domenica 15 marzo 2015

«Anno Santo, dono del Papa per il mondo»



di Angelo Bagnasco
L’Anno Santo della Misericordia è un nuovo dono di Papa Francesco alla Chiesa. Come se avesse voluto – con cuore di padre – rispondere al grande affetto che il Popolo di Dio gli ha manifestato nel secondo anniversario di Pontificato. Una risposta sovrabbondante come lo è l’amore di Dio per il mondo. «Siate misericordiosi come il Padre», sono le parole guida del Giubileo straordinario. È l’invito innanzitutto ai credenti ad andare al cuore del Vangelo: Dio ci libera dal peccato con la forza della misericordia che ha il volto di Cristo. In Lui Dio si avvicina alla miseria degli uomini: la misericordia è infatti il farsi vicino del cuore del Padre alle nostre miserie spirituali, morali e fisiche; personali, sociali e cosmiche. Spesso la violenza nel mondo nasce dal non sentirsi amati e perdonati; dal non sentire un cuore accanto, dal toccare la morsa mortale della solitudine di fronte ai propri limiti, alle colpe, alle delusioni e alle prove.

È possibile stare in piedi davanti alla porta della vita senza trepidare? Che sarà di me? È possibile resistere sotto i colpi del tempo fermi nella fiducia e nel coraggio senza cedere? Ce la farò? A chi confidare il mio animo? Con chi condividere pene e fatiche, gioie e dolori, rimorsi e rimpianti? Le presenze amiche spesso ci sono, ma tutti avvertiamo che solo una presenza più grande può restituirci non solo coraggio e forza ma dignità e fiducia. È il cuore di Dio che si è avvicinato alla nostra miseria e l’ha condivisa sino alla fine, così che nulla e nessuno ne può più veramente uscire. Nonostante ribellioni e fughe, la casa della misericordia ci accompagna, le sue mura ci avvolgono. Di questa casa, di cui tutti sentiamo la nostalgia, il Papa ci indica ancora una volta la strada perché il Popolo di Dio la ripercorra con rinnovata gioia: sarà questo l’Anno Santo vissuto con frutto. 

Ma il Santo Padre pensa anche al mondo intero, secondo quello sguardo universale missionario che ispira ogni pagina dell’Evangelii Gaudium. Il suo cuore di Padre e Pastore guarda la casa ma va oltre la casa, guarda ai cristiani ma anche all’umanità che come Gesù nel Vangelo, egli vede essere «un gregge senza pastore». Infatti, pensa il Giubileo come a «una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia». L’ansia missionaria deve, dunque essere come il fuoco che infiamma la conversione di ciascuno di noi e delle comunità cristiane e che deve infuocare atteggiamenti interiori e gesti concreti per attrarre e contagiare tanti fratelli e sorelle che forse cercano, ma certamente attendono di vedere una luce.

Grazie, Santo Padre! La Chiesa che è in Italia è felice e riconoscente per questa grazia. È in piedi pronta e desiderosa di mettersi in marcia sui sentieri dove Lei ci precederà, accompagnando e sostenendo i nostri passi. Insieme, perché il mondo creda che Cristo è la misericordia del Padre, e la gioia sia piena.
Avvenire

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Misericordia, la vera riforma di Bergoglio

Papa Francesco a 50 anni dal Concilio vuole una Chiesa che accolga chi è lontano e si sente escluso, «il messaggio più forte del Signore»

ANDREA TORNIELLIROMA

L’Anno Santo della misericordia annunciato ieri da Papa Francesco è un’iniziativa direttamente connessa con il messaggio più autentico del pontificato.

Questo Giubileo straordinario, che inizierà l’8 dicembre, mezzo secolo dopo la chiusura del Concilio, è una sorpresa e al tempo stesso una logica conseguenza di quanto il Papa argentino ha cercato di comunicare in questi primi due anni. «Il messaggio di Gesù è la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore», aveva detto quattro giorni dopo l’elezione in un’omelia a braccio nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano. «Io credo che questo sia il tempo della misericordia», ha ribadito qualche mese dopo, sul volo di ritorno dal Brasile, nel luglio 2013. «La misericordia non è solo un atteggiamento pastorale, ma è la stessa sostanza del Vangelo», ha scritto in una lettera inviata lunedì scorso all’Università cattolica argentina.

Chiesa accogliente
Per Francesco, molto più che le riforme strutturali della Curia o delle finanze vaticane, è sempre stato centrale l’invito a testimoniare il volto di una Chiesa accogliente, che «facilita» la fede delle persone senza comportarsi come una «dogana». Una Chiesa «ospedale da campo», preoccupata di tamponare le ferite mortali, non di sottoporre il moribondo a troppi test specialistici per misurare quanto i suoi valori siano in regola con le norme della dottrina morale. Una Chiesa che va alla ricerca dei lontani, di chi ha perso la fede o di chi si è sentito rifiutato o incompreso. Una Chiesa che segue l’esempio di quel falegname di Nazaret, che duemila anni fa scandalizzava i benpensanti chiamando vicino a sé i peccatori, perdonando le prostitute, contaminandosi con il lebbroso messo ai margini della società, e spiegava di essere venuto per i malati, cioè i peccatori, non per i sani, cioè i giusti, che non hanno bisogno del medico. Anche ieri, nella breve omelia, pronunciata prima di inginocchiarsi lui stesso davanti a un confessore, Francesco ha ricordato che quello di Gesù è un «amore che va oltre la giustizia», va oltre quell’atteggiamento così diffuso tra i dottori della legge, tra certi uomini di religione. Quelli di duemila anni fa e quelli di oggi.

Guardare oltre
«Il richiamo di Gesù spinge ognuno di noi a non fermarsi mai alla superficie delle cose - ha detto il Papa - soprattutto quando siamo dinanzi a una persona. Siamo chiamati a guardare oltre, a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio; tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte permangono spalancate, perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più è grande il peccato e maggiore dev’essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono». Questo è il cuore del messaggio di un Papa molto meno frainteso o male interpretato di quanto non si creda: lo attesta per esempio il risultato di una ricerca condotta da Almawave su sette milioni e mezzo di tweet che nelle ultime settimane hanno discusso le sue parole: proprio la misericordia è risultata il tema centrale e percentualmente più rilevante. Francesco agisce con l’orizzonte di un missionario consapevole della scristianizzazione in atto nelle nostre società. Cerca di comunicare quale sia la natura del cristianesimo. Per arrivare ai lontani e toccare loro il cuore, non c’è altra via che l’abbraccio della misericordia. Come il Padre della parabola, che corre incontro al Figliol prodigo e lo stringe a sé, prima ancora di ascoltare le sue spiegazioni e la richieste di perdono per i suoi trascorsi dissoluti. Una misericordia così grande da provocare il risentimento dell’altro figlio della parabola, quello bravo, rimasto a casa a lavorare. Proprio come oggi fa irritare i fautori di una religione tutta Law & Order, abituati a usare la dottrina come una clava, indispettiti per l’insistenza con cui Francesco parla di «misericordia» e di «poveri» seguendo le orme di quel falegname di Nazaret.

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Giubileo, così si ottiene l’indulgenza plenaria

Undici indicazioni da sapere sull’Anno santo

DOMENICO AGASSO JRCITTÀ DEL VATICANO

Che cos’è un Giubileo?
Anticamente per gli ebrei era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l’uguaglianza a tutti i figli d’Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e la libertà personale. Adesso si chiama Giubileo universale. La Chiesa ne ha dato un significato più spirituale. Ora consiste in un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti. È l’anno della remissione dei peccati e delle pene dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale.

Che cosa significa la parola «giubileo»?Deriva dall’ebraico, «jobel» (o yobel), che vuol dire «caprone», in riferimento al corno di montone utilizzato nelle cerimonie sacre durante gli antichi giubilei.

Perché è chiamato Anno Santo?Perché si svolge con solenni riti sacri, ma anche perché ha come obiettivo la santità degli uomini.

Cosa sono le indulgenze, e in particolare quelle giubilari?Secondo la dottrina della Chiesa cattolica, il peccato grave ha una duplice conseguenza: la privazione della comunione con il Signore (pena eterna, l’inferno) e l’attaccamento malsano alle creature (pena temporale da scontare in purgatorio). Al peccatore pentito Dio, attraverso la confessione, dona il perdono dei peccati e la remissione della pena eterna. Con l’indulgenza la misericordia divina condona anche la pena temporale per i peccati confessati, aiuta a superare i disordini lasciati nell’uomo dal male commesso. L’indulgenza giubilare è detta plenaria perché è una grazia straordinaria che guarisce completamente l’uomo.

Come si può ricevere l’indulgenza giubilare?Con un atteggiamento di distacco da ogni peccato. Confessandosi. Partecipando alla Messa. Con atti di carità e di penitenza: per esempio il pellegrinaggio a una delle Basiliche giubilari, a Roma, in Terra Santa e nelle chiese designate in ogni diocesi del mondo; l’astensione almeno per un giorno da fumo, alcool, e devolvendo ai poveri una somma di danaro proporzionata con le proprie sostanze

Come inizia il Giubileo?Il rito iniziale è l’apertura della porta santa. Si tratta di una porta che viene aperta solo durante l’Anno santo, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una porta santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la porta santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un «percorso straordinario» verso la salvezza. Le porte sante delle altre basiliche verranno aperte successivamente all’apertura della porta santa della basilica di San Pietro.

Qual è il Giubileo cattolico più antico?Fu promulgato da papa Bonifacio VIII nel 1300.

C’è un solo tipo di Giubileo?
No. Può essere: ordinario, legato a scadenze prestabilite (prima ogni 50 ora ogni 25 anni); straordinario; particolare, cioè limitato agli abitanti di una determinata città, provincia, o località.

Quando avviene quello straordinario?Viene indetto per qualche avvenimento o motivo di speciale importanza, oppure quando qualche necessità viene percepita più forte e urgente.

Quando sono stati gli ultimi giubilei straordinari? E il primo?
L’ultimo si è aperto il 25 marzo 1983: lo promulgò Giovanni Paolo II per celebrare i 1950 anni dalla redenzione attuata da Gesù sulla croce nell’anno 33. Il penultimo era stato quello di Pio XI il 6 gennaio 1933 per lo stesso motivo. Il primo, invece, fu concesso da Sisto V nel 1585 per inaugurare il suo pontificato, tradizione continuata da diversi suoi successori.

Quando è stato l’ultimo Giubileo ordinario?L’ha indetto Papa Wojtyla nel 2000.