giovedì 30 ottobre 2014

L’originalità della liberazione cristiana




Senza l’amore per i poveri è vano l’annuncio del Vangelo. 

Testimonianza da Aparecida.Pubblichiamo stralci del libro La forza del fascino cristiano (Città del Vaticano - Castel Bolognese, Libreria editrice vaticana - Itacalibri, 2014, pagine 160, euro 13) dell’arcivescovo di Taranto, che per anni è stato missionario e vescovo in Brasile, dove nel 2007 ha partecipato alla Conferenza di Aparecida.
(Filippo Santaro) Amo l’immagine di una Chiesa che costruisce ponti e che come Gesù va dovunque si trova la gente. Mi accompagna l’immagine che ho usato nella diocesi di Petrópolis per indicare la missione permanente: consumar a sola dos sapatos (consumare la suola delle scarpe) che mi ricorda l’immagine biblica del messaggero. 

La convinzione fondamentale dell’agire pastorale è che la Chiesa non si occupa di politica né di economia, ma è promotrice di un tessuto sociale che abbia cura degli ultimi, dei deboli. A Taranto la promozione sociale, umana, non può non passare nel dedalo dell’Ilva, una vicenda intricata e problematica. La grave emergenza ambientale è stata il risultato di un pluriennale piano di sviluppo industriale che ha sconvolto la nostra terra; ha portato sì occupazione e lavoro, ma, al tempo stesso, è stata la causa della morte di tante persone, della malattia di tante altre e ha profondamente contaminato il territorio in cui viviamo. Nessuno può rimanere indifferente dinanzi a questo conflitto che rende amara la vita di chi ha perso i propri cari, di chi è gravemente ammalato come di chi lavora e di chi è a rischio immediato di contaminazione e di morte. Trovare una soluzione non vuol dire che esista già, occorre costruirla, crearla. In questa strada sono confortato dal magistero di vicinanza semplice e vigorosa di Papa Francesco.
Sulla questione specifica della opzione per i poveri Papa Francesco, nella Evangelii gaudium, chiarisce bene il suo pensiero: «Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica». E poi cita Benedetto XVI quando, nell’apertura della Conferenza di Aparecida in Brasile nel 2007, affermava che questa opzione «è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci mediante la sua povertà».
Il significato centrale di questa opzione sta nello svuotarsi di Dio per farsi vicino a noi e perciò è legato al tema di fondo della esortazione apostolica che è l’annuncio della gioia che nasce dalla misericordia di Cristo. Questa opzione nasce dal cuore di Dio e «implica apprezzare il povero nella sua bontà propria, col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede». E Papa Francesco aggiunge: «Senza l’opzione preferenziale per i più poveri, l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone».
Il Papa specifica bene la sua preoccupazione: «Desidero affermare con dolore che la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale». E conclude: «L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria».
La Conferenza di Aparecida ha indicato nel «discepolo missionario» il soggetto della presenza della Chiesa nella società perché i popoli latinoamericani abbiano vita piena. Il soggetto è chi è cosciente di sé, della sua originalità e della sua missione. Il soggetto nuovo che è all’origine della liberazione cristiana nasce da qualcosa di diverso dal puro dinamismo naturale, non è frutto dello sforzo dell’uomo e nemmeno della programmazione pastorale. L’originalità proposta dal cristianesimo è data dalla irruzione dello Spirito nella storia. Di qui sorge la forza profetica della Chiesa latinoamericana che fa sua la missione proclamata da Gesù nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Luca, 4, 18). Di qui la vigorosa affermazione della evangelica opzione preferenziale per i poveri. Si tratta semplicemente della povertà evangelica e della testimonianza della vita in mezzo alla gente come si può notare nell’essere e nell’agire di Papa Francesco.
La disputa aperta nella teologia latinoamericana non era tanto sull’uso dell’analisi marxista (per altro largamente ammessa in certi punti della galassia della Teologia della liberazione) e meno ancora sulla necessità di una mediazione delle scienze sociali, ma sull’origine della novità cristiana e sulla sua incidenza specifica nella società dominata dalla ingiustizia, dallo sfruttamento del capitalismo neoliberale e dalla scandalosa povertà del continente latinoamericano. Il lungo lavorio che ha provocato le due istruzioni della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1984 (Libertatis nuntius) e nel 1986 (Libertatis conscientia) e che da esse è seguito, è approdato al mirabile evento di grazia che è stata la Conferenza di Aparecida, cui ho potuto partecipare. Il suo punto di partenza non è stata l’analisi sociale, ma la fede di un popolo fatto in grande maggioranza di poveri, facendo uso del metodo vedere, giudicare e agire, «a partire dagli occhi e del cuore dei discepoli missionari». Con uno stile sapienziale il Documento di Aparecida nell’introduzione afferma: «Ciò che ci identifica non sono le circostanze drammatiche della vita, né le sfide della società, e nemmeno le attività che dobbiamo intraprendere, quanto piuttosto l’amore ricevuto dal Padre, grazie a Gesù Cristo, per l’unzione dello Spirito Santo». Questo riferimento iniziale alla Santissima Trinità era stato positivamente voluto da un intervento decisivo del cardinale Bergoglio. Così lo schema del documento valorizza la tradizione della teologia e della pastorale latinoamericana, ma, allo stesso tempo, ne mette in evidenza la prospettiva di fede.
L'Osservatore Romano