lunedì 24 agosto 2015

Nuovi schiavi, il mercato internazionale dei minori

Prostitute nigeriane

di Anna Bono
La metà superiore del manifesto mostra in primo piano un uomo e una ragazza e sullo sfondo un aereo in volo. “Ti trovo un lavoro in Italia” promette l’uomo alla ragazza. Sotto si legge a grandi lettere: “diffida degli estranei che fanno offerte allettanti: un lavoro all’estero, un matrimonio... I trafficanti di uomini conoscono molti trucchi. RIFIUTA!” 
Manifesti come questo si vedono nelle strade della Nigeria, uno degli stati dell’Africa occidentale più coinvolti nella tratta di esseri umani. È un modo per aprire gli occhi alla gente, metterla in guardia. I trafficanti che vanno a caccia di ragazze disposte a emigrare le adescano promettendo un lavoro, una sistemazione sicura. A quelle che ci credono, forniscono documenti falsi e dicono che pagheranno il trasporto a fine viaggio: una volta arrivate a destinazione, però, scoprono di essere state vendute a una rete di prostituzione. Altre ragazze subiscono la stessa sorte, però consegnate ai trafficanti dai loro famigliari: illusi a loro volta da false promesse – “andranno a scuola, guadagneranno bene, manderanno tanti soldi a casa” – oppure perchè disposti a cederle in cambio di denaro.
Migliaia di giovani africane fanno questa fine ogni anno e, come loro, altrettanti ragazzi, questi ultimi per lo più sfruttati come mano d’opera. Molti di loro sono minorenni, non di rado poco più che bambini. La loro destinazione, quasi sempre, è l’Europa. 
L’organizzazione non governativa Save the Children ha appena pubblicato un dossier su di loro intitolato “Piccoli schiavi invisibili”: poche migliaia per quel che riguarda l’Italia, dicono i dati ufficiali, ma, come fa notare Save the Children, solo perchè gran parte dei minori rimangono, appunto, invisibili, non vengono individuati e classificati come vittime di tratta e sfruttamento perchè il fenomeno è di per sé sommerso, come nel caso della prostituzione praticata in appartamenti e luoghi privati, e perchè i minori vengono spostati di frequente o vengono comunque tenuti nascosti. 
I principali paesi di origine dei minori identificati sono Nigeria, Romania, Marocco, Ghana, Senegal e Albania. Tra di loro, le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale sono in gran parte le adolescenti provenienti da paesi dell’Europa dell’est e dalla Nigeria. Per quel che riguarda lo sfruttamento lavorativo, incluse le attività illegali, i minori più a rischio sono invece quelli, in gran parte maschi, che provengono dalla Romania, dall’Afghanistan, dall’Egitto e dall’Eritrea.   
Il dossier si concentra su alcuni gruppi di minori in particolare – afghani, egiziani, nigeriani, eritrei, rumeni... – evidenziandone caratteristiche e fattori di rischio, informazioni di cui c’è bisogno in un paese diviso sulla necessità di accogliere o invece di respingere gli emigranti irregolari per lo più senza sapere  e senza neanche domandarsi chi sono, che cosa li motiva, quali aspettative nutrono raggiunta l’Italia e a che cosa vanno incontro.
Parla, ad esempio, delle bambine e delle adolescenti rumene e di origine rom per ricordare che spesso, oltre a essere destinate, come tutti sanno, a svolgere attività illegali, sono anche costrette a matrimoni precoci, vendute dai genitori alla famiglia del marito, di cui diventano schiave. Il loro prezzo può raggiungere i 50.000 euro.
Anche a proposito dei minori provenienti dall’Eritrea il dossier racconta qualcosa che non a tutti è noto. A spingerli a emigrare tramite reti di trafficanti non è la speranza di una sistemazione vantaggiosa né sono le loro famiglie a venderli o a mandarli all’estero pensando alle rimesse che riceveranno. Scappano – spiega Save the Children – per sfuggire alla dittatura e in particolare al servizio militare che in Eritrea può durare anche per decenni. Si diventa soldati alla fine della scuola oppure dopo essere stati bocciati due volte. L’unico modo per evitarlo è tentare la fuga. In media il viaggio fino all’Italia costa 6.000 dollari ed è uno dei più pericolosi, soprattutto nella regione del Sinai dove operano gruppi armati che spesso rapiscono gli emigranti per chiederne il riscatto. Dal 1° gennaio al 30 giugno in Italia ne sono arrivati 1.603 non accompagnati: in prevalenza maschi tra i 15 e i 17 anni, ma molti anche più piccoli, di età compresa tra gli 11 e i 14 anni.
Le vittime di tratta che attraversano il Mediterrano o tramite altre vie raggiungono l’Italia sono solo una piccola parte del problema. In tutto il mondo uomini, donne e bambini ogni anno sono venduti e comprati come merci e destinati alla prostituzione e al lavoro forzato. Se ne contano attualmente quasi 21 milioni, oltre un quarto dei quali sono minori di 18 anni: un affare che, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, l’agenzia ONU incaricata di promuovere il lavoro dignitoso in condizioni di libertà, parità e sicurezza, frutta circa 150 miliardi di dollari all’anno. 
Tra Africa, Asia ed Europa tratta e traffico di esseri umani si incontrano e si confondono: due attività illegali e criminali che mai più si sarebbe pensato potessero di nuovo insediarsi e prosperare nel mare Mediterraneo.