venerdì 13 marzo 2015

Mi sono rialzato, ma sono di nuovo caduto. Cosa devo fare?



"Per la stragrande maggioranza dei preti non c’è nulla di più grande che poter accogliere una persona in confessionale e prestare a Cristo i propri orecchi per ascoltare i peccati e sguardo, voce e mani per trasmettere il suo perdono.

La Chiesa esiste ed è sulla terra per preparare la festa eterna per tutti noi peccatori.
La confessione è la porta alla gioia vera..
... che nessun’altra esperienza può dare

 Neanche il matrimonio con l’uomo di cui sei innamorata,
neanche dare alla luce un figlio.
Perché nulla è più grande del perdono dei peccati, grembo benedetto dal quale le persone possono autenticamente rinascere "
( A. J.)

*

 A commento dell'indizione dell'Anno Santo dedicato alla Divina Misericordia, propongo due brevi testi, il primo tratto dai "Detti dei Padri del deserto" (Ed. Città Nuova), il secondo dalla "Lettera ai monaci dell'India", di Giovanni di Carpazia.


Un fratello chiese all'abate Sisoe: "Cosa devo fare, abba? Sono caduto". L'anziano gli rispose: "Rialzati!". E il fratello: "Mi sono rialzato, ma sono di nuovo caduto". E l'anziano disse: "Rialzati ogni volta!". Allora il fratello disse: "Fino a quando. abba?". E l'anziano: "Fino a quando non ti assale la morte, o in piedi o nella tua caduta. Poichè là dove un uomo viene trovato, da lì egli parte".


* * *


Il Signore ti dice come a Matteo: "Seguimi". Tu dunque, seguendo prontamente il tuo Signore, se lungo la via della vita inciampi con il tuo piede nella pietra di una passione e cadi inaspettatamente in peccato, oppure se molte volte trovandoti in luoghi fangosi, involontariamente scivoli e cadi, per quante volte tu possa cadere e farti del male, altrettante rialzati con prontezza, segui il tuo Signore fino a raggiungerlo...
Alcuni fratelli, che erano continuamente malati e non potevano praticare il digiuno, mi dicevano: "Come possiamo, senza il digiuno, liberarci dal diavolo e dalle sue passioni?". A costoro bisogna dire: "Non è solo con l'astinenza dai cibi, ma anche con il grido del cuore che potete estirpare e bandire le cattiverie e quanto esse suggeriscono. E' detto infatti: "Nella loro afflizione hanno gridato al Signore ed Egli li ha liberati", e sta scritto anche: "Dal ventre degli inferi hai udito il grido della mia voce", e ancora: "Salva dalla polvere la mia vita". Perciò, finchè non sia passata l'iniquità, cioè il turbamento provocato dal peccato, griderò a Dio, l'Altissimo, affinchè ci faccia questo grandissimo dono, faccia scomparire lo stimolo del peccato con il Suo potere, cancelli gli idoli dall'animo vinto dalle passioni, liberi dagli idoli la nostra Atene (cioè la nostra anima, n.d.r.) piena di idoli (cfr. At.17,16). Se dunque non hai ricevuto il carisma del dominio di te, sappi che il Signore vuole che le tue domande siano esaudite attraverso la preghiera e la speranza. Se dunque conosci il giudizio del Signore, non scoraggiarti per la debolezza della tua ascesi, cerca piuttosto di liberarti dal nemico attraverso la preghiera e una riconoscente sopportazione. Se i pensieri di debolezza e di miseria ti scacciano dalla città del digiuno, fuggi in un'altra (cfr. Mt.10,23), cioè nella preghiera e nel rendimento di grazie...
Fà di tutto per non cadere, perchè cadere non è degno del forte che lotta. Se tuttavia ti capita di cadere, balza subito in piedi e riprendi la lotta; anche se ti capitasse di cadere innumerevoli volte nel peccato, innumerevoli volte rimettiti in piedi, fino alla tua morte. Sta scritto infatti: "Se il giusto cade sette volte, cioè tutta la vita, sette volte si rialzerà" (cfr. Pr.24,16).
(Giovanni di Carpazia, Ai monaci dell'India 44; 68; 84)


*

L'abc del Giubileo straordinario
L’Anno Santo della Misericordia – come sottolinea una lunga nota esplicativa della Sala Stampa della Santa Sede – è stato annunciato nel secondo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, durante l’omelia della celebrazione penitenziale con la quale il Santo Padre ha aperto l’iniziativa 24 ore per il Signore. Come l’anno scorso questa iniziativa, proposta dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione presieduto da monsignor Rino Fisichella, promuove in tutto il mondo l’apertura straordinaria delle chiese per invitare a celebrare il sacramento della riconciliazione. Il tema di quest’anno è preso dalla lettera di San Paolo agli Efesini «Dio ricco di misericordia» (Ef 2,4).
Il Concilio
L’apertura del prossimo Giubileo avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II.
Il Vangelo della Misericordia
Nel Giubileo le letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato «l’evangelista della misericordia». Dante Alighieri lo definisce «scriba mansuetudinis Christi», «narratore della mitezza del Cristo». Sono molto conosciute le parabole della misericordia presenti nel Vangelo di Luca: la pecora smarrita, la dramma perduta, il padre misericordioso.
La Bolla di indizione
L’annuncio ufficiale e solenne dell’Anno Santo avverrà con la lettura e pubblicazione presso la Porta Santa della Bolla nella Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da San Giovanni Paolo II che viene celebrata la domenica dopo Pasqua. Papa Francesco ha affidato al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, l’organizzazione del Giubileo della Misericordia.
Le origini ebraiche
Anticamente presso gli Ebrei, il giubileo era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l'uguaglianza a tutti i figli d'Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. Ai ricchi, invece, l'anno giubilare ricordava che sarebbe venuto il tempo in cui gli schiavi israeliti, divenuti nuovamente uguali a loro, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. «La giustizia, secondo la
legge di Israele, consisteva soprattutto nella protezione dei deboli» (San Giovanni Paolo II in «Tertio Millennio Adveniente, 13).
La storia dei Giubilei
La Chiesa cattolica ha iniziato la tradizione dell’Anno Santo con Papa Bonifacio VIII nel 1300. Bonifacio VIII aveva previsto un giubileo ogni secolo. Dal 1475 – per permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno Santo– il giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo dei 25 anni. Un giubileo straordinario, invece, viene indetto in occasione di un avvenimento di particolare importanza.
Gli Anni Santi
Gli Anni Santi ordinari celebrati fino ad oggi sono 26. L’ultimo è stato il Giubileo del 2000. La consuetudine di indire giubilei straordinari risale al XVI secolo. Gli ultimi Anni Santi straordinari, del secolo scorso, sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della
Redenzione.
Il senso del Giubileo
La Chiesa cattolica ha dato al giubileo ebraico un significato più spirituale. Consiste in un perdono generale, un'indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana.
Il tema della Misericordia
Con il Giubileo della Misericordia Papa Francesco pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. L’incontro con Lui ispira la virtù della misericordia.
La Porta Santa
Il rito iniziale del giubileo è l'apertura della Porta Santa. Si tratta di una porta che viene aperta solo durante l'Anno Santo, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un "percorso straordinario" verso la salvezza. Le Porte Sante delle altre basiliche verranno aperte successivamente all'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.
Il motto di Bergoglio
La misericordia è un tema molto caro a Papa Francesco che già da vescovo aveva scelto come suo motto «Miserando atque eligendo». Si tratta di una citazione presa dalle Omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: «Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me» (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina. Una traduzione del motto potrebbe essere «Con occhi di misericordia».
La Misericordia nel pontificato di Francesco
Nel primo Angelus dopo la sua elezione, il Santo Padre diceva: «Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza» (Angelus 17 marzo 2013). Nell’Angelus dell’11 gennaio 2015 ha affermato: «C’è tanto bisogno oggi di misericordia, ed è importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia». Ancora, nel suo messaggio per la Quaresima 2015, il Santo Padre ha detto: «Quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!». Nel testo dell’edizione italiana dell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» il termine misericordia appare ben 31 volte.
Avvenire