sabato 24 gennaio 2015

In ogni istante dell’esistenza



Marcia per la vita a Parigi. 

(Giovanni Zavatta) Preceduta, sabato sera, dalla veglia di preghiera nella chiesa di San Francesco Saverio, nel VII  arrondissement di Palais-Bourbon, si svolge domenica 25 gennaio, a Parigi, la Marcia per la vita, tradizionale appuntamento di inizio anno organizzato dal collettivo di associazioni En marche pour la vie. Partita nel gennaio 2005 come fronte contro la depenalizzazione dell’aborto (introdotta esattamente quarant’anni fa dalla legge Veil), l’iniziativa si è andata via via ampliando sia come numero di partecipanti sia come obiettivi. Oggi l’opposizione è a quel dérèglement bioéthique che — dicono gli organizzatori — mette a rischio il principio del rispetto della vita umana sul quale si fonda la società civile.
In particolare quest’anno al centro della manifestazione è il tema dell’eutanasia, di estrema attualità in Francia, divisa dalla vicenda di Vincent Lambert, infermiere oggi trentanovenne, dal 2008 tetraplegico in “stato di coscienza minima” in conseguenza di un incidente stradale e il cui destino è nelle mani della Corte europea dei diritti dell’uomo dopo che il Consiglio di Stato ha autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali. Francia che, a livello politico, dovrà poi trovare un accordo sulla proposta di legge contenuta nel rapporto Claeys-Leonetti, da mercoledì scorso in discussione all’Assemblea nazionale, che vorrebbe dare nuovi diritti ai pazienti in fin di vita, pur scartando l’ipotesi dell’aiuto attivo a morire ovvero eutanasia o suicidio assistito. L’appuntamento è alle 13.30 in piazza della Bastiglia. Ai partecipanti sono giunti i saluti di Papa Francesco attraverso un messaggio a firma del nunzio apostolico in Francia, arcivescovo Luigi Ventura, e indirizzato a Jean-Marie Le Méné, della Fondazione Jérôme Lejeune, impegnata nella ricerca sulla trisomia 21 (sindrome di Down) e una delle principali associazioni del movimento pro-vita. Riprendendo le parole rivolte il 15 novembre scorso ai medici cattolici italiani, il Pontefice ricorda che «la vita umana è sempre sacra, valida e inviolabile, e come tale va amata, difesa e curata». Al di là della «legittima» manifestazione in favore della difesa della vita umana, Francesco incoraggia i partecipanti alla marcia a «operare instancabilmente per la costruzione di una civiltà dell’amore e di una cultura della vita».
L’iniziativa è sostenuta da numerosi presuli francesi, tra i quali il cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin: «Questa manifestazione — scrive il porporato — ha un grande valore simbolico. Ricorda che la soppressione di una vita umana rappresenta una profonda ingiustizia, un atto di una gravità terribile. Nell’anno del cinquantesimo della chiusura del concilio Vaticano II, non si può dimenticare la chiarezza con la quale la costituzione pastorale Gaudium et spes si è espressa al riguardo». Per Barbarin, «l’eutanasia e l’accompagnamento di coloro che sono in fin di vita sono oggi questioni essenziali, ma intricate, in tutta Europa. E mi vengono in mente, come testimonianza, gli ultimi mesi di vita di san Giovanni Paolo II, fino al termine restato cosciente della propria condizione».
Oggi più che mai — si legge in un messaggio firmato da una dozzina di vescovi — «la nostra società ha bisogno di rinnovare il legame con il carattere sacro della vita umana, di ogni vita umana, dal concepimento alla nascita, fino al momento della morte naturale. Poiché il rispetto della vita è un valore universale, siamo tutti chiamati a proteggerlo. Proteggendolo, ci prendiamo cura dei più vulnerabili, in ogni istante della loro esistenza». Il messaggio contiene l’invito ai cattolici, e a tutte le persone sensibili al rispetto della vita, a partecipare numerosi alla Marcia del 25 gennaio per le strade di Parigi.
Due le principali novità introdotte dal disegno di legge in discussione all’Assemblea nazionale: diritto alla sedazione in fase terminale, a certe condizioni, e “direttive anticipate” del paziente vincolanti. La “sedazione profonda” sarebbe ammessa per i malati coscienti che abbiano pochi giorni di vita, i cui trattamenti siano inefficaci, e per coloro che sono mantenuti artificialmente in vita. Per quanto riguarda le direttive anticipate (da sottoscrivere quindi per tempo, in una situazione di capacità di intendere e di volere), il paziente potrà ottenere che sia reso praticabile il proprio rifiuto all’accanimento terapeutico in caso di malattia grave e incurabile. Il gruppo di lavoro della Conferenza episcopale francese sul fine vita presieduto dall’arcivescovo di Rennes, Pierre d’Ornellas, ha pubblicato nei giorni scorsi una dichiarazione intitolata Ne prenons pas le problème à l’envers, nella quale si invitano i politici a non affrontare il problema al contrario: «Sarebbe sbagliato pensare di risolvere il “morire male” con la semplice creazione di un nuovo “diritto alla sedazione profonda e continua fino al decesso”. Tale diritto non eliminerà le cause di questo “morire male” ma produrrà, se preso isolatamente, un “vivere male” più profondo così come nuove inquietudini e angosce in molti nostri concittadini». Il documento insiste sulla necessità di porre il disegno di legge nel contesto volontarista di un reale sviluppo della cultura palliativa e del rafforzamento della fiducia nei medici posti di fronte, caso per caso, alle problematiche del fine vita delle persone che essi stessi accompagnano ogni giorno. Se la legge vuole porsi in continuità con la “via francese” (in particolare con la legge Leonetti del 2005) essa — concludono i vescovi — dovrà essere delimitata più precisamente per non aprire strade che conducano a derive eutanasiche.
L'Osservatore Romano,