venerdì 24 aprile 2015

I martiri armeni



Canonizzate da Karekin II le innumerevoli vittime del Metz Yeghérn. 


Verrà forse ricordata come la canonizzazione più numerosa della storia. Alla vigilia delle commemorazioni ufficiali del centenario del Metz Yeghérn, il “grande male” che colpì il popolo armeno nel 1915, la Chiesa apostolica armena ha canonizzato ieri l’immensa moltitudine di vittime — si stima circa un milione e mezzo di cristiani — della immane persecuzione perpetrata dall’impero ottomano.
La cerimonia di canonizzazione è stata celebrata dal patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, Karekin ii, a Etchmiadzin, a una ventina di chilometri dalla capitale Erevan, davanti a un edificio risalente al iv secolo considerato come la cattedrale cristiana più antica al mondo. Al rito, al quale hanno partecipato anche numerosi armeni della diaspora, era presente, in rappresentanza del Papa, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Significativamente la cerimonia si è conclusa alle 19.15 ora locale, un orario simbolico che appunto ricorda l’anno della strage (il 1915). «Oltre un milione di armeni sono stati deportati, uccisi, torturati, ma essi sono rimasti fedeli a Cristo. Sono stati perseguitati per la loro fede in Cristo», ha detto Karekin ii, che ha sottolineato come durante gli anni tragici di quell’immane massacro moltissimi «individui del nostro popolo sono stati sradicati e massacrati in maniera premeditata, uccisi col fuoco e con la spada, assaggiando i frutti amari della tortura e del dolore». Per il capo della Chiesa armena, «la canonizzazione dei martiri del genocidio dona un respiro nuovo di vita, di grazia e benedizione alla nostra esistenza cristiana e nazionale». Al termine del rito, alla presenza del presidente della Repubblica, Serzh Sargsyan, le campane hanno suonato in tutta l’Armenia, ma anche in diverse parti del mondo, in particolare dove vi sono consistenti comunità armene: da New York a Parigi, da Madrid a Berlino, a Venezia.
Intervenendo a un forum che si è svolto a Erevan — come riferito da Armenpress — il cardinale Koch ha detto di «portare nel cuore» la sofferenza del popolo armeno, la cui storia di fedeltà e di coraggio è un esempio per tutti i cristiani. La grande sofferenza degli armeni, ha detto all’agenzia Sir il cardinale Walter Kasper, «è una storia troppo spesso dimenticata, ma è stata una tragedia umana e cristiana. Le violenze che hanno segnato in profondità quelle popolazioni sembrano non essere mai cessate: sono trascorsi cento anni e la persecuzione in Medio oriente continua».
L'Osservatore romano

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24 aprile 1915-2015. Cent'anni dopo il coraggio della memoria e del dialogo 
 Corriere della Sera - riccardiandrea.it 
(Andrea Riccardi) Sono trascorsi esattamente cent`anni dai massacri degli armeni nell'impero ottomano, iniziati i124 aprile 1915 con la deportazione dei notabili della comunità di Istanbul. É una storia che non passa, stretta tra due memorie contrapposte: la turca e l'armena. (...)