sabato 29 novembre 2014

Santa Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul. Omelia di Papa Francesco

Santa Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul. Omelia di Papa Francesco: "Lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità"

 [Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
Testo italiano versione ufficiale 
All’uomo assetato di salvezza, Gesù nel Vangelo si presenta come la fonte a cui attingere, la roccia da cui il Padre fa scaturire fiumi di acqua viva per tutti coloro che credono in Lui (cfr Gv 7,38). Con questa profezia, proclamata pubblicamente a Gerusalemme, Gesù preannuncia il dono dello Spirito Santo che riceveranno i suoi discepoli dopo la sua glorificazione, cioè la sua morte e risurrezione (cfr v. 39).
Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vitasuscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto,crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo. Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.
La stessa professione di fede, come ci ricorda san Paolo nella prima Lettura di oggi, è possibile solo perché suggerita dallo Spirito Santo: «Nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). Quando noi preghiamo, è perché lo Spirito Santo suscita in noi la preghiera nel cuore. Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferrati. Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo.
È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.
La moltitudine delle membra e dei carismi trova il suo principio armonizzatore nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per compiere l’unità tra i credenti. Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: “Ipse harmonia est”, Lui stesso è l’armonia.
Si tratta di una prospettiva di speranza, ma al tempo stesso faticosa, in quanto è sempre presente in noi la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. E la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità.
Le nostre difese possono manifestarsi con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze – ma così scivoliamo nel pelagianesimo –, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro. Ma la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve in consegna il fuoco dello Spirito Santo, che non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere.
Nel nostro cammino di fede e di vita fraterna, più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore, più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace. Segno credibile che il nostro Signore è risorto, è vivo.
Con questa gioiosa certezza, abbraccio tutti voi, cari fratelli e sorelle: il Patriarca Siro-Cattolico, il Presidente della Conferenza Episcopale, il Vicario Apostolico Mons. Pelâtre, gli altri Vescovi ed Esarchi, i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e i fedeli laici, appartenenti alle differenti comunità e ai diversi riti della Chiesa Cattolica. Desidero salutare con fraterno affetto il Patriarca di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, il Metropolita Siro-Ortodosso, il Vicario Patriarcale Armeno Apostolico e gli esponenti delle Comunità Protestanti, che hanno voluto pregare con noi durante questa celebrazione. Esprimo loro la mia riconoscenza per questo gesto fraterno. Un pensiero affettuoso invio al Patriarca Armeno Apostolico Mesrob II, assicurandogli la mia preghiera. 
Fratelli e sorelle, rivolgiamo il nostro pensiero alla Vergine Maria, la Santa Madre di Dio. Insieme a Lei, che ha pregato nel cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, preghiamo il Signore perché mandi il suo Santo Spirito nei nostri cuori e ci renda testimoni del suo Vangelo in tutto il mondo. Amen!   

*

Santa Messa nella Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo. Indirizzo di saluto al Santo Padre di S.E. Mons. Louis Pelâtre, Vicario Apostolico di Istanbul
Sala stampa della Santa Sede

Santo Padre, 
Grazie per aver riservato questo tempo di preghiera e di incontro ai vostri figli cattolici nel corso del vostro breve e intenso viaggio sulle strade dell’unità, in questa Basilica Cattedrale dello Spirito Santo che non arriva oggi a contenere tutti quelli che lo avrebbero desiderato. Questo luogo, centro naturale di raccolta dei cattolici della nostra città, ha già accolto i vostri predecessori: il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e il vostro beneamato predecessore Benedetto XVI. Ma non possiamo dimenticare la figura di san Giovanni XXIII che ha condiviso la vita della nostra chiesa celebrando tutte le funzioni liturgiche importanti in questa cattedrale. La sua recente canonizzazione ci ha rallegrati e noi l’abbiamo celebrata quest’anno con diverse manifestazioni, tra le quali una conferenza del Patriarca Bartolomeo che è stata un gesto di grande fraternità cristiana che dimostrava chiaramente che l’unità nella carità porta già dei frutti abbondanti. 

*

FRANCESE
À l’homme assoiffé de salut, Jésus dans l’Évangile se présente comme la source où puiser, le rocher d’où le Père fait jaillir des fleuves d’eau vive pour tous ceux qui croient en lui (cf. Jn 7, 38). Avec cette prophétie, proclamée publiquement à Jérusalem, Jésus annonce à l’avance le don de l’Esprit Saint que recevront ses disciples après sa glorification, c’est-à-dire sa mort et sa résurrection (cf. v. 39).
L’Esprit Saint est l’âme de l’Église. Il donne la vie, il suscite les différents charismes qui enrichissent le peuple de Dieu et surtout, il crée l’unité entre les croyants : de beaucoup il fait un seul corps, le corps du Christ. Toute la vie et la mission de l’Église dépendent de l’Esprit Saint ; c’est lui qui réalise toute chose.
La même profession de foi, comme nous le rappelle saint Paul dans la première lecture d’aujourd’hui, est possible seulement parce qu’elle est suggérée par l’Esprit Saint : « Personne n’est capable de dire : “Jésus est Seigneur” sinon dans l’Esprit Saint » (1 Co 12, 3b). Quand nous prions, c’est parce que l’Esprit Saint suscite la prière dans notre cœur. Quand nous brisons le cercle de notre égoïsme, que nous sortons de nous-mêmes et nous approchons des autres pour les rencontrer, les écouter, les aider, c’est l’Esprit de Dieu qui nous a poussés. Quand nous découvrons en nous une capacité inconnue de pardonner, d’aimer celui qui ne nous aime pas, c’est l’Esprit Saint qui nous a saisis. Quand nous passons outre les paroles de convenance et que nous nous adressons aux frères avec cette tendresse qui réchauffe le cœur, nous avons été certainement touchés par l’Esprit Saint.
C’est vrai, l’Esprit Saint suscite les différents charismes dans l’Église ; apparemment, cela semble créer du désordre, mais en réalité, sous sa conduite, cela constitue une immense richesse, parce que l’Esprit Saint est l’Esprit d’unité, qui ne signifie pas uniformité. Seul l’Esprit Saint peut susciter la diversité, la multiplicité et, en même temps, opérer l’unité. Quand nous voulons faire la diversité, et que nous nous arrêtons sur nos particularismes et sur nos exclusivismes, nous apportons la division ; et quand nous voulons faire l’unité selon nos desseins humains, nous finissons par apporter l’uniformité et l’homologation. Si au contraire, nous nous laissons guider par l’Esprit, la richesse, la variété, la diversité ne deviennent jamais conflit, parce que Lui nous pousse à vivre la variété dans la communion de l’Église.  
La multitude des membres et des charismes trouve son principe harmonisateur dans l’Esprit du Christ, que le Père a envoyé et qu’il continue d’envoyer, pour accomplir l’unité entre les croyants. L’Esprit Saint fait l’unité de l’Église : unité dans la foi, unité dans la charité, unité dans la cohésion intérieure. L’Église et les Églises sont appelées à se laisser guider par l’Esprit Saint, en se plaçant dans une attitude d’ouverture, de docilité et d’obéissance. 
Il s’agit d’une perspective d’espérance, mais en même temps laborieuse, puisqu’il y a toujours en nous la tentation de résister à l’Esprit Saint, parce qu’il bouleverse, parce qu’il secoue, il fait marcher, il pousse l’Église à avancer. Et il est toujours plus facile et plus commode de se caler dans ses propres positions statiques et inchangées. En réalité, l’Église se montre fidèle à l’Esprit Saint dans la mesure où elle n’a pas la prétention de le régler ni de le domestiquer. Et nous, chrétiens, nous devenons d’authentiques disciples-missionnaires, capables d’interpeller les consciences, si nous abandonnons un style défensif pour nous laisser conduire par l’Esprit. Il est fraîcheur, imagination, nouveauté.  
Nos défenses peuvent se manifester par le retranchement excessif sur nos idées, sur nos forces – mais ainsi nous glissons dans le pélagianisme –, ou par une attitude d’ambition et de vanité. Ces mécanismes défensifs nous empêchent de comprendre vraiment les autres et de nous ouvrir à un dialogue sincère avec eux. Mais l’Église, née de la Pentecôte, reçoit en consigne le feu de l’Esprit Saint, qui ne remplit pas tant la tête d’idées mais incendie le cœur ; elle est investie du vent de l’Esprit qui ne transmet pas un pouvoir, mais habilite à un service d’amour, à un langage que chacun est en mesure de comprendre. 
Sur notre chemin de foi et de vie fraternelle, plus nous nous laisserons guider avec humilité par l’Esprit du Seigneur, plus nous dépasserons les incompréhensions, les divisions et les controverses et plus nous serons signes crédibles d’unité et de paix. 
Avec cette joyeuse certitude, je vous salue tous avec affection, chers frères et sœurs : le Patriarche Syro-Catholique, le Président de la Conférences Épiscopale ; le Vicaire apostolique Monseigneur Pelâtre, les autres Évêques et Exarques, les prêtres et les diacres, les personnes consacrées et les fidèles laïcs, appartenant aux différentes communautés et aux différents rites de l’Église catholique. Je désire saluer avec une fraternelle affection le Patriarche de Constantinople, Sa Sainteté Bartholomée Ier, le Métropolite Syro-Orthodoxe, le Vicaire Patriarcal Arménien Apostolique et les représentants des Communautés protestantes, qui ont voulu prier avec nous durant cette célébration. Je leur exprime ma reconnaissance pour ce geste fraternel. J’envoie une pensée affectueuse au Patriarche arménien apostolique Mesrob II, en l’assurant de ma prière.
Frères et sœurs, tournons notre pensée vers la Vierge Marie, Mère de Dieu. Avec elle qui a prié dans le cénacle avec les Apôtres dans l’attente de la Pentecôte, prions le Seigneur pour qu’il envoie le Saint Esprit dans nos cœurs et nous rende témoins de son Évangile dans le monde entier. Amen ! 
INGLESE
In the Gospel, Jesus shows himself to be the font from which those who thirst for salvation draw upon, as the Rock from whom the Father brings forth living waters for all who believe in him (cf. Jn 7:38). In openly proclaiming this prophecy in Jerusalem, Jesus heralds the gift of the Holy Spirit whom the disciples will receive after his glorification, that is, after his death and resurrection (cf. v. 39).
The Holy Spirit is the soul of the Church. He gives life, he brings forth different charisms which enrich the people of God and, above all, he creates unity among believers: from the many he makes one body, the Body of Christ. The Church’s whole life and mission depend on the Holy Spirit; he fulfils all things. 
The profession of faith itself, as Saint Paul reminds us in today’s first reading, is only possible because it is prompted by the Holy Spirit: “No one can say ‘Jesus is Lord’ except by the Holy Spirit” (1 Cor 12:3b). When we pray, it is because the Holy Spirit inspires prayer in our heart. When we break the cycle of our self-centredness, and move beyond ourselves and go out to encounter others, to listen to them and help them, it is the Spirit of God who impels us to do so. When we find within a hitherto unknown ability to forgive, to love someone who doesn’t love us in return, it is the Spirit who has taken hold of us. When we move beyond mere selfserving words and turn to our brothers and sisters with that tenderness which warms the heart, we have indeed been touched by the Holy Spirit. 
It is true that the Holy Spirit brings forth different charisms in the Church, which at first glance, may seem to create disorder. Under his guidance, however, they constitute an immense richness, because the Holy Spirit is the Spirit of unity, which is not the same thing as uniformity. Only the Holy Spirit is able to kindle diversity, multiplicity and, at the same time, bring about unity. When we try to create diversity, but are closed within our own particular and exclusive ways of seeing things, we create division. When we try to create unity through our own human designs, we end up with uniformity and homogenization. If we let ourselves be led by the Spirit, however, richness, variety and diversity will never create conflict, because the Spirit spurs us to experience variety in the communion of the Church. 
The diversity of members and charisms is harmonized in the Spirit of Christ, whom the Father sent and whom he continues to send, in order to achieve unity among believers. The Holy Spirit brings unity to the Church: unity in faith, unity in love, unity in interior life. The Church and other Churches and ecclesial communities are called to let themselves be guided by the Holy Spirit, and to remain always open, docile and obedient. 
Ours is a hopeful perspective, but one which is also demanding. The temptation is always within us to resist the Holy Spirit, because he takes us out of our comfort zone and unsettles us; he makes us get up and drives the Church forward. It is always easier and more comfortable to settle in our sedentary and unchanging ways. In truth, the Church shows her fidelity to the Holy Spirit in as much as she does not try to control or tame him. We Christians become true missionary disciples, able to challenge consciences, when we throw off our defensiveness and allow ourselves to be led by the Spirit. He is freshness, imagination and newness. 
Our defensiveness is evident when we are entrenched within our ideas and our own strengths – in which case we slip into Pelagianism – or when we are ambitious or vain. These defensive mechanisms prevent us from truly understanding other people and from opening ourselves to a sincere dialogue with them. But the Church, flowing from Pentecost, is given the fire of the Holy Spirit, which does not so much fill the mind with ideas, but enflames the heart; she is moved by the breath of the Spirit which does not transmit a power, but rather an ability to serve in love, a language which everyone is able to understand. 
In our journey of faith and fraternal living, the more we allow ourselves to be humbly guided by the Spirit of the Lord, the more we will overcome misunderstandings, divisions, and disagreements and be a credible sign of unity and peace. 
With this joyful conviction, I embrace all of you, dear brothers and sisters: the Syro-Catholic Patriarch, the President of the Bishops’ Conference, the Apostolic Vicar Monsignor Pelâtre, the Bishops and Eparchs, the priests and deacons, religious, lay faithful, and believers from other communities and various rites of the Catholic Church. I wish to greet with fraternal affection the Patriarch of Constantinople, His Holiness Bartholomew I, the Syro-Orthodox Metropolitan and the Armenian Apostolic Patriarchal Vicar, as well as the representatives of the Protestant communities, who have joined us in prayer for this celebration. I extend to them my gratitude for this fraternal gesture. I wish also to express my affection to the Armenian Patriarch, His Beatitude Mesrob II, assuring him of my prayers. 
Brothers and sisters, let us turn our thoughts to the Virgin Mary, Mother of God. With her, who prayed with the Apostles in the Upper Room as they awaited Pentecost, let us pray to the Lord asking him to send his Holy Spirit into our hearts and to make us witnesses of his Gospel in all the world. Amen!
SPAGNOLO
En el Evangelio, Jesús se presenta al hombre sediento de salvación como la fuente a la que acudir, la roca de la que el Padre hace surgir ríos de agua viva para todos los que creen en él (cf. Jn 7,38). Con esta profecía, proclamada públicamente en Jerusalén, Jesús anuncia el don del Espíritu Santo que recibirán sus discípulos después de su glorificación, es decir, su muerte y resurrección (cf. v. 39).
El Espíritu Santo es el alma de la Iglesia. Él da la vida, suscita los diferentes carismas que enriquecen al Pueblo de Dios y, sobre todo, crea la unidad entre los creyentes: de muchos, hace un solo cuerpo, el cuerpo de Cristo. Toda la vida y la misión de la Iglesia dependen del Espíritu Santo; él realiza todas las cosas.
La misma profesión de fe, como nos recuerda san Pablo en la primera Lectura de hoy, sólo es posible porque es sugerida por el Espíritu Santo: «Nadie puede decir: “¡Jesús es el Señor!”, sino por el Espíritu Santo» (1 Co 12,3b). Cuando rezamos, es porque el Espíritu Santo inspira la oración en el corazón. Cuando rompemos el cerco de nuestro egoísmo, salimos de nosotros mismos y nos acercamos a los demás para encontrarlos, escucharlos, ayudarlos, es el Espíritu de Dios que nos ha impulsado. Cuando descubrimos en nosotros una extraña capacidad de perdonar, de amar a quien no nos quiere, es el Espíritu el que nos ha impregnado. Cuando vamos más allá de las palabras de conveniencia y nos dirigimos a los hermanos con esa ternura que hace arder el corazón, hemos sido sin duda tocados por el Espíritu Santo.
Es verdad, el Espíritu Santo suscita los diferentes carismas en la Iglesia; en apariencia, esto parece crear desorden, pero en realidad, bajo su guía, es una inmensa riqueza, porque el Espíritu Santo es el Espíritu de unidad, que no significa uniformidad. Sólo el Espíritu Santo puede suscitar la diversidad, la multiplicidad y, al mismo tiempo, producir la unidad. Cuando somos nosotros quienes deseamos crear la diversidad, y nos encerramos en nuestros particularismos y exclusivismos, provocamos la división; y cuando queremos hacer la unidad según nuestros planes humanos, terminamos implantando la uniformidad y la homogeneidad. Por el contrario, si nos dejamos guiar por el Espíritu, la riqueza, la variedad, la diversidad nunca crean conflicto, porque él nos impulsa a vivir la variedad en la comunión de la Iglesia.
Los diversos miembros y carismas tienen su principio armonizador en el Espíritu de Cristo, que el Padre ha enviado y sigue enviando, para edificar la unidad entre los creyentes. El Espíritu Santo hace la unidad de la Iglesia: unidad en la fe, unidad en la caridad, unidad en la cohesión interior. La Iglesia y las Iglesias están llamadas a dejarse guiar por el Espíritu Santo, adoptando una actitud de apertura, docilidad y obediencia.
Es una visión de esperanza, pero al mismo tiempo fatigosa, pues siempre tenemos la tentación de poner resistencia al Espíritu Santo, porque trastorna, porque remueve, hace caminar, impulsa a la Iglesia a seguir adelante. Y siempre es más fácil y cómodo instalarse en las propias posiciones estáticas e inamovibles. En realidad, la Iglesia se muestra fiel al Espíritu Santo en la medida en que no pretende regularlo ni domesticarlo. Y nosotros, los cristianos, nos convertimos en auténticos discípulos misioneros, capaces de interpelar las conciencias, si abandonamos un estilo defensivo para dejarnos conducir por el Espíritu. Él es frescura, fantasía, novedad.
Nuestras defensas pueden manifestarse en una confianza excesiva en nuestras ideas, nuestras fuerzas – pero así se deriva hacia el pelagianismo –, o en una actitud de ambición y vanidad. Estos mecanismos de defensa nos impiden comprender verdaderamente a los demás y estar abiertos a un diálogo sincero con ellos. Pero la Iglesia que surge en Pentecostés recibe en custodia el fuego del Espíritu Santo, que no llena tanto la mente de ideas, sino que hace arder el corazón; es investida por el viento del Espíritu que no transmite un poder, sino que dispone para un servicio de amor, un lenguaje que todos pueden entender.
En nuestro camino de fe y de vida fraterna, cuanto más nos dejemos guiar con humildad por el Espíritu del Señor, tanto mejor superaremos las incomprensiones, las divisiones y las controversias, y seremos signo creíble de unidad y de paz.
Con esta gozosa certeza, los abrazo a todos ustedes, queridos hermanos y hermanas: al Patriarca Siro-Católico, al Presidente de la Conferencia Episcopal, el Vicario Apostólico, Mons. Pelâtre, a los demás obispos y Exarcas, a los presbíteros y diáconos, a las personas consagradas y fieles laicos pertenecientes a las diferentes comunidades y a los diversos ritos de la Iglesia Católica. Deseo saludar con afecto fraterno al Patriarca de Constantinopla, Su Santidad Bartolomé I, al Metropolita Siro-Ortodoxo, al Vicario Patriarcal Armenio Apostólico y a los representantes de las comunidades protestantes, que han querido rezar con nosotros durante esta celebración. Les expreso mi reconocimiento por este gesto fraterno. Envío un saludo afectuoso al Patriarca Armenio Apostólico, Mesrob II, asegurándole mis oraciones.
Hermanos y hermanas, dirijámonos a la Virgen María, Madre de Dios. Junto a ella, que oraba en el cenáculo con los Apóstoles en espera de Pentecostés, roguemos al Señor para que envíe su Santo Espíritu a nuestros corazones y nos haga testigos de su Evangelio en todo el mundo. Amén.   
PORTOGHESE
No Evangelho, ao homem sedento de salvação, Jesus apresenta-Se como a fonte onde saciar a sede, a rocha da qual o Pai faz brotar rios de água viva para todos os que crêem n'Ele (cf. Jo 7, 38). Com esta profecia, proclamada publicamente em Jerusalém, Jesus preanuncia o dom do Espírito Santo que os seus discípulos hão-de receber após a sua glorificação, isto é, depois da sua morte e ressurreição (cf. v. 39).
O Espírito Santo é a alma da Igreja. Ele dá a vida, suscita os diversos carismas que enriquecem o povo de Deus e sobretudo cria a unidade entre os crentes: de muitos faz um único corpo, o corpo de Cristo. Toda a vida e missão da Igreja dependem do Espírito Santo; Ele tudo realiza. 
A própria profissão de fé, como nos recorda São Paulo na primeira Leitura de hoje, só é possível porque sugerida pelo Espírito Santo: «Ninguém pode dizer: “Jesus é Senhor”, senão pelo Espírito Santo» (1 Cor 12, 3b). Quando rezamos, fazemo-lo porque o Espírito Santo suscita a oração no coração. Quando rompemos o círculo do nosso egoísmo, saímos de nós mesmos e nos aproximamos dos outros para encontrá-los, escutá-los, ajudá-los, foi o Espírito de Deus que nos impeliu. Quando descobrimos em nós uma capacidade inusual de perdoar, de amar a quem não gosta de nós, foi o Espírito que Se empossou de nós. Quando deixamos de lado as palavras de conveniência e nos dirigimos aos irmãos com aquela ternura que aquece o coração, fomos de certeza tocados pelo Espírito Santo.
É verdade! O Espírito Santo suscita os diversos carismas na Igreja; à primeira vista, isto parece criar desordem, mas na realidade, sob a sua guia, constitui uma imensa riqueza, porque o Espírito Santo é o Espírito de unidade, que não significa uniformidade. Só o Espírito Santo pode suscitar a diversidade, a multiplicidade e, ao mesmo tempo, realizar a unidade. Quando somos nós a querer fazer a diversidade e fechamo-nos nos nossos particularismos e exclusivismos, trazemos a divisão; e quando somos nós a querer fazer a unidade de acordo com os nossos projectos humanos, acabamos por trazer a uniformidade e a homologação. Se, pelo contrário, nos deixamos guiar pelo Espírito, a riqueza, a variedade, a diversidade não se tornam jamais conflito, porque Ele nos impele a viver a variedade na comunhão da Igreja.
A multidão dos membros e dos carismas tem o seu princípio harmonizador no Espírito de Cristo, que o Pai enviou, e continua a enviar, para realizar a unidade entre os crentes. O Espírito Santo faz a unidade da Igreja: unidade na fé, unidade na caridade, unidade na coesão interior. A Igreja e as Igrejas são chamadas a deixarem-se guiar pelo Espírito Santo, colocando-se numa atitude de abertura, docilidade e obediência. 
Trata-se de uma visão de esperança, mas ao mesmo tempo fadigosa, pois em nós está sempre presente a tentação de opor resistência ao Espírito Santo, porque perturba, porque revolve, faz caminhar, impele a Igreja a avançar. E é sempre mais fácil e confortável acomodar-se nas próprias posições estáticas e inalteradas. Na realidade, a Igreja mostra-se fiel ao Espírito Santo na medida em que põe de lado a pretensão de O regular e domesticar. E nós, cristãos, tornamo-nos autênticos discípulos missionários, capazes de interpelar as consciências, se abandonarmos um estilo defensivo para nos deixamos conduzir pelo Espírito. Ele é frescor, criatividade, novidade.
As nossas defesas podem manifestar-se com a excessiva fixação nas nossas ideias, nas nossas forças – mas assim resvalamos no pelagianismo – ou então com uma atitude de ambição e vaidade. Estes mecanismos defensivos impedem-nos de compreender verdadeiramente os outros e abrir-nos a um diálogo sincero com eles. Mas a Igreja, nascida do Pentecostes, recebe em herança o fogo do Espírito Santo, que não enche tanto a mente de ideias, como sobretudo faz arder o coração; é investida pelo vento do Espírito, que não transmite um poder, mas habilita para um serviço de amor, uma linguagem que cada um é capaz de compreender.
No nosso caminho de fé e de vida fraterna, quanto mais nos deixarmos guiar humildemente pelo Espírito do Senhor, tanto mais superaremos as incompreensões, as divisões e as controvérsias, tornando-nos sinal credível de unidade e de paz.
Com esta jubilosa certeza, abraço a todos vós, queridos irmãos e irmãs: o Patriarca Siro-Católico, o Presidente da Conferência Episcopal, o Vigário Apostólico D. Pelâtre, os outros Bispos e Exarcas, os presbíteros e os diáconos, as pessoas consagradas e os fiéis leigos, pertencentes às várias comunidades e aos diversos ritos da Igreja Católica. Desejo saudar, com afecto fraterno, o Patriarca de Constantinopla, Sua Santidade Bartolomeu I, o Metropolita Siro-Ortodoxo, o Vigário Patriarcal Arménio Apostólico e os responsáveis das Comunidades Protestantes, que quiseram rezar connosco durante esta celebração. Exprimo-lhes a minha gratidão por este gesto fraterno. Um pensamento afectuoso dirijo ao Patriarca Arménio Apostólico Mesrob II, assegurando-lhe a minha oração.
Irmãos e irmãs, voltemos o nosso pensamento para a Virgem Maria, Mãe de Deus. Unidos a Ela, que no Cenáculo rezou com os Apóstolos à espera do Pentecostes, peçamos ao Senhor que envie o seu Santo Espírito aos nossos corações e nos torne testemunhas do seu Evangelho em todo o mundo. Amen!