domenica 28 settembre 2014

Vivere la letizia nelle periferie



Anticipiano un brano dell’intervento che il cardinale Tagle terrà oggi al Festival Francescano a Rimini (Sagrato del Tempio Malatestiano, ore 17)

LUIS ANTONIO G. TAGLE*RIMINI



Fin dai primi giorni del suo ministero petrino, papa Francesco ha sollecitato i pastori e i fedeli a «uscire» per raggiungere le periferie della società e della Chiesa. Ognuno è chiamato a impegnarsi nella missione evangelizzatrice della Chiesa secondo i doni ricevuti dallo Spirito Santo e secondo il proprio stato di vita. Nella Evangelii gaudium 20 e 21, papa Francesco descrive le periferie come le persone o le comunità bisognose della luce del Vangelo: coloro che sono stati abbandonati, gli emarginati o qualsiasi persona che abbia bisogno della nostra compagnia paziente. Egli ci invita a prendere l'iniziativa di avvicinarci a loro, di lasciarci coinvolgere nella loro vita e di stare al loro fianco soprattutto nei momenti difficili. Ad ogni passo del cammino, la Chiesa evangelizza con gioia.


Come può riempirci di gioia andare verso la periferia? Quando lasciamo le nostre «zone di sicurezza» di solito facciamo esperienza dell’incertezza e della vulnerabilità. Quale gioia ci attende quando usciamo e andiamo nella periferia? Attraverso questa breve testimonianza, vorrei offrire alcune semplici riflessioni su questa particolarissima gioia.


La gioia che scopriamo quando andiamo nella periferia è una gioia missionaria. Si differenzia dalla sensazione di felicità che le persone provano dopo un buon pranzo o un bel viaggio verso una famosa meta turistica. La gioia missionaria consiste nella gioia che Dio mi manda a incontrare delle persone, a relazionarmi con loro, nella speranza che attraverso questo semplice incontro umano il Vangelo sia loro annunciato e che esse possano rispondere con la fede.


C’è gioia nell’essere inviati da Dio. Nel mondo di oggi, molti hanno grandi sogni e progetti. Sentiamo che quei sogni e progetti sono i «nostri», sono «per noi»; ne rivendichiamo il possesso come beni preziosi. Essi diventano veicoli di orgoglio, ambizione e senso di autosufficienza. Ma questi tre sentimenti uccidono la gioia e la pace. Essi seminano diffidenza, gelosia e invidia. Quando invece usciamo verso altre persone perché siamo loro inviati da Dio, diventiamo capaci di donare noi stessi, umili e fiduciosi. Non incontriamo le persone per fare carriera, per dimostrare il nostro valore o per conquistarle. L'unica cosa che importa è incontrare le persone «nel» Vangelo. Il punto d'incontro non è un bar, un cinema o un teatro. Il punto d'incontro di due o tre persone è il Vangelo. Quando questo accade, in me e nelle persone che incontro c'è gioia. Ciò che è necessario è sentire chiaramente che io sono inviato ad altre persone e che il messaggio che porto non è mio, ma di Gesù.

Le persone che vivono nelle periferie della società soffrono molto quando vengono manipolate a vantaggio delle superbe ambizioni politiche ed economiche di coloro che hanno influenza e potere. Questo non accade e non deve accadere con noi evangelizzatori. Noi portiamo alle persone la gioia che abbiamo provato per aver visto, udito e toccato Gesù, la Parola di Vita. Il nostro unico desiderio è che anch’esse condividano questa gioia.

* Cardinale, arcivescovo di Manila
Tagle è autore di "Gente di Pasqua" e "Raccontare Gesù" (Editrice missionaria italiana). Infowww.festivalfrancescano.it