lunedì 27 ottobre 2014

IL SOCIAL FORUM BUSSA DA FRANCESCO




di Alberto Bobbio
Si chiama Incontro mondiale dei Movimenti popolari e si svolge in Vaticano per tre giorni da lunedì 27 ottobre coordinati dal Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace e dalla Pontificia Accademia delle scienze. In pratica è il Social Forum mondiale che si trasferisce da papa Francesco.E’ lui che ha voluto far incontrare e parlare con loro, le organizzazioni di base che lavorano nell’ambito della giustizia sociale e che di solito non hanno alcun riconoscimento da parte delle istituzioni. Sono un centinaio di sigle di tutto il mondo, a loro volta rappresentanti di reti nazionali e internazionali, che operano nei Paesi ricchi e nel Terzo Mondo e che una volta all’anno si trovano nel “Social forum”, una sorta di congresso- happening, nato in Brasile a Porto Alegre anni fa con lo slogan “Un altro mondo è possibile” per poter contrastare le analisi dei banchieri e degli imprenditori globali riuniti ogni anno a Davos in Svizzera. Al Social Forum da dieci anni partecipano anche alcune organizzazioni cattoliche, tra cui Caritas italiana, sacerdoti, missionari e vescovi.

L’incontro che si apre lunedì in vaticano si intitola “Terra, Domus, Labor”.Bergoglio li conosce bene perché quando era arcivescovo di Buenos Aires creò un apposita vicaria per coordinare con loro il lavoro della Chiesa per i poveri. Scorrendo l’elenco si rimane sorpresi. Tra i movimenti italiani, oltre a Banca etica e all’Associazione Trentini nel mondo, che si occupa di cooperazione internazionale, c’è il centro sociale Leoncavallo di Milano, uno dei centri sociali storici del nostro Paese, e la rete “Genuino Clandestino”, un network di centri sociali che coordina i No-Tav e i movimenti No Expò, bocciato con lo slogan “Affamare il pianeta, energie per le lobby”. Genuino Clandestino nasce nel 2010 per sostenere il cibo contadino contro la grandi industrie alimentari dell’agrobusiness e contro i sistemi ufficiali di certificazione, ma è diventato via via una rete in cui convivono molte iniziative, si legge nella presentazione in rete, “fiero di essere clandestino” e di portare “avanti le sue lotte e la sua esistenza con o senza il consenso della legge”. 

E c’è anche “Ri-Maflow” il progetto degli operai licenziati dalla Maflow, una multinazionale a capitale italiano e stabilimenti in tutto il mondo, nel cui sito di Trezzano sul Naviglio lavoravano 330 persone, una fabbrica ridotta al fallimento non già per crisi industriale ma per speculazione finanziaria e chiusa definitivamente nel dicembre 2012, che si sono riappropriati della fabbrica, decisi a dimostrare che una fabbrica autogestita, senza padroni e senza sfruttamento, può funzionare. Ci sono  gli “Indignados” spagnoli e la rete di “Democracia Real YA”, il nucleo storico degli indignados quelli che diedero il via al movimento occupando nel 2011 per molti giorni Puerta del Sol a Madrid. Dalla Spagna arriva, oltre la Gioventù operaia di Azione Cattolica, anche Enhe Bizkaia, il sindacato basco che esprime le posizioni del braccio politico dei separatisti. C’è il network internazionale di Via Campesina nelle sue varie articolazioni nazionali, a partire dall’associazione francese di José Bové, che anni fa guidò il movimento contadino d’Oltralpe nelle rivendicazioni contro la multinazionali del cibo e il governo di Parigi, e diventò un eroe nazionale quando assaltò insieme ad altri un McDonald’s a Millau, dove venne arrestato. 
Il comunicato con  il quale il Vaticano ha annunciato l’incontro è firmato anche da Joao Pedro Stédile, leader dei Sem Terra brasiliani e coordinatore di Via Campesina Internacional, uno dei movimento sociali più influenti e potenti in Brasile. Stédile ha scritto alcuni anni fa che “un movimento contadino che contesta le classi dirigenti può considerare un trionfo il semplice fatto di esistere”. Poi c’è United Steelworkers, il maggiore sindacato americano del settore industriale impegnato per globalizzare le lotte dei lavoratori contro le multinazionali e per creare un’organizzazione mondiale di sindacati più incisiva nella difesa dei diritti dei lavoratori cosa che oggi non accade poiché i capitali sono globali mentre il lavoro è nazionale. 
L’elenco comprende moltissime organizzazioni impegnate nella difesa delle sovranità alimentare dei popoli in tutti i continenti, tutte le associazioni che lottando in Africa contro il “land grabbing”, cioè l’acquisto di enormi appezzamento per culture intensive da destinare quasi sempre ai biocarburanti. Ci sono le comunità indigene, il coordinamento delle donne rurale di moltissimi Paesi, le organizzazioni che curano l’accesso al credito contro le regole delle grandi banche. Ma c’è anche la Cut, il potente sindacato brasiliano, il coordinamento dei movimento che in Grecia hanno contribuito al successo di Tzipras, i cartoneros e le empresas recuperadas argentina che hanno permesso a molta gente di sopravvivere con il riciclaggio di ogni cosa alla terribile crisi di Buenos Aires. 
Il leader di questi movimenti argentini Juan Grabois, amico di Bergoglio dai tempi di Buenos Aires, e avvocato dei cartoneros era presente in Vaticano venerdì scorso alla conferenza stampa di presentazione dell’incontro: “Papa Francesco non si dimentica di noi, cioè di chi lotta, senza superbia, ma con coraggio, senza violenza, ma con tenacia per la dignità che ci hanno rubato e la giustizia sociale”. 

Mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle Scienze ha spiegato che il Papa “non teme la politicizzazione, anzi questa è necessaria perché i politici si rendano conto dei problemi e dunque ci vuole una certa pressione”. Sorondo ha aggiunto che “diverse conferenze episcopali e vescovi non  sono consapevoli del problema”. Anche il cardinale  AppiahTurkson, presidente del Pontifico Consiglio della giustizia e della pace, allontana rischi di strumentalizzazione e le critiche che si tratta soprattutto di movimenti di sinistra: “Beati i poveri è una frase del Vangelo”. Sorondo ha ricordato che “il papa ha detto che sono i marxisti ad aver rubato la bandiera” e che lo stesso Bergoglio ha detto di non essere “trotskista, ma ha molti amici trotskisti”. 
In Vaticano dovrebbe esserci anche Evo Morales, il presidente boliviano, che viene però come leader storico dei cocaleros boliviani, il movimento dei contadini che hanno rivendicato in passato la coltivazione della foglia di coca, come coltura nazionale e non come base del narcotraffico. Per la prima volta nella storia della Chiesa, fa notare Frei Betto, il sacerdote domenicano brasiliano uno dei leader della teologia dalla liberazione, “il Papa cambia interlocutori e ascolta coloro che veramente rappresentano i poveri”. Frei Betto ricorda che l’unico precedente è stato un incontro di Karol Wojtyla nel 1980 durante il primo viaggio in Brasile nella cappella del Collegio Santo Americo a San Paolo con alcuni sindacalisti, tra cui Lula, “ma si trattò di un incontro protocollare”.

Famiglia Cristiana