giovedì 25 giugno 2015

Una occasione da NON sprecare per Matteo Renzi




 di Bonifacio Borruso 

La piazza San Giovanni a Roma, gremitissima sabato scorso, può essere per Matteo Renzi una opportunità più che un problema, l'ennesimo dopo la tornata amministrativa. Il nuovo Family Day, contro le unioni civili ma soprattutto contro le adozioni ai gay, è stato infatti un successo oltre ogni aspettativa. Anche se non erano certamente un milione, i partecipanti, cifra sparata di default da chiunque usi quell'angolo della Capitale come scenografia militante, che sitratti dei grillini piuttosto che la Cgil antirenziana, anche non erano certamente un milione, dicevamo, i partecipanti non erano lontani dalle 500mila unità.
E il valore stava appunto tutto in quella mobilitazione, completamente dal basso, con le gerarchie ecclesiastiche italiane tutte in direzione ostinata e contraria, sempre nell'attività preferita da molti vescovi al momento, ossia scavalcare a sinistra il Papa. E tutto a spese dei partecipanti che, non essendo aderenti ai sindacati, hanno dovuto pagare il pezzo pieno dei mezzi di trasporto, anzichè tariffe generosissimamente scontate.
Un'avversione questa, che è stata misurata nell'embargo pressoché totale di Tv2000, l'emittente televisiva della Conferenza episcopale Italiana-Cei, che fa dirette per qualsiasi cosa e da qualsiasi posto, da Lourdes come dal santuario della Divina Provvidenza a Roma, ma che ha spento i ripetitori su piazza S.Giovanni, dov'erano radunate migliaia di persone. Oltretutto contribuenti italiani che, con il loro 8 per mille, provvedono a tenere i piedi quella tv e anche il giornale dei vescovi, Avvenire, che, domenica, apriva su «Lotta all'azzardo, bluff del governo», relegando la manifestazione romana nel taglio centrale.
Non solo, mancava completamente, a quel raduno, l'apporto organizzativo e di popolo di Comunione e liberazione. Il movimento cattolico se n'era chiamato fuori, diffondendo fra i propri aderenti un documento, su carta semplice e non firmato da alcuna personalità o organismo, in cui si citava il segretario della Cei, Nunzio Galantino, in un passaggio che metteva sullo stesso piano chi si opponeva ai matrimoni gay e i partigiani dello stesso. Una vicenda che pare aver approfondito le divisioni in seno al movimento fondato da don Luigi Giussani, visto che Antonio Socci, giornalista e scrittore ciellino, sul suo blog ha invitato domenica il capo di Cl, il sacerdote spagnolo Julian Carron «a prendere il primo aereo e a tornarsene a Madrid».
Praticamente, a portare a Roma, quasi un italiano su 100 a Roma, hanno provveduto il Cammino neocatecumenale, il cui leader Kiko Arguello, un altro spagnolo, è intervenuto in piazza, il giornalista Mario Adinolfi col suo quotidiano, La Croce, che conferma la sua notevole forza di aggregazione, la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, con grande seguito sui socialmedia, e altre organizzazioni cattoliche minori.
Ma torniamo a Renzi. Perché il presidente del consiglio, in una fase di difficoltà dopo il voto amministrativo delle regionali e i ballottaggi delle comunali, non dovrebbe rubricare la folla romana di sabato come l'ennesimo problema? Innanzitutto perché ne è soddisfatto sotto il profilo umano. Renzi, spesso descritto dai detrattori come opportunista e anche cinico, è un cattolico tutto intero e, anche per storia familiare, vicino alla sensibilità di quella piazza più di ogni altro cattolico del Pd. Non è un caso che, il cattolico prodiano Alberto Melloni, accademico e firma prestigiosa del Corriere, abbia velenosamente ricordato, venerdì scorso, che al precedente FamilyDay, quello del 2007, che si opponeva all'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita, ci fosse anche il giovane presidente della Provincia di Firenze, Renzi appunto.
E se ben prima di diventare premier, Renzi si dichiarato a favore delle unioni civili era stato perché riteneva giusto allargare i diritti civili, certo, ma anche perché quella soluzione permetteva di scongiurare il matrimonio paritario e le adozioni gay, delle quali disse pubblicamente «di non essere convinto», già nel 2012, duranteuna intervista al sito Gay.it. Fu il momento in cui l'allora sindaco di Firenze, in corsa per le primarie contro Pier Luigi Bersani, annunciò un progetto di civil partnership alla tedesca, ossia le unioni civili fra persone delle stesso sesso, elaborato col contributo di Ivan Scalfarotto, Cristiana Alicata, Giuliano Gasparotti e Alessio De Giorgi, esponenti molto noti della comunità Lgbt ossia lesbico-gay-bisessuale e trangender.
E una legge che introducesse le unioni civili era stata più volte annunciata dal presidente del consiglio e poi sempre accantonata per il complicarsi dell'agenda politica, anche per il percorso accidentato delle riforme. Finché non è arrivato il referendum irlandese, che ha introdotto il matrimonio omosessuale nella cattolicissima isola, a mettere in un grosso impaccio Renzi, perché i militanti gay avevano cominciato a dire che le unioni civili alle tedesca non bastavano più e che si doveva andare verso il matrimonio paritario. Ecco allora che la riuscita della manifestazione romana, dando forza al Ncd in maggioranza, consentirà di intavolare una trattativa sul disegno di legge presentato dalla senatrice dem, Monica Cirinnà, per arrivare a una soluzione di compromesso: sì alle unioni civili che non contemplino però l'adozione del figlio del coniuge, una possibilità che, permettendo il ricorso a madri surrogate, avrebbe consentito di bypassare il no alle adozioni.
La numerosità della piazza offrirà poi a Renzi un argomento elettoralistico: se mezzo milione di persone si mobilitano così facilmente, è pensabile che abbiano una capacità di creazione di consenso tutt'altro che limitata, anche solo considerando l'indotto familiare. Una piazza il cui leader più ascoltato è lo stesso Adinolfi, è oltretutto un ex-deputato dem e un renziano antemarcia. Può il Pd inclusivo, che guarda al centro, permettersi di chiudere del tutto?Il premier potrà facilmente usare l'argomento che molti nel partito, anche fra i suoi, gli hanno ricordato quando a mobilitarsi è stata la Cgil o i sindacati della scuola: «Matteo, questa piazza va ascoltata».
Italiaoggi