sabato 4 ottobre 2014

«È un sinodo che apre alla libertà»



Bagnasco: "Famiglia, in gioco il futuro"
di F. Ognibene
Stasera in piazza San Pietro con la veglia di preghiera per il Sinodo la Chiesa italiana - che l’ha convocata e la anima - indica il vero cuore del "dossier famiglia", al di là delle molte parole della vigilia. Non a caso, diocesi e parrocchie hanno aderito al segno moltiplicandolo localmente in tutto il Paese. Da Roma, dove si prepara a entrare nel Sinodo, il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco ci aiuta a mettere ordine nella vera agenda di un’assemblea mai tanto attesa.

Può spiegarci, eminenza, il senso del gesto di questa sera?
Pregando per il Sinodo, il popolo di Dio mostra di capire che la famiglia è il fondamento. E si impegna in un atto di fede, perché il modo migliore per aiutare qualcuno è parlarne prima con Dio e poi con gli uomini. La preghiera è un atto di vicinanza ai padri sinodali che si raduneranno attorno al Santo Padre per riflettere in modo globale sulle sfide a tutto campo che riguardano la famiglia.

Quali sono i temi più urgenti che deve affrontare il Sinodo?Sono tutti urgenti: gioie e fecondità, fragilità affettive e ferite. Ma anche le difficoltà economiche e sociali, l’educazione affettiva dei figli a volte insidiata anche nelle scuole, il sostegno anche economico alla coppia...

Come spiega un interesse così diffuso per questo Sinodo, anche al di fuori della Chiesa?
È la prova che la famiglia è percepita da tutti - credenti e non, in qualunque area geografica - come la realtà più importante.

Eppure mai come in questo periodo la famiglia è travisata da cultura, politica, mass media...
Il Papa l’ha detto chiaramente: matrimonio famiglia sono realtà troppo disprezzate e maltrattate. Aggiungo che sono disprezzate sul piano culturale e maltrattate su quello sociale e politico.

Colpisce la distanza tra la realtà del Paese - rete di famiglie che garantiscono vita, educazione, welfare, accoglienza... - e l’interesse dello Stato per la famiglia come soggetto di diritto. Perché continua questa radicale incomprensione?
C’è qualcosa di indecifrabile: sembra che noi italiani siamo convinti che la famiglia va avanti da sola, con le sue sole forze. che, comunque, c’è la farà. Ma non è così. In questa crisi terribile la famiglia s’è mostrata come il salvagente della nazione, ma non si può pensare che se le sue riserve economiche, psicologiche e morali siano senza fine. I giovani spesso rinunciano a sposarsi per la difficoltà di avere una casa e un lavoro, per costruire un vero progetto di vita. Qui lo Stato dov’è?.

Intanto, mentre si lamenta un grave deficit demografico, maturano progetti per rendere sempre più facile il divorzio, cioè lo smantellamento della famiglia...
Siamo di fronte a una specie di cecità culturale. Il clima che respiriamo è quello di un assoluto individualismo libertario, per cui esisto solo io, e gli altri sono in funzione di ciò che desiderano. Questa idea finisce col rendere insopportabile ogni legame, percepito solo come un peso di cui disfarsi al più presto e il più agevolmente possibile.

Come arriva all’appuntamento sinodale la Chiesa italiana?
Il suo lavoro sulla famiglia è stato vasto e profondo, soprattutto dopo ilDirettorio di pastorale familiare che ha ormai più di vent’anni: corsi di preparazione al matrimonio, catechesi, formazione di base su cosa significano l’amore, la coppia, la fedeltà, la fecondità... Tutto questo fa ora i conti con profondi mutamenti culturali e con un vero cambio d’epoca, che mette alla prova tutto l’impegno della comunità cristiana. La Chiesa italiana non arriva dal deserto ma da un’attenzione pastorale ricca e consolidata. Questo impegno va ora confrontato sinodalmente alla luce delle nuove spinte culturali, tenendo però conto di un aspetto che viene quasi del tutto trascurato: l’Occidente non esaurisce il mondo, le problematiche e le pressioni che lo attraversano non attanagliano allo stesso modo altre aree, dove gli stessi fenomeni sono avvertiti in modo diverso.

Le nostre comunità le sembrano all’altezza dei cambiamenti che investono la famiglia?
Vi è una crescente consapevolezza tra pastori, associazioni, laici. Occorre mettere a punto soluzioni sempre più efficaci. La pressione culturale sulla famiglia, con l’insistenza su forme alternative di unione, non mi sembrano un fenomeno casuale: è una strategia che mira a destabilizzare e a snaturare la famiglia - grembo della vita, prima palestra di umanità - per disgregare il primo punto di riferimento della società. Lo scopo è di rendere le persone, in primis i giovani, più sole, deboli, angosciate, smarrite, per manovrarle con comodo.

Una pulsione nichilista...Si agita una bandiera che nasconde i veri intendimenti: la bandiera dell’assoluta autonomiae individuale, che slega l’individuo da ogni vincolo, consegnandolo alla solitudine. In nome dell’autonomia individuale, la società scarica chi e’ in difficoltà e lo abbandona a se stesso.

Cosa può fare la Chiesa per far sentire ascoltate e accolte tutte le persone ferite, senza annacquare il messaggio cristiano sulla famiglia?
Non dobbiamo dimenticare che lo stile di accoglienza e sostegno non è affatto inedito per la Chiesa, anche di quella italiana. Basti pensare al gran numero di parrocchie che articolano la presenza della Chiesa sul nostro territorio, rendendola vicina in modo capillare alle famiglie con una prossimità vera in ogni situazione della vita. Questo stile di disponibilità, in particolare nelle situazioni di crisi, fa sì che l’attenzione alle ferite sia sempre autentica.

Cosa rivela secondo lei l’attenzione quasi esclusiva in questa vigilia sinodale su una questione specifica come i divorziati risposati?
Da un lato si prende atto di sofferenze e del desiderio di una partecipazione attiva alla vita della comunità.Dall’altra, pesano il pregiudizio e il timore di essere discriminati tanto che le regole e le norme appaiono come qualcosa che crea diseguaglianza.Infine, c’è il solito gioco di far apparire una Chiesa divisa in fazioni, un’operazione questa realmente diabolica.

Mi permetta una domanda paradossale: ma il Sinodo si occuperà anche di famiglie "normali"?
Non dobbiamo dimenticare che accanto a divisioni e ferite, accolte nel grembo della Chiesa con affetto, c’è una moltitudine di famiglie unite, che sperimentano una quotidianità ordinaria, però mai priva di salite e di fatiche, perché l’amore va sempre costruito, giorno dopo giorno. Una famiglia che, con la grazia di Dio, è unita e vive i suoi anni nella fedeltà, non è mai frutto del caso, o di un colpo di fortuna: è sempre una conquista.

L’assemblea che si apre è la prima tappa di un percorso biennale che prevede un secondo Sinodo sullo stesso tema, l’anno prossimo. Che messaggio legge in questa scelta del Papa?
Un segno molto bello, che dice tutta la sensibilità del Santo Padre verso l’umanità in generale e la famiglia in particolare. È una chiamata a lavorare, riflettere, pregare per un tempo singolarmente lungo su una realtà che con tutta evidenza il Papa considera decisiva.

Eminenza, lei vivrà il Sinodo da protagonista: cosa si attende?
Ho la grazia di essere tra i padri sinodali, al pari di tutti i presidenti delle conferenze episcopali del mondo. Sarà ancora una volta un’esperienza di grazia e di cattolicità che ci metterà davanti al mondo. Un frutto sarà sicuramente una rinnovata consapevolezza dell’importanza, la bellezza e la gioia della famiglia e del matrimonio. Fare famiglia è possibile e bello con la grazia di Dio che non manca mai.
Avvenire

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Il cardinal Baldisseri: «È un sinodo che apre alla libertà»   
Europa
 
(Aldo Maria Valli) Parla il cardinale, nominato da papa Francesco segretario generale, e dunque principale organizzatore, dell’attesissimo sinodo dei vescovi che si apre domani su tutti i principali temi riguardanti la famiglia -- Eminenza, come sta? Ormai ci siamo: il sinodo parte. In lei ci sono più timori o più speranze? (...)

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Il Foglio
(Matteo Matzuzzi) Quindici giorni di discussioni che il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, spera siano civili e che soprattutto non facciano emergere “il punto di vista personale” dei singoli padri, ma siano finalizzati “a cercare insieme la verità”. (...)

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Le 100 piazze delle Sentinelle in Piedi
di Raffaella Frullone
Se non ora quando? Se non qui dove? Se non io, chi? È iniziato il conto alla rovescia per la straordinaria mobilitazione che da Nord a Sud vedrà migliaia di liberi cittadini scendere in piazza per la libertà d’espressione, la libertà di educazione, di coscienza, per poter liberamente affermare che un bambino ha diritto ad un papà ed una mamma, che il matrimonio è fondato sull’unione stabile tra un uomo ed una donna, per poter denunciare che è in corso un bombardamento senza precedenti nei confronti dell’uomo e della sua dignità, un attacco a suon di leggi, sentenze operazioni mediatiche e strategie culturali.
Affermazioni che fino a poco tempo fa erano parte di un patrimonio condiviso comune e anzi costituivano le basi della nostra civiltà, oggi sono considerate una forma di razzismo o di omofobia.
La prova è che in molte città in queste si stanno organizzando una serie di contromanifestazioni. A Bologna si mobilita il Partito di Rifondazione Comunista, secondo cui la veglia delle Sentinelle in piedi “dimostra da un lato l’intolleranza verso chi viene ritenuto diverso da sé e dall’altro la concezione che esistano esseri umani di serie A, degni di rivendicare certi diritti come quello al matrimonio o all’adozione, e cittadini si serie B a cui questi diritti devono essere preclusi”, per questo preparano, scrivono nel loro comunicato, “a portare un assalto sonoro in piena regola in quella piazza”. Movimenti Lgbt e sigle di sinistra in agitazione a Parma, dove il silenzio delle sentinelle è considerato “l'ingrediente indispensabile affinché le violenze si possano compiere“ e per questo la contromanifestazione ha l’obiettivo di “rompere il silenzio”. Anche a Perugia si annunciano contestazioni, come si legge in un comunicato in cui si incita a sfidare le sentinelle:  “lo faremo semplicemente camminando, come palle da bowling tra i birilli, senza sfiorarli ma facendogli sentire il nostro fiato. Sul collo.”
L’Arcigay di Rimini invita i suoi iscritti “muniti di abbigliamento rainbow, palloncini, magliette con scritte pro LGBT” a formare una catena umana in segno di protesta, sfottò e provocazioni anche a Trieste mentre a Bergamo i contestatori per la prima volta hanno scelto di non presentarsi a contromanifestare scegliendo invece di organizzare un evento “contro ogni fascismo”. Per gli attivisti Lgbt torinesi la veglia delle Sentinelle in Piedi è sostanzialmente “una preghiera contro i gay”, per questo si organizza una contro manifestazioni in cui è consigliato “evitare un look eccentrico”, l’obiettivo è quello di circondare le sentinelle formando una catena umana poi – si legge -  “chi se la sentirà potrà girare intorno a loro ed eventualmente rimanere, singolo o in coppia, di fronte ad uno dei lettori. Ogni gesto d'amore, ovviamente, è concesso”. Anche a Nuoro, Cagliari, Siena, Arezzo, Napoli e Bisceglie si annunciano contestazioni, con sprezzo e indignazione, al grido di “più diritti per tutti”, si andrà contro il diritto delle persone di vegliare immobili e silenti in piazza.
Ma perché le Sentinelle in piedi fanno così paura? Può essere omofobia dire no all’equiparazione tra unioni civili e matrimonio? O affermare che la fecondazione eterologa è un abominio che mina in primis il diritto di un bambino ad avere  un papà e una mamma? Può essere omofobia dire che un bambino non è un diritto e che è inaccettabile introdurre nelle scuole progetti educativi imperniati sulla teoria del gender senza che i genitori ne sappiano nulla e violando così la libertà di educazione delle famiglie?
Certamente no. Per questo domenica le Sentinelle in Piedi saranno puntuali nelle piazze delle principali città italiane e  nonostante le contestazioni e le minacce, ribadiranno che non è possibile imbrigliare le coscienze di chi veglia. Men che meno se a farlo è una rete che da Trieste a Bari, da Venezia a Torino, da Napoli a Milano, passando per Firenze e Parma e decine di altre città non è disposta a rinunciare alla libertà.
05/10/2014 Aosta Piazza Chanoux h10.30
05/10/2014 Arezzo Piazza Risorgimento h17.00
05/10/2014 Ascoli Piceno Piazza del Popolo h17.00
05/10/2014 Bari Piazza del Ferrarese h20:00
05/10/2014 Bergamo Piazza Sant'Anna h17.30
05/10/2014 Biella via Battistero angolo via Italia h17.00
05/10/2014 Bisceglie (BT) Piazza Regina Margherita h11.00
05/10/2014 Bologna Piazza S. Francesco h17.00
05/10/2014 Bolzano Piazza Walter h10.00
05/10/2014 Brescia Piazza Vittoria h16.30
05/10/2014 Busto Arsizio (VA) Piazza Santa Maria h17.30
05/10/2014 Cagliari Parco della Musica h11.30
05/10/2014 Campobasso Piazza Prefettura h18.00
05/10/2014 Como Piazza Duomo h17.30
04/10/2014 Crema Piazza Duomo h21.00
05/10/2014 Cremona Piazza Sant'Antonio M. Zaccaria h18.00
05/10/2014 Cuneo Piazza Galimberti h17.00
05/10/2014 Desenzano (BS) Piazza Garibaldi h16.00
05/10/2014 Ferrara Piazza Trento e Trieste (Listone) h18.00
05/10/2014 Firenze Piazza Strozzi h11.30
05/10/2014 Genova Piazza de Ferrari h18.00
05/10/2014 Gorizia Piazza da definire
05/10/2014 Imperia Piazza Spianata Borgo Peri h16.00
05/10/2014 Ischia Piazza da definire
05/10/2014 Ivrea Piazza di Città h16.30
04/10/2014 La Spezia Piazza Ramiro Ginocchio h16.00
05/10/2014 Latina Piazza della Libertà h17.00
05/10/2014 Lecco Piazza Monumento ai Caduti h17.00
28/09/2014 Legnago (VR) Piazza Garibaldi h18.00
05/10/2014 Magnago (MI) Piazza San Michele h11.30
05/10/2014 Matera Piazza Vittorio Veneto h20.00
05/10/2014 Milano Piazza XXV aprile h11.00
05/10/2014 Modena Piazza Mazzini h18.00
05/10/2014 Montalbano Jonico (MT) Piazza Vittoria h20.00
05/10/2014 Monza Piazza Duomo h17.00
05/10/2014 Napoli via Scarlatti angolo via L.Giordano (quartiere Vomero) h11.30
05/10/2014 Nuoro Piazza V.Emanuele h11.30
05/10/2014 Padova Piazza Eremitani h17.00
01/10/2014 Palermo Piazza da definire
05/10/2014 Parma Piazza della Steccata h18.30
05/10/2014 Pavia Piazza della Vittoria h17.30
05/10/2014 Perugia Piazza IV novembre h11.00
05/10/2014 Pesaro Piazzale Lazzarini h18.00
05/10/2014 Pisa Piazza di Cavalieri h18.00
11/10/2014 Pordenone Piazza Cavour h17.00
05/10/2014 Rapallo (GE) Piazza del Chiosco della Musica (lungomare) h17.00
05/10/2014 Ravenna Piazza S. Francesco h17.00
05/10/2014 Reggio Calabria Piazza Italia h18.30
05/10/2014 Reggio Emilia Piazza Prampolini h16.00
05/10/2014 Rimini presso l'Arco d'Augusto h16.00
05/10/2014 Rovereto (TN) Piazza Loreto h16.00
05/10/2014 Salerno Piazza Portanova h20.00
04/10/2014 Saluzzo (CN) Piazza Vineis h17.00
05/10/2014 Sassari Piazza d'Italia h18.30
05/10/2014 Siena Piazza del Campo h18.00
04/10/2014 Stresa (VB) Giardini del Lungolago h16.00
12/10/2014 Subiaco (RM) Pizza della Resistenza h18.00
05/10/2014 Teramo Piazza da definire
05/10/2014 Terni Piazza della Repubblica h17.00
05/10/2014 Torino Piazza Carignano h16.00
05/10/2014 Trento Piazza Duomo h18.00
05/10/2014 Trieste Piazza Unità h18.30
05/10/2014 Udine Piazza san Giacomo h11.30
05/10/2014 Vanzaghello (MI) Piazza Costituzione h11.15
05/10/2014 Varese Piazza Cacciatori delle Alpi h17.00
05/10/2014 Venezia Campo San Geremia h17.30
05/10/2014 Verona Piazza dei Signori h18.00
05/10/2014 Viterbo Piazza del Plebiscito h19.00

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Grande attesa per il Sinodo sulla famiglia. E’ necessaria una svolta nella direzione di un’etica evangelica che superi il “sabato” e che sia più esigente e solidale
Noi siamo Chiesa.Italia
Un Sinodo aperto. Il  prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia si presenta diverso dai venticinque precedenti  che,  da quanti seguono attentamente le vicende della Chiesa, sono ricordati  come di ben scarsa efficacia e come soprattutto  un’occasione di conoscenza e di discussione tra i vescovi. Questo strumento, che non è servito alla collegialità episcopale auspicata dal Concilio, forse potrà aprire in questa occasione un percorso nuovo. Però la composizione di questo sinodo straordinario, prevista dalle norme canoniche, è ampiamente criticabile sia per la scarsa presenza del popolo cristiano, e in particolare della presenza femminile oltre che di divorziati, omosessuali, conviventi, giovani …, sia per la stessa limitata rappresentatività dell’episcopato e degli esperti di questioni famigliari. Nonostante l’eccessiva presenza della curia romana e dei vertici ecclesiastici,  speriamo che le cose possano andare diversamente dal passato. Tutti ora vedono che, con l’inedito scontro pubblico tra le diverse posizioni di queste settimane, i problemi sono ora tutti sul tappeto da quando papa Francesco ha avviato la consultazione della base cattolica con il Questionario ad essa proposto nello scorso ottobre.
Lo scollamento tra Magistero e popolo cristiano
Anche noi abbiamo risposto al Questionario  con convinzione,  benché molte domande siano state proposte in modo discutibile e benché i resoconti sulle risposte siano stati insufficienti (di esse nel nostro paese nessuna notizia si è avuta; i nostri vescovi non brillano per eccessiva trasparenza).  L’instrumentum laboris , caratterizzato da evidenti forzature curiali nella linea della riproposizione della linea “ortodossa”, ha tuttavia informato su quanto si intuiva o si  sapeva: l’esistenza di un grave scollamento tra l’insegnamento del Magistero e la “base” del Popolo di Dio. Pensiamo che la causa di ciò  sia stata la mancanza, per troppi anni,  di ascolto  da parte dei vertici ecclesiastici  nei confronti del vissuto del popolo cristiano. Inoltre la dottrina è considerata immobile, espressione di una “legge naturale immutabile” che viene sempre più messa in discussione e nei cui confronti  anche la Commissione Teologica Internazionale ha iniziato una nuova riflessione (si leggano, in particolare, i n.53 e 54 del documento “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale” del  2009).
Il Concilio costretto al silenzio
Mentre su tante altre questioni  il Concilio ha rappresentato una vera e propria rottura nella storia della Chiesa, ad esso fu sottratta dall’inizio una vera discussione e una vera capacità decisionale sulle questioni aperte  in materia di famiglia. Paolo VI con la Humanae Vitae (1968) e Giovanni Paolo II con la Familiaris Consortio (1981) hanno poi sigillato la vecchia dottrina. Dobbiamo sinceramente prendere atto che il Magistero su queste questioni ha contribuito, più di ogni altra cosa, a quello “scisma sommerso”che è sotto i nostri occhi; tre papi, per cinquanta anni, con costanza degna di migliore causa, hanno confermato questa rigidità e selezionato i responsabili della Chiesa, ai vari livelli, soprattutto in ordine alla loro ortodossia su queste questioni .
Le riflessioni della base 
Contestualmente la società è cambiata e una nuova riflessione teologica, a partire da quella “femminista”,  si è affermata alla base della Chiesa, fuori o ai margini dei circuiti ecclesiastici. Nuovi punti di vista e nuove proposte sono sorte richiamandosi tutte con grande determinazione e passione all’Evangelo. “Noi Siamo Chiesa” si è trovata all’interno, e spesso come protagonista, di questo percorso, ben consapevole di quanto le problematiche della sessualità e della famiglia siano parte importante del percorso di fede di ogni credente e luogo fondamentale della vita e della testimonianza cristiana. Rinviando gli approfondimenti necessari ai testi prodotti negli anni, in particolare alle risposte al Questionario, elenchiamo in sintesi  i punti principali di queste riflessioni (tutte rintracciabili su www.noisiamochiesa.org), le cui conclusioni dovrebbero portare, secondo noi, a una generale riscrittura dell’impianto tradizionale della teologia morale su queste tematiche.
No a norme etiche valide per tutti sempre e dovunque
La realtà della nuova società secolarizzata, tanto diversa dalla “societas christiana”,  valorizza le virtù evangeliche della responsabilità e della libertà nella vita del  credente e riduce grandemente il ruolo di norme astratte, datate, valide per ogni condizione, tempo o luogo. La qualità della relazione (tra coniugi, figli, parenti…),  con il suo bagaglio di diritti, di doveri e di solidarietà amorosa può e deve essere protagonista di ogni comportamento che voglia essere autenticamente umano, etico e quindi cristiano.  La ricerca del buono e del bene deve essere la conseguenza di una valutazione delle specifiche situazioni personali  e famigliari in cui il credente si trova a decidere. I comportamenti relativi ai rapporti interpersonali e famigliari   devono essere vissuti  e valutati  per come si determinano in ogni situazione concreta.  Allora la coscienza e la responsabilità personale assumono un valore fondante della bontà o meno del comportamento etico che però deve  essere illuminato dall’Evangelo e, alla sua luce, studiato, meditato, interpretato e poi  arricchito dalla riflessioni sviluppate nelle comunità ecclesiali . In questo senso le indicazioni del Magistero, che provengono da personale ecclesiastico spesso scarso di sensibilità nei confronti sia del vissuto del credente sia di quello dell’uomo in ricerca, debbono essere ascoltate ma  sempre confrontandole con il dettato della coscienza, vero “vicario di Cristo” per dirla con John Newman. 
Per una morale più esigente
Questa prospettiva è ben lontana da qualsiasi lassismo, semmai è espressione di   una più severa ed esigente ispirazione morale nei rapporti e nei comportamenti individuali e collettivi che riguardano la famiglia e i rapporti famigliari.  L’attenzione ai  soggetti deboli (bambini, anziani, malati, disabili, donne in generale e, soprattutto,  donne  maltrattate, sottoposte a pregiudizi, a sfruttamento, a  violenze o a condizioni di subalternità spesso  proprio in ambiti  famigliari….) e le relazioni vere fondate sulla generosità e l’accoglienza   sono in evidente esplicita contraddizione con comportamenti   di segno opposto (sesso facile e, magari, mercenario, misoginia e omofobia, successo e carriera come unici valori, consumismo senza freni, culto eccessivo dell’apparenza…). La “cultura dello scarto”, di cui parla papa Francesco, è antievangelica.
Non esiste un modello unico di famiglia nell’Evangelo
E' assai problematico riferirsi a modelli di famiglia desunti  acriticamente dalla Bibbia la quale, in realtà, ci mostra modelli assai differenti, che, con i criteri del magistero ecclesiastico attuale, sarebbero spesso da criticare.  Gesù stesso relativizza fortemente la sua famiglia e, in generale, i  legami di sangue (cfr. Matteo 12, 46-50). Dunque, il modello,  codificato rigidamente nelle norme canoniche,  non è direttamente ispirato dall’Evangelo, dove semmai emerge il superamento del sistema patriarcale e sono proposti nuovi valori di  misericordia e di affettività. E tutti gli studiosi di storia del cristianesimo attestano diversità evidenti e sostanziali , nel corso dei secoli,  sia nella forma che nella sostanza del messaggio della Chiesa sui rapporti famigliari, anche se sempre la Parola di Dio è servita ad ispirare e ad alimentare in forme diverse la sensibilità sulle questioni della famiglia.  
Le proposte di riforma
Partendo da queste riflessioni,  dall’  ”Appello dal popolo di Dio”  (che è alla base del movimento  “Noi Siamo Chiesa”  e del movimento internazionale We Are Church) e poi negli anni, con successivi approfondimenti,  abbiamo  posto questioni e fatto proposte che qui riassumiamo:
 --libertà di coscienza nel campo della regolazione delle nascite;
--riammissione  piena  alla celebrazione eucaristica dei divorziati risposati, dopo un percorso di verifica critica della propria precedente storia matrimoniale;
--accettazione piena nella comunità cristiana delle persone omosessuali e dei loro rapporti fondati su relazioni stabili e affettivamente fondate.  Ciò implica però il superamento di  una visione dell'omosessualità come deviazione, malattia, vizio, ecc. ..  I bambini poi, che siano in diversi modi nati o presenti in coppie gay o lesbiche, devono essere salvaguardati da qualsiasi trattamento discriminatorio nei luoghi dell’educazione cristiana (parrocchie, oratori, comunità).
--valorizzazione di tutte le relazioni affettive vere, senza preconcette proibizioni o prescrizioni tassative relativamente al comportamento personale (convivenza, relazioni sessuali);        
-presa d’atto di come la scelta di interrompere la gravidanza, assunta in piena coscienza, possa essere ritenuta eticamente giustificata in relazione alle gravi circostanze concrete in cui viene assunta. Comunque deve essere rispettata la decisione della donna (e della coppia se è il caso);    
-- rivalutazione del matrimonio civile e contemporaneo impegno per un percorso della coppia credente verso il matrimonio religioso.
Sullo sfondo di queste questioni, che riguardano la coppia, sta anche una diversa comprensione del celibato dei presbiteri (proponiamo che esso sia sempre facoltativo e non obbligatorio, proponiamo anche che si preveda  la possibilità di riammettere al ministero i preti sposati che lo chiedano) e la discussione sulla piena partecipazione della donna ai ministeri ecclesiali, che noi riteniamo non essere preclusa da alcun divieto evangelico.  Un primo obiettivo, concretamente raggiungibile in tempi brevi,  è quello dell’ammissione della donna al diaconato. 
Verso un rapporto  diverso con le istituzioni
Questo approccio alle questioni  aperte comporta, soprattutto nel nostro paese, un cambiamento nel rapporto della Chiesa  con le istituzioni e con la legislazione. Dalla contrapposizione frontale, che ha una troppo lunga storia, si deve passare a un’ottica fondata sulla necessità del dialogo e della mediazione con le altre posizioni presenti nella società. Sono in contraddizione esplicita con l’approccio che proponiamo alcuni passaggi del “Messaggio sulla famiglia” diffuso venerdì 26 settembre dal Consiglio episcopale permanente della CEI in occasione del Sinodo. Mentre siamo d’accordo da sempre  su politiche sociali e  fiscali  di aiuto alle famiglie, siamo meravigliati che si riprendano, senza citarli esplicitamente, i “valori non negoziabili”, espressione non gradita  da papa Francesco. Si prefigurano  ancora  barricate nei confronti di una più che matura legislazione sulle “cosidette unioni di fatto” che si aggiungerebbero a quelle già in corso nei confronti del progetto di legge contro l’omofobia, sui gender e a tutela a oltranza della legge n.40.  
 La “nostra” ottica non ostruzionistica e rispettosa della laicità non è e non deve essere interpretata come espressione di   una cultura permissiva ma deve essere e apparire come fondata sui valori eticamente esigenti  che abbiamo indicato sopra.   Inoltre essa  può creare le condizioni perché, sui temi della bioetica,  che sono posti da una incombente ricerca medico scientifica  e che in futuro diventeranno ancora più numerosi, ci sia nello spazio pubblico, con il contributo dei credenti, un sereno dialogo, fondato su comuni preoccupazioni,  tra posizioni che ora si presentano come contrapposte. 
Troppo sesso e troppa etica famigliare
Queste  nostre riflessioni  ci portano a prendere atto di come, soprattutto in passato ma anche oggi, la catechesi, la teologia morale, la prassi  pastorale e la vita quotidiana del popolo cristiano siano state troppo spesso imperniate sui problemi della sessualità e della famiglia a scapito di  indicazioni di tipo etico sui  problemi sociali e  sulle grandi questioni della pace fondata sulla giustizia. Ci chiediamo perché ci siano periodicamente, promossi dal Vaticano,  “Incontri mondiali della famiglia” oppure “Giornate  mondiali della gioventù”   e mai  “Incontri mondiali degli operatori di pace”. 
Per il miglioramento dei rapporti ecumenici
Pensiamo anche che le correzioni che attendiamo dai due Sinodi potrebbero avere conseguenze positive nei rapporti ecumenici, allentando le tensioni  che ora ci sono da parte delle altre chiese cristiane nei confronti di tutte le rigidità che, sulla sessualità e la famiglia, sono  ora contenute nel codice di diritto canonico e soprattutto nella prassi della Chiesa. Continueremo le nostre riflessioni . Tanti sono i cambiamenti  in corso nel costume e nella cultura che influiscono sui rapporti interpersonali e famigliari; basti pensare a tutti i fenomeni indotti dalle diverse reti di comunicazione online nei cui confronti un atteggiamento vigile e critico ci sembra opportuno, anzi  necessario. 
Ruolo sociale della famiglia e politiche famigliari
La precettistica attuale del magistero è inadeguata alla fluidità attuale dei rapporti famigliari. Insistendo su di essa, si rischia veramente di essere rimproverati da Gesù perché obbedienti al “sabato” (Mc 2, 23-28). E’ meglio proporre gli  aspetti positivi già esistenti , da un concetto allargato di fecondità, alla fondamentale  funzione sociale della famiglia in molte situazioni pesanti che sono in gran parte  la conseguenza della crisi economica, al ruolo che essa può avere nello spazio pubblico come soggetto di relazioni stabili, di solidarietà, di rapporto tra le generazioni, e  che pretende anche degli interventi specifici  a fronte di quanto dà alla società; da questo punto di vista chiediamo ragione ai responsabili della Chiesa perché, avviando sacrosante  campagne permanenti per ottenere politiche sociali a favore della famiglia, non si ricordano anche di fare una seria  autocritica dal momento che i cattolici nel nostro paese hanno le responsabilità maggiori nella gestione della cosa pubblica dal 1945.
Non solo divorziati risposati 
La discussione pubblica di queste settimane si è incentrata sull’accoglienza dei divorziati risposati alla mensa eucaristica. Problema importante ma che non esaurisce in alcun modo le tante altre tematiche che ruotano attorno alla famiglia a partire da quelle che la condizionano dall’esterno: oltre alle sofferenze indotte dalla crisi (disoccupazione, povertà) le tante che nascono nei luoghi della guerra (profughi) e dalla ricerca del lavoro (emigrazione con le conseguenti frequenti separazioni dei nuclei famigliari). Altro problema che tocca direttamente la famiglia è quello del calo demografico. L’elenco può continuare: il rapporto tempo di lavoro/tempo di famiglia che interessa soprattutto le donne, l’educazione dei figli, né autoritaria né troppo permissiva,  in una famiglia serena, la questione delle nuove tecniche riproduttive e altro. Il Sinodo dovrebbe perlomeno fare l’agenda di tutto, non fermarsi al diritto canonico ma esaminare quello che già si fa, quello che manca, quello di cui discutere a fondo. La Chiesa deve preoccuparsi di una pastorale dalle ampie prospettive che esamini le radici dei problemi e che  sappia offrire parole di gioia, di consolazione e di misericordia.
Ci piace concludere riprendendo la riflessione del nostro fratello Giannino Piana (cfr “Confronti” n. 9/2014): “Il contributo più importante che la famiglia può offrire oggi alla società  è costituito dalla testimonianza di valori che vanno controcorrente rispetto alle logiche individualiste, utilitaristiche e consumiste vincenti, e che sono in grado di conferire anche alle relazioni sociali una prospettiva di vera umanizzazione”.
Roma, 3 ottobre  2014                    
NOI SIAMO CHIESA