mercoledì 29 aprile 2015

Radicalità evangelica



Al Marcianum di Venezia. 
«Gesù ci dà una preziosa indicazione circa il possesso e l’uso dei beni terreni da parte di chi vuole essere suo discepolo: il criterio decisivo è che questi beni sono non solo leciti, ma anche necessari, ma la misura è la finalità della predicazione e della testimonianza del Regno di Dio». Lo ha sottolineato il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, intervenendo questo pomeriggio, 29 aprile, al Dies academicus della Facoltà di diritto canonico San Pio X Studium generale Marcianum di Venezia.
Alla presenza del gran cancelliere, il patriarca Francesco Moraglia, nella basilica della Salute il porporato ha tenuto la lectio magistralis su «Radicalità evangelica e beni temporali nei diversi stati di vita della Chiesa», che ha anche introdotto la sessione di studi organizzata il giorno successivo, giovedì 30, dal titolo «Povertà evangelica, missione e vita consacrata».

Attingendo in particolare ai brani del Vangelo che fanno riferimento a questo tema, il cardinale Versaldi ha messo in evidenza come già nella predicazione di Cristo è possibile cogliere «in radice quegli scopi che nella storia della Chiesa si sono poi concretizzati» nel codice di diritto canonico: «per il culto divino, per l’onesto sostentamento del clero e degli altri ministri, per le opere di apostolato sacro e di carità verso i poveri» (canone 1254 § 2).
Del resto, ha spiegato, nella gestione dei beni temporali c’è un “paradosso” che ritorna di continuo nella vita della Chiesa: «da una parte, la sua testimonianza di fede e di carità la rende attraente così che molti di ogni strato sociale, dapprima i poveri, ma poi anche i ricchi», vi aderiscono; e, dall’altra, «la pratica stessa della fede e della carità» le porta «anche beni materiali donati per la sua missione spirituale».
In particolare di questo — ha proseguito il cardinale Versaldi — si è preoccupato san Paolo. L’apostolo infatti ricorda «di aver sempre predicato il Vangelo gratuitamente, sostenendosi con il lavoro delle proprie mani, ma nello stesso tempo non vuole negare il diritto di chi annuncia il Vangelo di poter ricevere l’aiuto dalle chiese per cui lavora» (cfr. 1 Cor 9, 13-14). Anzi «per difendersi di fronte alle accuse della Chiesa di Corinto, afferma di non essere stato di peso» perché alle sue necessità avevano provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia (cfr. 2 Cor 11, 9) e al contempo «ringrazia la comunità di Filippi che è stata l’unica ad aiutarlo all’inizio della sua predicazione» (cfr. Fil 4, 15).
Basandosi su tali premesse il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica ha ravvisato «un’intrinseca logica legata alla missione spirituale» della Chiesa: la quale «non può annunciare il Vangelo attraverso mezzi che lo contraddicono, in quanto danno un’immagine della Chiesa che pone la sua fiducia in quei beni, anziché nell’assistenza divina». Di conseguenza, ha aggiunto, occorre «trovare il giusto equilibrio», il quale «non può dipendere da calcoli o da norme» che pure sono necessarie, ma «dal giusto discernimento per poter usare i beni terrestri con libertà spirituale evitando ogni estremismo». Soprattutto, ha concluso, in «tempi di crisi e di cambiamento globale, è necessario che la Chiesa adempia alla sua missione con credibilità» e questa «si gioca assai sul piano della testimonianza e della profezia proprio riguardo ai beni temporali».
L'Osservatore Romano