venerdì 25 settembre 2015

Il compito e i volti



Giovanni Maria Vian: Quattro guide 

(Giovanni Maria Vian) Per la prima volta il Papa ha parlato al Congresso statunitense, e per la prima volta si tratta di un Papa che ha potuto dire «anch’io sono figlio di questo grande continente». Un avvenimento dunque destinato a entrare nella storia: per queste circostanze senza precedenti, ma soprattutto per il discorso, durato quasi un’ora, che Bergoglio ha rivolto ai massimi rappresentanti della democrazia americana. Nella lettura, scandita in inglese, il Pontefice è stato interrotto per trentotto volte da applausi non di rado quasi unanimi, e all’inizio, alla fine e per altre dieci volte questi si sono trasformati in ovazioni mentre gran parte dell’assemblea si alzava in piedi in segno di consenso.
La politica e l’attività legislativa sono chiamate a prendersi cura — un’espressione ricorrente in Bergoglio — del popolo. Per questo il Papa ha esordito evocando la figura di Mosè, il legislatore d’Israele, simbolo di unità e nello stesso tempo richiamo alla dignità trascendente di ogni essere umano. Il richiamo del Pontefice è stato però soprattutto a quattro grandi “rappresentanti” (representatives) degli Stati Uniti di cui ricorrono diversi anniversari: Abraham Lincoln, il presidente guardiano della libertà; Martin Luther King con il sogno di uguaglianza dei diritti per gli afroamericani; Dorothy Day, fondatrice del Catholic Worker Movement e appassionata attivista a fianco degli oppressi; il monaco Thomas Merton, uomo di preghiera e di dialogo.
Parlando delle loro figure e dei loro sogni Bergoglio ha elencato le questioni mondiali a cui oggi bisogna far fronte. La crescita di violenze e di atrocità spesso perpetrate in nome della religione; con la conseguente necessità di combattere i fondamentalismi ma al tempo stesso non dimenticando che è importante continuare ad ascoltare la voce della fede, come dimostra in positivo la storia politica statunitense, sin dalla dichiarazione d’indipendenza, citata significativamente nel discorso. Vi è poi il nodo di migrazioni imponenti, come non accadeva — ha notato il Papa, che ha ricordato di essere figlio di immigranti — dalla fine della seconda guerra mondiale.
E ancora, l’urgenza di porre fine in tutto il mondo alla pena di morte e di combattere la povertà. Infine, il cambiamento climatico che minaccia l’intero pianeta, in particolare proprio i più poveri, e gli enormi interessi economici che sono alla base del traffico d’armi. Il Pontefice ha poi accennato all’importanza e alla bellezza della famiglia — tema dell’incontro mondiale di Philadelphia — che oggi, come non mai, è indebolita, con conseguenze gravi soprattutto sui giovani, e si è infine augurato che lo spirito del popolo americano possa continuare ad alimentare grandi sogni.
L’ultimo incontro di Papa Francesco a Washington è stato con un gruppo di senzatetto, che in una toccante meditazione ha paragonato alla famiglia di Gesù. Mentre il primo appuntamento all’arrivo nel centro di New York, dove ad attenderlo erano migliaia di persone riversatesi nelle strade, sono stati i vespri nella cattedrale di San Patrizio, appena restaurata. Erano presenti molti religiosi e il Pontefice — che all’inizio dell’omelia ha espresso vicinanza ai musulmani per la festa del Sacrificio e per la tragedia avvenuta alle porte della Mecca — non si è lasciato sfuggire l’occasione di elogiare le suore statunitensi, tra un uragano di applausi: «Che sarebbe della Chiesa senza di loro? Donne forti, lottatrici, con quello spirito coraggioso che le colloca nella prima linea dell’annuncio del Vangelo» ha detto. E a queste «sorelle e madri» del popolo americano Francesco ha voluto esprimere un «grazie molto grande». Aggiungendo che a loro vuole molto bene.

L'Osservatore Romano

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Papa Francesco al Congresso degli Stati Uniti. 
Avvenire

(Stefania Falasca) Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton. Tre uomini e una donna che appartengono alla memoria storica degli Stati Uniti. Quattro figure che incarnano «quattro sogni», che «hanno dato forma a valori fondamentali e resteranno per sempre nello spirito del popolo americano». I loro profili sono stati scelti da papa Francesco per parlare dalla sede del Congresso degli Stati Uniti d’America all’intera nazione. Perché, ha spiegato, «sono quattro rappresentanti del popolo americano e ci offrono una possibilità di guardare e di interpretare la realtà», perché «nell’onorare la loro memoria siamo stimolati, anche in mezzo a conflitti, nella concretezza del vivere quotidiano, ad attingere dalle nostre più profonde riserve culturali».Una scelta e un timbro decisamente singolari, originali, per il primo discorso di un Papa al Congresso americano. Di certo è stata la scelta di una chiave ermeneutica efficace. E d’impatto diretto. Perché ognuno di loro è un passepartout per far leva sulle corde profonde degli americani. Lincoln incarna la libertà, Martin Luther King la libertà nella pluralità e nella non esclusione, Dorothy Day la giustizia sociale e i diritti umani, Thomas Merton la capacità di dialogo e di apertura a Dio. Questo vuol dire entrare nello spirito della costruzione democratica americana dalle fondamenta per essere compresi e far riflettere riguardo alle responsabilità per le urgenti questioni che investono oggi la salvaguardia della libertà e della dignità, della giustizia sociale e della pace, il perseguimento del bene comune, che è il fine di ogni politica. 
E attraverso questi modelli, che hanno inteso l’impegno politico come forma alta di carità, papa Francesco si è addentrato in un dialogo con la coscienza del mondo che investe le cancellerie internazionali. «Una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà, come ha fatto Lincoln; quando promuove una cultura che consenta alla gente di "sognare" pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare; quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro, frutto di una fede che diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo di Thomas Merton».
Dei quattro, Merton è un monaco, per Dorothy Day nel marzo del 2000 è stato inoltrato il processo di canonizzazione. Anche questo ha un significato che il Papa ha voluto trasmettere agli americani: la fede non è il vessillo di nuove crociate o di polarizzazioni religiose, ma «una voce di fraternità e di amore, che cerca di far emergere il meglio in ogni persona e in ogni società». Tra i quattro un’importanza particolare riveste Dorothy Day: «In questi tempi in cui le preoccupazioni sociali sono così importanti, non posso mancare di menzionare la serva di Dio Dorothy Day, che ha fondato il Catholic Worker Movement».
Un movimento che si ispira al passo evangelico delle Beatitudini e si dedica all’ospitalità ai diseredati e ai senzatetto. Quelli che lo stesso Francesco, subito dopo il discorso al Congresso, è andato a incontrare. 
Dorothy Day è stata una donna dalla storia davvero singolare. Segnata dalla conversione nel 1927, dall’impegno sociale, dalla passione per la giustizia e la causa degli poveri e degli oppressi, è stata direttore della testata newyorkese The Catholic Worker che fondò nel 1933 per diffondere l’insegnamento sociale della Chiesa e che diresse fino alla morte, nel 1980. 
La filiale devozione alla Chiesa cattolica non la portò mai a voler imporre la sua fede agli altri, tuttavia si attirò spesso forti critiche. Dopo la vittoria di Francisco Franco nella guerra civile spagnola, suscitò sdegno in taluni ambienti cattolici americani schierandosi contro la posizione ufficiale della gerarchia. Per il suo aperto rifiuto di considerare la guerra come strumento politico il cardinale di New York, Francis Spellman, sostenitore della 'guerra giusta', voleva imporle la soppressione dell’aggettivo «Catholic» dalla testata del giornale. Dorothy Day non esitò a rispondere che il cardinale non era né padrone né sovrano. È stata chiamata in molti modi: attivista, anarchica, radicale, comunista, mistica, profeta. 
«Era una figlia fedele della Chiesa per la quale la luce della fede era concretamente posta al servizio della giustizia sociale e della pace», scrisse lo storico statunitense David O’Brian, che la definì «la figura più interessante e importante nella storia del cattolicesimo americano». Alla fine dei suoi giorni ricevette a New York la visita di Madre Teresa di Calcutta. 
Malgrado la sua fama di santità, il processo di canonizzazione non avanza. Alcuni settori del cattolicesimo americano non la reputano 'degna' per i suoi peccati di gioventù, compreso l’aborto. «Le etichette di destra o sinistra, applicate da liberali e conservatori, non riescono a spiegare o contenere Dorothy Day e forse, alla fine, è proprio per questo che questa donna di coscienza è stata un esempio e lo è per il nostro tempo», ha affermato O’Brian. Ma forse, adesso che attraverso le parole del Papa ha contribuito a spiegare agli americani un po’ della loro stessa anima e il compito della più grande democrazia, anche la sua causa potrà essere ripresa.