domenica 28 dicembre 2014

Verso l’essenziale



Incontro europeo dei giovani a Praga (Taizé)

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A Praga l’incontro europeo di Taizé. Un senso per l’esistenza

(Giovanni Zavatta) «Abbiamo pensato che bisognava cercare i mezzi per stimolare i giovani a scoprire la loro Chiesa locale come luogo di speranza e ad assumere delle responsabilità, preparando almeno una volta all’anno un incontro con le parrocchie di una grande città». Un segno, «non solo all’interno del mondo cristiano, ma nei confronti della società. Un segno di speranza nel complesso dedalo delle città». Fratel Émile spiegava così in Storia di Taizé, il bel libro di Jean-Claude Escaffit e Moïz Rasiwala (Edizioni Lindau), origine e obiettivo dei raduni europei della comunità ecumenica di Taizé, cominciati nel 1978 a Parigi, in realtà nati un anno prima a Breda, nei Paesi Bassi, al ritorno da un viaggio nel Mar della Cina con un piccolo gruppo intercontinentale. Allora, come oggi, l’incontro si sviluppò attorno alla riflessione su un documento, la Lettera a tutte le generazioni, redatto alcuni giorni prima su una palafitta in mezzo ai giunchi di Hong Kong.
A Praga — sede dal 29 dicembre al 2 gennaio del prossimo raduno europeo dei giovani — la meditazione verterà sulla lettera 2012-2015 Verso una nuova solidarietà, scritta dal priore di Taizé, fratel Alois, lettera che continua a essere al centro del pellegrinaggio di fiducia animato dalla comunità. Se per il 2012 il messaggio è stato «Aprire vie di fiducia fra le persone», per il 2013 «Scoprire le sorgenti della fiducia in Dio» e per il 2014 «Cercare la comunione visibile di tutti coloro che amano Cristo», nel 2015 l’invito è a «Diventare “sale della terra”». Cristo, osserva Alois, «non è venuto per costituire i cristiani in una società isolata e separata; egli li manda per servire l’umanità come fermento di fiducia e di pace. Una comunione visibile fra cristiani non è fine a se stessa, ma un segno nell’umanità: “Voi siete il sale della terra” (Matteo, 5, 13)». Nella ricerca per creare nuove solidarietà e aprire vie di fiducia ci sono delle prove personali da affrontare, solo in apparenza insuperabili: «La nostra risposta — conclude il priore nella lettera — non è forse quella di amare sempre di più?».
A Praga sono attese circa trentamila persone provenienti da sessantacinque nazioni, soprattutto europee, in particolare dalla Polonia. I partecipanti verranno ospitati in parte in scuole, palestre e sale parrocchiali, in parte in famiglie che si sono rese disponibili ad accogliere i ragazzi. Da non dimenticare, fra le cose da portare, un materassino e il sacco a pelo, nell’eventualità si dovesse dormire per terra. Il programma è quello di sempre. La preghiera del mattino si terrà nelle parrocchie ospitanti, quella di mezzogiorno (comune) in diciassette chiese nel centro storico di Praga, quella della sera (anch’essa comune) in cattedrale e nei padiglioni della fiera nel distretto di Letňany, dove si canterà insieme, si cenerà e si incontreranno i gruppi di riflessione per discutere di vari temi, spirituali e sociali.
Fratel Alois, con le sue meditazioni serali e con quattro «Proposte per il 2015», contribuirà a stimolare il dibattito, luogo di amicizia, accoglienza e comunione. Il 31 dicembre, dopo la veglia per la pace nelle parrocchie, avrà luogo la Festa delle nazioni per salutare l’anno nuovo.
Per organizzare al meglio il raduno, allestire visite e cellule di preparazione, è da settembre a Praga — il centro di coordinamento si trova nella casa natale di Franz Kafka — un gruppo composto da fratelli di Taizé, da suore di due congregazioni che vivono nel villaggio della Borgogna e da una quindicina di volontari. Principale obiettivo il coinvolgimento della comunità cristiana locale, in un Paese, la Repubblica Ceca, considerato fra i più atei d’Europa (più del 40 per cento della popolazione afferma di non professare alcuna religione). Si torna a Praga dopo ventiquattro anni. Nel 1990 — ricorda uno dei fratelli del gruppo incaricato di preparare l’evento — «l’incontro arrivò al momento giusto, per condividere, con tanta gente, la gioia della libertà ritrovata». C’era ancora la Cecoslovacchia e in quell’anno si tennero le prime elezioni libere. Oggi «siamo un po’ stanchi e abbiamo bisogno di rinnovare questa gioia. Il raduno giunge di nuovo al momento giusto».
Il 2015 sarà un anno importante per Taizé. Ad agosto si celebreranno il settantacinquesimo anniversario della comunità e il centenario della nascita del suo fondatore, fratel Roger. «Vengono a cercare una sorgente, un senso alla loro esistenza. Vengono con le loro domande, talvolta per liberarsi di un peso», diceva spesso per spiegare il successo degli incontri dei giovani, la loro speranza di essere accolti, ascoltati. La croce di Taizé è divenuta il simbolo di questo pellegrinaggio di fiducia sulla terra e a Praga sarà presente in tutti i luoghi di preghiera: «Il pellegrinaggio — scrisse fratel Roger nel 1992 nella Lettera dalle Filippine — non organizza i giovani in un movimento intorno a Taizé ma li stimola a diventare creatori di pace e portatori di fiducia, nelle loro città, nei villaggi, nelle parrocchie, con tutte le generazioni, dai bambini agli anziani. Chiunque può fare della propria vita un pellegrinaggio di fiducia, pregando, cercando di comprendere coloro che sono lontani per le loro origini, le loro scelte», semplicemente «compiendo gesti di riconciliazione intorno a sé» e «comunicando ad altri la bella speranza umana».

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(Giovanni Maria Vian) Taizé raccontata dal suo priore, il sessantenne bavarese Alois Löser, in una lunga intervista raccolta a più riprese da Marco Roncalli e appena pubblicata in Francia (Ateliers et Presses de Taizé) e in Italia (Verso nuove solidarietà. Taizé oggi, Brescia, Morcelliana, 2014, pagine 131, euro 10). Cattolico, entrato nel 1974 nella comunità che frequentava già da quattro anni, fratel Alois venne scelto da Roger Schutz (1915-2005, fondatore nel 1940 e priore della comunità) come suo successore già quattro anni più tardi: «Durante un soggiorno in Sud Africa, a Johannesburg, nel novembre 1978, fratel Roger me lo annunciò con discrezione. Avevo solo ventiquattro anni, e avevo pronunciato i voti definitivi solo qualche mese prima, il giorno della Trasfigurazione, il giorno della morte di Paolo VI». Consultati i fratelli, il priore comunicò loro la sua decisione: «Dopo l’annuncio alla comunità, nel 1998, mi ha presentato come suo successore a parecchie persone, amici e responsabili di Chiese. Nel marzo 2002 mi ha presentato a Giovanni Paolo II» ricorda ancora fratel Alois.
Di Benedetto XVI il priore di Taizé rievoca la lunga amicizia con la comunità: «Conosceva fratel Roger da lungo tempo. Già quand’era arcivescovo di Monaco, c’era stato un incontro dei giovani nella sua diocesi, io stesso avevo accompagnato fratel Roger e avevamo alloggiato da lui. Dal 2006, poi, sono stato ricevuto in udienza da lui, ogni anno e la sua fiducia è rimasta immutata. Un giorno mi ha detto: “A Taizé, avete i canti e il silenzio e con questo andate verso l’essenziale”. Gli chiesi: “Cos’è l’essenziale?”. La sua risposta: “Un incontro personale con Dio, con il Cristo”. Tra l’altro, successivamente, ha ripreso questo tema nella meditazione pronunciata in occasione della preghiera in piazza San Pietro il 29 dicembre 2012».
Era il trentacinquesimo incontro europeo, quell’anno a Roma: «Abbiamo celebrato una preghiera come a Taizé in sua presenza» ricorda ancora il priore: «Durante quasi tutto il tempo non è stato davanti ai giovani, guardandoli, ma, con loro, ha guardato nella stessa direzione; verso la Croce! Questa preghiera è stata un momento unico, un segno straordinario dell’unità che cerchiamo. Molti giovani sono stati colpiti dall’ascoltare Benedetto XVI che diceva loro: “Vi assicuro dell’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica a proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile dei cristiani”, aggiungendo: “E questa sera vorrei salutare con affetto tutto particolare quanti tra voi sono ortodossi o protestanti”».
Incontrato brevemente Bergoglio subito dopo l’inizio solenne del pontificato insieme alle delegazioni ecumeniche, il priore di Taizé è stato da lui ricevuto il 28 novembre 2013: «La sera stessa scrivevo da Roma ai miei fratelli per parlare loro di questo incontro. Appena uscito dall’udienza con Papa Francesco — e lo scrivevo anche ai fratelli — dicevo a me stesso: “Dobbiamo essere felici del fatto che dopo Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, la nostra comunità possa continuare a camminare all’unisono con il Papa! Che bella accoglienza mi ha riservato”. Dopo questo primo intenso contatto, penso che potremo approfondire il dialogo e andare avanti con questo Papa che ci ha manifestato una bontà così grande, che ben comprende ciò che noi viviamo». Al punto da avere ricordato gli incontri di Taizé lo scorso 30 novembre nel discorso al termine della Divina liturgia nella festa di sant’Andrea celebrata insieme al patriarca Bartolomeo al Fanar.  
L'Osservatore Romano