giovedì 26 marzo 2015

La vita è un’amicizia.



Nel rapporto con Gesù. La vita è un’amicizia. I magnifici dieci

Viene presentato giovedì 26 a Roma il libro Ti chiamo amico! I magnifici 10 del Vangelo di monsignor Luigi Mistò, segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Saronno, Editrice Monti, 2014, pagine 319, euro 16). Pubblichiamo quasi per intero la prefazione del cardinale arcivescovo di Perugia - Città della Pieve.
(Gualtiero Bassetti) Dopo le dieci letture del Vangelo presentate nel suggestivo libro Sei forse tu Gesù?, frutto maturo di un amore appassionato alla Parola di Dio, di una profonda sensibilità pastorale coltivata con convinzione e generosità lungo tutto il suo percorso ministeriale, di una singolare carica umana e di un animo genuinamente sacerdotale, monsignor Luigi Mistò, esattamente un anno dopo, si ripete proponendoci altrettante lectiones evangeliche, questa volta dedicate all’incontro con persone vive, “i magnifici 1o del Vangelo”.A partire dal titolo stesso del volume, Ti chiamo amico!, il filo conduttore che conferisce unità al te-sto è proprio quello dell’amicizia, tema tanto caro all’autore e che ritorna moltissime volte nelle sue pubblicazioni, al punto che don Luigi potrebbe essere definito senza timore di eccedere: innamorato cantore dell’amicizia. Basti pensare in questo libro alle suggestive pagine sulla figura di Lazzaro, ricordato dalle sorelle a Gesù semplicemente come «il tuo amico», o a quelle incantevoli dedicate a Giovanni, «il discepolo che Gesù amava», la persona viva con cui Gesù raggiunge la punta più alta dell’amore dell’amicizia, paradigma sublime per tutti noi.
Ma come dimenticare le pagine vive sull’amicizia che don Luigi ci ha regalato in Sei forse tu Gesù?, ancora una volta considerando la vicenda unica di Lazzaro: il «decalogo dell’amicizia» si staglia come un testo indimenticabile e programmatico. L’amicizia, dunque, è la brezza lieve che respiri, ti ringiovanisce e ti ritempra lungo tutte le pagine del libro di monsignor Mistò, il leitmotiv a cui tutto viene accordato e ricondotto, la “parola magica” che a tutto dà ragione e verità.
Il rapporto con Gesù, in primo luogo, è incentrato sull’amicizia. «Lui è tutto per noi», ripete don Luigi. E veramente si percepisce, si sente quasi sensibilmente, come innanzi tutto per lui, Gesù sia il senso vero e pieno della vita. «Non posso fare a meno di Lui! Non possiamo fare a meno di Lui. Lui è tutto per noi. E da Lui, da Lui vivo, sempre accanto a noi, si sprigiona la luce, la dolce luce che guida; la ragione, la sapiente ragione che spiega; il cuore, il caldo cuore che batte i tempi dell’amore». Bellissima la frase con cui don Luigi fissa la sua relazione con Gesù: «Senza di Lui pensarmi io non posso. Il ritmo del mio respiro, la scansione del mio tempo, lo snodarsi dei miei pensieri, le coordinate del mio spazio, i perché delle mie scelte, la voce delle mie parole, le sequenze delle mie azioni, il pulsare delle mie vene, i moti del mio cuore sono semplicemente Lui». 
Questa importanza decisiva e assoluta si declina dentro l’esperienza concreta e plasmante dell’amicizia. Gesù è l’amico. È semplicemente l’amico. L’amico che ti chiama sempre amico e che sempre ti è vicino con la sua presenza viva: «Lui è risorto, Lui è vivo, Lui è qui. E questo mi basta». Gesù è l’amico che ci chiama sempre amici. Anche quando professiamo con la fede più radicale: «Mio Signore e mio Dio!», in verità stiamo parlando con l’amico e dentro l’amicizia il rapporto si avvera e raggiunge l’intimità più intensa e dolcissima.
Dall’amicizia unica con Gesù scaturisce l’amicizia con gli altri, con le sorelle e i fratelli che ci circondano e che incontriamo sul cammino. Così pure il rapporto con gli altri è, alla fine, in profondità amicizia. La verità della personalità umana si raggiunge mediante l’immergersi e l’essere immerso nell’altro. Solo nell’amicizia e nell’amore personale si realizza in verità e pienamente se stessi. Monsignor Mistò è proprio persuaso che il rapporto più alto e più sublime che si possa instaurare tra due persone consiste nell’amore dell’amicizia. Suggestive e cariche di richiami per un efficace esame di coscienza che conduca a un motivato ed entusiasta proposito di vita sono le pagine in cui don Luigi descrive la Chiesa come «il santuario dell’amicizia», rimodulando la sfida che il grande e santo papa Giovanni Paolo II ha lanciato alla Chiesa all’inizio del terzo millennio: «Essere la casa e la scuola dell’amicizia». «Io sogno il giorno in cui chiunque si affacci alla porta delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, delle nostre chiese percepisca la sensazione viva di varcare la soglia della casa di Betania, la soglia del santuario dell’amicizia». Veramente illuminanti e basilari sono le quattro caratteristiche che, come i punti cardinali aiutano «a orientarsi attraverso una magnifica rosa dei venti che conduca alla Chiesa, casa, scuola e santuario dell’amicizia»: l’accoglienza incondizionata, la stima sincera, la magnanimità del perdono, il sorriso buono e la gioia della festa. «Dentro questa Chiesa di amici, anche noi riceviamo la grazia e la fortuna come per Lazzaro di essere chiamati “l’amico di Gesù”».
A questo punto, allora, l’amicizia con Gesù e con i fratelli diventa il senso della vita intera, lo spartito su cui si dispiega la sinfonia dei giorni e delle stagioni, il contenuto dei pensieri e delle azioni, dei progetti e delle imprese, dei disegni e delle opere. L’amicizia con Gesù è la via, lo stile, il metodo della testimonianza dentro cui si attua la nuova evangelizzazione. «Chi vive l’amicizia con Gesù è chiamato a trasmetterla agli uomini che incontra attraverso la benevolenza, la condiscendenza, l’amore che si fa prossimo e la misericordia che perdona. L’amico di Gesù è colui che sta vicino all’uomo, in specie all’uomo ferito, per essere il volto, lo sguardo, l’abbraccio misericordioso di quel Dio di cui magari non ha mai sentito parlare ma che può finalmente incontrare e conoscere attraverso l’amore dell’amicizia. Mi pare di intuire con lucidità sempre maggiore come questo tipo di annuncio del Vangelo di Gesù sia prioritario per la società in cui viviamo. Anche senza parlare esplicitamente di Lui, il testimoniare il suo amore mediante la vicinanza della condivisione e dell’amicizia permetterà anche a chi non lo conosce di incontrarlo nella verità del proprio cuore». La gioia dell’evangelizzazione, l’Evangelii gaudium di Papa Francesco si attua, secondo l’ispirazione di monsignor Mistò, attraverso la testimonianza gioiosa ed entusiasta dell’amicizia.
L'Osservatore Romano