lunedì 26 gennaio 2015

Martedì della III settimana del Tempo Ordinario



Bisogna ricreare un clima autenticamente catto­lico, 
ritrovare il senso della Chiesa come Chiesa del Signore, 
come spazio della reale presenza di Dio nel mondo. 
Quel mistero di cui parla il Vaticano II 
quan­do scrive quelle parole terribilmente impegnative 
e che pure corrispondono a tutta la tradizione cat­tolica: 
"La Chiesa, cioè il regno di Cristo già pre­sente in mistero".

Card. Joseph Ratzinger

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In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
(Dal Vangelo secondo Marco 3, 31-35)
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La Madre di Gesù e i suoi fratelli, stando fuori, mandano a chiamare Gesù. Ma "la folla seduta attorno a Lui" è come un diaframma tra di loro. Il Maestro al centro e i suoi discepoli intorno che "ascoltano" e per questo obbediscono e fanno la volontà di Dio, divenendo così madre e fratelli di Gesù. Egli guarda quella folla che lo cinge come le mura della Gerusalemme di lassù, e ne attesta la familiarità nuova, il legame che supera carne e sangue, l'intimità che viene dal Cielo. A quanti lo hanno accolto, infatti, il Padre «ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv. 1, 12 ss). Essi hanno intuito che in quell'Uomo e nelle sue parole Dio stesso era con loro; Gesù tergeva nella misericordia le loro lacrime, le cose di prima, quelle che sino ad allora li avevano fatto soffrire, che sembravano pesare come un macigno, erano passate, trasfigurate nella luce che traspariva dalle sue parole. Niente lutto, né affanno, né lamento, perché quel Maestro aveva donato loro la speranza. Per questo, come cuccioli in attesa di cibo, hanno puntato orecchie e cuore per ascoltarlo, e ora erano lì, seduti attorno a Lui; Gesù «li fissa girando tutto intorno lo sguardo» e ne svela l'identità nuova e sorprendente: sono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai; in loro appare la Chiesa, Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. Sono "madre e fratelli" di Gesù, generati in Dio e plasmati nello stesso amore, colmi dello stesso Spirito. La fede viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, quando è bagnata dall'acqua che feconda perché porti frutto. Ascoltare è aprirsi alla vita, per dare la vitaGesù non chiede né esige, non detta regole. Gesù ama e annuncia il suo amore. Gesù attira a sé per donare la nuova natura incorruttibile. «Fare la volontà di Dio» non è nulla di volontaristico e moralistico, ma innanzitutto essere attorno a Gesù e ascoltare la sua parola, l'alimento che ci trasforma in Lui. Nel Vangelo non appare null'altro, inutile fantasticare e immaginare. Quegli uomini fissati dallo sguardo di Gesù ascoltano e per questo fanno: accolgono come Maria la Parola capace di generare in Lei Colui che è il Principio e il compimento della volontà del Padre. La Chiesa non è programmare e fare, la Chiesa è amore, perché ascolta e accoglie, si dona a Colui che le dona se stesso. Solo chi ascolta ama e per questo compie la volontà dell'amato. Come accadde a Gesù nel Getsemani dove ha ascoltato e accolto la Parola del Padre e così, combattendo con le resistenze della carne, si è consegnato alla sua volontà. Non si sbaglia mai: quando l'amore irrora il cuore e la mente ci si abbandona sempre alla volontà di Dio, anche se mille ostacoli e tentazioni si oppongono, anche se i pensieri mondani strepitano e mostrano l'evidenza carnale della follia e dell'incomprensibilità del piano di Dio. La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell'ascolto drammatico fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, il corpo del Signore risorto, la Gerusalemme di lassù, che oggi accoglie noi, la madre e maestra che ci annuncia la Parola di Dio. Nella comunità cristiana possiamo ascoltarla per diventare familiari di Gesù. La comunione ci protegge e dalle tentazioni di "uscire fuori" dalla volontà del Padre di chi ci chiama a tornare alla carne. A volte non è facile, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto, persone care, situazioni ancora irrisolte a cui vorremmo mettere mano. "Fuori" c'è la carne che "ci cerca" mostrandoci "nostra madre", la persona più importante della nostra vita, per destare in noi i sentimenti di affetto con cui separarci da Gesù. Ma se restiamo stretti intorno a Lui nella comunità, se continuiamo ad ascoltarlo, nulla ci potrà separare da Cristo e dal suo amore. Abbiamo una missione, non siamo nella Chiesa per trastullarci e saziarci alla faccia del mondo. Siamo intorno a Gesù e lo ascoltiamo per salvare questa generazione! Per questo ancora una volta oggi è Gesù stesso che ci attira e accoglie nella sua famiglia, e ci chiama a percorrere il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito, per essere di fronte a ogni persona gli occhi e lo sguardo, la voce e le parole, l'amore e la misericordia di Gesù fatte carne in noi.