venerdì 28 novembre 2014

Discorso di Papa Francesco in Turchia nell'Incontro con le Autorità. "Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale"



Discorso di Papa Francesco nell'Incontro con le Autorità. "Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]

Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,
sono lieto di visitare il vostro Paese, ricco di bellezze naturali e di storia, ricolmo di tracce di antiche civiltà e ponte naturale tra due continenti e tra differenti espressioni culturali. Questa terra è cara ad ogni cristiano per aver dato i natali a san Paolo, che qui fondò diverse comunità cristiane; per aver ospitato i primi sette Concili della Chiesa e per la presenza, vicino ad Efeso, di quella che una venerata tradizione considera la “casa di Maria”, il luogo dove la Madre di Gesù visse per alcuni anni, meta della devozione di tanti pellegrini da ogni parte del mondo, non solo cristiani, ma anche musulmani.

Tuttavia, le ragioni della considerazione e dell’apprezzamento per la Turchia non sono da cercarsi unicamente nel suo passato, nei suoi antichi monumenti, ma si trovano nella vitalità del suo presente, nella laboriosità e generosità del suo popolo, nel suo ruolo nel concerto delle nazioni.
È per me motivo di gioia avere l’opportunità di proseguire con voi un dialogo di amicizia, di stima e di rispetto, nel solco di quello intrapreso dai miei predecessori, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, dialogo preparato e favorito a sua volta dall’azione dell’allora Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, poi san Giovanni XXIII, e dal Concilio Vaticano II.
Abbiamo bisogno di un dialogo che approfondisca la conoscenza e valorizzi con discernimento le tante cose che ci accomunano, e al tempo stesso ci permetta di considerare con animo saggio e sereno le differenze, per poter anche da esse trarre insegnamento.
Occorre portare avanti con pazienza l’impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo. Per questa strada si possono superare i pregiudizi e i falsi timori e si lascia invece spazio alla stima, all’incontro, allo sviluppo delle migliori energie a vantaggio di tutti.
A tal fine, è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani – tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione –, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa. La libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace.
Il Medio Oriente, l’Europa, il mondo attendono questa fioritura. Il Medio Oriente, in particolare, è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l’una dall’altra, come se l’unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza.
Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l’aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile.
Signor Presidente, per raggiungere una meta tanto alta ed urgente, un contributo importante può venire dal dialogo interreligioso e interculturale, così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo, che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione.
Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale. Di questo hanno bisogno, con speciale urgenza, i popoli e gli Stati del Medio Oriente, per poter finalmente “invertire la tendenza” e portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione, mediante il ripudio della guerra e della violenza e il perseguimento del dialogo, del diritto, della giustizia.
Fino ad oggi, infatti, siamo purtroppo ancora testimoni di gravi conflitti. In Siria e in Iraq, in particolar modo, la violenza terroristica non accenna a placarsi. Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici; si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente - ma non solo -, i cristiani e gli yazidi: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo.
La Turchia, accogliendo generosamente una grande quantità di profughi, è direttamente coinvolta dagli effetti di questa drammatica situazione ai suoi confini, e la comunità internazionale ha l’obbligo morale di aiutarla nel prendersi cura dei profughi. Insieme alla necessaria assistenza umanitaria, non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che ha provocato queste tragedie. Nel ribadire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare.
E’ necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti, ma alle vere lotte degne dell’uomo: contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno.
La Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell’importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell’individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso.
Che l’Altissimo benedica e protegga la Turchia e la aiuti ad essere un valido e convinto artefice di pace!


*


Papa Francesco. La firma del Libro d'Oro del Mausoleo di Atartuk. Parole del Papa
Sala stampa della Santa Sede 

Al suo arrivo in Turchia, Papa Francesco ha raggiunto subito in auto il Mausoleo di Atatürk, dove ha deposto una corona di fiori ed è sosto in silenzio. Nella sala “Tower of National Pact” del Museo il Papa ha poi firmato il Libro d’Oro e apposto la seguente dedica: "Formulo i voti più sinceri perché la Turchia, ponte naturale tra due Continenti, sia non soltanto un crocevia di cammini, ma anche un luogo di incontro, di dialogo e di convivenza serena tra gli uomini e donne di buona volontà di ogni cultura, etnia e religione".

*

Saluto del Santo Padre ai giornalisti durante il volo Roma-Ankara
Sala stampa della Santa Sede
Padre Lombardi:
Santo Padre, grazie di venire a darci il suo saluto all’inizio di questo viaggio, per il quale Le facciamo i nostri auguri. Un viaggio che sappiamo impegnativo sia per l’area in cui ci rechiamo, sia per i rapporti ecumenici, i rapporti interreligiosi … Ecco, quindi è breve ma è molto intenso e importante. Noi La accompagniamo con la nostra preghiera, con la nostra attenzione e con il nostro sostegno, per quanto potremo fare, anche come informatori. Siamo un bel gruppetto, come vede: siamo 65 in questo viaggio, rappresentanti di diversi Paesi, di diversi media, come al solito è un po’ un mix che cerca di tenere conto sia dei media sia delle lingue, e così via.
Molte sono persone che Lei già conosce, che seguono fedelmente questi viaggi. Abbiamo anche due signore turche che ci accompagnano in questo viaggio: la signora Esma Cakir, che La saluta con la mano, e la signora Yasemin Taskin, che La saluta con la mano, e che poi potranno farLe delle domande, anche durante il ritorno, naturalmente.
Poi abbiamo anche un’altra occasione di festa, questa mattina: c’è uno di noi, che è nascosto là in fondo, che compie 62 anni proprio oggi. E’ il suo compleanno: Jean-Louis de La Vaissière, e gli facciamo gli auguri insieme a Lei.
E ora, naturalmente, Le do il microfono, se Lei vuole dirci qualche cosa:
Papa Francesco:
Buongiorno. Vi do il benvenuto e vi ringrazio della vostra compagnia in questo viaggio, perché il vostro lavoro è un sostegno, un aiuto e anche un servizio al mondo: un servizio al mondo per far conoscere questa attività religiosa e umanitaria, perché la Turchia in questo momento è testimone e offre aiuto a tanti rifugiati delle zone in conflitto. Ringrazio per questo servizio. Ci ritroveremo al rientro per la conferenza stampa. Grazie tante e buon soggiorno.
Padre Lombardi:
Grazie mille a Lei, Santo Padre. E buon viaggio. Noi La seguiremo con molta attenzione. Su un viaggio come questo, la presenza sul volo è molto importante, perché ci sono due tappe e quindi sono praticamente gli unici giornalisti che saranno presenti sia ad Ankara sia ad Istanbul per seguire da vicino il Suo viaggio. Quindi avranno un ruolo molto importante nell’informazione, e Le vogliono assicurare che faranno del loro meglio per collaborare al Suo ministero. Grazie, Santo Padre, e buon viaggio.

*

FRANCESE
Monsieur le Président,
Monsieur le Premier Ministre,
Distinguées Autorités,
Mesdames et Messieurs,
Je suis heureux de visiter votre pays, riche de beautés naturelles et d’histoire, rempli de traces d’antiques civilisations et pont naturel entre deux continents et entre différentes expressions culturelles. Cette terre est chère à tout chrétien pour avoir donné le jour à saint Paul, qui a fondé ici diverses communautés chrétiennes ; pour avoir hébergé les sept premiers Conciles de l’Église, et pour la présence, près d’Éphèse, de ce qu’une vénérable tradition considère comme la « maison de Marie », le lieu où la Mère de Jésus a vécu pendant quelques années, but de la dévotion de beaucoup de pèlerins, non seulement chrétiens mais aussi musulmans, venus de partout dans le monde.
Cependant, les raisons de la considération et de l’estime pour la Turquie ne sont pas à chercher uniquement dans son passé, dans ses antiques monuments, mais elles se trouvent dans la vitalité de son présent, dans l’ardeur au travail et la générosité de son peuple, dans son rôle dans le concert des nations.
C’est pour moi un motif de joie d’avoir l’opportunité de poursuivre avec vous un dialogue d’amitié, d’estime et de respect, dans le sillage de celui entrepris par mes prédécesseurs, le bienheureux Paul VI, saint Jean-Paul II et Benoît XVI, dialogue préparé et favorisé à son tour par l’action de celui qui était alors Délégué Apostolique, Mgr Angelo Giuseppe Roncalli, devenu saint Jean XXIII, et par le Concile Vatican II.
Nous avons besoin d’un dialogue qui approfondisse la connaissance et valorise avec discernement les nombreuses choses qui nous unissent, et en même temps nous permette de considérer les différences avec un esprit sage et serein, pour pouvoir aussi en tirer un enseignement.
Il faut poursuivre avec patience l’engagement à construire une paix solide, fondée sur le respect des droits fondamentaux et des devoirs liés à la dignité de l’homme. De cette manière, les préjugés et les fausses craintes peuvent se dépasser et s’ouvre au contraire un espace à l’estime, à la rencontre, au développement des énergies les meilleures au bénéfice de tous.
A cette fin, il est fondamental que les citoyens musulmans, juifs et chrétiens – tant dans les dispositions des lois que dans leur application concrète –, jouissent des mêmes droits et respectent les mêmes devoirs. De cette manière, ils se reconnaîtront plus facilement comme frères et compagnons de route, en éloignant toujours davantage les incompréhensions et en favorisant la collaboration et l’entente. La liberté religieuse et la liberté d’expression, efficacement garanties à tous, stimuleront la floraison de l’amitié, en devenant un éloquent signe de paix.
Le Moyen-Orient, l’Europe et le monde attendent cette floraison. Le Moyen-Orient, en particulier, est depuis trop longtemps le théâtre de guerres fratricides, qui semblent naître l’une de l’autre, comme si l’unique réponse possible à la guerre et à la violence devait toujours être une nouvelle guerre et une autre violence.
Pendant combien de temps le Moyen-Orient devra-t-il encore souffrir du manque de paix ? Nous ne pouvons pas nous résigner à la continuation des conflits comme si une amélioration de la situation n’était pas possible ! Avec l’aide de Dieu, nous pouvons et nous devons toujours renouveler le courage de la paix ! Cette attitude conduit à utiliser avec loyauté, patience et détermination tous les moyens de négociation, et à atteindre ainsi des objectifs concrets de paix et de développement durable.
Monsieur le Président, pour atteindre un objectif si haut et urgent, une contribution importante peut venir du dialogue interreligieux et interculturel, de manière à bannir toute forme de fondamentalisme et de terrorisme, qui humilie gravement la dignité de tous les hommes et instrumentalise la religion.
Il faut opposer au fanatisme et au fondamentalisme, aux phobies irrationnelles qui encouragent incompréhensions et discriminations, la solidarité de tous les croyants, ayant pour piliers le respect de la vie humaine, de la liberté religieuse qui est liberté de culte et liberté de vivre selon l’éthique religieuse, l’effort de garantir à tous le nécessaire pour une vie digne, et la protection de l’environnement naturel. C’est de cela qu’ont besoin, avec une urgence particulière, les peuples et les États du Moyen-Orient, pour pouvoir finalement « inverser la tendance » et poursuivre avec succès un processus de pacification par le rejet de la guerre et de la violence, ainsi que par la recherche du dialogue, du droit et de la justice.
Jusqu’à aujourd’hui, en effet, nous sommes malheureusement encore témoins de graves conflits. En Syrie et en Irak, en particulier, la violence terroriste ne semble pas s’apaiser. On enregistre la violation des lois humanitaires les plus élémentaires à l’encontre des prisonniers et de groupes ethniques entiers ; il y a eu, et ont lieu encore, de graves persécutions aux dépens de groupes minoritaires, spécialement – mais pas seulement –, les chrétiens et les yazidis : des centaines de milliers de personnes ont été contraintes à abandonner leurs maisons et leur patrie pour pouvoir sauver leur vie et rester fidèles à leur credo.
La Turquie, en accueillant généreusement un grand nombre de réfugiés, est directement impliquée à ses frontières par les effets de cette dramatique situation, et la communauté internationale a l’obligation morale de l’aider à prendre soin des réfugiés. Avec la nécessaire assistance humanitaire, on ne peut pas rester indifférent face à ce qui a provoqué ces tragédies. En répétant qu’il est licite d’arrêter l’injuste agresseur, cependant toujours dans le respect du droit international, je veux aussi rappeler qu’on ne peut confier la résolution du problème à la seule réponse militaire.
Un engagement commun fort, fondé sur la confiance réciproque, est nécessaire, qui rende possible une paix durable et permette de destiner finalement les ressources, non aux armements, mais aux vraies luttes dignes de l’homme : contre la faim et les maladies, pour le développement durable et la sauvegarde de la création, au secours de nombreuses formes de pauvreté et de marginalité qui ne manquent pas dans le monde moderne.
La Turquie, par son histoire, en raison de sa position géographique et à cause de l’importance qu’elle revêt dans la région, a une grande responsabilité : ses choix et son exemple possèdent une portée spéciale et peuvent être d’une aide importante en favorisant une rencontre de civilisations et en indiquant des voies praticables de paix et d’authentique progrès.
Que le Très-Haut bénisse et protège la Turquie et l’aide à être un artisan de paix efficace et convaincu !
INGLESE 
Mr President
Mr Prime Minister,
Distinguished Authorities, 
Ladies and Gentlemen,
I am pleased to visit your country so rich in natural beauty and history, and filled with vestiges of ancient civilizations.  It is a natural bridge between two continents and diverse cultures.  This land is precious to every Christian for being the birthplace of Saint Paul, who founded various Christian communities here, and for hosting the first seven Councils of the Church.  It is also renowned for the site near Ephesus which a venerable tradition holds to be the “Home of Mary”, the place where the Mother of Jesus lived for some years.  It is now a place of devotion for innumerable pilgrims from all over the world, not only for Christians, but also for Muslims.
Yet, the reasons why Turkey is held with such regard and appreciation are not only linked to its past and ancient monuments, but also have to do with the vitality of its present, the hard work and generosity of its people, and its role in the concert of nations.  
It brings me great joy to have this opportunity to pursue with you a dialogue of friendship, esteem and respect, in the footsteps of my predecessors Blessed Paul VI, Saint John Paul II and Benedict XVI.  This dialogue was prepared for and supported by the work of the then Apostolic Delegate, Angelo Giuseppe Roncalli, who went on to become Saint John XXIII, and by the Second Vatican Council.
Today what is needed is a dialogue which can deepen the understanding and appreciation of the many things which we hold in common.  Such a dialogue will allow us to reflect sensibly and serenely on our differences, and to learn from them. 
There is a need to move forward patiently in the task of building a lasting peace, one founded on respect for the fundamental rights and duties rooted in the dignity of each person.  In this way, we can overcome prejudices and unwarranted fears, leaving room for respect, encounter, and the release of more positive energies for the good of all.
To this end, it is essential that all citizens – Muslim, Jewish and Christian – both in the provision and practice of the law, enjoy the same rights and respect the same duties.  They will then find it easier to see each other as brothers and sisters who are travelling the same path, seeking always to reject misunderstandings while promoting cooperation and concord.  Freedom of religion and freedom of expression, when truly guaranteed to each person, will help friendship to flourish and thus become an eloquent sign of peace.
The Middle East, Europe and the world all await this maturing of friendship.  The Middle East, in particular, has for too long been a theatre of fratricidal wars, one born of the other, as if the only possible response to war and violence must be new wars and further acts of violence.
How much longer must the Middle East suffer the consequences of this lack of peace?  We must not resign ourselves to ongoing conflicts as if the situation can never change for the better!  With the help of God, we can and we must renew the courage of peace!  Such courage will lead to a just, patient and determined use of all available means of negotiation, and in this way achieve the concrete goals of peace and sustainable development.
Mr President, interreligious and intercultural dialogue can make an important contribution to attaining this lofty and urgent goal, so that there will be an end to all forms of fundamentalism and terrorism which gravely demean the dignity of every man and woman and exploit religion.  
Fanaticism and fundamentalism, as well as irrational fears which foster misunderstanding and discrimination, need to be countered by the solidarity of all believers.  This solidarity must rest on the following pillars: respect for human life and for religious freedom, that is the freedom to worship and to live according to the moral teachings of one’s religion; commitment to ensuring what each person requires for a dignified life; and care for the natural environment.  The peoples and the states of the Middle East stand in urgent need of such solidarity, so that they can “reverse the trend” and successfully advance a peace process, repudiating war and violence and pursuing dialogue, the rule of law, and justice.
Sadly, to date, we are still witnessing grave conflicts.  In Syria and Iraq, particularly, terrorist violence shows no signs of abating.  Prisoners and entire ethnic populations are experiencing the violation of the most basic humanitarian laws.  Grave persecutions have taken place in the past and still continue today to the detriment of minorities, especially – though not only – Christians and Yazidis.  Hundreds of thousands of persons have been forced to abandon their homes and countries in order to survive and remain faithful to their religious beliefs.  
Turkey, which has generously welcomed a great number of refugees, is directly affected by this tragic situation on its borders; the international community has the moral obligation to assist Turkey in taking care of these refugees.  In addition to providing much needed assistance and humanitarian aid, we cannot remain indifferent to the causes of these tragedies.  In reaffirming that it is licit, while always respecting international law, to stop an unjust aggressor, I wish to reiterate, moreover, that the problem cannot be resolved solely through a military response.
What is required is a concerted commitment on the part of all, based on mutual trust, which can pave the way to lasting peace, and enable resources to be directed, not to weaponry, but to the other noble battles worthy of man: the fight against hunger and sickness, the promotion of sustainable development and the protection of creation, and the relief of the many forms of poverty and marginalization of which there is no shortage in the world today.
Turkey, by virtue of its history, geographical position and regional influence, has a great responsibility: the choices which Turkey makes and its example are especially significant and can be of considerable help in promoting an encounter of civilizations and in identifying viable paths of peace and authentic progress.
May the Most High bless and protect Turkey, and help the nation to be a strong and fervent peacemaker!
SPAGNOLO 
Señor Presidente,
Señor Primer Ministro,
Distinguidas Autoridades,
Señoras y Señores
Me alegra visitar su país, rico en bellezas naturales y en historia, plagado de huellas de antiguas civilizaciones y puente natural entre dos continentes y entre diferentes expresiones culturales. Esta tierra es bien querida por todos los cristianos por haber sido cuna de san Pablo, que fundó aquí diferentes comunidades cristianas; por haberse celebrado en esta tierra los siete primeros concilios de la Iglesia, y por la presencia, cerca de Éfeso, de lo que una venerable tradición considera la «Casa de María», el lugar donde la Madre de Jesús vivió durante unos años, y que es meta de la devoción de tantos peregrinos de todas las partes del mundo, no sólo cristianos, sino también musulmanes.
Pero las razones de la consideración y el aprecio por Turquía no se deben sólo a su pasado, a sus antiguos monumentos, sino también a la vitalidad de su presente, la laboriosidad y generosidad de su pueblo, el papel que desempeña en el concierto de las naciones.
Es para mí un motivo de alegría tener la oportunidad de continuar con ustedes un diálogo de amistad, estima y respeto, en la línea emprendida por mis predecesores, el beato Papa Pablo VI, san Juan Pablo II y Benedicto XVI, diálogo preparado y favorecido a su vez por la actuación del entonces Delegado Apostólico, Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, después san Juan XXIII, y por el Concilio Vaticano II.
Necesitamos un diálogo que profundice el conocimiento y valore con discernimiento tantas cosas que nos acomunan, permitiéndonos al mismo tiempo considerar con ánimo lúcido y sereno las diferencias, con el fin de aprender también de ellas.
Es preciso llevar adelante con paciencia el compromiso de construir una paz sólida, basada en el respeto de los derechos fundamentales y en los deberes que comporta la dignidad del hombre. Por esta vía se pueden superar prejuicios y falsos temores, dejando a su vez espacio para la estima, el encuentro, el desarrollo de las mejores energías en beneficio de todos.
Para ello, es fundamental que los ciudadanos musulmanes, judíos y cristianos, gocen – tanto en las disposiciones de la ley como en su aplicación efectiva – de los mismos derechos y respeten las mismas obligaciones. De este modo, se reconocerán más fácilmente como hermanos y compañeros de camino, alejándose cada vez más de las incomprensiones y fomentando la colaboración y el entendimiento. La libertad religiosa y la libertad de expresión, efectivamente garantizadas para todos, impulsará el florecimiento de la amistad, convirtiéndose en un signo elocuente de paz.
El Medio Oriente, Europa, el mundo, esperan este florecer. El Medio Oriente, en particular, es teatro de guerras fratricidas desde hace demasiados años, que parecen nacer una de otra, como si la única respuesta posible a la guerra y la violencia debiera ser siempre otra guerra y otras de violencias.
¿Por cuánto tiempo deberá sufrir aún el Medio Oriente por la falta de paz? No podemos resignarnos a los continuos conflictos, como si no fuera posible cambiar y mejorar la situación. Con la ayuda de Dios, podemos y debemos renovar siempre la audacia de la paz. Esta actitud lleva a utilizar con lealtad, paciencia y determinación todos los medios de negociación, y lograr así los objetivos concretos de la paz y el desarrollo sostenible.
Señor Presidente, para llegar a una meta tan alta y urgente, una aportación importante puede provenir del diálogo interreligioso e intercultural, con el fin de apartar toda forma de fundamentalismo y de terrorismo, que humilla gravemente la dignidad de todos los hombres e instrumentaliza la religión.
Es preciso contraponer al fanatismo y al fundamentalismo, a las fobias irracionales que alientan la incomprensión y la discriminación, la solidaridad de todos los creyentes, que tenga como pilares el respeto de la vida humana, de la libertad religiosa – que es libertad de culto y libertad de vivir según la ética religiosa –, el esfuerzo para asegurar todo lo necesario para una vida digna, y el cuidado del medio ambiente natural. De esto tienen necesidad con especial urgencia los pueblos y los Estados del Medio Oriente, para poder «invertir el rumbo» finalmente y llevar adelante un proceso de paz exitoso, mediante el rechazo de la guerra y la violencia, y la búsqueda del diálogo, el derecho y la justicia.
En efecto, hasta ahora estamos siendo todavía testigos de graves conflictos. En Siria y en Irak, en particular, la violencia terrorista no da indicios de aplacarse. Se constata la violación de las leyes humanitarias más básicas contra los presos y grupos étnicos enteros; ha habido, y sigue habiendo, graves persecuciones contra grupos minoritarios, especialmente – aunque no sólo – los cristianos y los  yazidíes: cientos de miles de personas se han visto obligadas a abandonar sus hogares y su patria para poder salvar su vida y permanecer fieles a sus creencias.
Turquía, acogiendo generosamente a un gran número de refugiados, está directamente afectada por los efectos de esta dramática situación en sus confines, y la comunidad internacional tiene la obligación moral de ayudarla en la atención a los refugiados. Además de la ayuda humanitaria necesaria, no se puede permanecer en la indiferencia ante lo que ha provocado estas tragedias. Reiterando que es lícito detener al agresor injusto, aunque respetando siempre el derecho internacional, quiero recordar también que no podemos confiar la resolución del problema a la mera respuesta militar.
Es necesario un gran esfuerzo común, fundado en la confianza mutua, que haga posible una paz duradera y consienta destinar los recursos, finalmente, no a las armas sino a las verdaderas luchas dignas del hombre: contra el hambre y la enfermedad, en favor del desarrollo sostenible y la salvaguardia de la creación, del rescate de tantas formas de pobreza y marginación, que tampoco faltan en el mundo moderno.
Turquía, por su historia, por su posición geográfica y por la importancia en la región, tiene una gran responsabilidad: sus decisiones y su ejemplo tienen un significado especial y pueden ser de gran ayuda para favorecer un encuentro de civilizaciones e identificar vías factibles de paz y de auténtico progreso.
Que el Altísimo bendiga y proteja Turquía, y la ayude a ser un válido y convencido artífice de la paz.
PORTOGHESE
Senhor Presidente,
Senhor Primeiro-Ministro,
Ilustres Autoridades
Senhoras e senhores!
Sinto-me feliz por visitar o vosso país, rico de belezas naturais e de história, repleto de vestígios de civilizações antigas e ponte natural entre dois continentes e entre diferentes expressões culturais. Esta terra é amada por todo o cristão por ser o berço de São Paulo, que fundou aqui diversas comunidades cristãs; por ter acolhido os primeiros sete Concílios da Igreja e pela presença, perto de Éfeso, daquela que uma veneranda tradição considera a «casa de Maria», o lugar onde a Mãe de Jesus viveu durante alguns anos, meta da devoção de muitos peregrinos vindos de todos os cantos do mundo, não só cristãos, mas também muçulmanos.
Todavia as razões da consideração e apreço pela Turquia não se acham unicamente no seu passado, nos seus monumentos antigos, mas encontram-se na vitalidade do seu presente, na laboriosidade e generosidade do seu povo, no seu papel no concerto das nações.
Para mim é motivo de alegria a oportunidade que me é dada de prosseguir convosco um diálogo de amizade, estima e respeito, na senda traçada pelos meus antecessores, o Beato Paulo VI, São João Paulo II e Bento XVI; diálogo esse, preparado e favorecido por sua vez pela acção do então Delegado Apostólico Mons. Ângelo José Roncalli, mais tarde São João XXIII, e pelo Concílio Vaticano II.
Precisamos de um diálogo que aprofunde o conhecimento e valorize, com discernimento, as inúmeras coisas que temos em comum e que nos permita, ao mesmo tempo, considerar com ânimo sábio e sereno as diferenças para podermos também aprender com elas.
É preciso levar por diante, com paciência, o compromisso de construir uma paz sólida, assente no respeito pelos direitos fundamentais e deveres ligados com a dignidade do homem. Por esta estrada, é possível superar os preconceitos e falsos temores, deixando, ao contrário, espaço à estima, ao encontro, ao desenvolvimento das melhores energias em proveito de todos.
Para isso, é fundamental que os cidadãos muçulmanos, judeus e cristãos – tanto nas disposições legais, como na sua efectiva actuação – gozem dos mesmos direitos e respeitem os mesmos deveres. Assim, hão-de mais facilmente reconhecer-se como irmãos e companheiros de viagem, afastando cada vez mais as incompreensões e favorecendo a colaboração e o acordo. A liberdade religiosa e a liberdade de expressão, eficazmente garantidas a todos, estimularão o florescimento da amizade, tornando-se um sinal eloquente de paz.
O Médio Oriente, a Europa, o mundo aguardam este florescimento. O Médio Oriente, de modo particular, é há demasiado tempo teatro de guerras fratricidas, que parecem nascer uma da outra, como se a única resposta possível à guerra e à violência tivesse de ser sempre uma nova guerra e outra violência.
Quanto tempo deverá sofrer ainda o Médio Oriente por causa da falta de paz? Não podemos resignar-nos com a continuação dos conflitos, como se não fosse possível mudar a situação para melhor! Com a ajuda de Deus, podemos e devemos sempre renovar a coragem da paz! Esta atitude leva a lançar mão, com lealdade, paciência e determinação, de todos os meios da negociação e, assim, alcançar objectivos concretos de paz e de desenvolvimento sustentável.
Senhor Presidente, uma contribuição importante para se alcançar meta tão elevada e urgente pode vir do diálogo inter-religioso e intercultural, a fim de banir toda a forma de fundamentalismo e de terrorismo, que humilha gravemente a dignidade de todos os seres humanos e instrumentaliza a religião.
Ao fanatismo e ao fundamentalismo, às fobias irracionais que incentivam incompreensões e discriminações, é preciso contrapor a solidariedade de todos os crentes – que tenha como pilares o respeito pela vida humana, pela liberdade religiosa, que é liberdade do culto e liberdade de viver segundo a ética religiosa –, o esforço por garantir a todos o necessário para uma vida digna, e o cuidado do meio ambiente. Têm necessidade disto, com particular urgência, os povos e os Estados do Médio Oriente, para poderem finalmente «inverter a tendência» e levar por diante um processo de pacificação bem-sucedido, mediante a rejeição da guerra e da violência e a busca do diálogo, do direito, da justiça.
Com efeito, nos dias de hoje, infelizmente somos ainda testemunhas de graves conflitos. Na Síria e de modo particular no Iraque, a violência terrorista não dá sinais de diminuir. Regista-se a violação das normas humanitárias mais elementares contra prisioneiros e grupos étnicos inteiros; verificaram-se, e continuam ainda, graves perseguições contra grupos minoritários, especialmente – mas não só – cristãos e yazidis: centenas de milhares de pessoas foram obrigadas a abandonar as suas casas e a sua pátria, para poderem salvar a sua vida e manter-se fiéis ao próprio credo.
A Turquia, acolhendo generosamente um grande número de refugiados, é directamente afectada pelos efeitos desta situação dramática nas suas fronteiras, e a comunidade internacional tem a obrigação moral de a ajudar a cuidar dos refugiados. Juntamente com a assistência humanitária necessária, não se pode permanecer indiferente àquilo que provocou estas tragédias. Enquanto reitero que é lícito deter o injusto agressor – sempre porém no respeito pelo direito internacional – quero lembrar também que não se pode confiar a resolução do problema somente à resposta militar.
É preciso um forte compromisso comum, assente na confiança recíproca, que torne possível uma paz duradoura e permita destinar finalmente os recursos, não aos armamentos, mas às verdadeiras lutas dignas do homem: contra a fome e as doenças, pelo desenvolvimento sustentável e a defesa da criação, em socorro de tantas formas de pobreza e marginalização que não faltam sequer no mundo moderno.
A Turquia, pela sua história, em virtude da sua posição geográfica e devido à importância de que se reveste na região, tem uma grande responsabilidade: as suas decisões e o seu exemplo possuem uma valência especial e podem ser de significativa ajuda no sentido de favorecer um encontro de civilização e identificar as vias praticáveis de paz e de autêntico progresso.
Que o Altíssimo abençoe e proteja a Turquia e a ajude a ser uma válida e convicta artífice de paz!