dall’inconsapevolezza, dal piattume, dalla mancanza di “orizzonti altri”.
Dalla banalità, in una parola.
E qui scatta il secondo step. No, il porno esplicito, pur dietro l’angolo è ancora lontano: i tabù da abbattere sono (forse…) ancora numerosi.
Informarsi. Ovvero “acquisire consapevolezza”. Un imperativo categorico, fertilizzato quotidianamente dal battage incessante dell’artiglieria pornosaturante.
E via di wikipedia come se non ci fosse un domani, nel gorgo di termini “scientifici” affiancati da altri propri della neo-lingua telematica, tavole anatomiche e foto “esplicative” che illustrano, scatto dopo scatto, la nostra profondissima ignoranza e la nostra inaudita dabbenaggine.
Qualcuno qui si ferma: i campanelli d’allarme cominciano a squillare e le spie sul quadro comandi segnalano impazzite “DefCon 1”.
Qualcuno comprende autonomamente la colossale mistificazione e il potenziale pericolo che in essa si cela e molla il colpo. La maggior parte dei consociati no. La curiosità e l’eccitazione di fronte alla “consapevolezza” crescono e cominciano a svilupparsi anche al di fuori del confine del monitor. Magari si cominciano a pretendere “attenzioni” diverse dalla controparte coniugale. Magari si comincia a disprezzarla perché non rispondente a canoni estetici, a requisiti di “disponibilità” e audacia, a “capacità tecniche” che, a quanto pare poiché tutti ne parlano ovunque, sono la norma. Il nuovo standard a cui omologarsi. La meta radiosa e progressiva da perseguire ad ogni costo.
A questo punto il “salto di qualità” verso il porno hardcore, con i suoi tentacolari addentellati fatti di chat “a tema”, siti per scambisti o pervertiti specifici, prostituzione tout court o “semplici” peep-show è fatto, vista anche l’estrema facilità d’accesso al medesimo.
Ma si tratta “solo” della punta dell’iceberg: il lavoro di erosione primaria, la “sgrossatura”, diciamo così, è avvenuta a monte, instillando giorno dopo giorno nell’individuo non necessariamente “debole” ma vulnerabile, che è cosa diversa, Maschio o Femmina che sia, un progressivo senso di inadeguatezza mentale, fisica, cognitiva.
Un lavoro svolto pedissequamente e con estrema dovizia NON, attenzione, da rinomate professioniste/i del porno, non da John Holmes, Jenna Jameson, Crissy Moran o Chloe Jones, ma da pressoché tutto il jet-set televisivo e mediatico in genere, dalle varie Lidia Ravera, Lella Costa, Maurizio Costanzo (fu lui, per dirne una, il “regista” del fenomeno Guadagno/Luxuria), Sabina Guzzanti, Luciana Litizzetto, Fabio Fazio, le cosiddette “Iene” nella loro totalità (a parte Lillo&Greg, sia chiaro!), dall’indefinibile per decenza Patrizia Mirigliano, “mistress” storica di Miss Italia la quale preconizzò candidamente un paio d’anni fa la possibilità di avere una “miss-ter italia” transgender, da Maria de Filippi e Raffaella Carrà, da Daria Bignardi, una delle più motivate al riguardo.
Attenzione: nessuno di questi personaggi (e non li ho menzionati tutti) ha o ha mai avuto legami diretti noti col mondo della pornografia.
Ma il loro strenuissimo sforzo funzionale volto ad “ammorbidire” le coscienze, a presentare costantemente come normali comportamenti che normali non sono, a strizzare l’occhio spesso e volentieri a certo, ben definito, demi-monde, a mascherare sempre, senza eccezioni, dietro lo scudo dei “diritti civili” e, soprattutto, della cosiddetta “emancipazione” femminile attitudini al limite dell’aberrazione li ha resi perfettamente strumentali e propedeutici alla pornosaturazione.
Che parte esattamente da lì: dalla normalizzazione, dalla standardizzazione coatta di fenomeni che non sono né sono mai stati normali o standard.
Chiedetevi, inoltre, se questa progressiva erosione possa avere o meno un ruolo, se non altro come concausa, nella proliferazione smodata della violenza domestica, degli stupri per strada, delle molestie (reali: non pretestuose) perpetrate ad ogni livello ed in ogni contesto, sia da parte di Uomini che da parte di Donne.
Io penso nettamente che sia così: se i “modelli” umani e comportamentali che vengono capillarmente proposti indicano a caratteri cubitali che il sesso è un diritto, che è consumabile alla stregua di uno snack spezza-fame, che, con un carpiato aporetico degno, mutatis mutandis, della migliore Tanya Cagnotto ciancio di “autodeterminazione” ma al contempo sottendo che Uomini e Donne tutti indifferentemente siano doverosamente disponibili ad ogni pratica a pena di essere tacciati di inadeguatezza ed inconsapevolezza “del sé”, non posso stupirmi poi di balordi, isolati o in banda, che stuprano a nastro ragazzine sulla Riviera Romagnola, di “mogli” scambiste, di “mariti” picchiatori e puttanieri.
Perché la pornosaturazione produce un ulteriore effetto collaterale: un senso fasullo e distorto di onnipotenza. Posso consumare quello che voglio, quando voglio, come voglio. Se ciò mi viene negato, se l’obiettivo mi viene precluso ciò si configura come la violazione di un diritto insindacabile.
Per poi rendermi conto, magari quando è troppo tardi, che tutto ciò di cui avevo davvero bisogno erano semplicemente una Moglie, dei Figli, un gregge…
Ad Maiora