giovedì 30 aprile 2015

Suora manager



Intervista impossibile a santa Francesca Cabrini. 

E' stato presentato nel pomeriggio del 29 aprile, alla Radio Vaticana, il libro Domande e provocazioni. Interviste impossibili a fondatori e pionieri della vita consacrata (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, pagine 310, euro 16) a cura di Laura De Luca e Vito Magno, con la prefazione del cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e l’introduzione del gesuita padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. All’incontro di presentazione, coordinato da don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, sono intervenuti il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, don Antonio Sciortino, direttore di «Famiglia Cristiana» e il direttore dell’«Osservatore Romano». Pubblichiamo uno stralcio dal volume.

(Laura De Luca) Madre, posso disturbarla?
«Vieni avanti, figlia mia, e levati di dosso quella faccia contrita. Non hai mai visto una suora?»
Una suora che è anche una santa! Di questi tempi non ci siamo tanto abituati. Non alle suore e tanto meno alle sante. Ecco... mi hanno chiesto di farle un’intervista.
«È divertente!».
Trova? Io sono emozionata. Lei è la Patrona di tutti gli Emigranti, e io, vede, discendo proprio da una famiglia di emigranti!
«Allora sei particolarmente benvenuta!».
Il mio bisnonno era quasi suo contemporaneo sa? Se ne partì per l’America proprio negli ultimi anni dell’Ottocento. Forse vi siete incontrati. Francesco Gallello, detto don Ciccio, classe 1878. Questo nome le dice niente? Faceva il manovale a “Broccolino”. Aveva quattro figli e nei momenti di riposo suonava il violino. Mio nonno e mia nonna, invece, negli anni Trenta del XX secolo, vennero su dal paesello della Calabria verso la capitale!
«Col tempo mi sono convinta che su questa terra “siamo tutti emigranti”».
Come dice?
«Sì, come gli uccelli. Sempre in cerca di caldo, cibo, risorse. Veniamo tutti da una stessa patria, viaggiamo in su e in giù per tutta la vita e ci troviamo sempre in un altro posto rispetto a quello in cui vorremmo veramente ritornare».
Sembra il ritratto dei nostri tempi.
«Credo sia il ritratto di ogni tempo».
C’è un altro motivo che mi provoca soggezione, a dire la verità.
«E allora esponilo, ché i motivi taciuti diventano fantasmi».
Ecco, lei ha compiuto imprese letteralmente “inimmaginabili”. Ha sfondato pregiudizi, resistenze, dinieghi. Oggi diremmo: fu un vero panzer! Tutto per poter partire missionaria accanto agli emigranti. E per farlo in prima persona, “senza dipendere da nessuno!”.
«Ma sempre in spirito di obbedienza!».
Tanto più. Le rivoluzioni più efficaci sono proprio quelle che non fanno rumore, dice qualcuno. Inoltre lei ha agito rimanendo comunque una donna! Una piccola donna nel secolo delle “piccole donne”!
«Sono stata solo uno dei “Suoi” strumenti».
Dite tutti così, voialtri preti e suore, ma.
«È la verità. Neppure una goccia di pioggia evapora senza il Suo consenso!».
Ma poi ci sarebbe un altro motivo a darmi inquietudine.
«Ancora un altro?».
Il suo aspetto, Madre. Lei appare così fragile, delicata. Mi scusi: quasi insignificante.
[Ridacchiando] «È proprio quello che sono! Non avrai paura di offendermi!?».
E nonostante questo aspetto e la sua salute, dicono, delicata, ha fronteggiato papi e cardinali, è partita da sola o quasi su quel piroscafo per l’America, ha sopportato il mal di mare, gestito la miseria e il denaro, trovato sponsorizzazioni, amministrato proprietà, realizzato investimenti, compravendite, fondato e diretto decine di istituti in tutto il mondo, viaggiato in lungo e largo! Per di più in un’epoca in cui gli istituti religiosi e l’attività missionaria erano per l’appunto un’esclusiva “maschile”. Insomma lei si è mossa come un manager! Madre ma come ha fatto?
«Trovavo anche il tempo per pregare. E anzi soprattutto. I manager lo fanno?».
Qualcuno, può anche darsi.
«Tu ricordatelo. Mi raccomando. “Io ho pregato”».
Lo farò. Ma lei può rispondermi?
«Ti ho appena risposto. “Ho pregato”. E stato tutto un pregare. Anche quando lavoravo sodo, anche quando non mi fermavo mai. Ho pregato e “l’ho seguito”. E quando lo si segue, è per sempre».
Dio?
«Sì».
Quello la cui fede fa smuovere le montagne?
«Sì».
Quello del Sacro Cuore?
«Perché sorridi?»
Mi ricordo un santino di mia nonna.
«L’emigrante?».
Un santino tutto stropicciato. Lei lo teneva sul comò, vicino all’orologio e alla violetta di Parma.
«Quel Sacro Cuore è sempre con noi. Quel Sacro Cuore è “la casa di tutti gli emigranti”».
Sa che mi colpisce la sua “velocità”, Madre? Qualcosa in lei corre vertiginosamente! Eppure lei parla con tanta lentezza. Eppure i suoi gesti sono così pacati. E il suo sguardo è talmente dolce. Ma qualcosa, dentro di lei, continua a muoversi a tutta velocità!
«È il Sacro Cuore».
Come?
«È il Sacro Cuore che è tachicardico, non si ferma mai. E come potrebbe? E bisogna riuscire a stargli dietro».
È per questo che lei va più veloce perfino del suo tempo?
«Probabile».
E dire che il suo tempo era già abbastanza accelerato!
«I treni, i piroscafi, i grandi viaggi, il telegrafo, gli spostamenti di masse umane. Ma tutta questa passione per la “velocità” stava già dimenticando l’essenziale».
Cioè?
«L’essere umano».
L'Osservatore Romano